I Lettura: Daniele dà prova della sua conoscenza delle cose divine anche sotto un altro monarca, Baltassàr. Questi imbandisce un banchetto e, ad un certo punto, fa portare i vasi sacri prelevati dal tempio di Gerusalemme per bere lui, i suoi dignitari, mogli e concubine. Il gesto profanatorio è grave e non passa ingiudicato. La sentenza negativa è manifestata direttamente da Dio: la sua mano, simbolo dell’azione di Dio nella vita dell’uomo, scrive alcune parole sul muro in una lingua scono-sciuta al re peccatore, solo l’uomo di Dio può comprendere quel linguaggio.
Vangelo: L’essere cristiani pone nella condizione di essere perseguitati, calunniati, odiati per il nome di Cristo, anche dal padre o dal fratello. Il martirio, affrontare la morte per la fede, per il cri-stiano non è un incidente di percorso o qualcosa di molto improbabile. Essere cristiani non significa non subire alcun danno o offesa, ma che ogni sofferenza verrà ricompensata e niente andrà perduto, neppure un capello. Essere discepoli di Cristo è una scelta che riserva un calice amaro: è il prezzo della verità.
Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto – Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
La Medaglia Miracolosa – Direttorio su Pietà Popolare e Liturgia (Principi e Orientamenti n. 206): I fedeli amano anche portare su di sé, quasi sempre appese al collo, medaglie con l’immagine della beata Vergine Maria. Esse sono testimonianza di fede, segno di venerazione verso la santa Madre del Signore, espressione di fiducia nella sua materna protezione. La Chiesa benedice questi oggetti di pietà mariana, ricordando che essi «servono a richiamare l’amore di Dio e ad accrescere la fiducia nella beata Vergine», ma ammonisce i fedeli a non dimenticare che la devozione alla Madre di Gesù esige soprattutto «una coerente testimonianza di vita». Tra le medaglie mariane spicca, per la sua straordinaria diffusione, la cosiddetta “medaglia miracolosa”. Essa ebbe origine dalle apparizioni della Vergine Maria, nel 1830, ad un’umile novizia delle Figlie della Carità, la futura santa Caterina Labouré. La medaglia, coniata secondo le indicazioni fornite dalla Vergine alla Santa, per il suo ricco simbolismo, è stata chiamata “microcosmo mariano”: richiama infatti il mistero della Redenzione, l’amore del Cuore di Cristo e del Cuore addolorato di Maria, la funzione mediatrice della Vergine, il mistero della Chiesa, il rapporto tra terra e cielo, vita temporale e vita eterna […]. La “medaglia miracolosa”, come le altre medaglie della Vergine e altri oggetti di culto, non è un talismano né deve condurre alla vana credulità. La promessa della Vergine, secondo cui «le persone che la porteranno riceveranno grandi grazie», esige dai fedeli una adesione umile e tenace al messaggio cristiano, una preghiera perseverante e fiduciosa, una coerente condotta di vita.
Io vi darò parola e sapienza – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 24 maggio 1989): Lo Spirito Santo-paraclito sarà l’avvocato difensore degli apostoli, e di tutti coloro che, nei secoli, saranno nella Chiesa gli eredi della loro testimonianza e del loro apostolato, particolarmente nei momenti difficili che impegneranno la loro responsabilità fino all’eroismo. Lo ha predetto e promesso Gesù: “Vi consegneranno ai loro tribunali… sarete condotti davanti ai governatori e ai re… Quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire… non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Mt 10,17-20 similiter Mc 13,11; Lc 12,12, “perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire”). Anche in questo senso molto concreto, lo Spirito Santo è il paraclito-avvocato. Si fa trovare vicino, e anzi presente agli apostoli, quando essi devono confessare la verità, motivarla e difenderla. Egli stesso, diventa allora il loro ispiratore; egli stesso parla con le loro parole, e insieme con essi e per loro mezzo rende testimonianza a Cristo e al suo Vangelo. Avanti agli accusatori egli diventa come l’“Avvocato” invisibile degli accusati, per il fatto che agisce come loro patrocinatore, difensore, confortatore. Specialmente durante le persecuzioni contro gli apostoli e contro i primi cristiani, ma anche in quelle di tutti i secoli, si avvereranno le parole pronunciate da Gesù nel Cenacolo: “Quando verrà il Paraclito che io vi manderò dal Padre… egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me sin dal principio” (Gv 15,26-27).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto – «Sappiamo, fratelli, che un taglio nella carne fa male, il taglio del capello non fa male. E il Signore dice ai suoi martiri: “Non cadrà neppure un capello dal vostro capo”, volendo significare: Perché temete di perdere un membro che fa male, se lo tagliate, quando c’è una promessa che neanche ciò che al taglio non duole sarà perduto? Continua: “Se saprete resistere, vi salverete” (Lc 21,19). La salvezza dell’anima è riposta nella virtù della pazienza, perché la fonte e la protezione di tutte le virtù è la pazienza. Attraverso la pazienza diventiamo padroni della nostra vita, perché quando impariamo a dominar noi stessi, allora davvero cominciamo ad essere padroni di ciò che siamo» (San Gregorio Magno).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». “La perseveranza potremmo definirla pure come pazienza: è la capacità di sopportare, portare sopra le spalle, sopportare, di rimanere fedeli, anche quando il peso sembra diventare troppo grande, insostenibile, e saremmo tentati di giudicare negativamente e di abbandonare tutto e tutti. La consolazione, invece, è la grazia di saper cogliere e mostrare in ogni situazione, anche in quelle maggiormente segnate dalla delusione e dalla sofferenza, la presenza e l’azione compassionevole di Dio. Ora, san Paolo ci ricorda che la perseveranza e la consolazione ci vengono trasmesse in modo particolare dalle Scritture, cioè dalla Bibbia. Infatti la Parola di Dio, in primo luogo, ci porta a volgere lo sguardo a Gesù, a conoscerlo meglio e a conformarci a Lui, ad assomigliare sempre di più a Lui. In secondo luogo, la Parola ci rivela che il Signore è davvero «il Dio della perseveranza e della consolazione» (Rm 15,4-5), che rimane sempre fedele al suo amore per noi, cioè che è perseverante nell’amore con noi, non si stanca di amarci! È perseverante: sempre ci ama! Si prende cura di noi, ricoprendo le nostre ferite con la carezza della sua bontà e della sua misericordia, cioè ci consola. Non si stanca neanche di consolarci”. (Papa Francesco, 22 marzo 2017)
Preghiamo
Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo…