Dicembre, meditazioni

1 Gennaio 2020

I Lettura: Le parole qui trascritte formano la cosiddetta benedizione sacerdotale. Attraverso essa i discendenti di Aronne benedicono il popolo d’Israele. L’azione sacerdotale non è un atto che ha valore in se stesso, né è dotata di alcun potere intrinseco. La sua forza riposa sul fatto di esprimere l’obbedienza alla parola che viene dal Signore. Tutto inizia dall’ascolto prestato al comando di Dio che scende su Mosè e si dilata verso i sacerdoti.

II Lettura: Nella pienezza del tempo, che Dio, nella sua infinita sapienza, aveva fissato per la salvezza dell’umanità, il Cristo fu «mandato» quale uomo fra gli uomini senza mai cessare di essere Figlio: se egli si è messo sullo stesso piano dell’umanità peccatrice lo ha fatto non per adeguarsi ad essa, ma per riscattare coloro che erano «sotto la legge», cioè per portare a termine, come Dio un giorno aveva fatto con il popolo d’Israele schiavo in Egitto, una grande opera di liberazione, i cui destinatari non sono soltanto i giudei ma anche i gentili.

Vangelo: «Quei pastori, che non hanno ascoltato passivamente l’annuncio dell’angelo ma l’hanno accolto in “un cuore capace di ascolto” (1Re 3,9), si mettono in cammino per verificare ciò che hanno udito. Senza indugio, in una fretta escatologica, vanno e trovano, contemplano quell’umile “segno” (Lc 2,12) comunicato loro dall’angelo: “Maria, Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”. Avendo constatato la veridicità dell’annuncio, diventano essi stessi annunciatori perché ridicono, proclamano che quel neonato è il Salvatore, il Messia, il Signore: tutto questo in un’umanità reale, nella debolezza di un infante che giace non in una culla regale, ma in una greppia di una stalla della campagna di Betlemme» (E. Bianchi).

I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù – Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Giovanni Paolo II (Angelus, 1 gennaio 1980): Desidero iniziare l’Anno del Signore con l’adorazione di Dio nella Santissima Trinità. Egli infatti è il Principio e la Fine di ogni cosa. A lui onore e gloria nei secoli. Nessuna parte del nostro tempo e nessuna parte del nostro essere può essere sottratta a Colui “che si realizza interamente in tutte le cose” [Ef 1,23]. Per di più, non può essere sottratto alla gloria di Dio Vivente quest’Anno che incominciamo oggi. Quando l’uomo si segna con il segno della croce e pronuncia le parole “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, manifesta che egli tutto intero è da Dio e che a Lui dirige il suo intelletto, il suo cuore, le sue braccia: tutta la sua umanità. Così fa l’uomo prima della preghiera e del lavoro. Così inizia ogni giorno. Facciamo lo stesso. E abbracciamo con il segno della salvezza quest’anno intero nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, affinché esso non ci allontani da Dio, ma ci avvicini a Lui. Il segno della croce è il segno di Cristo. A lui appartiene il tempo umano e ogni sua misura, perché Egli ci ha redenti pagando il prezzo del suo Sangue per l’impareggiabile dignità dell’uomo in tutte le sue generazioni. Quest’Anno… diventi la nuova tappa nella storia della nostra salvezza. Porti più verità e più amore nei cuori degli uomini… Sia l’Anno della Pace! Per questo, soprattutto, preghiamo oggi nel nome di Gesù Cristo. A ciò dirigiamo i pensieri e le opere di tutti gli uomini di buona volontà nel mondo. A ciò deve anche servire il messaggio, il quale ricorda che alla base della pace si trova la verità. Essa è la sua forza. Se non faremo riferimento a questa forza, i molteplici calcoli e le dichiarazioni potranno deluderci terribilmente. L’orrore della guerra nel futuro è così grande che non è permesso a noi di correre il rischio della non-verità, perché questa, anche se direttamente non provoca la guerra, tuttavia prepara in vari modi la via ad essa. Iniziamo quindi quest’anno nello spirito di quel richiamo alla verità, che ci ha insegnato Cristo. E lo iniziamo ancora con un altro stato di dedizione a Colei, che è la Madre di Cristo. A Colei, che ha dato la vita umana al Figlio di Dio. Vorremmo stendere su tutti gli uomini il manto di questa Maternità, che la Chiesa circonda con particolare venerazione nel primo giorno dell’Anno Nuovo, dato che esso è contemporaneamente l’ultimo giorno dell’ottava di Natale. Vorremmo quindi con questa Maternità proteggere l’umanità intera da ogni male che la minaccia. Poiché Essa è molto potente. Lo testimoniano continuamente la Parola Divina e la vita della Chiesa. Non c’è al mondo un’altra cosa che più della maternità richieda protezione e sicurezza. E non c’è nient’altro che meglio possa assicurare la pace se non essa. Recitiamo per la prima volta in questo Anno Nuovo l’Angelus. Meditiamo la maternità della Genitrice di Dio, raccomandiamo a Dio in questa preghiera la grande causa della pace nel mondo.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

“La Scrittura insegna che Maria Santissima fu Vergine dopo il parto; pensare il contrario è derogare alla perfezione di Cristo, che essendo unigenito come Dio doveva essere unigenito anche come uomo; ed è fare ingiuria alla dignità dello Spirito Santo, alla santità della Beata Vergine e alla modestia di S. Giuseppe” (San Tommaso d’Aquino).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio». Esattamente otto giorni dopo il Natale, l’inizio del nuovo anno coincide con la solennità di Maria Madre di Dio. Concludiamo questa Ottava con due atteggiamenti che ci vengono proposti nel santo Vangelo: quello di Maria e quello dei pastori. Maria ha contemplato le meraviglie di Dio e nel silenzio le custodisce e le medita nel suo cuore. I pastori hanno contemplato le meraviglie di Dio e innalzano lodi, testimoniando a tutti quanto visto e udito. Anche noi abbiamo contemplato le meraviglie di Dio: tutta la terra ha veduto la salvezza del Signore! Quale dunque il nostro atteggiamento? Siamo capaci di vivere quel silenzio contemplativo di Maria? Un silenzio che è memoria di quanto udito e visto, che è capacità intuitiva di penetrazione nei misteri divini alla luce dello Spirito Santo, che è lode intima e profonda verso colui che ha compiuto cose grandi e il cui solo nome è santo. Ma chiediamoci anche se siamo pronti a testimoniare quanto vissuto in noi, se siamo pronti a dare conto della speranza che vive in noi per mezzo della fede (cfr 1Pt 3,15), se siamo capaci di rendere gloria e onore al Signore fedele nei secoli che in Cristo ha adempiuto alle sue promesse.

Preghiamo

O Dio, che nella verginità feconda di Maria hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna, fa’ che sperimentiamo la sua intercessione, poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’autore della vita, Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te…

Oppure:

Padre buono, che in Maria, vergine e madre, benedetta fra tutte le donne, hai stabilito la dimora del tuo Verbo fatto uomo tra noi, donaci il tuo Spirito, perché tutta la nostra vita nel segno della tua benedizione si renda disponibile ad accogliere il tuo dono. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio…

 

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