marzo, meditazioni

15 marzo 2020 III Domenica del Tempo di Quaresima (A)

Antifona d’ingresso

      I miei occhi sono sempre rivolti al Signore, perché libera dal laccio i miei  piedi. Volgiti a me e abbi misericordia, Signore, perché sono povero e solo. (Sal 24,15-16)

Oppure:

       “Quando manifesterò in voi la mia santità, vi raccoglierò da tutta la terra; vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati da tutte le vostre sozzure e io vi darò uno spirito nuovo”, dice il Signore. (Ez 36,23-26)

Colletta

Dio misericordioso, fonte di ogni bene, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna; guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe, ci sollevi la tua misericordia. Per il nostro Signore…

Oppure:

O Dio, sorgente della vita, tu offri all’umanità riarsa dalla sete l’ac-qua viva della grazia che scaturisce dalla roccia, Cristo salvatore; concedi al tuo popolo il dono dello Spirito, perché sappia professare con forza la sua fede, e annunzi con gioia le meraviglie del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

Prima Lettura      Es 17,3-7

Dacci acqua da bere.

Un miracolo simile è riferito dal libro dei Numeri che lo situa nella regione di Kades. Nel brano della prima lettura è localizzato a Refidìm, l’ultima tappa prima del Sinai. Il popolo sente la fatica della sua libertà e mormora. Dio interviene e si dimostra roccia, cioè forza, difesa, sostegno d’Israele.

Dal libro dell’Èsodo

In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall’E-gitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?». Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!». Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d’Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà». Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d’Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».          Parola di Dio.

Salmo Responsoriale         Dal Salmo 94 (95)

Rit. Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.

Venite, cantiamo al Signore, acclamiamo la roccia della nostra salvezza.

Accostiamoci a lui per rendergli grazie,

a lui acclamiamo con canti di gioia. Rit.

Entrate: prostràti, adoriamo,

in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.

È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo,

il gregge che egli conduce. Rit.

Se ascoltaste oggi la sua voce!

«Non indurite il cuore come a Merìba,

come nel giorno di Massa nel deserto,

dove mi tentarono i vostri padri:

mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere». Rit.

Seconda Lettura     Rm 5,1-2.5-8

L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

Lo Spirito Santo della promessa, che caratterizza la nuova alleanza, non è solo una manifestazione esteriore di potenza taumaturgica e carismatica; è anche, e soprattutto, un principio interiore di vita nuova che Dio dona.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

Parola di Dio.

Canto al Vangelo         cfr Gv 4,42.15

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

Signore, tu sei veramente il salvatore del mondo; dammi dell’acqua viva, perché io non abbia più sete.

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

Vangelo     Gv 4,5-42

Sorgente di acqua che zampilla per la via eterna.

Gesù supera l’avversione dei Samaritani verso i Giudei chiedendo una cortesia: dimostra così considerazione per la persona e accetta di diventare debitore di riconoscenza. Nel dialogo cerca di portare la donna a una visione reale di se stessa.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà del-l’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore — gli dice la donna —, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora — ed è questa — in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».   Parola del Signore.

Preghiera dei Fedeli                                              (proposta)

Fratelli, chiediamo al Padre la sapienza dello Spirito, perché ci aiuti a capire che la nostra conversione sarà autentica, se ci prenderemo a cuore le necessità morali e materiali dei nostri fratelli. Preghiamo insieme e diciamo: Illumina i tuoi figli, Signore.

– Per tutta la Chiesa, perché sempre più chiaramente si manifesti come luogo della riconciliazione, del servizio fraterno e del culto in spirito e verità, preghiamo. Rit.

– Per i popoli e gli individui oppressi da ogni forma di violenza, perché quanti credono nella parola liberatrice di Dio li aiutino a ritrovare dignità, giustizia e pace, preghiamo. Rit.

– Per gli indifferenti, gli atei, i senza speranza, perché trovino in noi, seguaci di Cristo, l’umile testimonianza di una fede che svela il senso dell’uomo e della vita, preghiamo. Rit.

– Per i malati nel corpo e nello spirito, perché il Signore Gesù li illumini e li sollevi, e doni loro serenità e fiducia, preghiamo. Rit.

