Liturgia, settembre

XXII del Tempo Ordinario (C) 1 settembre 2019

Antifona d’ingresso

      Abbi pietà di me, Signore, perché ti invoco tutto il giorno: tu sei buono e pronto al perdono, sei pieno di misericordia con chi ti invoca. (Sal 86,3.5)

Colletta 

      O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

O Dio, che chiami i poveri e i peccatori alla festosa assemblea della nuova alleanza, fa’ che la tua Chiesa onori la presenza del Signore negli umili e nei sofferenti, e tutti ci riconosciamo fratelli intorno alla tua mensa. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Prima Lettura           Sir 3,17-20.28-29

Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.

Umile è colui che, ben cosciente delle proprie doti e capacità, si mette a servizio di tutti e considera gli altri superiori a se stesso. Mantiene il capo chino e glorifica Dio, perché cerca la Sua volontà e non il proprio tornaconto. È l’umile che instaura rapporti sani senza egoismo, competizione, ostentazione e introduce nel mondo il principio nuovo dello scambio gratuito dei doni di Dio. Gesù stesso si è definito “mite ed umile di cuore”: ha donato senza riserve tutto se stesso per amore.

Dal libro del Siràcide

Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti. Perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato. Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male. Il cuore sapiente medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio.     Parola di Dio.

Salmo Responsoriale         Dal Salmo 67 (68)

Rit. Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.

I giusti si rallegrano,

esultano davanti a Dio

e cantano di gioia.

Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:

Signore è il suo nome. Rit.

Padre degli orfani e difensore delle vedove

è Dio nella sua santa dimora.

A chi è solo, Dio fa abitare una casa,

fa uscire con gioia i prigionieri. Rit.

Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,

la tua esausta eredità tu hai consolidato

e in essa ha abitato il tuo popolo,

in quella che, nella tua bontà,

hai reso sicura per il povero, o Dio. Rit.

Seconda Lettura         Eb 12,18-19.22-24

Vi siete accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente.

Gli Ebrei che si erano convertiti al cristianesimo continuavano ad avere una certa nostalgia della religione dei loro padri. L’autore della lettera cerca di illuminarli facendo un confronto fra la religione antica, rappresentata dal monte Sinai e la religione cristiana, che ha per simbolo la nuova Gerusalemme. Essi si avvicinano a Cristo e in Lui fanno un’esperienza completamente diversa: scoprono il volto del Dio amico degli uomini (vv. 23-24), il quale non cerca servi, ma amici.

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adu-nanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.          Parola di Dio.

Canto al Vangelo        Mt 11,29ab

Alleluia, alleluia.

Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, e imparate da me, che sono mite e umile di cuore.

Alleluia.

Vangelo       Lc 14,1.7-14

Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

Solo chi sceglie, come ha fatto Gesù, il posto del servo, verrà esaltato durante l’unico banchetto che conta, quello del regno di Dio. Per chi in terra ha fatto sfoggio di vanità, ha ricevuto inchini e onori, quel momento sarà drammatico: si vedrà relegare all’ultimo posto, segno del fallimento della sua vita, dimostrazione che i valori su cui ha puntato erano effimeri e caduchi.

Dal Vangelo secondo Luca

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Voi invece vi siete accostati… – CCC 2188: Nel rispetto della libertà religiosa e del bene comune di tutti, i cristiani devono adoperarsi per far riconoscere dalle leggi le domeniche e i giorni di festa della Chiesa come giorni festivi. Spetta a loro offrire a tutti un esempio pubblico di preghiera, di rispetto e di gioia e difendere le loro tradizioni come un prezioso contributo alla vita spirituale della società umana. Se la legislazione del paese o altri motivi obbligano a lavorare la domenica, questo giorno sia tuttavia vissuto come il giorno della nostra liberazione, che ci fa partecipare a questa “assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli”.

Gesù si recò… – CCC 575: Molte azioni e parole di Gesù sono dunque state un “segno di contraddizione” per le autorità religiose di Gerusalemme, quelle che il Vangelo di san Giovanni spesso chiama “i Giudei”,  ancor più che per il comune popolo di Dio. Certamente, i suoi rapporti con i farisei non furono esclusivamente polemici. Ci sono dei farisei che lo mettono in guardia in ordine al pericolo che corre. Gesù loda alcuni di loro, come lo scriba di Mc 12,34 , e mangia più volte in casa di farisei. Gesù conferma dottrine condivise da questa élite religiosa del popolo di Dio: la risurrezione dei morti, le forme di pietà (elemosina, preghiera e digiuno), e l’abitu-dine di rivolgersi a Dio come Padre, la centralità del comandamento del-l’amore di Dio e del prossimo.

