I Lettura: Questo brano racchiude un intento polemico e nello stesso tempo chiarificatore, ponendo l’accento sulla differenza tra lo Spirito di Dio e quello dell’anticristo. Alla comunità, turbata da annunci spiritualisti che sgretolavano la concretezza dell’umanità di Cristo, Giovanni raccomanda di mantenere intatta la “regula fidei”, riconoscendo la piena umanità di Gesù e il suo essere Figlio di Dio, salvatore del mondo. L’incontro tra Dio e l’uomo, infatti, è avvenuto nella storia, nella carne umana, e grazie ad esso gli uomini hanno ricevuto la salvezza.
Vangelo: La fama di Gesù si diffonde per tutta la regione, attraversa le frontiere della Galilea, penetra in Giudea, giunge fino a Gerusalemme, va oltre il Giordano e raggiunge la Siria e la Decapolis. In queste regioni si trovavano anche le comunità per cui Matteo stava scrivendo il suo vangelo. Ora, malgrado tutte le difficoltà ed i rischi, loro già sono luce che brilla nelle tenebre perché hanno creduto all’annuncio del Vangelo e l’evangelista infonde loro il coraggio e la forza di seguire il Maestro.
Il regno dei cieli è vicino – Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio – CCC 423-424: Noi crediamo e professiamo che Gesù di Nazaret, nato ebreo da una figlia d’Israele, a Betlemme, al tempo del re Erode il Grande e dell’imperatore Cesare Augusto, di mestiere carpentiere, morto crocifisso a Gerusalemme, sotto il procuratore Ponzio Pilato, mentre regnava l’imperatore Tiberio, è il Figlio eterno di Dio fatto uomo, il quale è «venuto da Dio» (Gv 13,3), «disceso dal cielo» (Gv 3,13; 6,33), venuto nella carne; infatti «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. […] Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia» (Gv 1,14.16). Mossi dalla grazia dello Spirito Santo e attirati dal Padre, noi, riguardo a Gesù, crediamo e confessiamo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). Sulla roccia di questa fede, confessata da san Pietro, Cristo ha fondato la sua Chiesa.
Convertitevi – Giovanni Paolo II (Angelus, 24 gennaio 1993): Ecco il senso cristiano del convertirsi al Vangelo: è la “metànoia”, il cambiamento radicale di mentalità, che porta ad abbandonare la strada dell’egoismo e a percorrere quella dell’adesione alla verità e all’amore di Dio. Finché resta il peccato, l’uomo si sente prigioniero dei vizi e in antagonismo coi suoi simili. Grazie all’amore divino, fiorisce nel suo cuore la pace ed egli si apre a rapporti fraterni con il prossimo. È questa l’ora di una grande conversione. È l’ora di convertirsi a sentimenti di solidarietà, a una politica di pace, a una logica di fraternità, alla pazienza del dialogo, alla ricerca di quanto unisce gli esseri umani, piuttosto che a quanto li divide. È il tempo soprattutto di convertirsi a Dio, accogliendo il suo Vangelo di speranza e di pace.
Convertitevi – Card. Giacomo Biffi (Meditazione, 8 febbraio 2000): «Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino» (Mt 4,17). È la prima parola dell’annuncio evangelico, quella da cui tutto prende inizio. Anche alla fine della sua missione terrena, Gesù non si dimenticherà di indicare tra i compiti permanenti del ministero apostolico la predicazione nel suo nome della conversione e del perdono dei peccati, a tutte le genti (cfr Lc 24,47). Il giorno di Pentecoste, dal discorso appassionato del Principe degli apostoli gli ascoltatori «si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri Apostoli: “Che cosa dobbiamo fare fratelli?”. E Pietro disse: “Pentitevi”» (At 2,37-38). Di qui ha preso inizio l’avven-tura ecclesiale. Tutto questo vale ancora per noi. Anche noi oggi dobbiamo chiederci: che cosa dobbiamo fare? La risposta è la stessa: pentiamoci, convertiamoci, rinnoviamoci. Se non si comincia di qui, nella vita cristiana non si comincia affatto. Senza questa autocontestazione di partenza, ogni atteggiamento religioso sarebbe senza fondamento e riuscirebbe ingannevole. E non è solo un atteggiamento iniziale: il pentimento deve accompagnare tutto il nostro pellegrinaggio, dal battesimo all’ingresso nella vita eterna: è una dimensione essenziale e inalienabile dell’esistenza redenta.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
“Dunque, fratelli miei, avere l’anima, e non avere l’intelligenza – cioè non farne uso né vivere secondo essa – significa vivere da bestie. C’è in noi qualcosa di bestiale, in effetti, per il quale viviamo nella carne: ma l’intelletto deve governarlo. L’intelletto, infatti, governa dall’alto i moti dell’anima che si muove secondo la carne e brama effondersi senza freno nei piaceri carnali. A chi dev’essere dato il nome di marito? A colui che governa o a colui che è governato? Senza alcun dubbio, quando la vita è ben ordinata, l’anima è governata dall’intelletto che appartiene all’anima stessa. L’intelletto non è infatti qualcosa di diverso dall’anima; esso è qualcosa dell’anima; come l’occhio non è qualcosa di altro dalla carne, ma è qualcosa della carne. Ma pur essendo l’occhio qualcosa della carne, esso solo gioisce della luce; le altre membra del corpo possono essere inondate dalla luce, ma non possono percepirla. Soltanto l’occhio può essere inondato dalla luce e insieme gioirne. Così nella nostra anima c’è qualcosa che è chiamata intelletto. Questa parte dell’anima che è chiamata intelletto e spirito, è illuminata da una luce superiore. Questa luce superiore da cui la mente umana è illuminata, è Dio. Era la vera luce che illumina ogni uomo che viene nel mondo [Gv 1,9]. Questa luce era Cristo” (S. Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». “Gesù è venuto; però il mondo è ancora segnato dal peccato, popolato da tanta gente che soffre, da persone che non si riconciliano e non perdonano, da guerre e da tante forme di sfruttamento. Tutti questi fatti sono la prova che la vittoria di Cristo non si è ancora completamente attuata: tanti uomini e donne vivono ancora con il cuore chiuso… A volte ci domandiamo: come mai questo Regno si realizza così lentamente? Il Regno di Dio è certamente una grande forza, la più grande che ci sia, ma non secondo i criteri del mondo; per questo sembra non avere mai la maggioranza assoluta. È come il lievito che si impasta nella farina: apparentemente scompare, eppure è proprio esso che fa fermentare la massa (cfr Mt 13,33). Oppure è come un granello di senape, così piccolo, quasi invisibile, che però porta in sé la dirompente forza della natura, e una volta cresciuto diventa il più grande di tutti gli alberi dell’orto (cfr Mt 13,31-32)” (Papa Francesco, Udienza Generale, 6 marzo 2019).
Preghiamo
Lo splendore della tua gloria illumini, Signore, i nostri cuori, perché attraverso le tenebre di questo mondo possiamo giungere alla luce della tua dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo…