I Lettura: Giuseppe è odiato dai fratelli a causa della sua posizione di prediletto in famiglia: era figlio di Rachele, la sposa amata maggiormente dal padre Giacobbe. Portava una tunica lunga, l’abito dei nobili, di chi non doveva quindi faticare. La storia umana è piena di violenza e popolata da uomini che cercano in tutti i modi di liberarsi di altri uomini perché più buoni e con il loro comportamento sono di ammonimento al desiderio di affermazione. Ma i progetti degli uomini non sono decisivi: tutto è nelle mani del Padre che sa servirsi anche del male.
Vangelo: Il simbolo della vigna nell’AT è riportato in Is 5 ed è spesso usato per indicare il popolo eletto. Questa parabola ha come protagonisti principali i vignaioli che uccidono il Figlio. La buona novella non viene accettata dai farisei e sacerdoti, ma dai poveri e dai peccatori.
Costui è l’erede. Su uccidanolo! – Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Gesù Figlio di Dio – CCC 442-443: Non è la stessa cosa per Pietro quando confessa Gesù come «il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16), perché Gesù risponde con solennità: «Né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli» (Mt 16,17). Parallelamente Paolo, a proposito della sua conversione sulla strada di Damasco, dirà: «Quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani…» (Gal 1,15-16). «Subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio» (At 9,20). Questo sarà fin dagli inizi il centro della fede apostolica professata prima di tutti da Pietro quale fondamento della Chiesa. Se Pietro ha potuto riconoscere il carattere trascendente della filiazione divina di Gesù Messia, è perché egli l’ha lasciato chiaramente intendere. Davanti al Sinedrio, alla domanda dei suoi accusatori: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?», Gesù ha risposto: «Lo dite voi stessi: io lo sono» (Lc 22,70). Già molto prima, egli si era designato come «il Figlio» che conosce il Padre, che è distinto dai «servi» che Dio in precedenza ha mandato al suo popolo, superiore agli stessi angeli. Egli ha differenziato la sua filiazione da quella dei suoi discepoli non dicendo mai «Padre nostro» tranne che per comandare loro: «Voi dunque pregate così: Padre nostro» (Mt 6,9); e ha sottolineato tale distinzione: «Padre mio e Padre vostro» (Gv 20,17).
La pietra che i costruttori hanno scartato – CCC 756: «Più spesso ancora la Chiesa è detta l’edificio di Dio. Il Signore stesso si è paragonato alla pietra che i costruttori hanno rigettata, ma che è divenuta la pietra angolare (Mt 21,42 par.; At 4,11; 1Pt 2,7; Sal 118,22). Sopra quel fondamento la Chiesa è stata costruita dagli Apostoli e da esso riceve stabilità e coesione. Questa costruzione viene chiamata in varie maniere: casa di Dio, nella quale abita la sua famiglia, la dimora di Dio nello Spirito, la dimora di Dio con gli uomini, e soprattutto tempio santo, rappresentato da santuari di pietra, che è lodato dai santi Padri e che la liturgia giustamente paragona alla Città santa, la nuova Gerusalemme. In essa, infatti, quali pietre viventi, veniamo a formare su questa terra un tempio spirituale. E questa Città santa Giovanni la contempla mentre nel finale rinnovamento del mondo essa scende dal cielo, da presso Dio, “preparata come una sposa che si è ornata per il suo sposo” (Ap 21,1-2).
… a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti – Benedetto XVI (Omelia, 5 ottobre 2008): … nelle parole di Gesù vi è una promessa: la vigna non sarà distrutta. Mentre abbandona al loro destino i vignaioli infedeli, il padrone non si distacca dalla sua vigna e l’affida ad altri suoi servi fedeli. Questo indica che, se in alcune regioni la fede si affievolisce sino ad estinguersi, vi saranno sempre altri popoli pronti ad accoglierla. Proprio per questo Gesù, mentre cita il Salmo 117 [118]: “La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo”, assicura che la sua morte non sarà la sconfitta di Dio. Ucciso, Egli non resterà nella tomba, anzi, proprio quella che sembrerà essere una totale disfatta, segnerà l’inizio di una definitiva vittoria. Alla sua dolorosa passione e morte in croce seguirà la gloria della risurrezione. La vigna continuerà allora a produrre uva e sarà data in affitto dal padrone “ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo” (Mt 21,41).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
“[Alla vite] assomiglia il popolo della Chiesa, che è piantato con la radice della fede, fatto crescere con la propaggine dell’umiltà […]. Dio infatti l’ha circondato come in una trincea, con i precetti celesti e con la custodia degli angeli; infatti: L’angelo del Signore è in mezzo a coloro che lo temono [Sal 33,8]. Ha posto nella Chiesa quasi una torre: gli apostoli, i profeti e i dottori, che si levano per difenderne la pace. Le ha scavato intorno una fossa, quando l’ha liberata dalla mole delle cure terrene. Nulla infatti più affatica l’animo che la sollecitudine per questo mondo, che la brama di danaro o di potenza” (Sant’Ambrogio).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!». Cos’è per noi oggi la vigna del Signore? Sono l’insieme dei doni che senza nostro merito il Signore ha voluto darci. I protagonisti della parabola evangelica si ritrovano ad amministrare una vigna su cui non possono vantare meriti o proprietà. Una vigna ben fatta, con siepi, torchio e torre, ma non costruita da loro. Una vigna che era stata loro affidata nella massima fiducia e libertà. Una fiducia e una libertà mal ripagata! Se siamo su questa terra, abbiamo un corpo, una sensibilità e un’anima, se intorno a noi vi sono piante, animali e paesaggi meravigliosi, che merito ne abbiamo? Di cosa siamo autori o padroni? Eppure tutto questo ci è stato affidato con piena libertà e in massima fiducia. Ma proprio ciò che dovrebbe spingerci alla lode, al servizio e alla gioia, cioè i doni di Dio che ci circondano, diventano motivo per distogliere il cuore da lui, cacciando via chi osa ricordarci i nostri doveri e arrivando ad “uccidere” lo stesso Signore e Padrone della vigna. Teniamoci il corpo e togliamo la morale; teniamoci le passioni e togliamo le ragioni; teniamoci i diritti e togliamo i doveri! E così ci illudiamo di non aver bisogno di Dio e della sua salvezza: come i fratelli di Giuseppe che pensavano di sbarazzarsi del fratello e dei suoi sogni, guadagnando perfino qualche moneta (Prima Lettura).
Preghiamo
Dio onnipotente e misericordioso, concedi ai tuoi fedeli di essere intimamente purificati dall’impe-gno penitenziale della Quaresima, per giungere con spirito nuovo alle prossime feste di Pasqua. Per…