Gesù modello di tutte le virtù – CCC 520-521: Durante tutta la sua vita, Gesù si mostra come nostro modello: è «l’uomo perfetto» che ci invita a diventare suoi discepoli e a seguirlo; con il suo abbassamento, ci ha dato un esempio da imitare, con la sua preghiera, attira alla preghiera, con la sua povertà, chiama ad accettare liberamente la spogliazione e le persecuzioni. Tutto ciò che Cristo ha vissuto, egli fa sì che noi possiamo viverlo in lui e che egli lo viva in noi. «Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo». Siamo chiamati a formare una cosa sola con lui; egli ci fa comunicare come membra del suo corpo a ciò che ha vissuto nella sua carne per noi e come nostro modello: «Noi dobbiamo sviluppare continuamente in noi e, in fine, completare gli stati e i misteri di Gesù. Dobbiamo poi pregarlo che li porti lui stesso a compimento in noi e in tutta la sua Chiesa. […] Il Figlio di Dio desidera una certa partecipazione e come un’estensione e continuazione in noi e in tutta la sua Chiesa dei suoi misteri mediante le grazie che vuole comunicarci e gli effetti che intende operare in noi attraverso i suoi misteri. E con questo mezzo egli vuole completarli in noi».

Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato – Benedetto XVI (Omelia, 2 settembre 2007): Questa prospettiva indicata dalle Scritture appare oggi quanto mai provocatoria per la cultura e la sensibilità dell’uomo contemporaneo. L’umile è percepito come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da dire al mondo. Invece questa è la via maestra, e non solo perché l’umiltà è una grande virtù umana, ma perché, in primo luogo, rappresenta il modo di agire di Dio stesso. È la via scelta da Cristo, il Mediatore della Nuova Alleanza, il quale, “apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8). Cari giovani, mi sembra di scorgere in questa parola di Dio sull’umiltà un messaggio importante e quanto mai attuale per voi, che volete seguire Cristo e far parte della sua Chiesa. Il messaggio è questo: non seguite la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà. Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere. Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici! Non andate dietro all’onda prodotta da questa potente azione di persuasione. Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie “alternative” indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo. Quella dell’umiltà, cari amici, non è dunque la via della rinuncia ma del coraggio. Non è l’esito di una sconfitta ma il risultato di una vittoria dell’amore sull’egoismo e della grazia sul peccato. Seguendo Cristo e imitando Maria, dobbiamo avere il coraggio dell’umiltà; dobbiamo affidarci umilmente al Signore perché solo così potremo diventare strumenti docili nelle sue mani, e gli permetteremo di fare in noi grandi cose.

Destinazione universale dei beni e opzione preferenziale per i poveri – Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa 182: Il principio della destinazione universale dei beni richiede che si guardi con particolare sollecitudine ai poveri, a coloro che si trovano in situazioni di marginalità e, in ogni caso, alle persone a cui le condizioni di vita impediscono una crescita adeguata. A tale proposito va ribadita, in tutta la sua forza, l’opzione preferenziale per i poveri: «È, questa, una opzione, o una forma speciale di primato nell’esercizio della carità cristiana, testimoniata da tutta la Tradizione della Chiesa. Essa si riferisce alla vita di ciascun cristiano, in quanto imitatore della vita di Cristo, ma si applica egualmente alle nostre responsabilità sociali e, perciò, al nostro vivere, alle decisioni da prendere coerentemente circa la proprietà e l’uso dei beni. Oggi poi, attesa la dimensione mondiale che la questione sociale ha assunto, questo amore preferenziale, con le decisioni che esso ci ispira, non può non abbracciare le immense moltitudini di affamati, di mendicanti, di senzatetto, senza assistenza medica e, soprattutto, senza speranza di un futuro migliore».

L’umiltà – Papa Francesco (Omelia, 8 aprile 2013): L’umiltà è quella di Gesù, che finisce sulla croce. E questa è la regola d’oro per un cristiano: progredire, avanzare e abbassarsi. Non si può andare su un’altra strada. Se io non mi abbasso, se tu non ti abbassi, non sei cristiano.

