10 Dicembre 2019 – Martedì, II del Tempo di Avvento
(Is 40,1-11; Sal 95[96]; Mt 18,12-14)
I Lettura: Il testo di Isaìa tende a convincere il popolo sulla fine dell’esilio e sull’imminente ritorno in patria, verità che le cinque parti del libro cercano di dimostrare: i numerosi imperativi «consolate», «parlate», «preparate», hanno l’obiettivo di vincere ogni dubbio e incertezza sul realizzarsi dell’evento. Predomina il tema della Parola (dire, parlare, gridare, voce, rispondere, parola, liete notizie, annunziare) ripreso in seguito alla fine del libro.
Vangelo: Nell’odierna pagina evangelica ci viene presentata la parabola della «pecora smarrita», in cui fa spicco la sollecitudine del pastore. In questa parabola si rivela il vero volto di Dio: quello del Padre che non si rassegna a perdere nessuno dei suoi figli, neppure il più piccolo, il più misero, il più ribelle, ma lo ricerca costantemente in mille maniere.
Dio non vuole che i piccoli si perdano – Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Ecco la dimora di Dio con gli uomini – Giovanni Paolo II (Omelia, 23 novembre 1995): La Chiesa in Italia è chiamata a rendere grazie a Dio in modo particolare per la santa Casa di Loreto, per quel Santuario unico al mondo… nel quale è custodita una singolare icona della presenza di Maria… Quello lauretano è un Santuario mirabile. In esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazaret è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una “casa”, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri. La storia di ogni uomo è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita. Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’U-omo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, la casa di Nazaret. Secondo il racconto evangelico, quella casa ospitò Gesù di Nazaret lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana. Tuttavia, non sono soltanto i trent’anni di vita di Gesù ad essere legati alla casa di Nazaret. Le dimensioni del mistero oltrepassano le sue mura e quel breve volgere di anni. Ascoltiamo ancora una volta le parole dell’Apocalisse, proclamate nell’odierna liturgia: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita. Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio” (Ap 21, 6-7). La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa. La storia dell’intera umanità in quella casa riannoda le sue fila. La Chiesa che è in Italia, alla quale la Provvidenza ha legato il Santuario della casa di Nazaret, ritrova lì una viva memoria del mistero dell’Incarnazione, grazie al quale ogni uomo è chiamato alla dignità di figlio di Dio.
La parola del nostro Dio dura per sempre – Dei Verbum 25-26: La lettura della sacra Scrittura dev’essere accompagnata dalla preghiera, affinché si stabilisca il dialogo tra Dio e l’uomo; poiché «quando preghiamo, parliamo con lui; lui ascoltiamo, quando leggiamo gli oracoli divini». Compete ai vescovi, «depositari della dottrina apostolica», ammaestrare opportunamente i fedeli loro affidati sul retto uso dei libri divini, in modo particolare del Nuovo Testamento e in primo luogo dei Vangeli, grazie a traduzioni dei sacri testi; queste devono essere corredate delle note necessarie e veramente sufficienti, affinché i figli della Chiesa si familiarizzino con sicurezza e profitto con le sacre Scritture e si imbevano del loro spirito. Inoltre, siano preparate edizioni della sacra Scrittura fornite di idonee annotazioni, ad uso anche dei non cristiani e adattate alla loro situazione; sia i pastori d’anime, sia i cristiani di qualsiasi stato avranno cura di diffonderle con zelo e prudenza. In tal modo dunque, con la lettura e lo studio dei sacri libri «la parola di Dio compia la sua corsa e sia glorificata» (2Ts 3,1), e il tesoro della rivelazione, affidato alla Chiesa, riempia sempre più il cuore degli uomini. Come dall’assidua frequenza del mistero eucaristico si accresce la vita della Chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso alla vita spirituale dall’accresciuta venerazione per la parola di Dio, che «permane in eterno» (Is 40,8; cfr 1Pt 1,23-25).
Se un uomo ha cento pecore – Pastores Dabo Vobis 22: L’immagine di Gesù Cristo pastore della chiesa, suo gregge, riprende e ripropone, con nuove e più suggestive sfumature, gli stessi contenuti di quella di Gesù Cristo capo e servo. Inverando l’annuncio profetico del Messia salvatore, cantato gioiosamente dal salmista e dal profeta Ezechiele (cfr Sal 22-23; Ez 34,11ss), Gesù si autopresenta come il “buon pastore” (Gv 10,11.14) non solo di Israele, ma di tutti gli uomini (cfr Gv 10,16). E la sua vita è ininterrotta manifestazione, anzi quotidiana realizzazione della sua “carità pastorale”: sente compassione delle folle, perché sono stanche e sfinite, come pecore senza pastore (cfr Mt 9,35-36); cerca le smarrite e le disperse (cfr Mt 18,12-14) e fa festa per il loro ritrovamento, le raccoglie e le difende, le conosce e le chiama a una a una (cfr Gv 10,3), le conduce ai pascoli erbosi e alle acque tranquille (cfr Sal 22-23), per loro imbandisce una mensa, nutrendole con la sua stessa vita.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
“Dio è il vero Signore che non cerca nulla da noi; e guai a noi se non cerchiamo lui. Niente egli chiede a noi, ma egli ci ha cercato, mentre noi non cercavamo lui. Si era dispersa una sola pecora; egli la trovò e pieno di gaudio la riportò sulle sue spalle [cfr Lc 15,4-5]. Era forse necessaria al pastore quella pecora o non era invece più necessario il pastore alla pecora?” (Sant’Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio». Gesù, buon Pastore, viene per ricondurci al santo ovile del suo Cuore. Egli viene con potenza nelle nostre case, viene ad abitare in mezzo a noi (cfr Gv 1,14), si costruisce una casa in terra, non fatta da mani d’uomo (cfr Eb 9,24) ma dallo Spirito Santo. Tutto inizia in una casa, umile, fatta con pietre ed edificata dagli uomini. Questa casa oggi, la tradizione ci dice che si trova a Loreto, di cui oggi ricordiamo la memoria. Tutto inizia lì, ma si sviluppa e si ingrandisce superando ogni aspettativa e immaginazione, oltre ogni preghiera e ogni speranza: Dio Padre nel Figlio suo Gesù, Pietra preziosa rigettata dagli uomini, per mezzo della sua Parola che opera in noi che crediamo (cfr 1Tss 2,13), si edifica un edificio spirituale, fatto di pietre vive (cfr 1Pt 2,5), scelte e scolpite dallo Spirito Santo. Avvento è quindi attendere ed accogliere il Dio che viene. Con il suo braccio potente ci strappa dal dominio del peccato. Con sé ha il premio della perfetta comunione col Padre nello Spirito. Cosa desiderare ancora, cosa altro attendere per essere felici?
Preghiamo
O Dio, che hai fatto giungere ai confini della terra il lieto annunzio del Salvatore, fa’ che tutti gli uomini accolgano con sincera esultanza la gloria del suo Natale. Per il nostro Signore Gesù Cristo…