agosto, Liturgia

XX del Tempo Ordinario (C) 18 agosto 2019

Antifona d’ingresso

      O Dio, nostra difesa, contempla il volto del tuo Cristo. Per me un giorno nel tuo tempio, è più che mille altrove. (Sal 84,10-11)

Colletta     

      O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

O Dio, che nella croce del tuo Figlio, segno di contraddizione, riveli i segreti dei cuori, fa’ che l’umanità non ripeta il tragico rifiuto della verità e della grazia, ma sappia discernere i segni dei tempi per essere salva nel tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Prima Lettura       Ger 38,4-6.8-10

Mi hai partorito uomo di contesa per tutto il paese (Ger 15,10).

Peccato della classe dirigente di Gerusalemme verso il profeta Geremìa: i capi chiedono al re l’autorizzazione di mettere a tacere la voce che annuncia delle prospettive sgradevoli, presentando ai soldati l’inutilità della resistenza armata contro i Babilonesi. Questa ostilità nei confronti di Geremìa, è figura dell’atteggiamento di chi svilisce la Parola di Dio riducendola ad una dimensione terrena. Le esortazioni del profeta vengono fraintese, perché filtrati dagli interessi e dai conflitti politici.

Dal libro del profeta Geremìa

In quei giorni, i capi dissero al re: «Si metta a morte Geremìa, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché quest’uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male». Il re Sedecìa rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi». Essi allora presero Geremìa e lo gettarono nella cisterna di Malchìa, un figlio del re, la quale si trovava nell’atrio della prigione. Calarono Geremìa con corde. Nella cisterna non c’era acqua ma fango, e così Geremìa affondò nel fango. Ebed-Mèlec uscì dalla reggia e disse al re: «O re, mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremìa, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame là dentro, perché non c’è più pane nella città». Allora il re diede quest’ordine a Ebed-Mèlec, l’Etiope: «Prendi con te tre uomini di qui e tira su il profeta Geremìa dalla cisterna prima che muoia».     Parola di Dio.

Salmo Responsoriale         Dal Salmo 39 (40)

Rit. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,

ed egli su di me si è chinato,

ha dato ascolto al mio grido. Rit.

Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,

dal fango della palude;

ha stabilito i miei piedi sulla roccia,

ha reso sicuri i miei passi. Rit.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,

una lode al nostro Dio.

Molti vedranno e avranno timore

e confideranno nel Signore. Rit.

Ma io sono povero e bisognoso:

di me ha cura il Signore.

Tu sei mio aiuto e mio liberatore:

mio Dio, non tardare. Rit.

Seconda Lettura       Eb 12,1-4

Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti.

Il discorso dell’autore della lettera agli Ebrei si basa sulla fede e sui suoi effetti. L’autore fa riferimento a una serie di personaggi biblici, pur senza nominarli, invitando a volgere verso di essi lo sguardo: in forza di questa testimonianza così efficace, l’autore si rivolge ai destinatari della lettera, indicando loro un cammino di fede che somiglia ad una corsa. Camminare con Cristo equivale a correre. Una corsa che non deve essere intralciata da alcun peso, come lo sono i peccati.

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli anche noi, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato.     Parola di Dio.

Canto al Vangelo           Gv 10,27

Alleluia, alleluia.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le conosco ed esse mi seguono.

Alleluia.

Vangelo         Lc 12,49-53

Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.

La presenza di Gesù crea problemi e costringe a scelte radicali che spesso ci mettono in contrasto con gli altri. In modo velato viene anticipato il racconto stesso della Pentecoste; bisogna infatti dire che il fuoco della Pentecoste è frutto della morte in Croce di Gesù. Sono strettamente connessi il desiderio di portare fuoco sulla terra e l’angoscia del suo personale battesimo sul Gòlgota. Gesù non affronta la passione subendola, al contrario, si approccia ad essa offrendosi liberamente e con gioia.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Fratelli, anche noi, circondati da tale moltitudine di testimoni – Lumen Gentium 50: La Chiesa di coloro che camminano sulla terra, riconoscendo benissimo questa comunione di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana coltivò con grande pietà la memoria dei defunti e, «poiché santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati», ha offerto per loro anche suffragi. Che gli apostoli e i martiri di Cristo, i quali con l’effusione del loro sangue diedero la suprema testimonianza della fede e della carità, siano con noi strettamente uniti in Cristo, la Chiesa lo ha sempre creduto; li ha venerati con particolare affetto insieme con la beata vergine Maria e i santi angeli e ha piamente implorato il soccorso della loro intercessione. A questi in breve se ne aggiunsero anche altri, che avevano più da vicino imitata la verginità e la povertà di Cristo e infine altri, il cui singolare esercizio delle virtù cristiane e le grazie insigni di Dio raccomandavano alla pia devozione e imitazione dei fedeli. Il contemplare infatti la vita di coloro che hanno seguito fedelmente Cristo, è un motivo in più per sentirsi spinti a ricercare la città futura (cfr Eb 13,14 e 11,10); nello stesso tempo impariamo la via sicurissima per la quale, tra le mutevoli cose del mondo e secondo lo stato e la condizione propria di ciascuno, potremo arrivare alla perfetta unione con Cristo, cioè alla santità. Nella vita di quelli che, sebbene partecipi della nostra natura umana, sono tuttavia più perfettamente trasformati nell’immagine di Cristo (cfr 2Cor 3,18), Dio manifesta agli uomini in una viva luce la sua presenza e il suo volto. In loro è egli stesso che ci parla e ci dà un segno del suo Regno verso il quale, avendo intorno a noi un tal nugolo di testimoni (cfr Eb 12,1) e una tale affermazione della verità del Vangelo, siamo potentemente attirati.

Ho un battesimo nel quale sarò battezzato. Tutta la vita di Cristo è offerta al Padre – CCC 606-607: Il Figlio di Dio disceso dal cielo non per fare la sua volontà ma quella di colui che l’ha mandato, «entrando nel mondo dice: […] Ecco, io vengo […] per fare, o Dio, la tua volontà. […] Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre» (Eb 10,5-10). Dal primo istante della sua incarnazione, il Figlio abbraccia nella sua missione redentrice il disegno divino di salvezza: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera» (Gv 4,34). Il sacrificio di Gesù «per i peccati di tutto il mondo» (1Gv 2,2) è l’espressione della sua comunione d’amore con il Padre: «Il Padre mi ama perché io offro la mia vita» (Gv 10,17). «Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato» (Gv 14,31). Questo desiderio di abbracciare il disegno di amore redentore del Padre suo anima tutta la vita di Gesù perché la sua passione redentrice è la ragion d’essere della sua incarnazione: «Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora!» (Gv 12,27). «Non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?» (Gv 18,11). E ancora sulla croce, prima che «tutto [sia] compiuto» (Gv 19,30), egli dice: «Ho sete» (Gv 19,28).

Ho un battesimo… – CCC 1225: È con la sua Pasqua che Cristo ha aperto a tutti gli uomini le fonti del Battesimo. Egli, infatti, aveva già parlato della Passione, che avrebbe subìto a Gerusalemme, come di un “Batte-simo” con il quale doveva essere battezzato. Il Sangue e l’acqua sgorgati dal fianco trafitto di Gesù crocifisso sono segni del Battesimo e dell’Euca-ristia, sacramenti della vita nuova: da quel momento è possibile “nascere dall’acqua e dallo Spirito” per entrare nel Regno dei cieli.

Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? – Card. Tarcisio Bertone (Omelia, 19 agosto 2007): Gesù dunque è venuto ad accendere il fuoco della discordia tra gli uomini e persino nelle famiglie? Ma come è possibile se Dio è il Dio della pace e dell’amore, e Cristo è la nostra pace (cfr Ef 2,14)? Gesù non è morto in croce per distruggere nel suo corpo tutte le inimicizie (cfr Ef 2,14-18)? E non è Lui ad averci ordinato di amare perfino i nemici (cfr Mt 5,44; Lc 6,27-35)? Il suo Regno non si realizzerà appieno con l’instaurazione appunto dell’unità e della pace (cfr 1Cor 15,28)? In realtà, proprio la difesa della pace, dell’amore, della verità e del bene sono all’origine di una lotta senza quartiere tra l’Onnipotente e Satana, il suo vero avversario, il cui obbiettivo è distruggere l’opera di Dio e distogliere l’uomo dalla sua amicizia. Sin dall’origine dell’umanità, sin dal tragico evento del peccato originale, Satana è contro di Lui e vorrebbe, se gli fosse possibile, persino annientarlo per instaurare il suo regno di caos, di odio e di infelicità. Suo scopo è attrarre a sé l’uomo e soggiogarlo. Per fare questo deve in ogni modo separarlo da Dio. La storia dimostra che da sempre, purtroppo, tanti uomini cadono nella rete satanica; si illudono di costruire il progresso e di raggiungere la felicità seguendo i fallaci suggerimenti del Maligno che spinge l’uomo a realizzare se stesso da se stesso, a prescindere da Dio o addirittura contro Dio. Il risultato però è l’insuccesso e la rovina, l’infelicità e la morte. Gesù è venuto a smascherare la subdola ed abile strategia diabolica. Ha indicato a tutti Satana come l’unico vero nemico di Dio e dell’uomo ed ha ingaggiato contro di lui la grande lotta della salvezza. Il fuoco che Egli è venuto a portare sulla terra è pertanto quello della divisione dal demonio; il fuoco della verità che illumina il vero volto di Satana come padre della menzogna; il fuoco che fa distinguere con chiarezza il bene dal male, la verità dall’errore. Un fuoco, quindi, di “santa” discordia e che obbliga ciascuno di noi a prendere posizione, a decidere chiaramente se stare con Dio, o contro di Lui.

Preghiera dei Fedeli                                              (proposta)

​ Fratelli e sorelle, noi celebriamo la pace, la gioia, il perdono, la lode, la condivisione. Ma questo ci costa una continua lotta contro l’egoismo e il male. Preghiamo il Signore Gesù che ci sostenga con la sua forza e diciamo: Ascoltaci, o Signore!

– Per la Chiesa: con coraggio continui, come Gesù, una pacifica ma forte contestazione al male che c’è nel mondo, facendosi voce di denuncia di fronte alle ingiustizie. Preghiamo. Rit.

– Peri missionari che rischiano persecuzioni per annunciare il Vangelo, e i martiri del nostro tempo: la loro testimonianza sia per noi modello di santità. Preghiamo. Rit.

– Per le nostre famiglie: non si arrendano, chiudendosi nell’egoismo, al quieto vivere nel benessere materiale, ma si aprano, con fede alle esigenze del vangelo. Preghiamo. Rit.

– Per la nostra comunità cristiana: Dio ci aiuti ad essere edificatori di quella pace che nasce dalla resistenza al male e dalla costruzione costante del bene, nell’amore.​​ Preghiamo. Rit.

Celebrante: Signore Gesù, donaci la tua pace. Essa è la serenità che nasce dal sapersi nelle mani di Dio, in amicizia con lui e con i fratelli. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Preghiera sulle offerte

Accogli i nostri doni, Signore, in questo misterioso incontro tra la nostra povertà e la tua grandezza: noi ti offriamo le cose che ci hai dato, e tu donaci in cambio te stesso. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario IX  (proposta)

La missione dello Spirito nella Chiesa.

È veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,

rendere grazie sempre e in ogni luogo

a te, Signore, Padre santo,

Dio onnipotente ed eterno.

In ogni tempo tu doni energie nuove alla tua Chiesa

e lungo il suo cammino

mirabilmente la guidi e la proteggi.

Con la potenza del tuo Santo Spirito le assicuri il tuo sostegno,

ed essa, nel suo amore fiducioso,

non si stanca mai d’invocarti nella prova,

e nella gioia sempre ti rende grazie

per Cristo nostro Signore.

Per mezzo di lui cieli e terra inneggiano al tuo amore;

e noi, uniti agli angeli e ai santi,

cantiamo senza fine la tua gloria: Santo…

Antifona alla comunione

Presso il Signore è la misericordia, e grande presso di lui la redenzione. (Sal 130,7)

Oppure: 

“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso”, dice il Signore. (Lc 12,49)

Preghiera dopo la comunione

O Dio, che in questo sacramento ci hai fatti partecipi della vita del Cristo, trasformaci a immagine del tuo Figlio, perché diventiamo coeredi della sua gloria nel cielo. Per Cristo nostro Signore.

Un po’ di pane per camminare

La liturgia della Parola di questa XX Domenica ha al suo centro il tema del cristianesimo come segno di contraddizione. La prima lettura ritrae il profeta Geremìa nelle sue sofferenze di uomo perseguitato per il suo servizio alla verità; il vangelo riporta un detto di Cristo sullo strano destino dei suoi discepoli, che saranno ostacolati dagli uomini e persino dai loro stessi parenti. La seconda lettura focalizza la scelta controcorrente di Cristo: in cambio della gioia si è sottoposto alla croce.

Sono venuto a gettare fuoco sulla terra”. Il detto sul fuoco è simile alle altre testimonianze di Gesù sul significato della sua venuta. Il verbo “êlthon – venire” è importante: indica che Dio ha mandato Gesù il quale ha dato il proprio consenso a questa missione. Possiede anche una connotazione escatologica poiché “o erchómenos – colui che viene” (Lc 7,19) è una designazione del Messia.

Il “gettare fuoco sulla terra” fa pensare a una punizione, a un fuoco che cade dal cielo simile a quello che il Signore rovescia su Sòdoma e Gomorra (cfr Gen 19,24, Lc 17,29) e che Elìa fa discendere sui soldati del re Acazìa (cfr 2Re 1,10-24; 1Re 18,38: monte Carmelo). Nell’Antico Testamento il fuoco è una forza distruttrice (se si purifica col fuoco, significa che è il fuoco a distruggere il male: cfr Lv 13,52; Nm 31,23).

Ma tramite il fuoco Dio si rivela (roveto ardente: Es 3,2-3) o guida il suo popolo (colonna di fuoco: Es 13,21-22). Più sovente comunque l’immagine del fuoco indica il giudizio di Dio (cfr Gl 2,3; Am 1,4.7; Mal 3,2), tanto che la letteratura apocrifa e il Nuovo Testamento immaginano la punizione eterna come un enorme braciere, anche per l’influenza dell’escatologia persiana (1Hen 91,9; 102,1; 1QpHab 10,5; Mt 13,42; Ap 8,8; 9,17-18; 20,9).

Il detto di Gesù corrisponde al linguaggio parabolico, talora enigmatico, che il maestro predilige. Gesù ha consapevolezza di venire ad accendere un fuoco benefico o malefico che sia. Tutto dipende dall’atteggiamento che gli uomini assumono di fronte a lui: il suo fuoco non è necessariamente un castigo.

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