– Per noi qui presenti, perché raccogliamo le occasioni che questo tempo ci offre: l’Eucaristia, la comunione spirituale, le stazioni quaresimali, le veglie, i digiuni e le opere di carità fraterna, preghiamo. Rit.

Celebrante

Dio di sapienza e di misericordia, aiutaci a far scaturire da questa scuola quaresimale dei discepoli di Gesù i gesti e le parole di una conversione sincera e di una carità cordiale ed efficace. Per Cristo nostro…

Preghiera sulle offerte

Per questo sacrificio di riconciliazione perdona, o Padre, i nostri debiti e donaci la forza di perdonare ai nostri fratelli. Per Cristo nostro…

 

Prefazio

La Samaritana e l’acqua viva.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.

Egli chiese alla Samaritana l’acqua da bere, per farle il grande dono della fede, e di questa fede ebbe sete così ardente da accendere in lei la fiamma del tuo amore.

E noi ti lodiamo e ti rendiamo grazie e, uniti agli angeli, celebriamo la tua gloria: Santo…

Antifona alla comunione

Chi beve dell’acqua che io gli darò, dice il Signore, avrà in sé una sorgente che zampilla fino alla vita eterna. (Gv 4,13-14)

Oppure:

Il passero trova la casa, la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio. Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi. (Sal 83,4-5)

Preghiera dopo la comunione

O Dio, che ci nutri in questa vita con il pane del cielo, pegno della tua gloria, fa’ che manifestiamo nelle nostre opere la realtà presente nel sacramento che celebriamo. Per Cristo nostro Signore.

Approfondimento

      L’acqua – Il primo dato che suggerisce la sacra Scrittura è che il Signore Dio è il creatore (cfr Gen 1,1ss) e il dominatore dell’acqua: Egli regna sull’Abisso e su tutti gli abissi, sul mare, sulle fonti e i fiumi, sulle nubi, sulla brina e la rugiada, come sulle chiuse che regolano le cateratte del cielo (cfr Gen 7,11; 8,2; Is 24,18; Ml 3,10).

Elemento assai prezioso per la vita umana, l’acqua diventa un bene di immenso valore soprattutto per quei popoli che abitano zone desertiche o a ridosso di esse dove l’acqua generalmente non è abbondante. Così, il diritto d’utilizzare taluni punti d’acqua è compensato con delle somme di denaro (cfr Nm 20,19; 2Re 19,24; Pr 5,15; 9,17) e l’abbevera-mento delle greggi ai pozzi genera talvolta violenti tafferugli (cfr Gen 26,20; Es 2,16). In ogni caso, mai si rifiuta l’acqua al viaggiatore o a chi ha sete (cfr Gen 24,17; Gb 22,7; Is 32,6; Mt 10,42; 25,42; Gv 4,7).

Numerose sono le immagini che l’acqua ispira agli autori della Bibbia i quali lodano la sua freschezza (cfr Sal 23,2; 42,2; Pr 25,25), le sue virtù fertilizzanti (cfr Gb 8,11; Is 44,14), la bellezza degli alberi piantati in prossimità dei fiumi e dei ruscelli (cfr Sal 1,3; Ger 17,8).

Nell’Antico Testamento, Dio è paragonato ad una sorgente d’acqua viva, abbandonata dagli iniqui «per scavarsi cisterne piene di crepe» che contengono solo acque putride (cfr Ger 2,13;17,13). Acqua abbondante è promessa al popolo di Sion, che abita a Gerusalemme, se ritornerà pentito al suo Signore: se considererai «cose immonde le tue immagini ricoperte d’argento; i tuoi idoli rivestiti d’oro getterai via come un oggetto immondo…. Allora egli concederà la pioggia per il seme… e anche il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso… Su ogni monte e su ogni colle elevato scorreranno canali e torrenti d’acqua» (Is 30,19.22-25).

Nel Nuovo Testamento, fiumi d’acqua viva scaturiscono dall’intimo di colui che crede in Gesù (cfr Gv 7,38). Chiunque si immergerà nelle acque del battesimo troverà la salvezza (cfr 1Pt 3,20) e il libro dell’Apo-calisse canta le fonti delle acque della vita del nuovo mondo (Ap 7,17).

I pozzi diventano il luogo di incontro fra Dio e l’uomo e degli uomini tra di loro. Presso il pozzo di Lacai-Roi, l’angelo di Dio annunzia ad Agar, la schiava di Abramo e di Sara, la sua futura fecondità (cfr Gen 16,7-14). E quando sarà cacciata nel deserto, un angelo la condurrà presso un pozzo perché non muoia di sete (cfr Gen 21,14-19). L’alleanza di Abramo e Abimelech viene stipulata presso il pozzo di Bersabea (cfr Gen 21,25-31). Presso un pozzo il servo di Abramo incontra Rebecca, la futura moglie di Isacco, figlio di Abramo (cfr Gen 24,1-27).

Anche Giacobbe, come Mosè, incontra la sua futura sposa presso un pozzo (cfr Gen 33,19; Es 2,11-22). Secondo la tradizione evangelica, è il pozzo presso cui Gesù incontra la Samaritana (Gv 4,1ss). Gesù chiedendo un po’ di acqua per dissetarsi, invita la donna samaritana a scoprire la ‘sete di Dio’, e allo stesso tempo si rivela «sorgente d’acqua viva» (Ger 2,13) e «sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14). Alla fine dei tempi, a colui che ha sete l’Agnello darà gratuitamente da bere alla fonte dell’acqua della vita (cfr Ap 21,6).

Commento al Vangelo

Dammi da bere – Il racconto della donna Samaritana ruota attorno ad un bisogno naturale dell’uomo, quello dell’acqua. Gesù, stanco del viaggio, siede presso un pozzo e sembra attendere qualcuno… è ancora Dio che prende l’iniziativa perché Egli «vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1Tm 2,4).

Giunge una donna samaritana ad attingere acqua e Gesù le chiede da bere. La sete di Gesù palesa un’altra sete, quella di salvare tutti gli uomini, per l’amore che Egli porta ad essi. Sulla Croce, Gesù, tormentato dalla sete, ripeterà ancora una volta: «Ho sete» (Gv 19,28).

Gesù si fa mendicante: Dammi da bere. Un «buon particolare psicologico per guadagnarsi la benevolenza del nemico è quello di accostarsi a lui in atteggiamento di aiuto. L’umiliazione che suppone questo modo d’agire abbatte barriere e dispone a un possibile dialogo. È quello che fa Gesù in questa occasione» (Felipe F. Ramos).

Una petizione quella del Cristo che sconvolge il cuore della Samaritana: Come mai tu, che sei Giudeo…, una domanda inusuale perché i «Giu-dei non mantengono buone relazioni con i Samaritani».

I Giudei odiavano i samaritani (cfr Sir 50,25-26; Mt 10,5; Lc 9,52-55; 10,33; 17,16; Gv 8,48) e spiegavano la loro origine (cfr 2Re 17,24-41) con l’immigrazione forzata di cinque popolazioni pagane, rimaste in parte fedeli ai loro dèi. I cinque mariti della samaritana forse alludono a queste cinque divinità.

La richiesta è inusuale e oltremodo scandalosa perché Gesù, infrangendo vecchi pregiudizi, si rivolge a una donna e per di più samaritana; una domanda scandalosa per due motivi: primo perché si rivolge ad una donna la cui vita “poco edificante” è sotto gli occhi di tutti; secondo perché gli ebrei considerano le donne samaritane ritualmente impure ed è quindi loro proibito bere da qualunque recipiente toccato da esse. La risposta della donna samaritana rende possibile il dialogo e «palesa l’accoglienza che l’azione della grazia sta avendo nell’anima della donna: la disponibilità stessa a conversare con Cristo, che era Giudeo, segna il primo passo del mutamento che comincia ad effettuarsi» (La Bibbia di Navarra).

