marzo, meditazioni

14 MARZO 2020 – SABATO, II DEL TEMPO DI QUARESIMA

I Lettura: Il primo modo per conoscere Dio, che in senso biblico vuol dire farne esperienza, e per comprendere il suo progetto salvifico è la preghiera. Il popolo tornato dall’esilio si sente come un gregge lontano dai pascoli. Da questo stato di desolazione nasce la preghiera a JHWH, pastore d’Israele. Restituendo al suo gregge i prati, Dio dimostra la sua benevolenza.

Vangelo: La salvezza di ciò che è perduto è il tema della parabola di questo brano lucano. La convinzione che Dio perdona deve impedirci di essere tristi. La gioia di avere un Padre che ci ama, tanto da cancellare i nostri peccati, deve prevalere nella nostra vita. Il figlio maggiore non sa di essere peccatore e quindi non sente il bisogno di cambiare la propria vita; compie il suo dovere, ma uccidendo l’amore.

Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita – Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

La parabola del figliol prodigo – Dives in Misericordia 6: … quando il padre vide il figliol prodigo tornare a casa, «commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò». Egli agisce certamente sotto l’influsso di un profondo affetto, e così può essere spiegata anche la sua generosità verso il figlio, quella generosità che tanto indigna il fratello maggiore. Tuttavia, le cause di quella commozione vanno ricercate più in profondità. Ecco, il padre è consapevole che è stato salvato un bene fondamentale: il bene dell’umanità del suo figlio. Sebbene questi abbia sperperato il patrimonio, è però salva la sua umanità. Anzi, essa è stata in qualche modo ritrovata. Lo dicono le parole che il padre rivolge al figlio maggiore: «Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». Nello stesso capitolo XV del Vangelo secondo Luca, leggiamo la parabola della pecora ritrovata, e successivamente la parabola della dramma ritrovata. Ogni volta vi è posta in rilievo la medesima gioia presente nel caso del figliol prodigo. La fedeltà del padre a se stesso è totalmente incentrata sull’umanità del figlio perduto, sulla sua dignità. Così si spiega soprattutto la gioiosa commozione al momento del suo ritorno a casa.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te – «Ecco la… confessione della colpa, rivolta al creatore della natura, all’arbitro della misericordia, al giudice del peccato. Sebbene egli sappia tutto, Dio tuttavia attende dalla tua voce la confessione, infatti “è con la bocca che si fa la confessione per la salvezza” [Rm 10,10]. Solleva il peso della propria colpa colui che spontaneamente se ne carica: taglia corto all’animosità dell’accusa chi previene l’accusatore confessando: infatti “il giusto nell’esordio del suo discorso, è accusatore di se stesso”(Pr 18,17). E d’altra parte sarebbe vano tentar di dissimulare qualcosa a colui che su nessuna cosa può trarre in inganno; non rischi niente, a denunziare ciò che sai esser già noto. Meglio è confessare, in modo che per te intervenga Cristo, che noi abbiamo come avvocato presso il Padre [cfr 1Gv 2,1], per te preghi la Chiesa, e il popolo infine per te pianga. E non aver timore di ottenere. L’avvocato ti garantisce il perdono, il patrono ti promette la grazia, il difensore ti assicura la riconciliazione con l’amore paterno. Credi dunque, perché il Signore è verità, e sii tranquillo, perché il Signore è potenza. Egli ha un fondamento per intervenire a tuo favore; altrimenti sarebbe morto inutilmente per te. E anche il Padre ha ben ragione di perdonarti, perché ciò che vuole il Figlio lo vuole anche il Padre» (Sant’Ambrogio).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto». Il Vangelo che oggi la Chiesa proclama nella celebrazione Eucaristica è in perfetta continuità con il tema già introdotto ieri: usare le cose di Dio ma senza Dio, illudendoci di raggiungere la vera libertà e la piena felicità. In realtà, tutto questo ci conduce alla più misera povertà e alla più gretta immoralità (rappresentata dai porci, l’animale immondo per antonomasia). E così, come ieri i vignaiuoli alla fine si ritrovano senza Padrone e senza vigna, così oggi, il figliol prodigo si ritrova senza eredità e senza Padre. Ma Gesù ci tiene a sottolineare che nel Cuore divino di Dio nulla è mai perduto finché nell’uomo c’è la possibilità di pentirsi e di tornare a lui (cosa che purtroppo terminerà nel momento della morte che ci fisserà eternamente nella nostra scelta): Egli ci attende, e seppur ci lascia liberi di allontanarci da lui trattandolo come se non esistesse, Egli brama il nostro ritorno presso la sua casa. Guai a noi se non ci decidiamo di alzarci, convertire la nostra vita e allontanarci dal branco dei porci, ma guai anche a pensare di essere annoverati tra i buoni (come il figlio maggiore), criticando Dio per la sua Misericordia, disprezzando e giudicando così i nostri fratelli.

Preghiamo

O Dio, che per mezzo dei sacramenti ci rendi partecipi del tuo mistero di gloria, guidaci attraverso le esperienze della vita, perché possiamo giungere alla splendida luce in cui è la tua dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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