21 Settembre 2019 – Sabato – San Matteo (Festa) – (Ef 4,1-7.11-13; Sal 18[19]; Mt 9,9-13)
I Lettura: San Paolo traccia un quadro della Chiesa carismatica che nella sua diversità forma un’unità. I diversi carismi sono espressione dell’azione creativa dello Spirito Santo che attraverso i diversi ministeri edifica e nutre il corpo di Cristo fondandolo sulla carità.
Vangelo: Il Vangelo mette in risalto la potenza della parola di Cristo: la Parola chiama alla sequela l’esattore di tasse Matteo, lo muove dal di dentro per una risposta pronta e positiva e l’esattore delle tasse senza battere ciglio si alza e la segue.
Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori – Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
San Matteo – Benedetto XVI (Udienza Generale, 30 agosto 2006): … “egli si alzò e lo seguì”. La stringatezza della frase mette chiaramente in evidenza la prontezza di Matteo nel rispondere alla chiamata. Ciò significava per lui l’abbandono di ogni cosa, soprattutto di ciò che gli garantiva un cespite di guadagno sicuro, anche se spesso ingiusto e disonorevole. Evidentemente Matteo capì che la familiarità con Gesù non gli consentiva di perseverare in attività disapprovate da Dio. Facilmente intuibile l’applicazione al presente: anche oggi non è ammissibile l’attaccamento a cose incompatibili con la sequela di Gesù, come è il caso delle ricchezze disoneste. Una volta Egli ebbe a dire senza mezzi termini: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel regno dei cieli; poi vieni e seguimi” (Mt 19,21). È proprio ciò che fece Matteo: si alzò e lo seguì! In questo ‘alzarsi’ è legittimo leggere il distacco da una situazione di peccato ed insieme l’adesione consapevole a un’esistenza nuova, retta, nella comunione con Gesù.
Un solo corpo e un solo spirito – AA 2: Questo è il fine della Chiesa: con la diffusione del regno di Cristo su tutta la terra a gloria di Dio Padre, rendere partecipi tutti gli uomini della salvezza operata dalla redenzione, e per mezzo di essi ordinare effettivamente il mondo intero a Cristo. Tutta l’attività del corpo mistico ordinata a questo fine si chiama «apostolato»; la Chiesa lo esercita mediante tutti i suoi membri, naturalmente in modi diversi; la vocazione cristiana infatti è per sua natura anche vocazione all’apostolato. Come nella compagine di un corpo vivente non vi è membro alcuno che si comporti in maniera del tutto passiva, ma unitamente alla vita partecipa anche alla sua attività, così nel corpo di Cristo, che è la Chiesa «tutto il corpo… secondo l’energia propria ad ogni singolo membro… contribuisce alla crescita del corpo stesso» (Ef 4,16). Anzi in questo corpo è tanta l’armonia e la compattezza delle membra (cfr. Ef 4,16), che un membro il quale non operasse per la crescita del corpo secondo la propria energia dovrebbe dirsi inutile per la Chiesa e per se stesso. C’è nella Chiesa diversità di ministero ma unità di missione. Gli apostoli e i loro successori hanno avuto da Cristo l’ufficio di insegnare, reggere e santificare in suo nome e con la sua autorità. Ma anche i laici, essendo partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, all’interno della missione di tutto il popolo di Dio hanno il proprio compito nella Chiesa e nel mondo. In realtà essi esercitano l’apostolato evangelizzando e santificando gli uomini, e animando e perfezionando con lo spirito evangelico l’ordine temporale, in modo che la loro attività in quest’ordine costituisca una chiara testimonianza a Cristo e serva alla salvezza degli uomini. Siccome è proprio dello stato dei laici che essi vivano nel mondo e in mezzo agli affari profani, sono chiamati da Dio affinché, ripieni di spirito cristiano, esercitino il loro apostolato nel mondo, a modo di fermento.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
«“Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?» [Mt 9,11]. E chi è peccatore, se non chi nega di essere peccatore? Anzi, è maggiormente peccatore… chi non si conosce come peccatore. E chi è ingiusto, se non chi si ritiene giusto? Tu hai letto, o fariseo: “Nessun vivente è giusto al tuo cospetto” [Sal 142,2]. Finché rimaniamo “nel nostro corpo mortale” [Rm 6,12], e prevale in noi la fragilità, anche se vinciamo i peccati di azione, non siamo però in grado di vincere i peccati di pensiero e di fuggire le ingiustizie. E anche supponendo di evitare la soggezione del corpo, nonché di pervenire al dominio della cattiva coscienza, come possiamo abolire le colpe di negligenza e i peccati di ignoranza? O fariseo, confessa il peccato, perché tu possa accedere alla mensa di Cristo; perché Cristo ti sia pane, e quel pane si spezzi in perdono dei peccati; perché sia bevanda Cristo, che viene effusa in remissione dei tuoi delitti. O fariseo, siedi a pranzo con i peccatori, perché tu possa desinare con Cristo. Riconosciti peccatore, affinché Cristo pranzi con te. Entra con i peccatori al convito del tuo Signore, perché tu possa non esser più peccatore. Entra nella casa della misericordia con il perdono di Cristo, perché tu non venga con la tua giustizia punito e buttato fuori dalla casa della misericordia. Conosci Cristo, ascolta Cristo, ascolta il tuo Signore, ascolta il Medico celeste che confuta perentoriamente le tue calunnie: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, bensì i malati” [Mt 9,12]. Se vuoi la cura, riconosci il malanno. “Non son venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” [Mt 9,13]. Se aneli alla misericordia, confessa il peccato” (Pietro Crisologo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
«… sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù». Matteo è un pubblicano, un peccatore che si sente guardato, amato e chiamato da Dio nella persona del Figlio suo Gesù. Matteo lo accoglie anzitutto nel suo cuore, poi nella sua vita e infine nella sua casa. Lo accoglie nel suo cuore, facendogli spazio, lasciandosi guardare interiormente, mettendolo sopra ogni altra ricchezza e potere; conseguentemente lo accoglie nella sua vita, allontanando da essa tutto ciò che poteva tenerlo lontano dal cuore di Dio e da quello sguardo di misericordia; infine lo accoglie nella sua casa e con lui accoglie i suoi fratelli e amici peccatori, perché anch’essi potessero sperimentare la pace di quello sguardo e trovare la forza di abbandonare la via del peccato. Tre tappe che dobbiamo riscontrare anche in noi: probabilmente abbiamo già incontrato Gesù: nella fede dei nostri familiari, in parrocchia, tramite qualche amicizia o in un momento particolare della vita: ci siamo lasciati guardare da lui? Ci siamo sentiti amati e perdonati da Cristo? Se questa prima fase è già avvenuta, chiediamoci come gli stiamo dando spazio nella nostra vita: Matteo lascia il banco delle imposte che rappresenta il suo lavoro, i suoi guadagni, i suoi progetti, le sue sicurezze. Io a cosa sono disposto a rinunciare pur di far entrare Cristo nella mia vita? A volte per lavoro rinunciamo al paese natìo, per amore rinunciamo alla famiglia di origine… e per Dio? Infine, come coinvolgo chi mi è accanto, amici e parenti, in questo mio rapporto con Dio? Cosa faccio perché anch’essi possano sperimentare l’amore di Cristo?
Preghiamo
O Dio, che nel disegno della tua misericordia, hai scelto Matteo il pubblicano e lo hai costituito apostolo del Vangelo, concedi anche a noi, per il suo esempio e la sua intercessione, di corrispondere alla vocazione cristiana e di seguirti fedelmente in tutti i giorni della nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo…