meditazioni, Ottobre

14 Ottobre 2019

      I Lettura: Paolo ricorda ai cristiani di Roma la sua missione apostolica che è l’annuncio del Vangelo. All’inizio della lettera accenna i punti fondamentali: Gesù è veramente uomo ed è già stato annunciato nell’AT; la sua Risurrezione; Cristo è la sorgente della santificazione.

      Vangelo: Gesù lamentandosi fa intendere che la corrispondenza umana non cresce col molti-plicarsi dei segni. Dio ha riempito la storia di segni per condurre l’uomo alla salvezza. Se non sarà l’uomo ad aprirsi a questa corrispondenza, tutti i doni risulteranno vani.

Non sarà dato alcun segno a questa generazione, se non il segno di Giona – Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Che cosa è la fede? – Paolo VI (Udienza Generale, 1 ottobre 1975): La fede è la vita! Noi ne dobbiamo avere la beata certezza. Ma ecco allora sorgere in noi la grande questione: che cosa è la fede? Semplicissima la domanda, ma assai delicata e complessa è la risposta. Essa coinvolge tutto il problema religioso, che ben sappiamo quanto sia difficile e tormentato ai nostri giorni. Ma che nessuno si lasci vincere dalla paura, dalle difficoltà, dalle declamazioni avversarie, dalla tentazione di non risolvere questo famoso problema religioso, e di credersi intelligente e furbo eludendone la soluzione, e vivendo nella oscurità della negazione religiosa, o nella penombra del dubbio. La fede è necessaria. La fede è la salvezza. La fede è la verità. La fede è la felicità. E ripetiamo: la fede è la vita. Perché la fede è la nostra risposta alla Parola di Dio. E il nostro “si” alla sua rivelazione, all’offerta della sua luce e del suo amore. E anche questa nostra adesione è già una grazia che Dio ci fa (cfr. DENZ.-SCHON. DS 375). E psicologicamente la fede consiste in un atto della nostra mente, mossa dalla volontà ad assentire non tanto per l’evidenza di ciò che crediamo, quanto per l’autorità di Dio che parla, secondo la garanzia del magistero della Chiesa (cfr. S. THOMAE Summa Theologiae II-II 2,1 II-II 9,0 II-II 4,2).

Il Figlio dell’uomo – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 29 aprile 1987): Il titolo “Figlio dell’uomo” proviene dall’Antico Testamento dal Libro del profeta Daniele. Ecco il testo che descrive una visione notturna del profeta: “Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto”(Dn 7,13-14). E quando il profeta chiede la spiegazione di questa visione, riceve la risposta seguente: “I santi dell’Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per secoli e secoli… allora il regno, il potere e la grandezza di tutti i regni che sono sotto il cielo, saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo” (Dn 7,18.27). Il testo di Daniele riguarda una persona singola e il popolo. Notiamo subito che ciò che si riferisce alla persona del Figlio dell’uomo si ritrova nelle parole dell’angelo nell’annunciazione a Maria: “regnerà per sempre… e il suo regno non avrà fine” (Lc 1,33). Quando Gesù chiama se stesso “Figlio dell’uomo” usa un’espressione proveniente dalla tradizione canonica dell’Antico Testamento e presente anche negli apocrifi giudaici. Occorre però notare che l’espressione “Figlio dell’uomo” (ben-adam) era diventata nell’aramaico dei tempi di Gesù un’espressione indicante semplicemente “uomo” (“bar-enas”). Gesù, perciò, chiamando se stesso “figlio dell’uomo”, riuscì quasi a nascondere dietro il velo del significato comune il significato messianico che la parola aveva nell’insegnamento profetico. Non a caso, tuttavia, se enunciazioni sul “Figlio dell’uomo” appaiono specialmente nel contesto della vita terrena e della passione di Cristo, non ne mancano anche in riferimento alla sua elevazione escatologica.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

«Ebbene, io dico che coloro i quali tanto orgogliosamente presumono di sé, da credere che tutto debba attribuirsi alla forza della loro volontà e da negare che sia loro necessario l’aiuto divino per vivere nel bene, io dico che costoro non possono credere in Cristo. A niente giovano le sillabe che formano il nome di Cristo, i sacramenti di Cristo, quando ci si oppone alla fede in Cristo. Ora, la fede in Cristo consiste nel credere in colui che giustifica l’empio, credere nel mediatore senza il quale non ci possiamo riconciliare con Dio, credere nel Salvatore che è venuto per cercare e salvare chi si era perduto, credere in colui che dice: Senza di me niente potete fare (Gv 15,5). Chi dunque, non riconoscendo la giustizia di Dio che giustifica l’empio, vuole imporre la sua superba giustizia, non può credere in lui» (Agostino).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Questa generazione è una generazione malvagia». Ieri come oggi, le parole di Gesù, scomode per alcuni, forse perfino offensive per altri che, come gli Scribi e i Farisei, amano solo essere lodati e mai messi in discussione. Eppure, ieri come oggi, la Parola di Dio è per tutti e per ciascuno di noi in particolare. Gesù denuncia la malvagità dell’uomo, di ieri e di oggi, perché sa cosa è nel cuore di ciascuno di noi e sa che nessuno è senza peccato: «Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di Dio un bugiardo e la sua parola non è in noi» (1Gv 1,8.10). E certamente, oggi, il Signore avrebbe molto da indicarci come generazione malvagia. Non entro nel merito della coscienza personale di ciascuno, ma bisogna pur cogliere i segni dei tempi della nostra generazione. Infatti, mai come questa generazione, ciò che più rende presente l’immagine dell’amore divino, cioè la famiglia, è attaccata sotto tutti i punti di vista: come istituzione di amore fedele, con l’istituzione del divorzio; come culla naturale del concepimento e accoglienza della vita, con le politiche anticoncezionali fino all’abominio dell’aborto, dove vengono trucidati senza diritto di replica milioni di innocenti; come amore naturale tra uomo e donna, facendo passare le coppie omosessuali come naturali e logiche; attraverso mode sempre più vergognose ed erotiche, che ormai sono entrate anche nelle nostre case e (ahimé!) anche nelle nostre chiese!

Preghiamo

Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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