marzo, meditazioni

11 MARZO 2020 – MERCOLEDÌ, II DEL TEMPO DI QUARESIMA

I Lettura: Gli avversari di Geremìa osteggiavano la sua opera per aver predetto la fine della Legge e del profetismo. Il profeta si immedesima nel Servo sofferente e nel Giusto perseguitato. Il grido del profeta diventa un modello di fede.

Vangelo: Gesù parla dell’autorità come servizio e del martirio come bere il calice del dolore. Questa terza predizione della passione ha dei particolari (come l’essere schernito, flagellato e crocifisso) che le precedenti due non hanno.

Lo condanneranno a morte – Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Il potere del servizio – Papa Francesco (Omelia, 21 maggio 2013): La lotta per il potere nella Chiesa non è cosa di questi giorni, eh? E cominciata là, proprio con Gesù. […] I capi delle nazioni sottomettono i loro popoli e fanno sentire il loro potere… Ma fra voi non deve essere così. Questa è la chiave: fra noi non deve essere così, la lotta per il potere nella Chiesa non deve esistere. O, se vogliamo, che sia la lotta per il vero potere, cioè quello che Lui, con il suo esempio, ci ha insegnato: il potere del servizio. Il vero potere è il servizio. Come ha fatto Lui, che è venuto non a farsi servire, ma a servire. E il suo servizio è stato proprio un servizio di Croce: Lui si è abbassato, fino alla morte, morte di Croce, per noi; per servire noi, per salvare noi. […] Nella Chiesa il più grande è quello che più serve, che più è al servizio degli altri. Questa è la regola. […] Sempre ci sono state nelle Chiese cordate per arrivare più in alto: carrierismo, arrampicatori, nepotismo. Ma quella non è la strada del Signore. La strada del Signore è il suo servizio.

Gesù non è venuto per essere servito, ma per servire – Lumen Gentium 32: La distinzione… posta dal Signore tra i sacri ministri e il resto del popolo di Dio comporta in sé unione, essendo i pastori e gli altri fedeli legati tra di loro da una comunità di rapporto: che i pastori della Chiesa sull’esempio di Cristo sono a servizio gli uni degli altri e a servizio degli altri fedeli, e questi a loro volta prestano volenterosi la loro collaborazione ai pastori e ai maestri. Così, nella diversità stessa, tutti danno testimonianza della mirabile unità nel corpo di Cristo: poiché la stessa diversità di grazie, di ministeri e di operazioni raccoglie in un tutto i figli di Dio, dato che «tutte queste cose opera… un unico e medesimo Spirito» (1Cor 12,11). I laici quindi, come per benevolenza divina hanno per fratello Cristo, il quale, pur essendo Signore di tutte le cose, non è venuto per essere servito, ma per servire (cfr Mt 20,28), così anche hanno per fratelli coloro che, posti nel sacro ministero, insegnando e santificando e reggendo per autorità di Cristo, svolgono presso la famiglia di Dio l’ufficio di pastori, in modo che sia da tutti adempito il nuovo precetto della carità. A questo proposito dice molto bene sant’Agostino: «Se mi spaventa l’essere per voi, mi rassicura l’essere con voi. Perché per voi sono vescovo, con voi sono cristiano. Quello è nome di ufficio, questo di grazia; quello è nome di pericolo, questo di salvezza».

Servi – CCC 2235: Coloro che sono rivestiti d’autorità, la devono esercitare come un servizio. «Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo» (Mt 20,26). L’esercizio di un’autorità è moralmente delimitato dalla sua origine divina, dalla sua natura ragionevole e dal suo oggetto specifico. Nessuno può comandare o istituire ciò che è contrario alla dignità delle persone e alla legge naturale.

Gesù è venuto per servire – CCC 440: Gesù ha accettato la professione di fede di Pietro che lo riconosceva quale Messia, annunziando la passione ormai vicina del Figlio dell’uomo. Egli ha così svelato il contenuto autentico della sua regalità messianica, nell’identità trascendente del Figlio dell’uomo «che è disceso dal cielo» (Gv 3,13), come pure nella sua missione redentrice quale Servo sofferente: «Il Figlio dell’uomo […] non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). Per questo il vero senso della sua regalità si manifesta soltanto dall’alto della croce. Solo dopo la risurrezione, la sua regalità messianica potrà essere proclamata da Pietro davanti al popolo di Dio: «Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!» (At 2,36).

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

Che cosa vuoi? – «“Non c’è discepolo più grande del maestro” [Mt 10,24] … Tali erano i figli di Zebedeo, i quali, prima di umiliarsi conformandosi alla passione del Signore, già si sceglievano il posto dove sedersi: uno alla sua destra, l’altro alla sua sinistra. Volevano “levarsi prima della luce”, e perciò erano sul cammino verso la vanità. Ascoltando le loro intenzioni, il Signore li richiamò all’umiltà e disse loro: “Potete bere al calice dal quale io berrò?  Io sono venuto ad umiliarmi e voi volete precedermi sognando le altezze? Dove cammino io, là occorre che mi seguiate – disse -; poiché se volete muovervi in una direzione diversa dalla mia, vano è per voi levarvi prima della luce» (Sant’Agostino).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«“Potete bere il calice che io sto per bere?”. Gli dicono: “Lo possiamo”». Un proverbio afferma che in tempo di pace tutti i soldati sono bravi guerrieri. Possiamo anche ricordare l’altro proverbio che dice che un buon cavallo lo si vede nella lunga corsa. Un modo come un altro per ribadire lo stesso concetto: fuori dalla prova tutti possiamo affermare di essere ottimi, ma messi alla prova si distingue chiaramente il valore di ciascuno. Anche Gesù sostiene lo stesso quando afferma che l’oro lo si vede quando è passato alla prova del fuoco: è grazie al fuoco, infatti, che esso si separa dal fango che lo circonda. Geremìa, tradito e calunniato (Prima Lettura), seppur angosciato rimane fedele a Dio e supera la prova. Gli Apostoli assicurano con molta leggerezza la loro fedeltà al Maestro (Vangelo), ma sappiamo che dinanzi alla Passione fuggiranno, lo tradiranno e lo abbandoneranno. Così anche nella nostra vita: è facile essere cristiani in un paese dove esserlo non causa discriminazioni, persecuzioni e perfino la morte. È facile professarsi cristiani fino a quando la vita non ti mette dinanzi alla cattiveria da perdonare, alla diffamazione da superare, all’impegno da assumere… Possiamo davvero bere anche noi il calice di Cristo?

Preghiamo

Sostieni sempre, o Padre, la tua famiglia nell’impegno delle buone opere; confortala con il tuo aiuto nel cammino di questa vita e guidala al possesso dei beni eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo

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