1 Luglio 2019 – Lunedì, XIII del Tempo Ordinario – (Gen 18,16-33; Sal 102[103]; Mt 8,18-22) – I Lettura: In questo testo della Gènesi assistiamo ad uno strano mercanteggiare tra Abramo e Dio a proposito del numero effettivo dei giusti presenti nelle città di Sòdoma e Gomorra, affinché queste non vengano distrutte. Il dialogo è inquadrato dentro uno schema giudiziario in cui Abramo parla a Dio come un avvocato difensore al fine di distoglierlo dal condannare e far perire il colpevole insieme all’innocente e così usare loro misericordia. Vangelo: Chi decide di stare con Gesù è chiamato a vivere la stessa esperienza: rinunciare al potere del mondo per vestirsi di quella carità che cambia il volto della storia. È Dio l’unico rifugio, la sola consolazione, la vera gioia. Vivere la sequela significa condividere la missione di Gesù che “da ricco che era si è fatto povero” (2Cor 8,9). Chi sceglie di seguirlo rinuncia al riposo e alle sicurezze di una vita comoda; e impara a cercare l’essenziale in ogni cosa.
Seguimi – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».
Riflessione: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? … Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Questa pagina biblica è una delle più belle immagini capaci di spiegarci cosa sia la preghiera di intercessione: dinanzi al peccato della città di Sòdoma, Abramo “combatte” contro la giustizia divina mettendosi dalla parte dei cittadini, crede nella bontà dell’uomo, contratta con Dio la loro salvezza e tenta in tutti i modi di far trionfare la misericordia divina. Così ci insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica (nn° 2634-2635): “L’intercessione è una preghiera di domanda che ci conforma da vicino alla preghiera di Gesù. È lui l’unico Intercessore presso il Padre in favore di tutti gli uomini, particolarmente dei peccatori (cfr. Rm 8,34; 1Tm 2,5-8; 1Gv 2,1). Egli «può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore» (Eb 7,25). Lo Spirito Santo stesso «intercede per noi» e la sua intercessione «per i credenti» è «secondo i disegni di Dio» (Rm 8,26-27). Intercedere, chiedere in favore di un altro, dopo Abramo, è la prerogativa di un cuore in sintonia con la misericordia di Dio. Nel tempo della Chiesa, l’intercessione cristiana partecipa a quella di Cristo: è espressione della comunione dei santi. Nell’intercessione, colui che prega non cerca solo «il proprio interesse, ma anche quello degli altri» (Fil 2,4), fino a pregare per coloro che gli fanno del male (Stefano che prega per i suoi uccisori, come Gesù: cfr. At 7,60; Lc 23,28; Lc 23,34)”
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo – CCC 561: «Tutta la vita di Cristo fu un insegnamento continuo: i suoi silenzi, i suoi miracoli, i suoi gesti, la sua preghiera, il suo amore per l’uomo, la sua predilezione per i piccoli e per i poveri, l’accettazione del sacrificio totale sulla croce per la redenzione del mondo, la sua risurrezione sono l’attuazione della sua parola e il compimento della Rivelazione».
Il radicalismo evangelico – Pastores Dabo Vobis 27: Per tutti i cristiani, nessuno escluso, il radicalismo evangelico è un’esigenza fondamentale e irrinunciabile, che scaturisce dall’appello di Cristo a seguirlo e a imitarlo, in forza dell’intima comunione di vita con lui, operata dallo Spirito (cfr. Mt 8,18ss; Mt 10,37ss; Mc 8,34ss; 10,17-21; Lc 9,57ss). Questa stessa esigenza si ripropone per i sacerdoti, non solo perché sono “nella” chiesa, ma anche perché sono “di fronte” alla chiesa, in quanto sono configurati a Cristo capo e pastore, abilitati e impegnati al ministero ordinato, vivificati dalla carità pastorale. Ora, all’interno e come manifestazione del radicalismo evangelico si ritrova una ricca fioritura di molteplici virtù ed esigenze etiche che sono decisive per la vita pastorale e spirituale del sacerdote, come, ad esempio, la fede, l’umiltà di fronte al mistero di Dio, la misericordia, la prudenza. Espressione privilegiata del radicalismo sono i diversi “consigli evangelici”, che Gesù propone nel discorso della montagna (cfr. Mt 5-7) e tra questi i consigli, intimamente coordinati tra loro, d’obbedienza, castità e povertà: il sacerdote è chiamato a viverli secondo quelle modalità, e più profondamente secondo quelle finalità e quel significato originale, che derivano dall’identità propria del presbitero e la esprimono.
Povero o avaro – Divini Redemptoris 63: Ma il più efficace mezzo di apostolato tra le folle dei poveri e degli umili è l’esempio del sacerdote, l’esempio di tutte le virtù sacerdotali, quali le abbiamo descritte nella Nostra Enciclica Ad Catholici Sacerdotii; ma nel caso presente in modo speciale è necessario un luminoso esempio di vita umile, povera, disinteressata, copia fedele del Divino Maestro che poteva proclamare con divina franchezza: «Le volpi hanno delle tane e gli uccelli dell’aria hanno dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». Un sacerdote veramente ed evangelicamente povero e disinteressato fa miracoli di bene in mezzo al popolo, come un San Vincenzo de’ Paoli, un Curato d’Ars, un Cottolengo, un Don Bosco e tanti altri; mentre un sacerdote avaro e interessato, come abbiamo ricordato nella già citata Enciclica, anche se non precipita come Giuda, nel baratro del tradimento, sarà per lo meno un vano «bronzo risonante» e un inutile «cembalo squillante», e troppo spesso un impedimento piuttosto che uno strumento di grazia in mezzo al popolo. E se il sacerdote secolare o regolare per obbligo del suo ufficio deve amministrare dei beni temporali, si ricordi che non soltanto deve scrupolosamente osservare tutto ciò che prescrivono la carità e la giustizia, ma deve mostrarsi in modo particolare veramente un padre dei poveri.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Maestro, ti seguirò dovunque tu vada – «Molti si fanno discepoli per fregiarsi del nome di Cristo e non per onorare Cristo; si lasciano ingaggiare da lui per rimanere nei piaceri corporei e non per portare le austerità dei suoi comandamenti. Altri si avvicinano a questa regola che esige rinuncia, spinti dal desiderio di Mammona, e per acquistare fuori dal mondo quello che non possono avere standovi dentro. Attraverso quell’unico discepolo di cui parla il Vangelo del nostro Salvatore, Gesù ha stigmatizzato questo pensiero iniquo in tutti gli altri: “Maestro, ti seguirò dovunque andrai; e Gesù gli rispose: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” [Mt 8,20; Lc 9,58]. Lungi da me, discepolo d’iniquità! Io non posso darti quello che tu desideri e tu non puoi ricevere quello che io ti do; conosco ciò che chiedi e io non ti do ciò che cerchi; hai creduto di venire a me per amore della ricchezza; sei andato a cercare le tenebre nella luce, la povertà nel possesso autentico, e la morte nella vita; tu vuoi acquistare venendo a me quanto io chiedo a tutti di lasciare per seguirmi; la porta per la quale sei spinto ad entrare per seguirmi è la stessa per la quale voglio farti uscire. Ecco perché non ti accolgo. Io sono povero per la mia condizione pubblica, e, per tal motivo, non detengo pubbliche ricchezze da elargire nel mondo in cui sono venuto. Io sono visto come uno straniero e non ho né casa né tetto, e chi vuole essere mio discepolo eredita da me la povertà: perché vuoi acquistare da me ciò che ti faccio rinunciare a possedere?» (Filosseno di Mabbug).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: «Radicalità evangelica» significa distacco da ogni cosa per il Vangelo, anche dagli affetti più cari, perfino dalla propria vita: «Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo» (Lc 14,25-27). La radicalità evangelica non è riservata solo a pochi eletti, ma è un’esigenza per chiunque voglia seguire Gesù: “Uno scriba si avvicinò [a Gesù] e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti»” (Mt 8,19.22). Il radicalismo evangelico è un’esigenza sostanziale e indispensabile per tutti coloro che vogliono abbracciare la fede cristiana, è una condizione dettata da Gesù: non si è cristiani se non si seguono le sue orme, se non lo si imita fino alla follia della Croce.
Santo del giorno: 1 Luglio – Santa Ester, Regina: L’eroina giudaica, che ha dato il nome ad uno dei libri sacri, “di belle forme e di aspetto avvenente”, alla morte dei genitori fu adottata dal cugino Mardocheo (Esth. 2, 7); erano entrambi della tribù di Beniamino e del casato di Cis. La loro famiglia fu tra quelle deportate nel 597. Mardocheo era nato in esilio, e il suo nome derivava da quello del dio Marduk; egli ebbe cura di Ester come della pupilla dei suoi occhi. Il re Serse I (Assuero: 485-465 a. C.), ripudiata Vasti, scelse Ester a sua donna favorita. Allorché Aman, il potente ministro, ottenne il decreto per l’uccisione dei Giudei, Mardocheo, che aveva sempre vegliato su Ester, la esortò a presentarsi al re e a intercedere in favore dei suoi connazionali. Ella, sebbene fosse proibito, sotto pena di morte, di accedere al re senza essere chiamati, si presentò a porgergli la sua supplica, dopo aver pregato e digiunato, invitandolo a pranzo. Accolta benevolmente, fu esaudita, quando, dopo il banchetto, svelò al re la malvagità di Aman. Ester salvò così il suo popolo. Mardocheo, a ricordo del lieto evento istituì la festa dei Purim che veniva celebrata il 14 e 15 del mese di adhar. Gli antichi martirologi latini celebrano la festa di Ester al 1 o luglio: festum Hester reginae; il Canisio aggiunge, in tedesco, il seguente breve elogio: “Bella e fedele, che trasse e liberò, con l’aiuto di Mardocheo, da un immediato pericolo tutto il popolo giudaico”. I Copti pongono la festa di Ester, “regina dei Persiani”, al 20 dicembre, senza fare menzione di Mardocheo.
Preghiamo: O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro Signore Gesù…