Dicembre, meditazioni

25 Dicembre 2019

I Lettura: Il profeta Isaìa annuncia una salvezza che si è fatta vicina. La gioia è grande non solo per il popolo di Israele, principale destinatario della buona notizia, ma assume una valenza universale perché, grazie all’annuncio, tutte le nazioni vedranno ciò che Dio ha operato per il suo popolo e riconosceranno in Lui il vero Salvatore.

II Lettura: “Cristo è la Parola creatrice che sostiene tutte le cose nell’esistenza, ma è anche l’ultima Parola che Dio rivolge agli uomini dopo avere parlato mediante i profeti” (E. Cuffaro).

Vangelo: Il prologo di san Giovanni suggerisce alcuni temi di capitale importanza per la fede cristiana, che possono essere così sintetizzati: la divinità e l’eternità del Verbo, la sua Incarnazione e la sua manifestazione come vero uomo, l’intervento del Verbo nella creazione e nell’opera salvifica a beneficio dell’umanità, il mistero dell’Incarnazione come fonte di crisi per il discernimento umano: alcuni accolgono il Verbo, altri lo rigettano.

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi – Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Come sono belli sui monti i piedi del messaggero – Giovanni Paolo II (Messaggio Urbi et Orbi, Natale 1988): Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi!”. Che cosa proclama? Annunzia la salvezza, annunzia la pace – la riconciliazione con Dio stabilisce l’eterna alleanza nel suo sangue, annunzia, a ogni essere umano, il bene (cfr Is 52,7), la vita eterna in Dio, che è la realizzazione di ciò che l’uomo porta, da sempre, dentro di sé, come vivo segno della somiglianza col suo divino Creatore e Padre… La grazia è diffusa sulle sue labbra, sulle labbra nel messaggero di lieti annunzi (cfr Sal 45[44],3). Questa grazia, il fascino, anticipa la bellezza definitiva e ineffabile, la bellezza del volto divino, quando lo vedremo a faccia a faccia (cfr 1Cor 13,12).

Natale – Benedetto XVI (Messaggio, 22 dicembre 2010): I nostri pensieri ritornano a un momento della storia in cui il popolo scelto da Dio, i figli di Israele, vivevano un’attesa intensa. Aspettavano il Messia che Dio aveva promesso di inviare, e lo descrivevano come un grande leader che li avrebbe riscattati dal dominio straniero e avrebbe restaurato la loro libertà. Dio è sempre fedele alle sue promesse, ma spesso ci sorprende nel modo di compierle. Il bimbo nato a Betlemme ha portato sì la liberazione, ma non solo per le persone di quel tempo e di quel luogo – egli sarebbe stato il Salvatore di tutti, in ogni luogo del mondo e in ogni tempo della storia. E la liberazione che egli ha portato non era politica, attuata con mezzi militari: al contrario, Cristo ha distrutto la morte per sempre e rinnovato la vita per mezzo della sua morte obbrobriosa sulla croce. E benché sia nato nella povertà e nel nascondimento, lontano dai centri del potere terreno, egli era lo stesso Figlio di Dio. Per amore nostro egli ha preso su di sé la nostra condizione umana, la nostra fragilità, la nostra vulnerabilità, e ha aperto per noi la via che porta alla pienezza della vita, alla partecipazione alla vita stessa di Dio. Mentre meditiamo nei nostri cuori su questo grande mistero in questo Natale, ringraziamo Dio per la sua bontà verso di noi, e annunciamo con gioia a chi è intorno a noi la buona notizia che Dio ci offre la libertà da tutto ciò che ci opprime: ci dona speranza, ci porta vita.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

Il mistero di povertà del Natale – “Oh, se potessi vedere quella mangiatoia in cui giacque il Signore! Ora, noi cristiani, come per tributo d’onore, abbiamo tolto quella di fango e collocato una d’argento: ma per me è più preziosa quella che è stata portata via. L’argento e l’oro si addicono al mondo pagano: alla fede cristiana si addice la mangiatoia fatta di fango. Colui che è nato in questa mangiatoia disprezza l’oro e l’argento. Non disapprovo coloro che lo fecero per rendergli onore [né in verità coloro che fecero vasi d’oro per il tempio]: mi meraviglio invece che il Signore, creatore del mondo, nasca non in mezzo all’oro e all’argento, ma nel fango” (Girolamo).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità». In questo giorno di festa, purtroppo rischiamo di dimenticare l’invitato principale, anzi l’Unico che non è invitato in quanto è il festeggiato! Tra cenoni e pranzi infiniti, tra un giro di gioco a carte e una tombola, tra un regalo scartato e una fetta di dolce, il rumore è così forte che non ci curiamo del pianto di un bimbo, nato povero, con pochi stracci, è il pianto di chi ha fame e freddo. Ci conceda oggi la Sapienza divina di riuscire a rimanere in silenzio a contemplare questo Bambino che è nato per noi. Oggi è il giorno del canto degli angeli: canta il cuore, cantano gli occhi, ma che taccia la bocca! E nel silenzio ascolteremo il canto di Maria che addolcisce anche la ruvidezza della mangiatoia, ascolteremo i sospiri di Giuseppe nel godersi la scena di un Dio che lo ha eletto per padre. Entrano i pastori e tacciono: non vedono ricchezza e gloria ma contemplano l’Amore circondato dall’amore di Maria e Giuseppe. Non sciupiamo la grazia di essere anche noi immersi in questo mistero silenzioso ma al contempo ripieno di Parola. Il Verbo si è fatto carne! E noi lo abbiamo visto, sentito, contemplato, accolto. Viene tra noi, viene per noi. Nel silenzio lo Spirito Santo ci introdurrà in questo mistero, nascosto nei secoli e ora dischiuso ai nostri occhi.

Preghiamo

O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana. Egli è Dio, e vive e regna con te…

 

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