febbraio, meditazioni

3 Febbraio 2020

I Lettura: Fede, speranza, amore, umiltà e capacità di accettare l’umilia-zione hanno condotto Davide a riconoscere e accogliere la grazia del Signore che lo ha reso, nonostante il suo peccato, santo, profeta e figura del futuro Messia.

 Vangelo: Marco ha collocato questo episodio nel ciclo dei miracoli con l’intento di dimostrare la potenza straordinaria di Gesù che si rivela in un territorio pagano e impuro a favore di un uomo. In quest’ambiente Gesù lascia un segno vivente, un testimone della potenza liberatrice di Dio.

Esci, spirito impuro, da quest’uomo – Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione — gli rispose — perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’inde-moniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Va’ nella tua casa – Card. Ennio Antonelli (Omelia, 1 febbraio 2010): Dal Vangelo di Marco abbiamo ascoltato il racconto della guarigione dell’indemoniato di Gerasa. Gesù lo libera da una moltitudine di demoni. La gente del luogo rimane impressionata, inquieta e impaurita. Ma quell’uomo, guarito, è pieno di gratitudine e di entusiasmo; vorrebbe lasciare tutto e seguire immediatamente Gesù come discepolo itinerante, alla maniera degli apostoli e degli altri che lo accompagnavano nel suo continuo andare da una città all’altra per predicare il Vangelo. Gesù non esaudisce questo desiderio; non gli permette di lasciare la sua casa. Gli chiede però di diventare missionario nel suo ambiente: “Va nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato”. Quell’uomo obbedisce e prontamente si mette ad evangelizzare tra i suoi familiari e tra gli abitanti del suo territorio. “Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decapoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati”. Anch’egli è discepolo e collaboratore di Gesù, sebbene in un modo diverso dagli altri.

Perché soffriamo? – Giovanni Paolo II (Messaggio, 24 gennaio 1999): L’uomo è chiamato alla gioia e a una vita felice, ma sperimenta quotidianamente molte forme di dolore e la malattia è l’espres-sione più frequente e più comune della sofferenza umana. Dinanzi a ciò viene spontaneo chiedersi: Perché soffriamo? Per che cosa soffriamo? Ha un significato che le persone soffrano? Può essere positiva l’esperienza del dolore fisico o morale? Senza dubbio, ognuno di noi si sarà posto, più di una volta, questi interrogativi, dal letto di dolore, durante la convalescenza, prima di sottoporsi a un intervento chirurgico o quando ha visto soffrire una persona cara. Per i cristiani non sono interrogativi senza risposta. Il dolore è un mistero, molte volte imperscrutabile alla ragione. Fa parte del mistero della persona umana, che si chiarisce solo in Gesù Cristo, che è Colui che svela all’uomo la propria identità. Solo a partire da Lui potremo scoprire il senso di tutto l’umano. La sofferenza – come ho scritto nella Lettera Apostolica Salvifici Doloris – «non può essere trasformata e mutata con una grazia dall’esterno, ma dall’interno. […] Non sempre, però, un tale processo interiore si svolge in modo uguale. […] Cristo, infatti, non risponde direttamente e non risponde in astratto a questo interrogativo umano circa il senso della sofferenza. L’uomo ode la sua risposta salvifica man mano che egli stesso diventa partecipe delle sofferenze di Cristo. La risposta che giunge mediante tale partecipazione… è… una chiamata…: “Seguimi” … Vieni! Prendi parte con la tua sofferenza a quest’opera di salvezza del mondo, che si compie per mezzo della mia sofferenza! Per mezzo della mia croce» (n. 26). Perciò, davanti all’enigma del dolore, noi cristiani possiamo dire con decisione «Signore, sia fatta la tua volontà» e ripetere con Gesù: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!» (Mt 26,39).

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

Che hai tu in comune con me… – «Esci dall’uomo [Mc 5,8], entra nei porci [Mt 8,32; Mc 5,12-13; Lc 8,32-33], entra negli animali, va’ dove ti pare, va’ all’inferno. Ma lascia l’uomo che è proprietà esclusivamente mia. Esci dall’uomo, non voglio che tu prenda possesso dell’uomo, è un’offesa per me che tu te ne stia nell’uomo quando devo starci io. Sono io che ho assunto un corpo umano, io abito nel-l’uomo; questa carne che tu vuoi possedere è porzione della carne mia; esci dall’uomo» (Girolamo).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Il complesso racconto evangelico, seppur si concentra nell’esorcismo operato dal Cristo sulla Legione che possedeva il corpo di un uomo, mette in evidenza l’atteggiamento di diversi personaggi (l’uomo indemoniato, gli stessi demòni, come anche gli abitanti di quella regione) accomunati da uno stesso atteggiamento: li vediamo, infatti, seppur con motivazioni diverse, supplicare Gesù che pertanto emerge come il vero protagonista, il Signore cui tutti, nel bene o nel male, si rivolgono per ottenere qualcosa. La Legione lo supplica di non tormentarla, i demòni lo supplicano di poter andare nei porci, l’uomo esorcizzato lo supplica di poterlo seguire, mentre gli abitanti di quella regione lo supplicano di allontanarsi da loro e andare via. Gesù è il Signore! È colui che comanda ogni cosa, ha potere su ogni cosa e dispone ogni cosa. Dobbiamo ora fermarci a riflettere sul rapporto che vogliamo intessere con lui. Come i demòni possiamo vedere in Dio colui che ci tormenta, colui che mette paletti alla nostra libertà (o meglio al nostro libertinismo), colui che smaschera il nostro intimo orgoglio di voler essere noi stessi Dio. Come gli abitanti della regione, possiamo dire a Gesù: bravo, bene, grazie, ma ora vattene e lasciami fare le mie cose. Oppure come quell’uomo, possiamo metterci alla sequela di Cristo, andando dove egli ci invia, per dire le meraviglie che ha fatto per noi.

Preghiamo

Dio grande e misericordioso, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l’anima e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo. Egli è Dio, e vive e regna con te…

 

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