Antifona d’ingresso
Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione. (cfr Is 66,10-11)
Colletta
O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Oppure:
O Dio, Padre della luce, tu vedi le profondità del nostro cuore: non permettere che ci domini il potere delle tenebre, ma apri i nostri cuori con la grazia del tuo Spirito, perché vediamo colui che hai mandato a illuminare il mondo, e crediamo in lui solo, Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore. Egli è Dio, e vive…
Prima Lettura 1Sam 16,1b.4.6-7.10-13
Davide è consacrato con l’unzione re d’Israele.
Mandato ad ungere il re, Samuèle si attende di trovare l’eletto in uno dei imponenti fratelli di Davide. Ma Dio non guarda ciò che guarda l’uomo: Samuèle obbedisce alla sua voce. Egli è uno strumento e fin dagli inizi del suo ministero profetico dimostra una disponibilità totale alla volontà di Dio. Qui è descritto come colui che è pronto a mettere da parte il proprio criterio di valutazione, per imparare a guardare le cose come le guarda Dio.
Dal primo libro di Samuèle
In quei giorni, il Signore disse a Samuèle: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuèle fece quello che il Signore gli aveva comandato. Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuèle: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse fece passare davanti a Samuèle i suoi sette figli e Samuèle ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuèle chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuèle disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuèle prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 22 (23)
Rit. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore: / non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare, / ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. Rit.
Mi guida per il giusto cammino / a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro / mi danno sicurezza. Rit.
Davanti a me tu prepari una mensa / sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo; / il mio calice trabocca. Rit.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne / tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore / per lunghi giorni. Rit.
Seconda Lettura Ef 5,8-14
Risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà.
Nel brano di oggi, Paolo ci porge “l’invito a passare dal regime delle tenebre al regime della luce in quei termini già precedentemente spiegati dall’Apostolo come una scelta di fedeltà nella linea orizzontale e in quella verticale: una fedeltà ai valori positivi che edificano l’uomo e che traducono l’ubbidienza alla volontà di Dio. Il v. 14 contiene due elementi di grande importanza che ritornano nel racconto della guarigione del cieco nato. Da un lato, la promessa della illuminazione che viene da Cristo, dall’altro la decisione personale di svegliarsi, di destarsi dai morti, perché l’illuminazione di Cristo è posta dall’Apostolo Paolo come una conseguenza della decisione personale di destarsi dai morti” (Cuffaro).
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà». Parola di Dio.
Canto al Vangelo cfr Gv 8,12
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Io sono la luce del mondo, dice il Signore, chi segue me, avrà la luce della vita. Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Vangelo Gv 9,1-41
Andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Il cieco non chiede nessun miracolo a Gesù, sta bene così. Ma dove brilla la Luce non c’è posto per l’oscurità: così Gesù guarisce il cieco dalla sua doppia cecità: la fisica per cui non può vederlo, e quella interiore per cui non può desiderarlo.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uo-mo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane». Parola del Signore.
Preghiera dei Fedeli (proposta)
Fratelli e sorelle, invochiamo da Dio la sua luce, perché il cammino quaresimale che stiamo compiendo ci conduca presto verso la Pasqua ormai vicina. Diciamo insieme: Illumina il nostro cuore, Signore.
– O Dio, buon pastore, dona alla tua Chiesa coraggiosi ministri del Vangelo perché, illuminati dal tuo Spirito, sappiano condurre il tuo popolo nel compimento della tua alleanza. Preghiamo. Rit.
– O Dio, che non guardi all’apparenza, ma al cuore dell’uomo, fa’ che i cristiani, illuminati dalla tua Parola, siano nel mondo coraggiosi testimoni del tuo Vangelo. Preghiamo. Rit.
– O Dio, che con l’iniziazione cristiana ci hai consacrati figli della luce, fa’ che i genitori che domandano per i loro figli il dono del Battesimo, siano consapevoli testimoni della fede da loro scelta. Preghiamo. Rit.
– O Dio, illumina chi sta nelle tenebre del peccato o della prova; la tua presenza sia per loro conforto, consolazione, speranza. Preghiamo. Rit.
– O Dio, luce del mondo, ispira le decisioni dei governanti perché presto nel mondo cessino le guerre, le divisioni, lo sfruttamento dei più deboli. Preghiamo. Rit.
Celebrante
Ascolta, Padre, queste nostre suppliche ed esaudiscile per amore del tuo nome, poiché nulla disprezzi di ciò che ti è domandato con umiltà di cuore. Per Cristo nostro Signore.
Preghiera sulle offerte
Ti offriamo con gioia, Signore, questi doni per il sacrificio: aiutaci a celebrarlo con fede sincera e a offrirlo degnamente per la salvezza del mondo. Per Cristo nostro Signore.
Prefazio
Il cieco nato e Cristo luce del mondo.
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.
Nel mistero della sua incarnazione egli si è fatto guida dell’uomo che camminava nelle tenebre, per condurlo alla grande luce della fede. Con il sacramento della rinascita ha liberato gli schiavi dell’antico peccato per elevarli alla dignità di figli.
Per questo mistero il cielo e la terra intonano un canto nuovo, e noi, uniti agli angeli, proclamiamo con voce incessante la tua lode: Santo…
Antifona alla comunione
“Il Signore ha spalmato un po’ di fango sui miei occhi: sono andato, mi sono lavato, ho acquistato la vista, ho creduto in Dio”. (cfr Gv 9,11)
Oppure: Gerusalemme è costruita come città salda e compatta. Là salgono insieme le tribù, le tribù del Signore, per lodare il nome del Signore. (Sal 121,3-4)
Preghiera dopo la comunione
O Dio, che illumini ogni uomo che viene in questo mondo, fa’ risplendere su di noi la luce del tuo volto, perché i nostri pensieri siano sempre conformi alla tua sapienza e possiamo amarti con cuore sincero. Per Cristo nostro Signore.
Approfondimento
Il battesimo cristiano – La Tradizione della Chiesa, i Santi Padri, i Dottori della Chiesa, hanno visto simboleggiato nel miracolo del cieco nato il sacramento del Battesimo, nel quale, per mezzo dell’acqua e dello Spirito Santo, il catecumeno riceve la luce della fede: “Gesù manda il cieco alla piscina, denominata Siloe, perché si lavi e venga illuminato, cioè, perché sia battezzato e riceva nel Battesimo la piena illuminazione” (San Tommaso).
Il Battesimo cristiano (baptízein: immergere), rito di iniziazione al regno messianico (cfr Mt 3,6), secondo l’ordine del Cristo (cfr Mt 28,19) viene amministrato nel nome della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Nella teologia paolina, il battesimo è inteso come partecipazione alla morte e resurrezione di Cristo (cfr Rm 6,3-11) poiché “seppellisce il peccatore nella morte del Cristo (Col 2,12; cfr Mc 10,38), da dove esce mediante la resurrezione con lui (Rm 8,11) come «nuova creatura» (2Cor 5, 17), «uomo nuovo» (Ef 2,15), membro del corpo unico animato dall’uni-co Spirito (1Cor 12,13; Ef 4,4s)” (Bibbia di Gerusalemme).
Nel Nuovo Testamento, il Battesimo è presentato anche come un lavacro che purifica (Ef 5,26; Eb 10,22; cfr 1Cor 6,11; Tt 3,5), come una nuova nascita (Gv 3,5; Tt 3,5; cfr 1Pt 1,3; 2,2), come un’illuminazione (Eb 6,4; 10,32; cfr Ef 5,14). E in questo modo viene descritto il Battesimo da san Clemente di Alessandria: “Quando riceviamo il battesimo, riceviamo la luce. In questa luce diventiamo figli, e, come figli, siamo resi perfetti; giunti così al nostro compimento, otteniamo l’immortalità… Perciò il battesimo viene chiamato in diversi modi: grazia, illuminazione, compimento e bagno di purificazione. Bagno perché ci lava dai nostri peccati, grazia perché ci libera dalla pena che le nostre colpe hanno meritato, illuminazione perché ci fa contemplare la luce santa che ci salva, portandoci a fissare lo sguardo nelle cose divine. È chiamato infine anche compimento, perché nulla più vi si aggiunge”.
Il rito del battesimo, inizialmente molto semplice nelle sue parti, con il passare degli anni si arricchisce sempre più. La Tradizione apostolica di sant’Ippolito descrive come parti del rito il digiuno e la veglia preparatori, la confessione dei peccati, la rinuncia al demonio, il lavacro con acqua seguito dall’imposizione delle mani e dall’unzione con olio. Probabilmente nella Chiesa delle origini i bambini venivano battezzati seguendo la tradizione ebraica, secondo cui anche i fanciulli più piccoli appartenevano alla comunità dell’Alleanza.
Allo stesso modo mediante “il rito battesimale, dove opera la potenza dello Spirito Santo in virtù dei meriti dell’unico Salvatore Gesù Cristo, il bambino è inserito nel popolo di Dio, nella comunità dei salvati” (Nicola Tornese).
I bambini sono battezzati “nella fede della Chiesa” e per quanto riguarda i fanciulli “morti senza Battesimo, la liturgia della Chiesa ci invita a confidare nella misericordia di Dio, e a pregare per la loro salvezza” (CCC 1282-1283).
Secondo la dottrina cristiana, il “frutto del Battesimo o grazia battesimale è una realtà ricca che comporta: la remissione del peccato originale e di tutti i peccati personali; la nascita alla vita nuova mediante la quale l’uomo diventa figlio adottivo del Padre, membro di Cristo, tempio dello Spirito Santo. Per ciò stesso il battezzato è incorporato alla Chiesa, corpo di Cristo, e reso partecipe di Cristo”, e inoltre, “imprime nell’anima un segno spirituale indelebile, il carattere, il quale consacra il battezzato al culto della religione cristiana. A motivo del carattere che imprime, il Battesimo non può essere ripetuto” (CCC 1279-1280).
Per ricevere il Battesimo è necessaria la fede, ossia l’adesione cosciente al Vangelo. Questa affermazione fa comprendere Mc 16,16: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato”. Il Battesimo, lungi dall’essere semplicemente una pratica, un rito, è lo sbocco e il coronamento della fede, che riconosce Gesù come l’unico Salvatore. L’incredulità sfocia inevitabilmente nel giudizio, nella condanna: saranno “condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all’iniquità” (2Ts 2,12).
Commento al Vangelo
Va’ a lavarti nella piscina di Siloe – Tutto il racconto evangelico si snoda attorno alla affermazione di Gesù: «Io sono la luce del mondo». Di fronte a «Gesù-Luce si disegnano due movimenti opposti: un cieco passa dalle tenebre alla luce; i giudei che presumevano di vedere sono condannati alle tenebre. Da una parte c’è dunque un cammino di fede [venire alla luce qui significa giungere alla fede], dall’altra c’è un indurimento del proprio cuore e quindi una cecità spirituale di fronte al mistero di Gesù» (Antonio Bonora).
Leggendo così il brano, si evince che tutto il racconto assume un significato simbolico: mentre l’uomo viene guarito da una tenebra spirituale, ben più profonda che quella fisica, i suoi avversari precipitano nel buio dell’insipienza che non permetterà loro di vedere in eterno il volto di Dio («Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane» Gv 9,41; cfr Mt 12,31-32).
Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita, è Dio a prendere l’ini-ziativa: «Non dobbiamo meravigliarci se Dio compie un miracolo […]. Ma, poiché [il cieco nato] non aveva ancora sani gli occhi del cuore per riconoscere Dio nascosto, il Signore compì opere che potevano essere vedute, per sanare quegli altri occhi che non erano capaci di vederlo» (Sant’Agostino). Gesù impasta la terra con la saliva perché si pensava che avesse proprietà terapeutiche.
Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe… L’invito a lavarsi è forse una prova di fede e potrebbe richiamare il racconto della guarigione del lebbroso Naaman inviato dal profeta Eliseo a bagnarsi nel Giordano per ritrovare la sanità del corpo (cfr 2Re 5,10-14). La piscina di Siloe a motivo del suo nome, siloam dall’ebraico siloah (inviata), sta ad indicare simbolicamente Gesù, inviato dal Padre (cfr Gv 4,34): dalla piscina di Siloe «vi si attingeva l’acqua, simbolo delle benedizioni messianiche, durante la festa delle capanne. Le benedizioni vengono ormai tramite Gesù» (Bib-bia di Gerusalemme).
… e tornò che ci vedeva. La guarigione è fonte di dissensi. I vicini dubitano di tutto, anche dell’identità del miracolato; i farisei, invece, reagiscono furiosamente minacciando anche di scomunicare l’uomo guarito miracolosamente.
Quest’ultimi, in verità, più che sul miracolo discutono su Gesù, rifiutando di ritenerlo venire da Dio. La riprovazione nasce dal fatto che Gesù, per impastare il fango con la saliva, aveva violato il sabato che esigeva l’astensione da ogni lavoro manuale. Per i rigidi tutori della legge era un buon appiglio per escludere l’origine divina di Gesù.
Mentre i farisei si arroccano nei loro pregiudizi, il cieco percorre un cammino interiore di illuminazione che lo porterà ad emettere un esplicito atto di fede in Gesù, Figlio dell’uomo.
Sei nato tutto nei peccati, per la mentalità giudaica la cecità era una dimostrazione lampante dei peccati del povero mendicante. I farisei anziché cercare un confronto replicano insultando il cieco. Una tattica loro abituale, così faranno con Gesù e anche con Nicodemo, «un capo dei Giudei» (cfr Gv 3,4; 7,50-52; 8,48).
Sui passi dell’uomo si muove ancora Dio: è Gesù che va alla ricerca del mendicante. Più che incontratolo il verbo (heurisko) letteralmente significa trovatolo. In «senso figurato, il verbo richiama la Sapienza che va in cerca di quanti sono degni di lei e li trova [Sap 6,16]» (Il Nuovo Testamento, Vangeli e Atti degli Apostoli, Ed. Paoline).
Il mendicante scopre progressivamente chi è Gesù: dapprima dice che è un uomo chiamato Gesù, poi lo definisce un profeta, poi un inviato e infine emette una completa professione di fede: «Credo, Signore». I farisei invece compiono un cammino inverso. Chiudendosi sempre più nella loro arroganza e opponendosi a Gesù e all’evidenza del segno approdano ad una infelice conclusione: Gesù è un impostore, il cieco nato un bestemmiatore.
C’è qui raccontato tutto il dramma dell’umanità che dinanzi a Gesù-Luce è obbligata a dare una risposta: o accoglierlo ed entrare nella luce o rifiutarlo e restare nelle tenebre dei peccati.
