27 Giugno 2019 – Giovedì, XII del Tempo Ordinario – (Gen 16,1-12.15-16; Sal 105[106]; Mt 7,21-29) – I Lettura: La promessa di Dio ad Abram non si è ancora avverata: avanti negli anni come pure sua moglie, tra l’altro sterile, il padre del popolo eletto cede alla tentazione di realizzare il progetto di Dio da se stesso, attraverso una soluzione del tutto naturale. Ma la soluzione umana mette confusione all’interno di quella comunità. Dio, realizzerà il suo progetto secondo la sua potenza: da Isacco in poi, i patriarchi del popolo di Israele avranno i natali da donne sterili (cfr. Gen 25,21; 29,31), a conferma del suo diretto intervento come patto di alleanza. Vangelo: ‘Chi vive nell’inganno – sia consapevole che inconsapevole -, per quanto possa imitare bene esternamente una virtù che non possiede, non può certamente imitare la stabilità che contraddistingue colui che la virtù evangelica la possiede davvero. Dinanzi al momento di prova, che arriva per tutti prima o poi, “soccombe chi non ha l’animo retto” (Ab 2,4). La virtù cristiana si può solo imitare indossandola come si indossa un abito, ma nel momento in cui quella virtù deve sostenere la persona nella bufera della tentazione o della sofferenza, resta in piedi solo il vero cristiano, ossia colui che ha maturato nell’esercizio e nell’ascesi quotidiana la virtù suscitata dalla forza dello Spirito, edificando la propria casa sulla roccia’ (E. Cuffaro).
La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.
Riflessione: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli». Ancora una volta ci soffermiamo sulla necessità di essere testimoni autentici del Cristo in cui crediamo. Non basta credere che Dio esista per definirsi cristiani: anche il demonio crede all’esistenza di Dio! Non basta nemmeno semplicemente rivolgergli alcune parole di richiesta o di lode quando queste sono frutto solo di tradizione, di abitudine o di opportunità momentanea. Eppure quanto spesso incontriamo credenti che vanno alla ricerca della formula più convincente, della novena più potente; quanto materiale deviante si diffonde anche tramite internet, dove si divulgano formule e formulette capaci di attirare “fortuna e salute”. E quanti tra noi cristiani diventano zelanti diffusori di idee stupide se non dannose, che spingono a credere che Dio sia come un politico o un detentore di potere che necessita di essere lusingato o ammaliato da parole convincenti! Dio guarda il cuore (cfr. 1Sam 16,7)! Allora piuttosto che affannarci dietro interminabili fiumi di parole, invece di starcene alla ricerca della formula perfetta per ottenere quanto ci aggrada, invece di stancare perfino la pazienza di Dio col frastuono delle nostre parole (cfr. Ger 7,4.8), impariamo a fare silenzio dentro di noi, iniziamo a ricercare il volere di Dio per noi e a compiere ciò che è giusto dinanzi ai suoi occhi.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Un mondo da costruire e da condurre al suo fine – Gaudium et Spes 93: I cristiani, ricordando le parole del Signore: «in questo conosceranno tutti che siete i miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri» (Gv 13,35), niente possono desiderare più ardentemente che servire con maggiore generosità ed efficacia gli uomini del mondo contemporaneo. Perciò, aderendo fedelmente al Vangelo e beneficiando della sua forza, uniti con tutti coloro che amano e praticano la giustizia, hanno assunto un compito immenso da adempiere su questa terra: di esso dovranno rendere conto a colui che tutti giudicherà nell’ultimo giorno. Non tutti infatti quelli che dicono: «Signore, Signore», entreranno nel regno dei cieli, ma quelli che fanno la volontà del Padre e coraggiosamente agiscono. Perché la volontà del Padre è che in tutti gli uomini noi riconosciamo ed efficacemente amiamo Cristo fratello, con la parola e con l’azione, rendendo così testimonianza alla verità, e comunichiamo agli altri il mistero dell’amore del Padre celeste. Così facendo, risveglieremo in tutti gli uomini della terra una viva speranza, dono dello Spirito Santo, affinché alla fine essi vengano ammessi nella pace e felicità somma, nella patria che risplende della gloria del Signore. «A colui che, mediante la potenza che opera in noi, può compiere infinitamente di più di tutto ciò che noi possiamo domandare o pensare, a lui sia la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù, per tutte le generazioni nei secoli dei secoli. Amen» (Ef 3,20-21).
Perciò chiunque ascolta queste mie parole – CCC 763-764: È compito del Figlio realizzare, nella pienezza dei tempi, il piano di salvezza del Padre; è questo il motivo della sua «missione». «Il Signore Gesù diede inizio alla sua Chiesa predicando la Buona Novella, cioè la venuta del regno di Dio da secoli promesso nelle Scritture». Per compiere la volontà del Padre, Cristo inaugurò il regno dei cieli sulla terra. La Chiesa è «il regno di Cristo già presente in mistero». «Questo regno si manifesta chiaramente agli uomini nelle parole, nelle opere e nella presenza di Cristo». Accogliere la parola di Gesù significa accogliere «il regno stesso di Dio». Il germe e l’inizio del regno sono il «piccolo gregge» (Lc 12,32) di coloro che Gesù è venuto a convocare attorno a sé e di cui egli stesso è il pastore. Essi costituiscono la vera famiglia di Gesù. A coloro che ha così radunati attorno a sé, ha insegnato un modo «nuovo di comportarsi», ma anche una preghiera loro propria.
