2 Dicembre 2019 – Lunedì, I del Tempo di Avvento
(Is 4,2-6; Sal 121[122]; Mt 8,5-11)
I Lettura: Quando il giudizio divino si sarà manifestato, sarà anche l’inizio della salvezza. Il paese intero rinascerà fino a dare un germoglio e un frutto straordinari. Parallelamente alla ricreazione del paese vi sarà quella del popolo: pochi, ma che vivranno in una regione fertile e riparata.
Vangelo: Per convincere Gesù il centurione usa il suo stile di comando. Riconosce a Gesù un potere analogo al suo. Basta la parola per essere obbedito. Il resto è in più. Questa fiducia sarà ripagata, trapasserà i muri impuri della casa pagana e guarirà chi al centurione sta a cuore.
Molti dall’oriente e dall’occidente verranno nel regno dei cieli – Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
L’annunzio del regno di Dio – CCC 543: Tutti gli uomini sono chiamati ad entrare nel Regno. Annunziato dapprima ai figli di Israele, questo regno messianico è destinato ad accogliere gli uomini di tutte le nazioni. Per accedervi, è necessario accogliere la parola di Gesù: «La parola del Signore è paragonata appunto al seme che viene seminato in un campo: quelli che l’ascoltano con fede e appartengono al piccolo gregge di Cristo hanno accolto il regno stesso di Dio; poi il seme per virtù propria germoglia e cresce fino al tempo del raccolto».
Io non sono degno: Giovanni Paolo II (4 giugno 1989): Le parole “Signore, … io non sono degno” (Lc 7,6) furono pronunciate per la prima volta da un centurione romano, un uomo che era un soldato nella terra di Israele. Benché fosse uno straniero e un pagano, amava il popolo d’Israele, tanto che – come ci dice il Vangelo – aveva perfino costruito una sinagoga, una casa di preghiera (cfr. Lc 7,5). Per questo motivo i Giudei appoggiarono caldamente la richiesta che voleva fare a Gesù, di guarire il suo servo. Rispondendo al desiderio del centurione, Gesù s’incamminò verso la sua casa. Ma ora il centurione, volendo prevenire l’intento di Gesù, gli disse: “Signore, non stare a disturbarti, perché io non sono degno che tu venga sotto il mio tetto; ecco perché non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te. Ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito (Lc 7,6-7). Cristo accedette al desiderio del centurione, ma nello stesso tempo “restò ammirato” dalle parole del centurione e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse. “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande” (Lc 7,9). Se ripetiamo le parole del centurione quando ci accostiamo alla Comunione, lo facciamo perché queste parole esprimono una fede che è forte e profonda. Le parole sono semplici, ma in un certo senso contengono la verità fondamentale la quale dice chi è Dio e chi è l’uomo. Dio è il santo, il creatore che ci dà la vita e che ha fatto tutto ciò che esiste nell’universo. Noi siamo creature e suoi figli, bisognosi di essere guariti dai nostri peccati.
Il Banchetto eucaristico – Card. Tarcisio Bertone (Omelia, 29 novembre 2012): “Scrivi: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello”» (Ap 19,9). In queste parole riconosciamo la stessa beatitudine che il sacerdote proclama durante la Messa prima della Comunione: «Beati gli invitati alla Cena del Signore». Sì, il Banchetto eucaristico è veramente partecipazione a delle nozze, cioè all’unirsi di Dio, nella persona di Gesù, alla sua creatura, ad ognuno di noi e alla Chiesa nel suo insieme come a una Sposa. Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia noi, per così dire, “preghiamo” la Rivelazione, perché nella liturgia della Chiesa la Parola di Dio diventa preghiera. Anche la risposta dell’assemblea a quella beatitudine proclamata dal sacerdote è tratta dalla Sacra Scrittura: «Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato». Questa espressione della liturgia eucaristica è l’eco di quella del centurione romano che chiese a Gesù la guarigione di un suo servo, ma che sapeva di non poter ricevere in casa, come pagano, il Messia dei giudei: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito» (Mt 8,8). E noi, comunicando realmente al Corpo e Sangue di Cristo, possiamo chiedere al Signore una guarigione ancora più profonda e completa, fino alla santificazione dell’anima stessa.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
«Il centurione si presentò con gli anziani del popolo e chiese al Signore di non disdegnare di andare a salvare il suo servo. E siccome il Signore aveva accettato di andare con lui [cfr Lc 7,3-6; Mt 8,5-7], “egli aggiunse: Signore, non disturbarti, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito” (Lc 7,6-7). “Quando il Signore ebbe sentito ciò, ne rimase ammirato” [Lc 7,9]. Dio ha ammirato un uomo. “E disse: Non ho mai trovato una tal fele in Israele” [Mt 8,10], per confondere gli Israeliti che non avevano creduto in lui, come invece faceva quello straniero. Il centurione aveva condotto con sé degli Israeliti e li aveva portati per servirsene come avvocati, ma essi furono ripresi, perché non avevano la fede del centurione. Ecco perché: “Essi andranno nelle tenebre esteriori” [Mt 8,12]» (Efrem).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Verrò e lo guarirò». Vegliamo e attendiamo il Signore che viene: egli viene per guarirci. Gesù è il Medico delle nostre anime. Dio conosce la nostra malattia, perché egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere (Sal 103,14). Egli conosce i pensieri di ogni uomo e sa cosa c’è nel cuore di ciascuno. Gesù è venuto e viene in noi per guarirci dalla malattia del peccato e della morte. Egli è il rimedio efficace che opera con la potenza dello Spirito Santo perché in noi ci sia abbondanza di vita (cfr Gv 10,10). Chi in lui si rifugia non rimane deluso: il profugo trova un luogo dove abitare, il povero trova il cibo con cui saziarsi e il viandante la via che conduce alla mèta. Gesù viene per guarirci! Tutto ciò che lui ha fatto e fa per noi ha questo solo scopo. Perché si è fatto carne? Per guarirci dal peccato! Perché ci ha donato lo Spirito Santo, la Chiesa, la Parola, i Sacramenti e ogni altro dono di grazia? Sempre e solo per liberarci dal male e trionfare sul peccato, affinché potessimo vivere secondo il prestabilito disegno del Padre: essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità (cfr Ef 1,3-7). «Egli vi ha riconciliati nel corpo della sua carne mediante la morte, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili dinanzi a lui» (Col 1,22).
Preghiamo
Il tuo aiuto, o Padre, ci renda perseveranti nel bene in attesa del Cristo tuo Figlio; quando egli verrà e busserà alla porta ci trovi vigilanti nella preghiera, operosi nella carità fraterna ed esultanti nella lode. Per il nostro Signore Gesù Cristo…