23 Settembre 2019 – Lunedì, XXV del Tempo Ordinario – San Pio da Pietralcina (Memoria) – (Esd 1,1-6; Sal 125[126]; Lc 8,16-18)
I Lettura: Dopo un quarantennio di esilio babilonese l’editto di Ciro permette al popolo di Dio di riedificare Gerusalemme ridando loro nuovo entusiasmo pur tra tante difficoltà.
Vangelo: La Chiesa, istituita da Cristo per essere luce delle genti, deve rispondere alla sua vocazione senza timidezza: la lampada va posta in alto per fare luce e rivelare ciò che ancora rimane nascosto, cioè la Verità di Dio.
La lampada si pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce – Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
La lampada si pone su di un candelabro – Giovanni Paolo II (Omelia, 1 Dicembre 1985): Un saluto particolare, un plauso e una parola di incoraggiamento a tutti coloro, tra voi, che dedicano con speciale impegno alla diffusione della parola di Dio e all’educazione delle coscienze dei fanciulli, dei giovani e degli adulti. Vi esorto tutti – sacerdoti, religiosi, religiose e laici – ad intensificare con coraggio, pazienza e perseveranza il vostro impegno evangelizzatore, catechetico e missionario, nell’intento di trasmettere a un numero quanto maggiore possibile di anime quella fede che è ragione e forza morale della vostra vita.
La Chiesa luce del mondo – Ad Gentes 1: Inviata per mandato divino alle genti per essere «sacramento universale di salvezza» la Chiesa, rispondendo a un tempo alle esigenze più profonde della sua cattolicità ed all’ordine specifico del suo fondatore, si sforza di portare l’annuncio del Vangelo a tutti gli uomini. Ed infatti gli stessi apostoli, sui quali la Chiesa fu fondata, seguendo l’esempio del Cristo, «predicarono la parola della verità e generarono le Chiese». È pertanto compito dei loro successori perpetuare quest’opera, perché «la parola di Dio corra e sia glorificata» (2Ts 3,1) ed il regno di Dio sia annunciato e stabilito su tutta quanta la terra. D’altra parte, nella situazione attuale delle cose, in cui va profilandosi una nuova condizione per l’umanità, la Chiesa, sale della terra e luce del mondo, avverte in maniera più urgente la propria vocazione di salvare e di rinnovare ogni creatura, affinché tutto sia restaurato in Cristo e gli uomini costituiscano in lui una sola famiglia ed un solo popolo di Dio. Pertanto questo santo Sinodo, nel rendere grazie a Dio per il lavoro meraviglioso svolto da tutta la Chiesa con zelo e generosità, desidera esporre i principi dell’attività missionaria e raccogliere le forze di tutti i fedeli, perché il popolo di Dio, attraverso la via stretta della croce possa dovunque diffondere il regno di Cristo Signore che abbraccia i secoli col suo sguardo, e preparare la strada alla sua venuta.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
Sotto la croce si impara ad amare ed io non la do a tutti, ma solo a quelle anime che mi sono più care – «Babbo carissimo, io mi trovo assai contento. Gesù non cessa di volermi bene, anche contro ogni mio demerito, perché non cessa di farmi affliggere di più da quei brutti ceffoni. Oramai sono sonati ventidue giorni continui che Gesù permette a costoro di sfogare la loro ira su di me. Il mio corpo, padre mio, è tutto ammaccato per le tante percosse che ha contato fino al presente per mano dei nostri nemici. Più di una volta sono giunti a togliermi perfino la camicia e percuotermi in tale stato. Ora ditemi, non è stato forse Gesù che mi ha aiutato in questi sì tristi momenti in cui, sì privo di tutti, i demoni hanno cercato di distruggermi e perdermi? Aggiungete ancora che anche dopo che costoro si sono allontanati, sono rimasto svestito per molto tempo, perché impotente a muovermi, con questa stagione sì rigida. Quanti malanni avrebbero dovuto scatenarmi su di me, se il nostro dolcissimo Gesù non mi avesse aiutato! Ignoro quello che mi accadrà; so soltanto però una sola cosa con certezza, che il Signore non verrà mai meno nelle sue promesse: “Non temere, io ti farò soffrire, ma te ne darò anche la forza – mi va ripetendo Gesù – . Desidero che l’anima tua con quotidiano ed occulto martirio sia purificata e provata; non ti spaventare se io permetto al demonio di tormentarti, al mondo di disgustarti, alle persone a te più care di affliggerti, perché niente prevarrà contro coloro che gemono sotto la croce per amor mio e che io mi sono adoperato per proteggerli”. “Quante volte – mi ha detto Gesù poc’anzi – mi avresti abbandonato, figlio mio, se non ti avessi crocifisso”. “Sotto la croce s’impara ad amare ed io non la do a tutti, ma solo alle anime che mi sono più care”. Grazie poi vi rendo per le tante preghiere che per me porgete al Signore. Io mi prometto che allorché sarò con lui di perorare la vostra causa. Gesù è buono, non potrà resistere ai miei clamori, sebbene essi sono sempre deboli» (Padre Pio, Epistolario Vol I, Lettera116).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«… ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce». Gesù viene nel mondo come «la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9). Nella sua misericordia ci chiama a condividere la sua vita divina affermando non solo la nostra capacità di vedere la luce (cfr Sal 36,10) ma addirittura di essere noi stessi luce. Colui che ci chiama dalle tenebre alla sua ammirabile luce (cfr 1Pt 2,9), ci fa camminare nella luce della vita (cfr Gv 8,12). In Cristo noi siamo resi luce del mondo e sale della terra (cfr Mt 5,12). Per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi, siamo posti sul candelabro per poter illuminare tutta la casa, la Chiesa di Cristo, il suo intero Corpo mistico. Gesù non si sofferma sulla grandezza della lampada o sulla sua potenza, ma sull’essere accesi e posti in alto: significa che Dio vuole vederci nella luce e non nelle tenebre del peccato, nell’ombra della morte. Significa che Dio non ci vuole nascosti sotto il letto dell’egoismo e della pigrizia, ma ci vuole accesi, testimoni del suo amore. Non importa, dicevo, la grandezza della lampada: produrre il trenta, il settanta o il cento per uno (cfr Mc 4,20) è compito di Dio, in base ai suoi disegni di salvezza. Usciamo, dunque, dall’ozio della mediocrità, dalla penombra della sufficienza in cui continuiamo a servire Dio e Mammona (cfr Lc 16,13): illuminiamo le nostre case, le nostre famiglie, gli ambienti di lavoro, le amicizie, portando la luce dell’Amore di Dio, donando la speranza e il conforto del suo Santo Spirito.
Preghiamo
Dio onnipotente ed eterno, per grazia singolare hai concesso al sacerdote san Pio (da Pietrelcina) di partecipare alla croce del tuo Figlio, e per mezzo del suo ministero hai rinnovato le meraviglie della tua misericordia; per sua intercessione, concedi a noi, uniti costantemente alla passione di Cristo, di giungere felicemente alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo…