7 Dicembre 2019 – Sabato, I del Tempo di Avvento – Sant’Ambrogio (Memoria)
(Is 30,19-21.23-26; Sal 146[147]; Mt 9,35-38; 10,1.6-8)
I Lettura: Oggi la prima lettura è un invito alla fiducia che sconfina qualsiasi limite immaginabile e all’abbandono in un Dio che sa trarre luce anche dalla tenebra più oscura.
Vangelo: Dio, ci assicura Gesù, ha un cuore di Pastore e manda pastori al suo popolo sfinito. Come il Salvatore inviò i dodici apostoli, così anche oggi, l’amorosa misericordia di Dio è pronta a suscitare pastori per la sua gente.
Vedendo le folle, ne sentì compassione – Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Gesù Buon Pastore: Benedetto XVI (Angelus, 22 luglio 2012): La Parola di Dio di questa Domenica ci ripropone un tema fondamentale e sempre affascinante della Bibbia: ci ricorda che Dio è il Pastore dell’umanità. Questo significa che Dio vuole per noi la vita, vuole guidarci a buoni pascoli, dove possiamo nutrirci e riposare; non vuole che ci perdiamo e che moriamo, ma che giungiamo alla meta del nostro cammino, che è proprio la pienezza della vita. È quello che desidera ogni padre e ogni madre per i propri figli: il bene, la felicità, la realizzazione. Nel Vangelo di oggi Gesù si presenta come Pastore delle pecore perdute della casa d’Israele. Il suo sguardo sulla gente è uno sguardo per così dire “pastorale”. Ad esempio, nel Vangelo di questa domenica, si dice che «sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose» (Mc 6,34). Gesù incarna Dio Pastore col suo modo di predicare e con le sue opere, prendendosi cura dei malati e dei peccatori, di coloro che sono «perduti» (cfr Lc 19,10), per riportarli al sicuro, nella misericordia del Padre.
Pregate dunque… – Paolo VI (Regina Coeli, 20 aprile 1969): Vocazione: è una chiamata. È una libertà liberissima, messa alla prova, forse la più difficile, ma certo la più bella. È una voce che ha un duplice linguaggio: uno interiore, silenzioso, nel profondo del cuore, ma distinto, e, se autentico, inconfondibile, quello del Signore, che parla per via di Spirito Santo; l’altro esteriore, esaminatore, educatore, rassicurante, non mai contingente, e sempre buono e materno, quello del Pastore, del maestro spirituale. È una voce che dice: venite! e che passa, come un vento profetico, sopra le teste degli uomini anche di questa generazione, la quale, piena com’è del frastuono della vita moderna, si direbbe sorda e inetta a coglierne il senso segreto e drammatico; ma così non è. Qualcuno ascolta. La voce oggi, dalle labbra di Cristo, si fa nostra; è la voce della Chiesa, e chiama. Grida nel deserto? Oh, no. Fu il Signore stesso a insegnarci a sperare anche in ordine a questo misterioso problema: «Pregate il Padrone della messe, affinché mandi operai» nel suo campo (Mt 9,38).
… il signore della messe – Giovanni Paolo II (Omelia, 14 maggio 1982): Parlando della “messe”, della “molta messe” e degli “operai”, Cristo vuole, prima di tutto, far comprendere ai suoi ascoltatori che il “Regno di Dio”, cioè la “salvezza”, è il grande compito di tutti gli uomini. Ogni persona deve sentirsi “lavoratore”, protagonista della propria salvezza: il lavoratore che è chiamato per la “messe”. Ogni persona deve guadagnare onestamente questa salvezza. E questo è essenziale anche per tutta l’opera di evangelizzazione. “Messe” vuol dire, pertanto realizzare in se stessi la missione di evangelizzare. Ogni persona è chiamata dalla Parola di Dio a questo genere di lavoro; è chiamato specialmente ogni giovane – ragazzo o ragazza. Non possiamo evangelizzare gli altri, se prima non siamo noi evangelizzati. Non possiamo collaborare alla salvezza degli altri se prima non entriamo noi nel cammino della salvezza. Abbiamo incominciato questo cammino della salvezza nel giorno del nostro Battesimo, quando rinunciando al male, abbiamo scelto il bene, in Gesù Cristo; cominciammo a vivere la Nuova Vita, frutto della sua Morte e Risurrezione. Questa vita deve svilupparsi sempre. Per questo, egli rimane con noi, nella Chiesa: rimane specialmente nei Sacramenti; rimane nella Eucarestia e nella Penitenza.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
«Solo la virtù della moderazione ha propagato ovunque la Chiesa, frutto del sangue di Cristo; è una virtù che imita i doni celesti: intenta alla redenzione di tutti gli uomini, prosegue questo fine salutare con tanta discrezione, che il cuore degli uomini può sostenerlo, la mente non fuggirlo e l’animo non temerlo. Chi cerca di emendare i vizi della debolezza umana deve in un certo senso sostenere sulle proprie spalle tale debolezza, non rigettarla. Si legge infatti che quel pastore, nel Vangelo, portò sulle sue spalle la pecorella smarrita e stanca, non la cacciò da sé. E Salomone dice: Non essere troppo giusto [Qo 7,16]: la giustizia deve essere temperata dalla moderazione. Come si potrebbe infatti affidare alle tue cure qualcuno che ti sia di fastidio, che si ritenga oggetto di disprezzo dal suo medico, e non di cura attenta? Per questo il Signore Gesù Cristo ebbe pietà di noi: per chiamarci a sé, e non spaventarci, venne mite, venne umile. Inoltre disse: Venite da me voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò sollievo [Mt 11,28]. Il Signore Gesù Cristo, dunque, dà sollievo; non emargina, non rigetta. Per questo motivo, i discepoli da lui eletti devono giustamente essere interpreti della volontà del Signore, raccogliere e non respingere il popolo di Dio» (Sant’Ambrogio).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità». Vegliamo e attendiamo il Signore che viene: egli anche oggi percorre le strade del nostro quotidiano insegnando alle nostre menti, annunciando il Regno al nostro cuore, guarendo le nostre infermità, liberandoci dal peccato, spezzando le catene del Maligno. Gesù è la bonaccia che placa le tempeste che ci investono lungo il nostro navigare della vita. Gesù è il balsamo per le ferite che ci trasciniamo dentro da anni: mancanze di amore, di comprensione, tradimenti, pregiudizi, maldicenze, ingiustizie. Gesù è la medicina per le nostre malattie, per i nostri vizi che non riusciamo a vincere, per i nostri risentimenti che non riusciamo a superare. Gesù è la Misericordia che ci cerca quando ci perdiamo, che ci accoglie quando ritorniamo, che ci precede quando lo seguiamo. Gesù è la Carità che supera la nostra malizia, la nostra superbia, il nostro peccato, perché egli è l’Amore che tutto copre, che tutto spera, che tutto sopporta, che non manca mai di rispetto, che non viene mai meno alle sue promesse. Perché tutti ci ama, tutti ci salva, tutti ci attende, per tutti ha già preparato un posto in Cielo, per tutti ha versato il suo Sangue. Egli è il Signore!
Preghiamo
O Dio, che nel vescovo sant’Ambrogio ci hai dato un insigne maestro della fede cattolica e un esempio di apostolica fortezza, suscita nella Chiesa uomini secondo il tuo cuore, che la guidino con coraggio e sapienza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…