14 Settembre 2019 – Sabato – Esaltazione della Croce (Festa) – (Nm 21,4b-9 oppure Fil 2,6-11; Sal 77[78]; Gv 3,13-17)
I Lettura: In sé l’atto di fede nel serpente rappresenta un simbolo di altre religioni; il serpente integra un atto di culto pagano nel cammino di purificazione d’Israele. Nella misura in cui il Signore dice a Mosè di fare un serpente in metallo al quale far rivolgere lo sguardo di chiunque venisse morso per salvarsi, esso diventa un simbolo che libera dando vita. Il simbolo del serpente innalzato per procura-re vita e salvezza diventa, nella Chiesa, profezia della salvezza operata in croce dal Cristo.
Oppure (Fil 2,6-11): Nell’inno cristologico, riportato nel brano di questa Lettura, è facilmente indivi-duabile il percorso storico e teologico del Verbo nel progetto salvifico. Egli da sempre è Dio e in quanto tale gli appartengono tutte le caratteristiche divine. Il progetto di salvezza esige, però, un progetto di svuotamento e rinuncia a queste caratteristiche divine appartenenti alla sua persona.
Vangelo: In questo brano di Giovanni, si fa riferimento all’ascensione di Gesù. La sfera celeste è, per sua natura, inaccessibile all’uomo, ma colui che da essa proviene, può indicare quale via si percorre per arrivarci. Nicodèmo aveva ammesso che la missione di Gesù era divina, mentre Gesù sottolinea che non solo la sua missione, ma anche la sua origine, è altrettanto divina. È Dio che ha preso l’iniziativa e ha mandato suo Figlio. Cristo è il dono fatto al mondo; è la sintesi di tutti i doni.
Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo – Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta – CCC 2129-2130: L’ingiunzione divina comportava il divieto di qualsiasi rappresentazione di Dio fatta dalla mano dell’uomo. Il Deuteronomio spiega: «Poiché non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull’Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi facciate l’immagine scolpita di qualche idolo» (Dt 4,15-16). È il Dio assolutamente trascendente che si è rivelato a Israele. «Egli è tutto», ma, al tempo stesso, è «al di sopra di tutte le sue opere» (Sir 43,27-28). Egli è «lo stesso autore della bellezza» (Sap 13,3). Tuttavia, fin dall’Antico Testamento, Dio ha ordinato o permesso di fare immagini che simbolicamente conducessero alla salvezza operata dal Verbo incarnato: così il serpente di rame, l’arca dell’Alleanza e i cherubini.
… umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte – CCC 612: Il calice della Nuova Alleanza, che Gesù ha anticipato alla Cena offrendo se stesso, in seguito egli lo accoglie dalle mani del Padre nell’agonia al Getsemani facendosi «obbediente fino alla morte» (Fil 2,8). Gesù prega: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice!» (Mt 26,39). Egli esprime così l’orrore che la morte rappresenta per la sua natura umana. Questa, infatti, come la nostra, è destinata alla vita eterna; in più, a differenza della nostra, è perfettamente esente dal peccato che causa la morte; ma soprattutto è assunta dalla Persona divina dell’«Autore della vita», del «Vivente». Accettando nella sua volontà umana che sia fatta la volontà del Padre, Gesù accetta la sua morte in quanto redentrice, per «portare i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce» (1Pt 2,24).
Gesù sostituisce la sua obbedienza alla nostra disobbedienza – CCC 615: «Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti» (Rm 5,19). Con la sua obbedienza fino alla morte, Gesù ha compiuto la sostituzione del Servo sofferente che offre se stesso in espiazione, mentre porta il peccato di molti, e li giustifica addossandosi la loro iniquità. Gesù ha riparato per i nostri errori e dato soddisfazione al Padre per i nostri peccati.
O Crux, ave, spes unica! – CCC 616-617: È l’amore sino alla fine che conferisce valore di redenzione e di riparazione, di espiazione e di soddisfazione al sacrificio di Cristo. Egli ci ha tutti conosciuti e amati nell’offerta della sua vita. «L’amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti» (2Cor 5,14). Nessun uomo, fosse pure il più santo, era in grado di prendere su di sé i peccati di tutti gli uomini e di offrirsi in sacrificio per tutti. L’esistenza in Cristo della Persona divina del Figlio, che supera e nel medesimo tempo abbraccia tutte le persone umane e lo costituisce Capo di tutta l’umanità, rende possibile il suo sacrificio redentore per tutti. «Sua sanctissima passione in ligno crucis nobis iustificationem meruit – Con la sua santissima passione sul legno della croce ci meritò la giustificazione», insegna il Concilio di Trento sottolineando il carattere unico del sacrificio di Cristo come causa di salvezza eterna. E la Chiesa venera la croce cantando: «O crux, ave, spes unica! – Ave, o croce, unica speranza!»
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa
La croce come contrassegno dei credenti – “[La] croce ha dischiuso le porte dell’oltretomba, ha disteso nuovamente le volte del cielo, ha rinnovato l’ingresso del paradiso, ha distrutto il dominio del diavolo, c’è da stupirsi se essa ha anche vinto la forza dei veleni, delle belve e di altri simili mortali pericoli? Imprimi, dunque, questo segno nel tuo cuore e abbraccia questa croce, cui dobbiamo la salvezza delle nostre anime. È la croce infatti che ha salvato e convertito tutto il mondo, ha bandito l’errore, ha ristabilito la verità, ha fatto della terra cielo, e degli uomini angeli. Grazie a lei i demoni hanno cessato di essere temibili e sono divenuti disprezzabili; la morte non è più morte, ma sonno” (San Giovanni Crisostomo)
Silenzio / Preghiera / La tua traccia
Esaltazione della Santa Croce – «Il discepolo di Cristo prende la sua croce quotidiana e segue le orme del suo Maestro. Non si vergogna della Croce, che sembra essere stoltezza e scandalo per molti: per lui, la Croce è potenza di Dio e sapienza di Dio [cfr. 1Cor 1,23]. Accoglie la Croce col cuore, segna con la Croce la sua fronte, la pone in molti luoghi sulla terra, specialmente dove abita e lavora. Benché non comprendiamo il mistero della Croce di Cristo ed il mistero della nostra croce, preghiamo con le parole: Di null’altro mai ci glorieremo se non della Croce di Gesù Cristo, nostro Signore: egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione. Per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati [cfr. Gal 6,14]» (La Bibbia e i Padri della Chiesa).
Preghiamo
O Padre, che hai voluto salvare gli uomini con la Croce del Cristo tuo Figlio, concedi a noi che abbiamo conosciuto in terra il suo mistero di amore, di godere in cielo i frutti della sua redenzione. Per il nostro Signore Gesù Cristo…