marzo, meditazioni

19 Marzo 2020 – Giovedì – San Giuseppe (Solennità

I Lettura: L’oracolo profetico di Natan sembra costruito su un’opposi-zione: non sarà Davide a fare una casa (un tempio) a JHWH, ma sarà Dio stesso che farà una casa (una dinastia) a Davide. Il tempio è il luogo della benevola presenza di Dio e la sua dimora in mezzo agli uomini. È allo stesso tempo il luogo dove la comunità viene accettata da Dio. Ambedue le cose si sono realizzate solo in Gesù Cristo divenuto uomo.

II Lettura: Alcuni cristiani dei primi tempi volevano continuare ad osservare la Legge e le pratiche del giudaismo. Paolo fa notare che le promesse fatte ad Abramo non furono affatto connesse con l’osservanza della Legge, sopravvenuta molto più tardi, ma con la fede del patriarca. Questo proprio perché dovevano un giorno beneficiarne tutti i popoli, in forza della fede e non della Legge ebraica. Abramo è diventato così davvero il padre di innumerevoli genti come promesso da Dio.

Vangelo: Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto…: è giusto perché è desideroso di osservare la legge che obbligava il marito a sciogliere il matrimonio in caso di adulterio, è giusto perché vuole mitigare con la magnanimità il rigore della legge desiderando evitare di esporre la sua sposa alla pubblica diffamazione, è giusto perché accetta con gioia la volontà di Dio anche se misteriosa e umanamente inspiegabile. L’angelo pone fine ai dubbi di Giuseppe. Nell’annuncio angelico viene svelato il compito che spettava a Giuseppe, e cioè quello d’imporre il nome al bambino e assumerne la paternità legale. La nascita di Gesù è collocata all’interno del grande disegno divino della salvezza, e si incarna nella storia umana rivelandosi tra le mura di una famiglia umile e timorata di Dio.

Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore – Dal Vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Custodire e fare crescere Cristo in noi e d’intorno a noi – Paolo VI (Angelus, 19 marzo 1970): S. Giuseppe: protezione da invocare. La missione, che egli esercitò nel Vangelo, a favore di Maria e di Gesù nel quadro storico dell’Incarnazione, una missione di protezione, di difesa, di custodia, di sostentamento, dobbiamo sperare e implorare che l’umile, grande Santo la voglia continuare a vantaggio della Chiesa, ch’è il corpo mistico di Cristo, è Cristo che vive nella umanità e continua nella storia l’opera della redenzione. Come nel Vangelo dell’infanzia del Signore, la Chiesa ha bisogno di difesa e di essere conservata alla scuola di Nazareth, povera, laboriosa, ma viva e sempre cosciente e valida per la sua vocazione messianica. Ha bisogno di protezione per essere incolume e per operare nel mondo; e oggi ben si vede quanto grande sia questo bisogno; perciò invocheremo il patrocinio di San Giuseppe per la Chiesa tribolata, minacciata, sospettata, rifiutata. Ma non ci basti invocare: dobbiamo imitare. E che Cristo abbia voluto essere protetto da un semplice artigiano, nell’umile nido della vita familiare ci insegna che ognuno lo può Cristo così proteggere nel regno delle pareti domestiche e nel mondo del lavoro; e ci persuade che tutti lo dobbiamo, per il fatto che tutti possiamo professare, cioè difendere ed affermare il nome cristiano nella nostra casa e nell’esercizio del nostro lavoro. La missione di San Giuseppe diventa la nostra: custodire e fare crescere Cristo in noi e d’intorno a noi.

San Giuseppe padre di Gesù – Giovanni Paolo II (Angelus, 21 marzo 1999): Giuseppe è padre di Gesù perché è effettivamente lo sposo di Maria. Ella ha concepito vergine per opera di Dio, ma il Bambino è anche figlio di Giuseppe, suo legittimo marito. Per questo entrambi sono detti nel Vangelo “genitori” di Gesù (Lc 2,27.41). Mediante l’esercizio della sua paternità, Giuseppe coopera, nella pienezza dei tempi, al grande mistero della redenzione (cfr Redemptoris Custos 8). “La sua paternità si è espressa concretamente nell’aver fatto della sua vita un servizio… al mistero dell’incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta; … nell’aver convertito la sua umana vocazione all’amore domestico nella sovrumana oblazione di sé, del suo cuore e di ogni capacità, nell’amore posto a servizio del Messia germinato nella sua casa” (Ibid.). A tal fine, Dio ha partecipato a Giuseppe il suo stesso amore paterno, quell’amore “dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome” (Ef 3,15).

San Giuseppe, patrono della buona morte – CCC 1014: La Chiesa ci incoraggia a prepararci all’ora della nostra morte: «Dalla morte improvvisa, liberaci, Signore» (antiche Litanie dei santi), a chiedere alla Madre di Dio di intercedere per noi «nell’ora della nostra morte» («Ave Maria») e ad affidarci a san Giuseppe, patrono della buona morte: «In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire oggi stesso; se avrai la coscienza retta, non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star lontano dal peccato che fuggire la morte. Se oggi non sei preparato a morire, come lo sarai domani?».

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

Lo chiamerai Gesù – “Che chiamerai col suo nome: infatti quando il Signore stesso vuole parlare della sua origine mediante la nascita corporale è così che si esprime per bocca del profeta Isaia: Il Signore mi ha chiamato con il mio nome fin dal seno di mia madre [Is 49,1]. Dice: con il mio nome, non con un altro, perché il nome di Gesù gli compete in quanto significa Salvatore” (Cromazio d’Aqui-leia).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore». La Solennità di San Giuseppe giunge nel cuore del cammino quaresimale, quasi a volerci ricordare quanto possibile e bello sia il vivere in piena armonia con la volontà di Dio; quanto soave sia il mettersi a servizio della Parola, ascoltata, vissuta e testimoniata. San Giuseppe presta docile e obbediente ascolto al Dio che lo invita a non temere di prendere con sé Maria e nel vivere questa rivelazione guadagna in sorte di poter essere sposo della Vergine e padre putativo del Dio fatto carne. Una sponsalità e una paternità vissute in pienezza, godute durante tutta la sua esistenza terrena e adesso per tutta l’eternità in Paradiso. San Giuseppe è l’uomo giusto che ha ascoltato e messo in pratica la Parola del Signore. È colui che non ha voluto altro per sé se non la volontà stessa di Dio. Nel dubbio ha ascoltato, nella difficoltà si è fidato sempre e solo di Dio. Non ha dato spazio ai suoi umani sentimenti, non ha considerato tornaconti o maldicenze, non ha voluto onori o riconoscimenti. Nel silenzio, nel nascondimento si è preso cura di Dio, lo ha fatto crescere in età, sapienza e grazia, poi lo ha atteso nel regno dei morti per entrare glorioso con lui in Cielo e lì, con lui, regnare.

Preghiamo

Dio onnipotente, che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione alla custodia premurosa di san Giuseppe, per sua intercessione concedi alla tua Chiesa di cooperare fedelmente al compimento dell’opera di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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