Riflessione
L’ostinazione nel male – Salvatore Alberto Panimolle (Lettura pastorale del Vangelo di Giovanni): Il comportamento dei giudei nel dramma di Gv 9, con la loro cecità volontaria, mette in risalto l’induri-mento nel male e nell’incredulità. Questi nemici di Gesù chiudono ostinatamente gli occhi alla luce e non vogliono aprirli neppure di fronte all’evidenza dei fatti. La loro prevenzione contro il Maestro risulta insanabile. Il cieco guarito con semplicità porta la prova irrefutabile del prodigio straordinario di cui è stato oggetto: «Una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo!» (Gv 9,25). «Da che mondo è mondo, non si è udito che uno abbia aperto gli occhi di un cieco nato» (Gv 9,32). Ma i capi si ostinano nel rifiuto del Cristo, luce del mondo, anzi di fronte all’argomentazione brillante del miracolato, non sapendo come controbattere, nella loro stupida arroganza, ingiuriano l’uomo semplice che stanno interrogando e lo cacciano dalla sinagoga per emarginarlo dalla società (cfr Gv 9,34). Il dramma rappresentato in Gv 9 illustra molto bene fino a che punto giunge l’ostinazione nella cattiveria e nell’incredulità.
Questo comportamento però non è esclusivo dei giudei. «Con tutto l’aspetto polemico, legato ai tempi dell’evangelista, qui è posto in luce un fenomeno fondamentale del comportamento umano: chiuso in se stesso, che cerca se stesso, si nega all’esigenza di Dio, che pure insinua il dubbio nel suo cuore. Ed egli si irrigidisce nel suo atteggiamento quanto duramente si trova a confronto con la richiesta di Dio, se non riesce a liberarsi dalla sua ostinazione egocentrica». L’uomo, abusando della sua libertà, può sempre chiudere gli occhi alla luce della parola di Cristo, può sempre rifiutare la persona del Verbo incarnato, può sempre ostinarsi nel male. «Quando si sono disprezzati gli appelli della misericordia, quando si è rifiutato di udire il grido dell’amore di nostro Padre…, allora, nel nostro orgoglio che ha voluto farsi Dio, noi lo consideriamo come l’avversario: noi imitiamo i farisei».
La costituzione pastorale Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II ricorda che «la coscienza diventa quasi cieca in seguito all’abitudine del peccato» (n. 16).
La pagina dei Padri
Il cieco nato – Sant’Efrem: E perché i Giudei avevano bestemmiato a proposito delle sue parole: “Prima che Abramo fosse, io ero” (Gv 8,58), Gesù andò verso l’incontro con un uomo, cieco fin dalla nascita: “E i suoi discepoli lo interrogarono: Chi ha peccato, lui o i suoi genitori? Egli disse loro: Né lui, né i suoi genitori, ma è perché Dio sia glorificato. È necessario che io compia le opere di colui che mi ha mandato, finché è giorno” (Gv 9,2-4), fintanto che sono con voi. […].
“Ciò dicendo, sputò per terra, formò del fango con la saliva, e fece degli occhi con il suo fango” (Gv 9,6), e la luce scaturì dalla terra, come al principio, quando l’ombra del cielo, “la tenebra, era estesa su tutto” ed egli comandò alla luce e quella nacque dalle tenebre (cfr Gen 1,2-3). Così «egli formò del fango con la saliva», e guarì il difetto che esisteva dalla nascita, per mostrare che lui, la cui mano completava ciò che mancava alla natura, era proprio colui la cui mano aveva modellato la creazione al principio. E siccome rifiutavano di crederlo anteriore ad Abramo, egli provò loro con quest’opera che era il Figlio di colui che, con la sua mano, “formò” il primo “Adamo con la terra” (Gen 2,7): in effetti, egli guarì la tara del cieco con i gesti del proprio corpo.
Fece ciò inoltre per confondere coloro che dicono che l’uomo è fatto di quattro elementi, poiché rifece le membra carenti con terra e saliva, fece ciò a utilità di coloro che cercavano i miracoli per credere: “I Giudei cercano i miracoli” (1Cor 1,22). Non fu la piscina di Siloe che aprì gli occhi del cieco (cfr Gv 9,7.11), come non furono le acque del Giordano che purificarono Naaman; è il comando del Signore che compie tutto. Ben più, non è l’acqua del nostro Battesimo, ma i nomi che si pronunciano su di essa, che ci purificano.