meditazioni, Ottobre

8 Ottobre 2019

      I Lettura: «Nìnive è simbolo per eccellenza dell’infamia del peccato umano, quello che si accumula negli agglomerati delle grandi città. Essa è “paganesimo” nella sua forma più compatta. L’incredibile accade: la città crede al profeta e crede che c’è un Dio, il Dio per eccellenza» (Ratzinger).

Vangelo: Le donne non sono solo chiamate al servizio, ma innanzitutto all’ascolto: l’opposizione tra Marta e Maria rivelata da Gesù non è un’opposizione tra attività e contemplazione, ma tra non ascolto e ascolto del Signore.

Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore – Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Marta e Maria – Benedetto XVI (Angelus, 18 luglio 2010): Marta e Maria sono due sorelle; hanno anche un fratello, Lazzaro, che però in questo caso non compare. Gesù passa per il loro villaggio e – dice il testo – Marta lo ospitò (cfr Lc 10,38). Questo particolare lascia intendere che, delle due, Marta è la più anziana, quella che governa la casa. Infatti, dopo che Gesù si è accomodato, Maria si mette a sedere ai suoi piedi e lo ascolta, mentre Marta è tutta presa dai molti servizi, dovuti certamente all’Ospite eccezionale. Ci sembra di vedere la scena: una sorella che si muove indaffarata, e l’altra come rapita dalla presenza del Maestro e dalle sue parole. Dopo un po’ Marta, evidentemente risentita, non resiste più e protesta, sentendosi anche in diritto di criticare Gesù: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Marta vorrebbe addirittura insegnare al Maestro! Invece Gesù, con grande calma, risponde: “Marta, Marta – e questo nome ripetuto esprime l’affetto -, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10,41-42). La parola di Cristo è chiarissima: nessun disprezzo per la vita attiva, né tanto meno per la generosa ospitalità; ma un richiamo netto al fatto che l’unica cosa veramente necessaria è un’altra: ascoltare la Parola del Signore; e il Signore in quel momento è lì, presente nella Persona di Gesù! Tutto il resto passerà e ci sarà tolto, ma la Parola di Dio è eterna e dà senso al nostro agire quotidiano.

Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno – Papa Francesco (Angelus, 21 luglio 2013): Che cosa vuole dire Gesù? Qual è questa cosa sola di cui abbiamo bisogno? Anzitutto è importante capire che non si tratta della contrapposizione tra due atteggiamenti: l’ascolto della parola del Signore, la contemplazione, e il servizio concreto al prossimo. Non sono due atteggiamenti contrapposti, ma, al contrario, sono due aspetti entrambi essenziali per la nostra vita cristiana; aspetti che non vanno mai separati, ma vissuti in profonda unità e armonia. Ma allora perché Marta riceve il rimprovero, anche se fatto con dolcezza? Perché ha ritenuto essenziale solo quello che stava facendo, era cioè troppo assorbita e preoccupata dalle cose da “fare”. In un cristiano, le opere di servizio e di carità non sono mai staccate dalla fonte principale di ogni nostra azione: cioè l’ascolto della Parola del Signore, lo stare – come Maria – ai piedi di Gesù, nell’atteggiamento del discepolo. E per questo Marta viene rimproverata.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

Dio non ci vuole preoccupati: «Dio nostro Padre non voleva che noi vivessimo preoccupati e in ansia per le cose della vita; questo avvenne ad Adamo, ma in un secondo tempo. Gustò il frutto dell’albero e s’accorse d’essere nudo e si fece un cinto. Ma prima di mangiare il frutto “erano tutti e due nudi e non si vergognavano” [Gen 3,7]. Così ci voleva Dio, senza turbamenti di sorta. E questo è il segno di un animo che è lontano da ogni affetto libidinoso; e chi è in questa disposizione, non ha in mente altre opere che quelle degli angeli. Così non penseremmo che a celebrare eternamente il Creatore, sarebbe nostra letizia la sua contemplazione e lasceremmo a lui ogni preoccupazione, come scrisse David: “Lascia al Signore la cura di te stesso, ed egli ti nutrirà” [Sal 54,23]. E Gesù insegna agli apostoli: “Non vi preoccupate della vostra vita, di quello che mangerete, né del come vestirete il vostro corpo” [Mt 6,25]. E ancora: “Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia e tutto vi sarà dato in sovrappiù” [Mt 6,33]. E a Marta: “Marta, Marta, tu ti preoccupi di troppe cose; ma una sola cosa è necessaria. Maria ha scelto la migliore, e non le sarà tolta” (Lc 10,14-15); cioè, si metterà ai piedi del Signore e ascolterà la sua Parola» (Giovanni Damasceno).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Se dovessimo mettere un titolo alla riflessione di oggi, potremmo così scrivere: “Felicità, istruzioni per l’uso”. A scanso di equivoci, dovremmo però subito aggiungere che le istruzioni per la nostra felicità non sono rivolte a noi ma a Dio. Sì, abbiamo il desiderio di felicità, ma abbiamo la pretesa che per raggiungerla debba essere Dio a fare quello che gli diciamo noi e non viceversa. Questo è il grande inganno dell’uomo di ogni tempo. Già Adamo ed Eva, per ricercare la felicità e la vita, non si accontentarono di essere messi a capo di tutto il creato, seguendo con fiduciosa obbedienza quanto disposto da Dio, ma vollero fare di testa propria, perdendo tutto. E così anche noi: desideriamo essere felici, ma pretendiamo di esserne noi gli autori, per una felicità a nostra misura, limitata agli orizzonti delle nostre miserie. E quando Dio ci parla, aprendoci il cuore e la mente all’opera dello Spirito Santo, protestiamo perché non si cura degli affanni che ci procuriamo volendo intestardirci a fare di testa nostra. Così Marta si ritrova stanca, confusa, arrabbiata con la sorella e perfino con lo stesso Maestro. Ed ecco che, dopo aver accusato Gesù di averla lasciata sola, elenca le istruzioni perché Dio agisca secondo i suoi gusti, i suoi programmi, i suoi ritmi. Maria ha scelto la parte migliore: farsi istruire da Dio.

Preghiamo

O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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