I Lettura: “Israele guardandosi attorno si accorge che tutti gli altri popoli hanno un re: non solo i grandi imperi del Nilo e della Mesopotamia ma anche gli Edomiti, Moabiti e gli Ammoniti. Il re, centro di unità, costituiva forse la ragione della loro forza e potenza. Però ciò che colpì Samuele fu altro. L’ingratitudine verso Dio e il rifiuto di lui come unico vero re, che li aveva guidati e li sosteneva miracolosamente da oltre due secoli. Chiede il parere di Dio, e Iahvè si lamenta e manifesta il suo dispiacere pur lasciandoli liberi di scegliersi un re. Il profeta traccia un quadro completo dei danni della regalità, ma il popolo ha deciso: vuole il re. È l’eterna tentazione: essere come gli altri” (Messale dell’Assemblea, LDC).
Vangelo: «Il punto focale dell’evangelista Marco, non è sul Gesù taumaturgo che guarisce il paralitico, ma sulla Sua Parola, che afferma: “Figlio, ti sono perdonati i peccati”. La guarigione non è, per il Maestro di Nàzareth, la cosa più importane e a sé stante, ma è in funzione della Sua Parola che perdona. La preoccupazione fondamentale del Salvatore infatti, non è la guarigione, ma il perdono. Ciò significa che Gesù, in accordo col genuino pensiero biblico, corpo e spirito non sono separati, ma compatti e formano un’unità armonica dell’essere umano. Pertanto la guarigione esteriore è solo un “segno” che rimanda a qualcosa di più profondo e unitario: il perdono!» (Don F. Bergamelli sdb).
Il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra – Dal Vangelo secondo Marco
Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te — disse al paralitico —: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Si recarono da lui portando un paralitico – Benedetto XVI (Angelus, 19 febbraio 2006): In queste domeniche la liturgia presenta nel Vangelo il racconto di varie guarigioni operate da Cristo. Domenica scorsa, il lebbroso; oggi è la volta di un paralitico, che quattro persone portano a Gesù su un lettuccio. Vista la loro fede, Egli dice al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati” (Mc 2,5). Così facendo mostra di voler guarire prima di tutto lo spirito. Il paralitico è immagine di ogni essere umano a cui il peccato impedisce di muoversi liberamente, di camminare nella via del bene, di dare il meglio di sé. In effetti, il male, annidandosi nell’animo, lega l’uomo con i lacci della menzogna, dell’ira, dell’invidia e degli altri peccati, e a poco a poco lo paralizza. Per questo Gesù, suscitando lo scandalo degli scribi presenti, dice prima: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”, e solo dopo, per dimostrare l’autorità conferitagli da Dio di rimettere i peccati, aggiunge: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua” (Mc 2,11) e lo guarisce completamente. Il messaggio è chiaro: l’uomo, paralizzato dal peccato, ha bisogno della misericordia di Dio, che Cristo è venuto a donargli, perché, guarito nel cuore, tutta la sua esistenza possa rifiorire.
Figlio, ti sono perdonati i peccati – Lumen Fidei 57: Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”. La sofferenza ci ricorda che il servizio della fede al bene comune è sempre servizio di speranza, che guarda in avanti, sapendo che solo da Dio, dal futuro che viene da Gesù risorto, può trovare fondamenta solide e durature la nostra società. In questo senso, la fede è congiunta alla speranza perché, anche se la nostra dimora quaggiù si va distruggendo, c’è una dimora eterna che Dio ha ormai inaugurato in Cristo, nel suo corpo (cfr 2Cor 4,16-5,5). Il dinamismo di fede, speranza e carità (cfr 1Ts 1,3; 1Cor 13,13) ci fa così abbracciare le preoccupazioni di tutti gli uomini, nel nostro cammino verso quella città, «il cui architetto e costruttore è Dio stesso» (Eb 11,10), perché «la speranza non delude» (Rm 5,5). Nell’unità con la fede e la carità, la speranza ci proietta verso un futuro certo, che si colloca in una prospettiva diversa rispetto alle proposte illusorie degli idoli del mondo, ma che dona nuovo slancio e nuova forza al vivere quotidiano. Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino, che “frammentano” il tempo, trasformandolo in spazio. Il tempo è sempre superiore allo spazio. Lo spazio cristallizza i processi, il tempo proietta invece verso il futuro e spinge a camminare con speranza.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
«Quando bisogna punire o premiare, e quando bisogna rimettere i peccati, quando attuare delle leggi, e quando bisogna compiere qualcuna delle azioni più importanti, non incontrerai mai il Signore chiamare il Padre, né pregarlo [cfr Mt 28,18], ma lo vedrai agire in piena autonomia» (Giovanni Crisostomo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«… si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola». Mettiamoci anche noi come questi israeliti in ascolto della Parola. Lasciamoci coinvolgere dai loro sentimenti. In loro troviamo lo stupore di chi sente Gesù che parla come mai nessun uomo ha parlato (cfr Gv 7,46); vediamo nei loro visi lo stupore perché qui c’è uno che parla con autorità e non come gli Scribi (cfr Mt 7,29); lasciamoci coinvolgere dalla gioia di chi vede finalmente avverate le promesse fatte al popolo dai Patriarchi e profeti, perché Dio ha visitato e redento il suo popolo. Sì, Gesù ammaestra con la sua Parola, dirige i cuori con autorità, comanda ai venti e ai mari, conferma la sua predicazione con i miracoli, compie segni e prodigi dinanzi ai nostri occhi. Ed ecco che viene presentato innanzi a lui un paralitico perché Gesù lo guarisca. In lui vediamo rappresentata tutta l’umanità: come il paralitico, mettiamoci dinanzi al Signore perché ci guardi, ci guarisca, abbia compassione di noi e ci risollevi dal nostro peccato.
Preghiamo
O Dio, che hai ispirato a sant’Antonio abate di ritirarsi nel deserto, per servirti in un nuovo modello di vita cristiana, concedi anche a noi per sua intercessione di superare i nostri egoismi per amare te sopra ogni cosa. Per il nostro Signore Gesù Cristo…