11 Dicembre 2019 – Mercoledì, II del Tempo di Avvento
(Is 40,25-31; Sal 102[103]; Mt 11,28-30)
I Lettura: In questo brano del profeta Isaìa, Dio è descritto nell’atto di dare forza a coloro che sperano in Lui restituendo vigore e gioia di vivere. Ciò che crea una frattura fra questa azione divina e l’uomo, è il fatto di pensare che Dio non sia abbastanza intelligente da disporre l’universo e le circostanze della vita quotidiana con somma perfezione. Il nostro timore davanti agli imprevisti della vita non ci fa scorgere la sapienza di Dio. Il Padre dispone del nostro quotidiano nei minimi particolari.
Vangelo: Per poter ricevere la forza divina che dà vigore alla nostra stanchezza, bisogna passare attraverso il giogo misterioso della croce, un giogo che va assunto liberamente su di sé. Si auto ingannano coloro che cercano in Dio il sollievo e la guarigione, ma non sono disposti ad accettare il peso e la fatica di un quotidiano fatto di imprevisti spiacevoli. Non è saggio cercare e accogliere solo il Gesù che consola, ma non il Cristo che santifica associandoci alla sua croce.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi – Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Grazia e obbedienza alla legge di Dio – Benedetto XVI (Angelus, 3 luglio 2011): «Oggi, nel Vangelo, il Signore Gesù ci ripete quelle parole che conosciamo così bene, ma che sempre ci commuovono: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” [Mt 11,28-30]. Quando Gesù percorreva le strade della Galilea annunciando il Regno di Dio e guarendo molti malati, sentiva compassione delle folle, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore [cfr Mt 9,35-36]. Quello sguardo di Gesù sembra estendersi fino ad oggi, fino al nostro mondo. Anche oggi si posa su tanta gente oppressa da condizioni di vita difficili, ma anche priva di validi punti di riferimento per trovare un senso e una meta all’esistenza. Moltitudini sfinite si trovano nei Paesi più poveri, provate dall’indigenza; e anche nei Paesi più ricchi sono tanti gli uomini e le donne insoddisfatti, addirittura malati di depressione. Pensiamo poi ai numerosi sfollati e rifugiati, a quanti emigrano mettendo a rischio la propria vita. Lo sguardo di Cristo si posa su tutta questa gente, anzi, su ciascuno di questi figli del Padre che è nei cieli, e ripete: “Venite a me, voi tutti…”. Gesù promette di dare a tutti “ristoro”, ma pone una condizione: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore”. Che cos’è questo “giogo”, che invece di pesare alleggerisce, e invece di schiacciare solleva? Il “giogo” di Cristo è la legge dell’amore, è il suo comandamento, che ha lasciato ai suoi discepoli [cfr Gv 13,34; 15,12]. Il vero rimedio alle ferite dell’umanità, sia quelle materiali, come la fame e le ingiustizie, sia quelle psicologiche e morali causate da un falso benessere, è una regola di vita basata sull’amore fraterno, che ha la sua sorgente nell’amore di Dio. Per questo bisogna abbandonare la via dell’arroganza, della violenza utilizzata per procurarsi posizioni di sempre maggiore potere, per assicurarsi il successo ad ogni costo. Anche verso l’ambiente bisogna rinunciare allo stile aggressivo che ha dominato negli ultimi secoli e adottare una ragionevole “mitezza”. Ma soprattutto nei rapporti umani, interpersonali, sociali, la regola del rispetto e della non violenza, cioè la forza della verità contro ogni sopruso, è quella che può assicurare un futuro degno dell’uomo.
I comandamenti di Dio non sono gravosi – Veritatis Splendor 102: L’osservanza della legge di Dio, in determinate situazioni, può essere difficile, difficilissima: non è mai pero impossibile. È questo un insegnamento costante della tradizione della Chiesa, così espresso dal Concilio di Trento: «Nessuno poi, benché giustificato, deve ritenersi libero dall’osservanza dei comandamenti; nessuno deve far propria quell’espressione temeraria e condannata con la scomunica dei Padri, secondo la quale è impossibile all’uomo giustificato osservare i comandamenti di Dio. Dio infatti non comanda ciò che è impossibile, ma nel comandare ti esorta a fare tutto quello che puoi, a chiedere ciò che non puoi e ti aiuta perché tu possa; infatti “i comandamenti di Dio non sono gravosi”» (1Gv 5,3) e “il suo giogo è soave e il suo peso è leggero” (Mt 11,30).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
“«Venite a me, voi tutti che siete affaticati e aggravati, e io vi darò sollievo» [Mt 11,28]. Non chiama questo o quello in particolare, ma si rivolge a tutti quanti sono tormentati dalle preoccupazioni, dalla tristezza, o si trovano in peccato. «Venite», non perché io voglia chiedervi conto delle vostre colpe, ma per perdonarle. «Venite», non perché io abbia bisogno delle vostre lodi, ma perché ho una ardente sete della vostra salvezza. «Io» – infatti, egli dice – «vi darò sollievo». Non dice semplicemente: io vi salverò, ma ciò che è molto di più: vi porrò in assoluta sicurezza, perché questo è il senso delle parole «vi darò sollievo»” (San Giovanni Crisostomo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza». Avvento è imparare ad accogliere chi è già qui. Colui che è venuto e viene è il Signore. Viene per invitarci a sé, per radunarci in lui. Viene perché è attento il suo orecchio al nostro grido di aiuto, viene perché i suoi occhi sono rivolti a coloro che da lui attendono con fiducia, viene per quanti si affidano a lui con fede. Egli conosce i nostri affanni e le nostre stanchezze. Sa quanto duro è spesso il cammino, quanto pauroso il domani, quanto incerta la speranza, quanto effimera la serenità dei nostri giorni. Egli sa che ogni giorno dobbiamo combattere contro un mondo governato dalla legge della superbia, dell’egoismo e del tornaconto; sa che ogni giorno dobbiamo combattere contro il nemico per eccellenza che è Satana, il quale come leone ruggente ci gira intorno cercando in noi il punto debole, per farci cadere tra le sue fauci, per divorarci e distruggerci; Gesù sa che ogni giorno dobbiamo combattere contro noi stessi, il nostro brutto carattere, le nostre tendenze cattive, la nostra concupiscenza disordinata. Ecco perché viene: egli viene per salvarci, per offrirci un luogo di rifugio. Gesù viene per chiamarci a sé: in lui è la nostra pace, egli è la nostra forza. In Cristo abbiamo serenità e salvezza: egli è la nostra rigenerazione.
Preghiamo
Dio onnipotente, che ci chiami a preparare la via al Cristo Signore, fa’ che per la debolezza della nostra fede non ci stanchiamo di attendere la consolante presenza del medico celeste. Per il nostro Signore Gesù Cristo…