29 Novembre 2019 – Venerdì, XXXIV del Tempo Ordinario
(Dn 7,2-14; Dn 3,75-81; Lc 21,29-33)
I Lettura: La visione apocalittica di Daniele si compone di due scene: una che si svolge sulla terra e un’altra che si svolge nella dimensione celeste. La scena terrestre si svolge nel mare, immagine del caos originario, che successivamente viene ordinato dalla Parola di Dio. Da questo emergono quattro bestie, che sono simbolo di quattro regni, quello babilonese, quello medo, quello persiano e quello greco, il corno rappresenta Antioco IV. La scena celeste, invece, è occupata interamente da una corte che si insedia, una specie di tribunale escatologico dove si aprono dei libri, su cui sono scritti i destini del mondo. Il tribunale è presieduto da un vegliardo seduto su di un trono. A lui si avvicina la figura di un figlio di uomo per ricevere il potere e la gloria.
Vangelo: La similitudine del fico vuole insegnare all’uomo ad essere più accorto, a saper leggere i segni dei tempi. È un invito alla vigilanza, lo stesso invito che Gesù rivolgerà a Pietro, a Giacomo e a Giovanni nell’orto del Getsemani (cfr Mc 14,34.37.38). Questi eventi sono così vicini che «non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute». Queste parole di Gesù, che dai più vengono riferite alla distruzione del tempio di Gerusalemme, si realizzeranno alla lettera appena quarant’anni dopo questo annuncio quando le truppe romane raderanno la città santa al suolo.
Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino – Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Noi siamo già nell’ultima ora – CCC 670: Dopo l’ascensione, il disegno di Dio è entrato nel suo compimento. Noi siamo già nell’«ultima ora» (1Gv 2,18). «Già dunque è arrivata a noi l’ultima fase dei tempi e la rinnovazione del mondo è stata irrevocabilmente fissata e in un certo modo è realmente anticipata in questo mondo; difatti la Chiesa già sulla terra è adornata di una santità vera, anche se imperfetta». Il regno di Cristo manifesta già la sua presenza attraverso i segni miracolosi che ne accompagnano l’annunzio da parte della Chiesa.
… nell’attesa che tutto sia a lui sottomesso – CCC 671: Già presente nella sua Chiesa, il regno di Cristo non è tuttavia ancora compiuto «con potenza e gloria grande» (Lc 21,27) mediante la venuta del Re sulla terra. Questo regno è ancora insidiato dalle potenze inique, anche se esse sono già state vinte radicalmente dalla pasqua di Cristo. Fino al momento in cui tutto sarà a lui sottomesso, «fino a che non vi saranno i nuovi cieli e la terra nuova, nei quali la giustizia ha la sua dimora, la Chiesa pellegrinante, nei suoi sacramenti e nelle sue istituzioni, che appartengono all’età presente, porta la figura fugace di questo mondo, e vive tra le creature, le quali sono in gemito e nel travaglio del parto sino ad ora e attendono la manifestazione dei figli di Dio». Per questa ragione i cristiani pregano, soprattutto nell’Eucaristia, per affrettare il ritorno di Cristo dicendogli: «Vieni, Signore» (Ap 22,20).
Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno – Giovanni Paolo II (Angelus, 26 gennaio 1997): Non poche persone, riflettendo sulla situazione del nostro mondo, manifestano smarrimento e talora persino angoscia. Le sconvolge la constatazione di comportamenti individuali o di gruppo che rivelano una sconcertante assenza di valori. Il pensiero va naturalmente a fatti di cronaca anche recenti, che destano in chi li osserva con attenzione un raggelante senso di vuoto. Come non interrogarsi sulle cause, e come non sentire il bisogno di qualcuno che ci aiuti a decifrare il mistero della vita, consentendoci di guardare con speranza verso il futuro? Nella Bibbia, gli uomini che hanno questa missione vengono detti profeti. Sono uomini che non parlano a nome proprio, ma a nome di Dio, mossi dal suo Spirito. Anche Gesù apparve come profeta agli occhi dei suoi contemporanei, che, impressionati, riconobbero in Lui un “profeta potente in opere e in parole” (Lc 24,19). Con la sua vita, e soprattutto con la sua morte e risurrezione, egli si accreditò quale profeta per eccellenza, essendo il Figlio stesso di Dio. È quanto afferma la Lettera agli Ebrei: “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1,1-2). Il mistero del Profeta di Nazaret non cessa di interpellarci. Il suo messaggio, consegnato nei Vangeli, resta nel volgere dei secoli e dei millenni sempre attuale. Egli stesso ha detto: “I cieli e la terra passeranno, le mie parole non passeranno” (Mc 13,31). In Gesù, Figlio suo incarnato, Dio ha detto la parola definitiva sull’uomo e sulla storia, e la Chiesa la ripropone con sempre nuova fiducia, sapendo che essa è l’unica parola capace di dare senso pieno alla vita dell’uomo. Non di rado la profezia di Gesù può risultare scomoda, ma è sempre salutare! Cristo è segno di contraddizione (Lc 2,34), proprio perché tocca l’animo in profondità, obbliga chi lo ascolta a mettersi in questione, chiede la conversione del cuore.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
Il suo trono era come vampe di fuoco – “Il trono di Dio, spiega qui Origène, sono i monaci, gli eremiti e gli altri che, vivendo riuniti in un unico posto, si applicano al servizio di Dio senza andare girovagando: nei loro cuori tranquilli risiede Dio. Giustamente sono detti «vampe di fuoco» perché sono infiammati di amore di Dio e del prossimo e del desiderio della patria celeste. È detta fiamma specialmente quella della fornace, perché viene ravvivata dal soffio dei mantici. La fornace di fuoco è il cuore del giusto, dal quale, con il soffio dei mantici, cioè della contrizione e della confessione, viene accesa la fiamma della duplice carità. Dice infatti il salmo: «Che fai degli spiriti i tuoi angeli, e delle fiamme di fuoco i tuoi ministri» [Sal 103,4]. Gli angeli, i messaggeri, e cioè i giusti, sono spiriti, perché non hanno gusto alcuno delle cose terrene e carnali; sono vampe di fuoco in quanto amano Dio e il prossimo” (Sant’Antonio da Padova).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». Questi ultimi giorni dell’Anno Liturgico stanno proiettando la nostra riflessione verso le cose ultime, quelle eterne. Anche oggi il Vangelo ci ricorda che tutto passa, ma Dio rimane per sempre, tutto finisce ma l’Amore è fedele, tutto tramonta ma la sua Parola è per sempre! Quando tutto sarà passato cosa ci attende? Sono quelle realtà che la Chiesa definisce i “novissimi”, cioè le ultimissime cose. Esse sono: morte, giudizio, inferno e paradiso. Quando tutto sarà passato, lo stesso passaggio sarà segnato dalla morte, inevitabile realtà per ogni vivente (cfr Rm 5,12). Alla morte saremo sottoposto al giudizio, dovremo cioè rendere conto dei talenti ricevuti (cfr Mt 25,19; Lc 19,15). Qui ciascuno raccoglierà ciò che avrà seminato (cfr Gal 6,7-8). Se i primi due novissimi sono passaggi comuni e transitori, gli ultimi due sono opposti ed eterni: l’inferno e il paradiso sono l’eterno “con me o contro di me” (cfr Mt 12,30). Non è Dio che ci manda in paradiso o all’inferno, perché non crediamo nella predestinazione o nel destino, ma saranno le nostre scelte e le nostre opere a giudicarci (cfr Lc 19,22). Tralasciamo le cose che passano e indirizziamo con fiducia la nostra vita verso le cose belle ed eterne. E a tal proposito, non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo (Gal 6,9).
Preghiamo
Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo…