Antifona d’ingresso
L’Agnello immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza e sapienza e forza e onore: a lui gloria e potenza nei secoli, in eterno. (Ap 5,12; 1,6)
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che hai voluto rinnovare tutte le cose in Cristo tuo Figlio, re dell’universo, fa’ che ogni creatura, libera dalla schiavitù del peccato, ti serva e ti lodi senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Oppure:
O Dio Padre, che ci hai chiamati a regnare con te nella giustizia e nell’a-more, liberaci dal potere delle tenebre; fa’ che camminiamo sulle orme del tuo Figlio, e come lui doniamo la nostra vita per amore dei fratelli, certi di condividere la sua gloria in paradiso. Egli è Dio, e vive e regna con te…
Prima Lettura 2Sam 5,1-3
Unsero Davide re d’Israele.
Con il regno davidico Israele, unificandosi politicamente sotto un unico re, raggiungerà l’apice della potenza e dell’espansione. Con l’unzione regale, si realizza la parola del Signore (cfr 1Sam 16,1.13): per volontà divina Davide sarà pastore e capo. Pastore è uno dei più antichi titoli attribuiti ai re in tutto il mondo antico: dice respon–sabilità e cura indefessa del popolo; si dirà anche del Cristo (cfr 1Pt 2,25; 5,4) e del suo vicario in terra (cfr Gv 21,15ss).
Dal secondo libro di Samuèle
In quei giorni, vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”». Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 121 (122)
Rit. Andremo con gioia alla casa del Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! Rit.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. Rit.
Seconda Lettura Col 1,12-20
Ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore.
San Paolo descrive l’opera della salvezza come passaggio dalle tene–bre al Regno del Cristo, Regno di luce (v. 13). Questa opera salvifica è iniziativa del Padre. È lui infatti che ci ha resi eredi della promessa, mettendoci in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce (v. 12; Ef 1,11-13). La seconda parte del brano (vv. 15-20) è un inno al primato assoluto di Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli. Parola di Dio.
Canto al Vangelo Mc 11,9.10
Alleluia, alleluia.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Alleluia.
Vangelo Lc 23,35-43
Signore, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno.
Nel brano evangelico odierno i versetti 39-43 sono propri di Luca e sono elaborati sulla linea della letteratura dei martiri. La morte del giusto, intesa come martirio (= testimonianza), conquista i peccatori (vv. 40-42). Nel testo, poi, possiamo ravvisare queste indicazioni: Gesù è il Signore, ha potere sulla vita e sulla morte; Giudice degli uomini dona il premio ai giusti e il castigo ai reprobi. Infine, l’uni–versalità della salvezza. Tutti gli uomini sono chiamati al banchetto del Regno. È la fede in Gesù a salvare l’uomo: «oggi con me sarai nel paradiso». Luca, ancora una volta, testimonia, con delicata finezza, la misericordia di Dio che si rivela soprattutto nel perdono (cfr Lc 15).
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Parola del Signore.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Nostro Signore Gesù Cristo – CCC 440: Gesù ha accettato la professione di fede di Pietro che lo riconosceva quale Messia, annunziando la passione ormai vicina del Figlio dell’uomo. Egli ha così svelato il contenuto autentico della sua regalità messianica, nell’identità trascendente del Figlio dell’uomo «che è disceso dal cielo» (Gv 3,13), come pure nella sua missione redentrice quale Servo sofferente: «Il Figlio dell’uomo […] non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). Per questo il vero senso della sua regalità si manifesta soltanto dall’alto della croce. Solo dopo la risurrezione, la sua regalità messianica potrà essere proclamata da Pietro davanti al popolo di Dio: «Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!» (At 2,36).
Il Regno di Dio – CCC 2816: Nel Nuovo Testamento la parola «Basi-leia» può essere tradotta con «regalità» (nome astratto), «regno» (nome concreto) oppure «signoria» (nome d’azione). Il regno di Dio è prima di noi. Si è avvicinato nel Verbo incarnato, viene annunciato in tutto il Vangelo, è venuto nella morte e risurrezione di Cristo. Il regno di Dio viene fin dalla santa Cena e nell’Eucaristia, esso è in mezzo a noi. Il Regno verrà nella gloria allorché Cristo lo consegnerà al Padre suo: «È anche possibile che il regno di Dio significhi Cristo in persona, lui che invochiamo con i nostri desideri tutti i giorni, lui di cui bramiamo affrettare la venuta con la nostra attesa. Come egli è la nostra risurrezione, perché in lui risuscitiamo, così può essere il regno di Dio, perché in lui regneremo».
Cristo Re dell’Universo – Giovanni Paolo II (Angelus, 25 novembre 1990): La solennità di Cristo Re dell’Universo conclude oggi il ciclo annuale delle celebrazioni liturgiche, con cui la Chiesa commemora e rivive i misteri della vita del Signore: l’incarnazione del Verbo di Dio nel grembo di Maria, la sua nascita, la sua morte e risurrezione, il dono dello Spirito Santo. La Chiesa ha ascoltato nella proclamazione delle Scritture, domenica dopo domenica, con costante attenzione e viva fede, le parole del Maestro. Ora, concludendo questo spirituale cammino, essa medita sul ritorno di Cristo, sul pieno compimento del Regno da lui predicato, e ama rinnovare la propria fede in Gesù, Re dell’Universo. Egli è Re di bontà, donatore di grazia, che nutre il suo popolo e lo vuole raccolto attorno a sé, come un pastore che passa in rassegna il suo gregge, raduna le sue pecore da tutti i luoghi, dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine (cfr. Ez 34,12); le vuole illuminare e far riposare. Gesù Cristo è Re di misericordia, testimone e segno della bontà di Dio Padre.
Cristo è il centro della storia dell’umanità – Papa Francesco (Omelia, 24 novembre 2013): Cristo è il centro della storia dell’umanità, e anche il centro della storia di ogni uomo. A Lui possiamo riferire le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di cui è intessuta la nostra vita. Quando Gesù è al centro, anche i momenti più bui della nostra esistenza si illuminano, e ci dà speranza, come avviene per il buon ladrone nel Vangelo di oggi. Mentre tutti gli altri si rivolgono a Gesù con disprezzo – “Se tu sei il Cristo, il Re Messia, salva te stesso scendendo dal patibolo!” – quell’uomo, che ha sbagliato nella vita, alla fine si aggrappa pentito a Gesù crocifisso implorando: «Ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno» (Lc 23,42). E Gesù gli promette: «Oggi con me sarai nel paradiso» (v. 43): il suo Regno. Gesù pronuncia solo la parola del perdono, non quella della condanna; e quando l’uomo trova il coraggio di chiedere questo perdono, il Signore non lascia mai cadere una simile richiesta. Oggi tutti noi possiamo pensare alla nostra storia, al nostro cammino. Ognuno di noi ha la sua storia; ognuno di noi ha anche i suoi sbagli, i suoi peccati, i suoi momenti felici e i suoi momenti bui. Ci farà bene, in questa giornata, pensare alla nostra storia, e guardare Gesù, e dal cuore ripetergli tante volte, ma con il cuore, in silenzio, ognuno di noi: “Ricordati di me, Signore, adesso che sei nel tuo Regno! Gesù, ricordati di me, perché io ho voglia di diventare buono, ho voglia di diventare buona, ma non ho forza, non posso: sono peccatore, sono peccatore. Ma ricordati di me, Gesù! Tu puoi ricordarti di me, perché Tu sei al centro, Tu sei proprio nel tuo Regno!”. Che bello! Facciamolo oggi tutti, ognuno nel suo cuore, tante volte. “Ricordati di me, Signore, Tu che sei al centro, Tu che sei nel tuo Regno!”. La promessa di Gesù al buon ladrone ci dà una grande speranza: ci dice che la grazia di Dio è sempre più abbondante della preghiera che l’ha domandata. Il Signore dona sempre di più, è tanto generoso, dona sempre di più di quanto gli si domanda: gli chiedi di ricordarsi di te, e ti porta nel suo Regno! Gesù è proprio il centro dei nostri desideri di gioia e di salvezza. Andiamo tutti insieme su questa strada!
In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso – CCC 2605: Quando giunge l’Ora in cui porta a compimento il disegno di amore del Padre, Gesù lascia intravvedere l’insondabile profondità della sua preghiera filiale, non soltanto prima di consegnarsi volontariamente («Padre,… non… la mia, ma la tua volontà»: Lc 22,42), ma anche nelle ultime sue parole sulla croce, là dove pregare e donarsi si identificano: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34); «In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso» (Lc 23,43); «Donna, ecco il tuo figlio. […] Ecco la tua Madre» (Gv 19,26-27); «Ho sete!» (Gv 19,28); «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15,34); «Tutto è compiuto!» (Gv 19,30); «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46), fino a quel «forte grido» con il quale muore, rendendo lo spirito.
Preghiera dei Fedeli (proposta)
Fratelli e sorelle, in Gesù il Padre ha voluto perdonarci e riconciliarci con sé. Facciamo salire la nostra preghiera al Padre per mezzo di Gesù Cristo re dell’universo.
Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore!
– Per la Chiesa e i suoi pastori: nel battesimo offra a tutti gli uomini il dono della chiamata alla stessa vita vissuta da Gesù. Preghiamo. Rit.
– Per coloro che hanno autorità su questa terra: sull’esempio di Cristo Re si facciano servi dei loro popoli. Preghiamo. Rit.
– Per coloro che sono lontani da Dio: ascoltino la voce di Gesù che offre loro il perdono e l’entrata nel suo regno. Preghiamo. Rit.
– Per la nostra comunità cristiana: perché ogni credente eserciti la propria vocazione in famiglia, sul luogo di lavoro, nel tempo libero. Preghiamo. Rit.
Celebrante
Padre onnipotente, fa’ che tutti gli uomini entrino nel tuo regno di giustizia, di pace e di amore. Per Cristo nostro Signore.
Preghiera sulle offerte
Accetta, o Padre, questo sacrificio di riconciliazione, e per i meriti del Cristo tuo Figlio concedi a tutti i popoli il dono dell’unità e della pace. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Prefazio
Cristo sacerdote e re dell’universo.
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Tu con olio di esultanza
hai consacrato Sacerdote eterno
e Re dell’universo il tuo unico Figlio,
Gesù Cristo nostro Signore.
Egli, sacrificando se stesso
immacolata vittima di pace sull’altare della Croce,
operò il mistero dell’umana redenzione;
assoggettate al suo potere tutte le creature,
offrì alla tua maestà infinita
il regno eterno e universale:
regno di verità e di vita,
regno di santità e di grazia,
regno di giustizia, di amore e di pace…
E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
ai Troni e alle Dominazioni
e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con voce incessante
l’inno della tua gloria: Santo…
Antifona alla comunione
Re in eterno siede il Signore: benedirà il suo popolo nella pace. (Sal 29,10-11)
Oppure:
“Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. “Oggi sarai con me in paradiso”. (Lc 23,42-43)
Preghiera dopo la comunione
O Dio, nostro Padre, che ci hai nutriti con il pane della vita immortale, fa’ che obbediamo con gioia a Cristo, Re dell’universo, per vivere senza fine con lui nel suo regno glorioso. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Un po’ di pane per camminare
In questa solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, istituita dal papa Pio XI con l’enciclica Quas Primas dell’11 dicembre 1925, il tema della regalità viene trattato oggi da tutte le letture, sebbene da diversi punti di vista.
Il punto di partenza veterotestamentario è rappresentato naturalmente nella prima lettura dalla figura del re ideale, depositario delle promesse di Yahweh, personificata da Davide.
Il Vangelo, invece, ricorda il paradosso della croce di Cristo che si rivela autentico Re dell’Universo nel consegnare la sua vita al Padre e nell’in-trodurre nel suo regno il Buon Ladrone.
“Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano”. Lc, nel raccontare la morte di Gesù, ci riferisce particolari importanti non presenti negli altri Sinottici. Egli distingue accuratamente il comportamento del “popolo – laòs” da quello dei “capi – árchon-tes”. Il popolo non si unisce ai capi nel deridere Gesù. In 23,48 Lc descrive la gente “venuta a vedere questo spettacolo”, che però ci ripensa e si pente. Per contro, Mc 15,29 e Mt 27,39 dicono che “Quelli che passavano di lì lo insultavano”.
“Ha salvato altri! Salvi se stesso”. Questa frase che ritroviamo al momento della passione, ha un suo parallelo all’inizio della vita pubblica nel proverbio citato da Gesù stesso ai nazareni: “Certamente voi mi citerete questo proverbio: «Medico, cura te stesso»” (Lc 4,23). Gesù sulla croce riceve ancora la stessa frecciata. Questa è la prima di tre richieste di autosalvezza (cfr vv. 37 e 39). Salvare se stesso è il desiderio fondamentale dell’uomo che cerca in ogni modo di scongiurare la morte. Gesù salva gli altri ma non se stesso; anzi li salva perdendo se stesso.
“… se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. A differenza di Mc 15,32 che ha: “il Cristo, il re d’Israele” e di Mt 27,42 che ha: “il re d’Israele”, Lc usa le stesse parole già usate nella confessione di Pietro: “il Cristo di Dio” (Lc 9,20). Invece del titolo “re”, che verrà ripreso nel seguente versetto, Lc aggiunge “ho eklektós – l’eletto”, che riecheggia la voce dalla nube nella Trasfigurazione “ho eklelegménos – Questi è il Figlio mio, l’eletto” (Lc 9,35).