I Lettura: I fedeli che credono in Cristo risorto devono vivere nell’amore verso tutti, senza giudicare con leggerezza, secondo le apparenze umane. L’esempio del ricco e del povero che ci offre San Giacomo è chiaro: Dio ha scelto i poveri per renderli ricchi nella fede; coloro che sono ricchi non sanno farsi poveri, semplici, bisognosi di Lui, spesso confidano nella loro forza e nei loro beni, e ciò non li aiuta ad accogliere il dono della fede.
Vangelo: Gesù è finalmente riconosciuto come Messia dai discepoli attraverso la professione di fede di Pietro. Egli raccomanda, ai suoi discepoli, di non dirlo a nessuno perché deve ancora spiegare loro in che senso egli è Messia; un senso che è ben lontano da tutti e anche dai discepoli. Pietro stesso si ribella al primo annuncio della passione e morte; evidentemente non ha colto l’invito precedente di Gesù a riflettere e a mantenere il silenzio circa il significato della sua vera identità. Come ogni discepolo anche Pietro corre il rischio di trovarsi dalla parte dell’avversario (Gesù arriva a chiamarlo Satana-divisore). I discepoli avevano capito che egli era il Messia, ma ne comprendono il significato solo dopo la Risurrezione.
Tu sei il Cristo… Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire – Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
La lettera di Giacomo – Benedetto XVI (Udienza Generale, 28 giugno 2006): Nel canone del Nuovo Testamento [la Lettera di Giacomo] occupa il primo posto tra le cosiddette ‘Lettere cattoliche’, destinate cioè non a una sola Chiesa particolare – come Roma, Efeso, ecc. -, ma a molte Chiese. Si tratta di uno scritto assai importante, che insiste molto sulla necessità di non ridurre la propria fede a una pura dichiarazione verbale o astratta, ma di esprimerla concretamente in opere di bene. Tra l’altro, egli ci invita alla costanza nelle prove gioiosamente accettate e alla preghiera fiduciosa per ottenere da Dio il dono della sapienza, grazie alla quale giungiamo a comprendere che i veri valori della vita non stanno nelle ricchezze transitorie, ma piuttosto nel saper condividere le proprie sostanze con i poveri e i bisognosi (cfr Gc 1,27). Così la lettera di san Giacomo ci mostra un cristianesimo molto concreto e pratico. La fede deve realizzarsi nella vita, soprattutto nell’amore del prossimo e particolarmente nell’impegno per i poveri. È su questo sfondo che dev’essere letta anche la frase famosa: “Come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta” (Gc 2,26). A volte questa dichiarazione di Giacomo è stata contrapposta alle affermazioni di Paolo, secondo cui noi veniamo resi giusti da Dio non in virtù delle nostre opere, ma grazie alla nostra fede (cfr Gal 2,16; Rm 3,28). Tuttavia, le due frasi, apparentemente contraddittorie con le loro prospettive diverse, in realtà, se bene interpretate, si completano. San Paolo si oppone all’orgoglio dell’uomo che pensa di non aver bisogno dell’amore di Dio che ci previene, si oppone all’orgoglio dell’autogiustificazione senza la grazia semplicemente donata e non meritata. San Giacomo parla invece delle opere come frutto normale della fede: “L’albero buono produce frutti buoni”, dice il Signore (Mt 7,17). E san Giacomo lo ripete e lo dice a noi. Da ultimo, la lettera di Giacomo ci esorta ad abbandonarci alle mani di Dio in tutto ciò che facciamo, pronunciando sempre le parole: “Se il Signore vorrà” (Gc 4,15). Così egli ci insegna a non presumere di pianificare la nostra vita in maniera autonoma e interessata, ma a fare spazio all’imperscrutabile volontà di Dio, che conosce il vero bene per noi. In questo modo san Giacomo resta un sempre attuale maestro di vita per ciascuno di noi.
Tu sei il Cristo – Giovanni Paolo II (Omelia, 22 ottobre 1978): “Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16). Queste parole ha pronunciato Simone figlio di Giona, nella regione di Cesarea di Filippo. Sì, le ha espresse con la propria lingua, con una profonda, vissuta, sentita convinzione, ma esse non trovano in lui la loro fonte, la loro sorgente: “… perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16,17). Queste erano parole di Fede. Esse segnano l’inizio della missione di Pietro nella storia della salvezza, nella storia del Popolo di Dio. Da allora, da tale confessione di Fede, la storia sacra della salvezza e del Popolo di Dio doveva acquisire una nuova dimensione: esprimersi nella storica dimensione della Chiesa. Questa dimensione ecclesiale della storia del Popolo di Dio trae le sue origini, nasce infatti da queste parole di Fede e si allaccia all’uomo che le ha pronunciate: “Tu sei Pietro – roccia, pietra – e su di te, come su una pietra, io costruirò la mia Chiesa”.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
E ordinò loro severamente di non parlare di lui – «Gesù ordina ai discepoli di tacere: per ingannare il Diavolo, per evitare l’ostentazione, per insegnare l’umiltà e per non schiacciare i suoi discepoli, ancora rozzi e inesperti, sotto il peso di una completa rivelazione» (Sant’Ambrogio).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Il Vangelo di oggi presenta un contrasto molto istruttivo per noi. San Pietro, ispirato dal Padre, riconosce in Gesù il Messia, l’eletto di Dio. E quasi immediatamente dopo, lo stesso Pietro si oppone ai disegni divini e si mette a rimproverare Gesù che parla per sé di sofferenza, di disprezzo, di morte, tanto che Gesù lo riprende severamente. Come è difficile essere continuamente sotto la luce di Dio! San Pietro sapendo di aver agito per ispirazione divina, credeva di poter ormai ragionare sotto questa ispirazione e opporsi a quanto Gesù andava insegnando. Anche a noi può succedere di partire da una luce che viene da Dio e di arrivare alla fine a prospettive umane. Abbiamo riconosciuto nella Scrittura una rivelazione divina, o abbiamo sentito nella preghiera una ispirazione di Dio: è una cosa molto bella. Ma poi, credendo di esservi fedeli, vi aggiungiamo dei ragionamenti umani, che alla fine snaturano l’ispirazione. È necessario rimanere molto docili a Dio e far attenzione a non aggiungere cose umane alle sue ispirazioni. Possiamo essere rigidi, e convincerci di pretendere soltanto quello che Dio vuole; possiamo, al contrario, lasciar correre tutto e ci convinciamo di imitare la grande misericordia di Dio. Dobbiamo essere sempre molto attenti, docili allo Spirito del Signore, per fare in ogni momento quanto è conveniente secondo la sua volontà, senza farci illusioni su noi stessi. (tratto da www.lachiesa.it)
Preghiamo
O Dio, che hai promesso di essere presente in coloro che ti amano e con cuore retto e sincero custodiscono la tua parola, rendici degni di diventare tua stabile dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo…