meditazioni, Ottobre

9 Ottobre 2019

I Lettura: La scena finale del racconto presenta un Dio con i tratti del paziente educatore che non rinuncia a voler recuperare Giona ad un nuovo modo di intendere la sua vita religiosa: “Ti sembra giusto essere sdegnato così?”. Dio si prende cura dei vicini e dei lontani, “non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva”, e la sua grande fatica è condurre anche il religioso e fondamentalista Giona, il profeta testardo, ad aprirsi ad un incontro nuovo con Dio.

Vangelo: Contro le sette domande di Matteo, il testo lucano contiene solo cinque petizioni. Il testo di Luca, sostanzialmente identico a quello di Matteo, è forse quello che si avvicina di più all’originale. Mancano «sia fatta la tua volontà» e «liberaci dal male». Luca omette o attenua espressioni ebraiche per rendere il testo più comprensibile ai suoi lettori. Matteo inserisce la preghiera del Padre nostro nella magnifica cornice del ‘Discorso della Montagna’ per opporre l’agire cristiano a quello degli ipocriti (Mt 6,9-13); Luca invece, presentando Gesù in preghiera, trasforma intenzionalmente il racconto in una catechesi sulla preghiera: Gesù non insegna ai suoi discepoli una preghiera, ma insegna a pregare.

Signore, insegnaci a pregare – Dal Vangelo secondo Luca

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

La preghiera di domanda – CCC 2629: Il vocabolario della supplica è ricco di sfumature nel Nuovo Testamento: domandare, implorare, chiedere con insistenza, invocare, impetrare, gridare e perfino «lottare nella preghiera». Ma la sua forma più abituale, perché la più spontanea, è la domanda: proprio con la preghiera di domanda noi esprimiamo la coscienza della nostra relazione con Dio: in quanto creature, non siamo noi il nostro principio, né siamo padroni delle avversità, né siamo il nostro ultimo fine; anzi, per di più, essendo peccatori, noi, come cristiani, sappiamo che ci allontaniamo dal Padre. La domanda è già un ritorno a lui.

Perdona a noi i nostri peccati – CCC 2839: Abbiamo iniziato a pregare il Padre nostro con una fiducia audace. Implorando che il suo nome sia santificato, gli abbiamo chiesto di essere sempre più santificati. Ma, sebbene rivestiti della veste battesimale, noi non cessiamo di peccare, di allontanarci da Dio. Ora, con questa nuova domanda, torniamo a lui, come il figlio prodigo, e ci riconosciamo peccatori, davanti a lui, come il pubblicano. La nostra richiesta inizia con una «confessione», con la quale confessiamo ad un tempo la nostra miseria e la sua misericordia. La nostra speranza è sicura, perché, nel Figlio suo, «abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati» (Col 1,14). Il segno efficace ed indubbio del suo perdono lo troviamo nei sacramenti della sua Chiesa.

Anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore – CCC 2844: La preghiera cristiana arriva fino al perdono dei nemici. Essa trasfigura il discepolo configurandolo al suo Maestro. Il perdono è un culmine della preghiera cristiana; il dono della preghiera non può essere ricevuto che in un cuore in sintonia con la compassione divina. Il perdono sta anche a testimoniare che, nel nostro mondo, l’amore è più forte del peccato. I martiri di ieri e di oggi rinnovano questa testimonianza di Gesù. Il perdono è la condizione fondamentale della Riconciliazione dei figli di Dio con il loro Padre e degli uomini tra loro.

La preghiera del Padre nostro – Paolo VI (Udienza Generale, 23 giugno 1976): “Quanto ci fa umili e quanto ci fa grandi la preghiera del Padre nostro», insegnataci dallo stesso supremo ed unico Maestro, che è il Cristo! [cfr Mt 23,8] quali profondità soggettive e personali essa scava dentro di noi, e quali armonie comunitarie essa esige e promuove! Vorremmo che questa regina delle preghiere diventasse per noi la preferita. E fosse tema, una volta almeno, di speciale e attenta meditazione. Esiste tutta una letteratura su questa «oratio dominica», su questa preghiera che il Signore stesso ci ha insegnato […]. Espressione della nostra insufficienza, della nostra debolezza, della nostra colpevolezza, la preghiera del Signore può diventare la nostra forza, la nostra fiducia, la nostra speranza: «Chiedete, e vi sarà dato», dice il Signore. «Chi tra di voi al Figlio che chiede un pane darà una pietra? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano?» [Mt 7,9-11]. Pregare dunque, pregare sempre…”.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

La preghiera del Pater è la più eccellente fra tutte anche perché produce tre vantaggi – «Quanto ai vantaggi, questa preghiera procura tre grandi benefici. 1. È rimedio utile ed efficace contro il male perché: libera dai peccati commessi: “Tu hai perdonato la malizia del mio peccato. Per questo ti prega ogni fedele” [Sal 32,5-6]. Il ladrone in croce pregò così e ottenne il perdono: “Oggi sarai con me nel paradiso” [Lc 23,43], e per la sua preghiera il pubblicano tornò a casa giustificato [cfr Lc 18,14]. Libera inoltre dalla paura dei peccati imminenti, dalle tribolazioni e dalle tristezze. Dice la Scrittura: “Uno di voi è triste? Preghi [serenamente]” (Gc 5,13). Libera infine dalle persecuzioni e dai nemici. Diceva al riguardo il salmista: “Invece di volermi bene, mi colpivano; ma io pregavo” [Sal 109,4]. 2. È il mezzo efficace e utile per ottenere tutto ciò che desideriamo. Lo ha promesso Gesù: “Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato” [Mc 11,24]. Se poi non veniamo esauditi, è perché non ci atteniamo alla esortazione del Signore di “pregare sempre, senza stancarsi” [Lc 18,1]. Oppure perché non chiediamo quello che è meglio per la nostra salvezza, come dice S. Agostino: “È buono il Signore, il quale spesso non ci dà quel che vogliamo, per darci quello che dovremmo preferire”. Ciò si riscontra in S. Paolo, che per tre volte chiese di venire liberato da una spina nella carne, ma non fu ascoltato [cfr 2Cor 12, 7]. 3. È utile poi perché ci rende familiari a Dio, così da potergli dire con confidenza: “Come incenso salga a te la mia preghiera” [Sal 141,2]» (San Tommaso d’Aquino).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Signore, insegnaci a pregare». La Parola di Dio, oggi, ci invita ad approfondire quanto meditato ieri: da una parte le istruzioni da ricevere da parte di Dio per viverle, e dall’altra parte le istruzioni che vorremmo dare a Dio perché si pieghi ai nostri capricci. Se il Vangelo ci mostra la sapienza di un discepolo che, ammirato dal modo di pregare di Gesù, gli chiede le “istruzioni” perché potesse anche lui pregare come il Maestro, la Prima lettura ci mostra, invece, i capricci di Giona che si lamenta e reclama contro Dio perché non fa le cose che piacciono a lui. Questi, prima fugge le istruzioni che Dio gli aveva dato, andando in modo opposto al cammino che il Signore gli aveva indicato (andare a predicare la conversione a Nìnive), per poi ritrovarsi costretto ad obbedire, ma sempre con il lamento pronto, fino ad esclamare: «Meglio per me morire che vivere». E a Dio che gli faceva notare che tutto questo sdegno era legato alla sorte di una pianticella, il profeta rincara: «Sì, è giusto; ne sono sdegnato da morire!». Sta a noi scegliere come vivere e come morire: se sdegnati, pieni di livore e di rabbia contro tutto e tutti, Dio compreso, o desiderosi di vivere come il Maestro, mettendoci alla scuola della sua vita e della sua Parola.

Preghiamo

O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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