I Lettura: Il “Cantico dei Cantici” è stato inteso come il canto d’amore tra Dio e la Chiesa. Il brano di oggi si apre con l’esclamazione della Sposa: “Una voce! Il mio Diletto!”. La Sposa, la Chiesa, coglie l’avvicinarsi dello Sposo attraverso la sua voce. Il tema della voce è quindi fondamentale nell’espe-rienza cristiana: noi non possiamo incontrare Cristo vedendolo faccia a faccia nelle sembianze umane. L’unico incontro possibile, nell’arco di tempo della vita fisica, si verifica al suono della sua voce, riconoscendo appunto nella voce che risuona nella Chiesa il Pastore e il Maestro.
Oppure (Sof 3,14-17): La visita di Dio è annunciata da Sofonìa come un evento gioioso, Egli viene come Salvatore potente. Il motivo della gioia sta, infatti, nella benevolenza di Dio che “ha revocato la tua condanna”. Israele per la sua infedeltà si era preparata una sorte infelice, ma Dio le concede gratuitamente il perdono. L’espressione “in mezzo a te” (v. 15) ha la stessa valenza di “nel tuo grem-bo” ricordando la presenza di Cristo nel grembo di Maria. Con questa Presenza in mezzo al popolo di Dio, il dolore dell’umanità è ormai finito e si aprono i tempi nuovi della consolazione.
Vangelo: La presenza di Cristo nella vita del credente si manifesta con una forte azione dello Spirito. Nel brano della Visitazione Maria, sospinta dallo Spirito Santo, con gioiosa prontezza si mette a servizio della parente anziana ed esclama la grandezza misericordiosa di Dio che guardando la sua umiltà ancora una volta persegue e conferma il suo eterno agire: scegliere le cose umili per confondere i sapienti (cfr 1Cor 1,27-28). Elisabetta esulta nello Spirito e riceve, al tempo stesso, una cognizione profetica del mistero che la Vergine si porta.
A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me? – Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Beata colei che ha creduto – Lumen Fidei 58: La Madre del Signore è icona perfetta della fede, come dirà santa Elisabetta: «Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45). In Maria, Figlia di Sion, si compie la lunga storia di fede dell’Antico Testamento, con il racconto di tante donne fedeli, a cominciare da Sara, donne che, accanto ai Patriarchi, erano il luogo in cui la promessa di Dio si compiva, e la vita nuova sbocciava. Nella pienezza dei tempi, la Parola di Dio si è rivolta a Maria, ed ella l’ha accolta con tutto il suo essere, nel suo cuore, perché in lei prendesse carne e nascesse come luce per gli uomini. San Giustino Martire, nel suo Dialogo con Trifone, ha una bella espressione in cui dice che Maria, nell’ac-cettare il messaggio dell’Angelo, ha concepito “fede e gioia”. Nella Madre di Gesù, infatti, la fede si è mostrata piena di frutto, e quando la nostra vita spirituale dà frutto, ci riempiamo di gioia, che è il segno più chiaro della grandezza della fede. Nella sua vita, Maria ha compiuto il pellegrinaggio della fede, alla sequela di suo Figlio. Così, in Maria, il cammino di fede dell’Antico Testamento è assunto nella sequela di Gesù e si lascia trasformare da Lui, entrando nello sguardo proprio del Figlio di Dio incarnato.
Ecclesia de Eucharistia 55: In certo senso, Maria ha esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che l’Eucaristia fosse istituita, per il fatto stesso di aver offerto il suo grembo verginale per l’incarnazione del Verbo di Dio. L’Eucaristia, mentre rinvia alla passione e alla risurrezione, si pone al tempo stesso in continuità con l’Incarnazione. Maria concepì nell’Annunciazione il Figlio divino nella verità anche fisica del corpo e del sangue, anticipando in sé ciò che in qualche misura si realizza sacramentalmente in ogni credente che riceve, nel segno del pane e del vino, il corpo e il sangue del Signore. C’è pertanto un’analogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle parole dell’Angelo, e l’amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore. A Maria fu chiesto di credere che colui che Ella concepiva «per opera dello Spirito Santo» era il «Figlio di Dio» (cfr Lc 1,30-35). In continuità con la fede della Vergine, nel Mistero eucaristico ci viene chiesto di credere che quello stesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si rende presente con l’intero suo essere umano – divino nei segni del pane e del vino. «Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45): Maria ha anticipato, nel mistero dell’In-carnazione, anche la fede eucaristica della Chiesa. Quando, nella Visitazione, porta in grembo il Verbo fatto carne, ella si fa, in qualche modo, «tabernacolo» – il primo «tabernacolo» della storia – dove il Figlio di Dio, ancora invisibile agli occhi degli uomini, si concede all’adorazione di Elisabetta, quasi «irradiando» la sua luce attraverso gli occhi e la voce di Maria. E lo sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo appena nato e nello stringerlo tra le sue braccia, non è forse l’inarrivabile modello di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica?
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
«Onde disse: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?” [Lc 1,43]. Umiltà grande, fratelli miei! La madre del Salvatore si recò dalla madre del Precursore. Giovanni salutava Cristo, ed entrambi non apparivano nella carne. Infatti Cristo era ospite del grembo di Maria, Giovanni era portato dal seno di Elisabetta. Alla fine, la stessa voce profetica, dalla persona di Cristo vaticinò, dicendo: “Prima di formarti nel grembo, ti conoscevo, prima che uscissi dal ventre, ti avevo santificato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” [Ger 1,5]. Beate sono siffatte madri che son divenute genitrici di santi! E sempre beate saranno quelle madri che meritarono di esser dette tali! Riconosciamo pertanto le nascite di entrambi e distinguiamo le mirabili generazioni dei due: uno da sterile, l’altro da vergine: la sterilità fu tramutata in fecondità, la verginità rimase dopo la fecondità: la sterile generò il Precursore, la Vergine generò il Giudice. Elisabetta generò Giovanni il battezzatore, Maria partorì Cristo Salvatore» (Pseudo Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda». L’Arcangelo Gabriele ha portato l’annuncio a Maria e il grembo di lei, dopo il suo consenso, porta la carne e il sangue del Dio fatto uomo. La stessa carne e lo stesso sangue del Dio fatto Eucarestia! Il Dio per mezzo del quale tutto è stato fatto e senza il quale nulla esiste, viaggia tra le strade della Palestina. Maria è il primo vero Tabernacolo, è il sacro Ostensorio, la Pisside purissima che reca in sé il Figlio dell’Altissimo. La Vergine si mette in cammino, ed è la prima santissima processione del Corpus Domini! Una processione solenne e al tempo stesso anonima: chi si accorge, nel procedere di quella fanciulla, che Dio visitava il suo popolo? Chi mai si accorse di essere stato sfiorato dal mistero nascosto nei secoli ed ora rivelato alle genti? E così, la prima processione del Cristo fu in salita, fatta in fretta, senza orpelli e candele, senza veli e tovaglie. Un saluto, una voce, una gioia: una madre esulta, un bambino danza. Cristo è con noi, la salvezza è giunta.
Preghiamo
Ascolta, o Padre, le preghiere del tuo popolo in attesa del tuo Figlio che viene nell’umiltà della condizione umana: la nostra gioia si compia alla fine dei tempi quando egli verrà nella gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.