 

 

Preghiera dei Fedeli                                              (proposta)

Fratelli e sorelle, Gesù ha occupato l’ultimo posto. Ha accolto i piccoli, i deboli, coloro che non avevano altro difensore che lui. Si è umiliato facendosi servo di tutti. E ci chiama a comportarci come lui. Preghiamolo perché ci aiuti a radicare nei nostri cuori il suo amore.

Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore!
– Per la Chiesa: sia il luogo dell’incontro semplice e fraterno, dove chiunque, soprattutto i piccoli, possono essere accolti e rispettati. Preghiamo.
– Per la società in cui viviamo: perché il riconoscimento dei diritti dei più deboli porti alla promozione di tutta la persona. Preghiamo.
– Per coloro che hanno autorità e potere: possa giungere al loro cuore la parola di Gesù: «Il più grande sia il servo di tutti». Preghiamo.

 

  • Per la nostra comunità cristiana: presti delicata e privilegiata attenzione alle vedove, agli orfani, ai poveri e agli umiliati. Preghiamo.

Celebrante: Gesù, Maestro e Signore, tu sei buono e accogli gli umili. Ti ringraziamo del tuo amore, e ti preghiamo di ascoltare la nostra preghiera per tutti coloro che non riescono a far sentire la loro voce in questo mondo. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

 

 

Preghiera sulle offerte

Santifica, Signore, l’offerta che ti presentiamo, e compi in noi con la potenza del tuo Spirito la redenzione che si attua nel mistero. Per Cristo…

 

 

Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario II  (proposta)

Il mistero della redenzione.

 

È veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,

rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo,

Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.

Nella sua misericordia per noi peccatori

egli si è degnato di nascere dalla Vergine;

morendo sulla croce, ci ha liberati dalla morte eterna

e con la sua risurrezione ci ha donato la vita immortale.

Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi,

cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo…

 

 

Antifona alla comunione

Quant’è grande la tua bontà, Signore! La riservi per quelli che ti temono. (Sal 31,20)

Oppure: 

Beati gli operatori di pace: saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia: di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,9-10)

Oppure: 

“Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”. (Lc 14,11)

 

 

Preghiera dopo la comunione

O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa’ che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore e ci spinga a servirti nei nostri fratelli. Per Cristo…

Un po’ di pane per camminare

Questa XXII Domenica, alla luce del testo evangelico, la possiamo definire la Domenica «dell’ultimo posto»; è un insegnamento nuovo e sconvolgente che viene proposto dal Signore: «Chi si umilia sarà esaltato»: la vera sapienza per l’uomo sta nel riconoscere che la sorgente della sua dignità non sta nelle sue costruzioni umane, ma nel mistero del suo essere che ha origine in Dio e a Lui tende.

La composizione della pericope evangelica è concentrica e ruota intorno al v. 11: “Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”; le due parabole (7-10 e 12-14) tali non nel significato solito ma perché la situazione rilevata è paradigmatica di ciò che accade sempre ed ovunque, a tavola e nella vita, nella società come nella comunità dell’evangelista, sono parzialmente parallele.

Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare”. In Lc questo è l’ultimo sabato in cui si parla dell’attività di Gesù che ha ridotto al silenzio tutti i suoi oppositori (cfr v. 3). Il sabato successivo è quello di Lc 23,56 dove Gesù è composto nella tomba dalle donne, preda ormai del silenzio della morte.

L’espressione “uno dei capi dei farisei” suona sorprendente, perché i farisei non erano organizzati gerarchicamente. Si tratta o di un fariseo eminente, autorità morale in seno al partito, o di un magistrato giudeo di tendenza farisaica, giudice, capo di sinagoga o membro di un sinedrio locale. In questo caso la sottolineatura del sabato ha una connotazione non solo teologica, ma anche culturale: dipende dalle consuetudini che vi si mangi solennemente e vi s’inviti un ospite di passaggio.

Per pranzare”. La frase va tradotta alla lettera: “per mangiare il pane”, un ebraismo che richiama l’azione del prendere cibo per pranzare o cenare, dove il pane era l’elemento principale. L’espressione si collega al v. 15 con cui Lc introduce la parabola del banchetto messianico. Se mangiare significa vivere, mangiare di sabato significa partecipare alla vita di Dio. È l’adunanza festosa di cui parla l’apostolo nella seconda lettura.

 

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *