I Lettura: “Paolo ricorda ai suoi lettori che, benché la sofferenza sia un segno dell’esperienza cristiana autentica, essa non è che un momento di transizione verso la gloria garantita che li attende nell’éschaton” (Nuovo grande commentario biblico, Queriniana).
Vangelo: Il lavoro dell’uomo nel campo, la donna che prepara il pane per la famiglia: azioni semplici, quotidiane che però porteranno gioia e ristoro alla famiglia e a quanti stanno intorno. Così si costruisce il regno di Dio: attraverso gesti umili che portano l’intrinseco potere della Carità.
Il granello crebbe e divenne un albero – Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami». E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Il regno di Dio è simile… – Mons. Vincenzo Paglia (Omelia, 30 ottobre 2007): Di fronte alla crescente opposizione nei confronti di Gesù possono nascere dubbi sul successo della sua missione. Insomma, ci si potrebbe chiedere: il Vangelo non è troppo debole per un mondo così forte? Non è troppo semplice per un mondo sempre più complesso? Di fronte a questi dubbi, possiamo ascoltare queste due parabole, quella del granello di senapa e quella del lievito nella pasta. Il regno di Dio, ossia il mondo di pace e di amore, di giustizia e di misericordia, che Dio vuole realizzare, inizia, appunto, come un seme o come un lievito. Certo, è importante che il seme penetri nel terreno e che il lievito sia mescolato nella pasta. Ma ambedue, se conservano la loro forza e la loro energia, se non sono cioè affievoliti dalla nostra pigrizia e dal nostro egocentrismo, daranno frutto. Il seme produrrà un albero grande e il lievito fermenterà la pasta del mondo. Tanti potranno ristorarsi all’ombra dell’albero dell’amore e tanti potranno sfamarsi con il pane della misericordia. Ma il sale deve restare salato e il lievito integro: il Vangelo è efficace se comunicato “senza aggiunte”, come ci ricorda Francesco d’Assisi.
Il regno di Dio – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 4 novembre 1987): Il definitivo mandato, che Cristo crocifisso e risorto dà agli apostoli (cfr Mt 28,18-20), è stato da lui preparato sotto tutti gli aspetti. Momento-chiave della preparazione è stata la vocazione degli apostoli: “Costituì Dodici che stessero con lui anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni” (Mc 3,14-15). In mezzo ai Dodici, Simon Pietro diventa destinatario di uno speciale potere in ordine al regno: “E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,18-19). Chi parla in questo modo, si dimostra convinto di possedere il regno, di averne la sovranità totale, e di poterne affidare le “chiavi” a un suo rappresentante e vicario, come e più ancora di quello che farebbe un re della terra con un suo luogotenente o primo ministro Questa evidente convinzione di Gesù spiega perché egli, durante il suo ministero, parli della sua opera presente e futura come di un nuovo regno introdotto nella storia umana: non solo come verità annunciata ma come realtà viva, che si sviluppa, cresce e fermenta tutta la pasta umana, come leggiamo nella parabola del lievito (cfr Mt 13,33; Lc 13,21). Questa e le altre parabole del regno (cfr Mt 13) attestano come questa sia stata l’idea centrale di Gesù, ma anche la sostanza della sua opera messianica, che egli vuole si prolunghi nella storia, anche dopo il suo ritorno al Padre, mediante una struttura visibile che fa capo a Pietro (cfr Mt 16,18-19).
Bisogna impastare mediante la preghiera le umili situazioni quotidiane – CCC 2660: Pregare negli avvenimenti di ogni giorno e di ogni istante è uno dei segreti del Regno rivelati ai «piccoli», ai servi di Cristo, ai poveri delle beatitudini. È cosa buona e giusta pregare perché l’avvento del regno di giustizia e di pace influenzi il cammino della storia, ma è altrettanto importante «impastare» mediante la preghiera le umili situazioni quotidiane. Tutte le forme di preghiera possono essere quel lievito al quale il Signore paragona il Regno.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
«“Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo”. Siccome Gesù aveva detto che i tre quarti della semente sarebbero andati perduti, che una sola parte si sarebbe salvata e che nella parte restante si sarebbero verificati tanti gravi danni, i suoi discepoli potevano bene chiedergli: Ma quali e quanti saranno i fedeli? Egli allora toglie il loro timore inducendoli alla fede mediante la parabola del granello di senape e mostrando loro che la predicazione della buona novella si diffonderà su tutta la terra. Sceglie per questo scopo un’immagine che ben rappresenta tale verità. “È vero che esso è il più piccolo di tutti i semi; ma cresciuto che sia, è il più grande di tutti i legumi e diviene albero, tanto che gli uccelli dell’aria vengono a fare il nido tra i suoi rami” [Mt 13,32]. Cristo voleva presentare loro il segno, la prova della grandezza. Così – egli spiega – sarà anche della predicazione della buona novella. In realtà i discepoli erano i più umili e deboli tra gli uomini, inferiori a tutti; ma, siccome in loro c’era una grande forza, la loro predicazione si è diffusa in tutto il mondo» (San Giovanni Crisostomo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio». È particolarmente bella questa espressione di san Paolo, ascoltata oggi nella Prima Lettura. Essa ci mostra una creazione viva e in attesa, anzi in trepidante e ardente attesa. La creazione sente che è amata da Dio, riconosce in lui il suo Signore, sa che da lui proviene ogni dono perfetto, attende fiduciosa ciò che il Dio fedele le ha promesso, anzi già ne gode come cosa certa e ottenuta. E così, seppur ancora vaghiamo nelle sofferenze di questo mondo, siamo già immersi nell’amore eterno di Dio, sapendo che la speranza cui ci ha chiamati non delude, perché l’amore di Dio è già stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (cfr Rm 5,5). Ed ecco essere chiaro anche l’esempio che Gesù ci offre nel Vangelo: il dono dello Spirito Santo è questo granello che Dio ha messo nel terreno della nostra anima il giorno del Battesimo. Ora questo seme, se ben custodito, liberato dalle erbacce dei vizi, riparato dal fuoco delle passioni, innaffiato con la preghiera, protetto dal vento del peccato, cresce, si irrobustisce, produce frutto, diviene un albero fecondo, capace di ospitare, di proteggere, di dare amore.
Preghiamo
Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti, fa’ che amiamo ciò che comandi. Per il nostro Signore Gesù Cristo…