I Lettura: Nella solitudine totale, Giobbe, sente che ormai i suoi giorni vengono meno, ma ha una speranza nel cuore, che lo proietta al di là del sepolcro: “So che il mio redentore è vivo… Dopo che questa mia pelle sarà distrutta…io vedrò Dio… e lo contemplerò non da straniero”. La morte non è più l’ultima realtà dell’uomo: l’ultima realtà, per chi crede in Cristo è la vita eterna.
II Lettura: San Paolo ci invita a restare ancorati alla speranza donataci da Gesù nella sua morte e risurrezione. La speranza è quella della salvezza e ne dà testimonianza il sacrificio di Cristo che, nonostante il peccato dell’uomo, si è offerto spontaneamente per la sua redenzione. Ci esorta, dunque, a vantarci di questa realtà di cui siamo stati rivestiti, e a vantarcene anche nelle tribolazioni che ci rendono più vicini al nostro Redentore.
Vangelo: La volontà salvifica che anima tutto il sacrificio di Cristo è riassunto in queste poche righe che oggi il Vangelo ci propone. La salvezza degli uomini è il grande progetto che Dio attua attraverso il suo Figlio; oggi Gesù lo manifesta ai suoi perché anche essi uniti a Lui completino nella loro carne quei patimenti necessari per il compimento dell’opera divina.
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno
DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
LA PAROLA DI DIO COMMENTATA DAL MAGISTERO DELLA CHIESA
Sono risorto e ora sono sempre con te – Benedetto XVI (Angelus, 2 novembre 2008): Rinnoviamo quest’oggi la speranza della vita eterna fondata realmente nella morte e risurrezione di Cristo. “Sono risorto e ora sono sempre con te”, ci dice il Signore, e la mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani e sarò presente persino alla porta della morte. Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente, là io ti aspetto per trasformare per te le tenebre in luce. La speranza cristiana non è però mai soltanto individuale, è sempre anche speranza per gli altri. Le nostre esistenze sono profondamente legate le une alle altre ed il bene e il male che ciascuno compie tocca sempre anche gli altri. Così la preghiera di un’anima pellegrina nel mondo può aiutare un’altra anima che si sta purificando dopo la morte. Ecco perché oggi la Chiesa ci invita a pregare per i nostri cari defunti e a sostare presso le loro tombe nei cimiteri. Maria, stella della speranza, renda più forte e autentica la nostra fede nella vita eterna e sostenga la nostra preghiera di suffragio per i fratelli defunti.
Il ricordo dei defunti – Paolo VI (Udienza Generale, 2 novembre 1966): Fratelli e Figli carissimi! Che cosa stiamo facendo? Stiamo compiendo un atto di memoria e di pietà; stiamo ricordando i nostri Defunti e pregando per la loro eterna pace. Siamo tutti abituati a questo esercizio di carità religiosa, che proviene dalla nostra educazione cristiana, e che si alimenta della nostra partecipazione alla vita liturgica della Chiesa, e dalla nostra personale sensibilità dei vincoli che ancora ci uniscono con coloro che sono scomparsi dalla scena di questo mondo. Ma oggi il ricordo dei Defunti e l’invito a offrire per loro i nostri suffragi si fanno più espliciti e più gravi; così che la memoria dei Morti si trasforma facilmente nella meditazione della morte. La quale, Fratelli e Figli carissimi, è sempre grande, profonda e oscura, come un oceano notturno; e la maggior parte degli uomini rifugge dal fermarvi il pensiero, non avendo nella propria ragione lume sufficiente per non essere terrorizzati. Ascoltiamo, ad esempio, la voce d’un celebre saggio a questo proposito: «Io vedo questi paurosi spazi dell’universo che mi circondano, ed io mi trovo attaccato ad un cantuccio di questa immensità, senza ch’io sappia perché io sia collocato in questo luogo piuttosto che in un altro, né perché il poco tempo che m’è dato da vivere mi sia assegnato a questo punto, piuttosto che in un altro da tutta l’eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi succede. Io non vedo che estensioni infinite da ogni parte, che mi racchiudono come un atomo e come un’ombra che non dura che un istante senza ritorno. Tutto ciò ch’io conosco è che devo ben presto morire; ma ciò ch’io più ignoro è questa morte stessa, a cui non mi è dato sfuggire» (Pascal, Pensées, 194). Ma ringraziamo la nostra religione, che non solo toglie l’angosciosa paura che circonda il mistero della morte, ma ci educa altresì a guardarla con sereno realismo ed a trarne indispensabili insegnamenti per ben valutare ogni cosa del nostro transito nel tempo e per avere dei nostri Morti qualche consolante notizia.
LA PAROLA DI DIO COMMENTATA DAI PADRI DELLA CHIESA
«Quando verrà la risurrezione del vero e totale corpo di Cristo, i membri di Cristo, oggi ossa disseccate, si ricomporranno e tutti insieme formeranno un uomo perfetto commisurato alla pienezza del corpo di Cristo [cfr Ef 4,13]. Allora la moltitudine di membri avrà un corpo solo, perché tutti appartengono allo stesso corpo» (Origene).
SILENZIO / PREGHIERA / LA TUA TRACCIA
«Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno». Oggi la Chiesa ci porta a riflettere sulla nostra eternità. Il mondo ci dice che quando nasciamo abbiamo un’unica certezza: che un giorno moriremo. Non sappiamo cosa ci riserva la vita, gioie e dolori, speranze e delusioni, una vita breve o una lunga vecchiaia, ma la morte certo ci raggiungerà. È innegabile quanto ci dice il mondo, la scienza ed è innegabile che la morte dell’uomo sia una triste verità di cui facciamo quotidiana esperienza. Ma Cristo ha altro da dirci, una verità che fonda la nostra fede in Colui che è da sempre e per sempre. Se è vero che il corpo è destinato alla morte, è ancora più vero che noi non moriremo mai: siamo stati pensati e creati per l’immortalità, siamo destinati all’eternità. La morte è un doloroso passaggio che consegnerà alla terra la nostra parte carnale, ma l’anima nostra è immortale e non conosce interruzioni. E con essa i nostri sentimenti, la nostra storia, le nostre scelte. Ecco perché ha senso andare a “trovare” i nostri defunti: non per piangere la loro fine, ma per continuare a sentirli vicini, a pregare per loro, qualora ancora si trovassero nella necessità di essere purificati in vista dell’ingresso eterno in Paradiso, per invocare la loro intercessione che è preziosa per ottenere la grazia della santità.
PREGHIAMO
Ascolta, o Dio, la preghiera che la comunità dei credenti innalza a te nella fede del Signore risorto, e conferma in noi la beata speranza che insieme ai nostri fratelli defunti risorgeremo in Cristo a vita nuova. Per il nostro Signore Gesù Cristo…