Se tu conoscessi il dono di Dio…, mentre la donna samaritana resta sul piano delle relazioni umane, Gesù fa “volare” il discorso su realtà divine, di cui l’acqua del pozzo è solo un simbolo. È un forte invito a scoprire il dono di Dio e colui che mendica un po’ d’acqua. La invita a conoscere il dono di Dio: lo Spirito Santo, principio della nuova nascita (cfr Gv 3,5). La invita a scoprire Dio in quell’uomo assetato che per amore si è annichilito «assumendo la condizione di servo» (Fil 2,7): Egli è venuto sulla terra per portare all’umanità l’acqua che dà la vita.

La donna, attaccata ancora ai bisogni del corpo, fa un altro passo avanti nel suo aprirsi all’intervento divino: Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe? Una risposta che tradisce una domanda rimasta occultata nel profondo del cuore: Chi è costui che mi parla?

Gesù, partendo da realtà terrene, eleva la donna alla comprensione di grandi misteri: lui è più grande di Giacobbe perché possiede un’ac-qua viva. E alla sua crescente curiosità, le fa capire chiaramente che conosce il suo intimo, la sua vita, i segreti del suo cuore, il suo peccato.

     Gesù legge nel cuore della donna come in un libro aperto. Tutto que-sto provoca una prima confessione di fede: Vedo che tu sei un profeta. Il cuore della donna pian piano si scioglie al tiepido calore della verità. È ammirabile la docilità di questa donna che, deponendo ogni pregiudizio, si accosta, con sete sempre più crescente, alla fonte della verità.

La donna samaritana, dopo aver constatato che Gesù possiede il dono della profezia, sottopone al suo misterioso interlocutore l’antica questione che divideva Giudei e Samaritani: bisogna adorare Dio sul monte Garizim o nel tempio di Gerusalemme?

Gesù ne approfitta per rivelare un grande segreto: è già venuto il tempo di Dio, il tempo della salvezza, il tempo in cui i veri adoratori, vivificati dallo Spirito Santo, adoreranno il Padre in spirito e verità, ossia suscitati e illuminati dallo Spirito Santo (cfr Rm 8,26-27). Nel cuore e nella mente dei nuovi adoratori cadrà ogni barriera di ignoranza e di inimicizia: vivranno in pace e resi sapienti dallo Spirito, la loro preghiera, in Cristo, sarà perfetta e gradita al Padre. La donna, forse sentendosi a disagio, confessa la sua ignoranza su tali argomenti, e, come se volesse rassicurare l’interlocutore sconosciuto, dice di essere a conoscenza della venuta del Messia, il quale avrebbe annunziato loro ogni cosa.

Di fronte a questa favorevole disposizione d’animo Gesù si rivela come il Messia: Sono io, che parlo con te. Sono io, la stessa espressione di cui s’era servito Dio per manifestarsi a Mosè (cfr Es 3,14), e che in bocca a Gesù è volta alla rivelazione non solo della propria messianicità, ma anche della propria divinità (cfr Gv 8,24.28.58; 18,6).

In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna: ai «maestri ebrei non è permesso parlare con le donne per strada, perché si ritiene che questo li distolga dallo studio della Torah. La riluttanza che manifestano i discepoli nel porre le domande a Gesù dimostra quanto fossero imbarazzati del fatto che, parlando con una donna, egli non tenesse conto di tale divieto» (Il Nuovo Testamento).

A questo punto la donna corre a chiamare i suoi concittadini, i quali, con tanta docilità, si mettono ad ascoltare il Maestro aprendosi così alla grazia e alla luce della fede. Superando il loro nazionalismo, riconoscono in Gesù il Salvatore mandato da Dio a salvare il mondo e perché ogni uomo possegga in lui la vita eterna (cfr Gv 3,16-18).

Questa conclusione, se con la memoria andiamo all’episodio della sinagoga di Nazareth, lascia in bocca un po’ di amaro. Nella sua casa, Giudei e maestri della sacra Scrittura, tentarono di ammazzarlo per le sue parole di verità; in Samaria, degli eretici, accolgono la Parola e fanno la loro bella professione di fede: «noi crediamo… sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo» (Gv 4,42). Una lezione da meditare!

Riflessione

Mio cibo è fare la volontà di colui… –  Norman O. Brown, di formazione marxista, ammiratore del pensiero di Marcuse di cui era stato amico, fu fautore di una nuova spiritualità liberata dai sensi di colpa. Per Brown la «persona libera, sia allo stato di natura che nella società civile, è chi possiede la propria persona». Un’affermazione che si oppone all’insegnamento di Gesù per il quale è libero solo colui che si espropria e si consegna alla volontà del Padre: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato a compiere la sua opera» (Gv 4,34).

Tutta l’opera del Cristo «proviene dall’amore e dall’ubbidiente subordinazione al Padre… un esempio per i suoi discepoli, che debbono riprendere e continuare il suo cammino» (R. Schnackenburg).

Oggi, si parla ad alta voce di libertà, e anche di giustizia, di obbedienza…, ma si è smarrito il senso vero di queste parole, la loro portata reale e umana. La libertà per molti è «un pretesto per vivere secondo la carne» (Gal 5,13). Divenendo in questo modo «occasione di caduta per il debole» (1Cor 8,9). Da qui il monito: «Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio» (1Pt 2,16). Scambiando la libertà per arbitrio, l’uomo si illude di essere libero, ma in verità è schiavo di se stesso, delle sue passioni e della sua volontà carnale che lo spinge al peccato (cfr Rm 7,14ss) perché chi «commette il peccato è schiavo del peccato» (Gv 8,34).

Ora, solo la Verità, che per il credente è una Persona (cfr Gv 14,6), fa libero l’uomo perché la conoscenza della Verità «è il legame di unità con Dio per il quale si diventa “figli” e perciò liberati dalla condizione del peccato» (Il Nuovo Testamento, Vangeli e Atti degli Apostoli).

La vera libertà è trasporre tutta la propria vita nelle mani di Dio, seguendo l’esempio di Cristo (cfr Fil 2, 8). La volontà di Dio esige che noi seguiamo il Maestro fino al Calvario, portando la nostra croce quotidiana (cfr Lc 9,23): solo facendo la volontà di Dio, vivremo eternamente (cfr 1Gv 2,17). La strada dei capricci (cfr Gal 5,13) porta altrove!

La pagina dei Padri

La stanchezza di Gesù – Sant’Agostino: Gesù stanco del viaggio, se ne stava così sedendo presso il pozzo. Era circa l’ora sesta. Cominciano i misteri. Non è certo senza un motivo che Gesù era stanco, non senza un motivo appare affaticata la forza di Dio. Cristo, che ridà forza, è prostrato dalla fatica, Cristo la cui presenza ci fortifica e la cui assenza ci debilita, non a caso appare qui stanco. Comunque, Gesù è stanco, stanco del viaggio, e si siede presso il pozzo; si siede, stanco, all’ora sesta.

Tutti questi elementi insinuano qualcosa, ci vogliono indicare qualcosa; ci fanno attenti, ci invitano a bussare. Ci apra, a noi e a voi, quello stesso che si è degnato di esortarci dicendo: “Bussate, e vi sarà aperto” (Mt 7,7). È per te, che Gesù si è stancato nel viaggio.

Vediamo Gesù pieno di forza, e lo vediamo debole; forte e debole: forte, perché «in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e era Dio il Verbo. Era questi in principio presso Dio». Vuoi vedere quanto è forte il Figlio di Dio? “Le cose tutte furono fatte per mezzo di lui, e senza di lui nulla fu fatto” (Gv 1,3); e tutto senza fatica. Chi, dunque, è più forte di lui, che ha fatto tutte le cose senza fatica? Vuoi ora vederlo debole? “Il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi” (Gv 1,14).

La forza di Cristo ti ha creato, la debolezza di Cristo ti ha rigenerato. […] Con la sua forza ci ha creati, con la sua debolezza ci ha cercati. È dunque con la sua debolezza che egli nutre i deboli… Poiché dunque si è degnato di venire a noi apparendo in forma di servo per la carne assunta, questa stessa carne assunta è il suo viaggio. Perciò «stanco del viaggio», che altro vuol dire se non affaticato nella carne? Gesù è debole nella carne, ma non volerlo essere tu nella debolezza di lui tu devi essere forte, perché il debole di Dio è più forte di tutta la potenza umana (cfr 1Cor 1,25).

 

 

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