4 Ottobre 2019 – Venerdì – San Francesco d’Assissi (Festa) – (Gal 6,14-18; Sal 15[16]; Mt 11,25-30)
I Lettura: L’apostolo non si vanta di quanta gente sia riuscito a convertire, bensì della croce. Aderendo a Cristo ha capito che non serve cercare gloria da parte del mondo. Sa bene che è una gloria effimera, a dispetto dell’importanza e l’efficacia della croce di Cristo. Termina con la richiesta di non avere altri dispiaceri poiché egli ha già la sua parte di sofferenze da portare per amore di Cristo. Sono questi i segni fisici che il vero credente deve portare: le stigmate, cioè la partecipazione alle sofferenze di Cristo.
Vangelo: “C’è un giogo costruito dagli esseri umani, che racchiude comandi, precetti, osservanze, intransigenze, e c’è il giogo di Gesù, che è accoglienza dell’amore, della misericordia di Dio, dell’amore di fratelli e sorelle. Il giogo di Gesù non è senza fatiche: ma altro è faticare in quanto obbligati da precetti, altro è faticare per amore e ricevendo amore. Solo i piccoli, però, capiscono questa rivelazione, oggi come allora” (E. Bianchi).
Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli – Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
San Francesco d’Assisi – Benedetto XVI (Angelus, 17 giugno 2007): Otto secoli or sono, difficilmente la città di Assisi avrebbe potuto immaginare il ruolo che la Provvidenza le assegnava, un ruolo che la rende oggi una città così rinomata nel mondo, un vero “luogo dell’anima”. A darle questo carattere fu l’evento che qui accadde, e che le impresse un segno indelebile. Mi riferisco alla conversione del giovane Francesco, che dopo venticinque anni di vita mediocre e sognatrice, improntata alla ricerca di gioie e successi mondani, si aprì alla grazia, rientrò in se stesso e gradualmente riconobbe in Cristo l’ideale della sua vita […]. Francesco d’Assisi è un grande educatore della nostra fede e della nostra lode. Innamorandosi di Gesù Cristo egli incontrò il volto di Dio-Amore, ne divenne appassionato cantore, come vero “giullare di Dio”. Alla luce delle Beatitudini evangeliche si comprende la mitezza con cui egli seppe vivere i rapporti con gli altri, presentandosi a tutti in umiltà e facendosi testimone e operatore di pace.
… essere nuova creatura – Lumen Gentium 7: Il Figlio di Dio, unendo a sé la natura umana e vincendo la morte con la sua morte e resurrezione, ha redento l’uomo e l’ha trasformato in una nuova creatura (cfr Gal 6,15; 2Cor 5,17). Comunicando infatti il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli, che raccoglie da tutte le genti. In quel corpo la vita di Cristo si diffonde nei credenti che, attraverso i sacramenti si uniscono in modo arcano e reale a lui sofferente e glorioso. Per mezzo del battesimo siamo resi conformi a Cristo: «Infatti noi tutti fummo battezzati in un solo Spirito per costituire un solo corpo» (1Cor 12,13). Con questo sacro rito viene rappresentata e prodotta la nostra unione alla morte e resurrezione di Cristo: «Fummo dunque sepolti con lui per l’immersione a figura della morte; ma se, fummo innestati a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una resurrezione simile alla sua» (Rm 6,4-5). Partecipando realmente del corpo del Signore nella frazione del pane eucaristico, siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi: «Perché c’è un solo pane, noi tutti non formiamo che un solo corpo, partecipando noi tutti di uno stesso pane» (1Cor 10,17). Così noi tutti diventiamo membri di quel corpo (cfr 1Cor 12,27), «e siamo membri gli uni degli altri» (Rm 12,5).
La vera e perenne “novità delle cose” – Centesimus Annus 62: La vera e perenne “novità delle cose” in ogni tempo viene dall’infinita potenza divina, che dice: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5). Queste parole si riferiscono al compimento della storia, quando Cristo “consegnerà il regno a Dio Padre…, perché Dio sia tutto in tutti” (1Cor 15,24.28). Ma il cristiano sa bene che la novità, che attendiamo nella sua pienezza al ritorno del Signore, è presente fin dalla creazione del mondo e, più propriamente, da quando Dio si è fatto uomo in Gesù Cristo e con lui e per lui ha fatto una “nuova creazione” (2Cor 5,17; Gal 6,15).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e aggravati, e io vi darò sollievo. Non chiama questo o quello in particolare, ma si rivolge a tutti quanti sono tormentati dalle preoccupazioni, dalla tristezza, o si trovano in peccato. «Venite», non perché io voglia chiedervi conto delle vostre colpe, ma per perdonarle. «Venite», non perché io abbia bisogno delle vostre lodi, ma perché ho una ardente sete della vostra salvezza. «Io» – infatti, egli dice – «vi darò sollievo». Non dice semplicemente: io vi salverò, ma ciò che è molto di più: vi porrò in assoluta sicurezza, perché questo è il senso delle parole «vi darò sollievo»” (Giovanni Crisostomo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
Di che cosa deve spogliarsi la Chiesa? Deve spogliarsi oggi di un pericolo gravissimo, che minaccia ogni persona nella Chiesa, tutti: il pericolo della mondanità. Il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo. La mondanità che ci porta alla vanità, alla prepotenza, all’orgoglio. E questo è un idolo, non è Dio. È un idolo! E l’idolatria è il peccato più forte! Tutti noi dobbiamo spogliarci di questa mondanità: lo spirito contrario allo spirito delle beatitudini, lo spirito contrario allo spirito di Gesù… Gesù stesso ci diceva: «Non si può servire a due padroni: o servi Dio o servi il denaro» (cfr Mt 6,24). Denaro, vanità, orgoglio… noi non possiamo: è triste cancellare con una mano quello che scriviamo con l’altra. Il Vangelo è il Vangelo! Dio è unico! E Gesù si è fatto servitore per noi e lo spirito del mondo non c’entra qui… È proprio ridicolo che un cristiano – un cristiano vero – che un prete, che una suora, che un Vescovo, che un Cardinale, che un Papa vogliano andare sulla strada di questa mondanità, che è un atteggiamento omicida. La mondanità spirituale uccide! Uccide l’anima! Uccide le persone! Uccide la Chiesa! Quando Francesco, qui, ha fatto quel gesto di spogliarsi era un ragazzo giovane, non aveva forza per questo. È stata la forza di Dio che lo ha spinto a fare questo, la forza di Dio che voleva ricordarci quello che Gesù ci diceva sullo spirito del mondo, quello che Gesù ha pregato al Padre, perché il Padre ci salvasse dallo spirito del mondo. Oggi, qui, chiediamo la grazia per tutti i cristiani. Che il Signore dia a tutti noi il coraggio di spogliarci, ma non di 20 lire, spogliarci dello spirito del mondo, che è la lebbra, è il cancro della società! È il cancro della rivelazione di Dio! Lo spirito del mondo è il nemico di Gesù! Chiedo al Signore che, a tutti noi, dia questa grazia di spogliarci. Amen! (Papa Francesco, Assisi, 4 ottobre 2013)
Preghiamo
O Dio, che in san Francesco d’Assisi, povero e umile, hai offerto alla tua Chiesa una viva immagine del Cristo, concedi anche a noi di seguire il tuo Figlio nella via del Vangelo e di unirci a te in carità e letizia. Per il nostro Signore Gesù Cristo…