Discernere la volontà di Dio – CCC 2826: È mediante la preghiera che possiamo “discernere la Volontà di Dio” (Rm 12,2) ed ottenere la costanza nel compierla. Gesù ci insegna che si entra nel Regno dei cieli non a forza di parole, ma facendo “la Volontà del Padre” suo “che è nei cieli” (Mt 7,21).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: È necessario essere umili – “Egli, infatti, apprezza ed ama la bocca degli uomini umili e miti più di quella dei profeti. Molti mi diranno: Non abbiamo profetato nel tuo nome? Ed io risponderò: Non vi conosco [Mt 7,22]. Ma la bocca di Mosè, che era assai umile e mansueto – Mosè, dice infatti la Scrittura, era l’uomo più mite fra tutti gli uomini che vivevano sulla terra [Nm 12,3] – Dio l’apprezzava e l’amava talmente da dire che con lui parlava faccia a faccia, bocca a bocca, come un amico al suo amico [cfr. Nm 12,8]. Ora, tu non comandi ai demòni, ma se la tua bocca sarà simile a quella di Cristo, allora tu potrai comandare al fuoco dell’inferno” (Giovanni Crisostomo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Non vi ho mai conosciuto – Gesù al termine del lungo discorso evangelico (cfr. Mt 5-7), con il quale ha esposto lo spirito nuovo del regno di Dio, pone la folla e i suoi discepoli dinanzi alle loro concrete responsabilità: essere suoi seguaci comporta unicamente una vita pienamente donata all’Amore e agli uomini, liberamente compiacente a fare la volontà di Dio. Per entrare nel regno dei cieli non serve a nulla vantare amicizie o parentele con il Cristo oppure operare prodigi nel suo nome. La salvezza non sta nel fare miracoli, nel parlare lingue sconosciute o esorcizzare i diavoli, ma nel fare la volontà del Padre. Il profeta Geremia, molti anni prima, aveva rivolto a Israele lo stesso monito: «Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Migliorate la vostra condotta e le vostre azioni e io vi farò abitare in questo luogo. Pertanto non confidate nelle parole menzognere di coloro che dicono: Tempio del Signore, tempio del Signore, tempio del Signore è questo!» (Ger 7,3-4). Per Gesù, la scollatura tra il dire e il fare pone gli uomini nella condizione di andare incontro a un giudizio avverso: in «quel giorno», nel giorno del giudizio, coloro che conoscendo la volontà di Dio, non avranno disposto o agito secondo la sua volontà (cfr. Lc 12,47), saranno condannati al «fuoco eterno» (Mt 25,41; cfr. Mt 18,8). I falsi profeti e i carismatici millantatori sono «condannati dal giudice non per la mancanza di opere buone: hanno parlato profeticamente, hanno portato gli uomini a Dio, hanno vinto satana secondo lo stile della vittoria di Cristo su di lui [Mt 12,28]; hanno fatto meraviglie… ma non hanno compiuto la volontà di Dio. Per questo, coloro che si presentano con questa arroganza davanti a Dio sono chiamati operatori di “iniquità”» (Felipe F. Ramos). Una lezione assai utile e che non conosce tramonto, essendo sempre valida, sopra tutto per coloro cha amano suonare perennemente, a destra e a manca, le trombe della misericordia.
Santo del giorno: 27 Giugno – Madonna del Perpetuo Soccorso: “Il 27 giugno 2015, i redentoristi di tutto il mondo inizieranno la celebrazione del 150º anniversario della consegna dell’immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso da parte di Pio IX nel 1866 alla Congregazione del Santissimo Redentore (redentoristi) con l’incarico di farla conoscere in tutto il mondo. L’icona del Perpetuo Soccorso giunse a Roma da Creta verso il 1500. Per quasi 300 anni rimase esposta nella chiesa romana di San Matteo, con fama di essere miracolosa. Con l’arrivo delle truppe di Napoleone a Roma nel 1789, la chiesa di San Matteo venne distrutta e l’icona fu trasferita in una cappella privata dei padri agostiniani, venendo con il tempo dimenticata. Nel 1855 i redentoristi acquistarono il terreno sul quale era situata l’antica chiesa di San Matteo, vicino alla basilica di Santa Maria Maggiore, per costruire la propria casa generalizia. Non tardarono a giungere voci del fatto che lì era stata esposta un’immagine miracolosa della Madonna del Perpetuo Soccorso. Quando venne ritrovata l’immagine, nel 1865, i redentoristi chiesero al papa di poterla riportare nella sua antica ubicazione, fatto che avvenne nel 1866” (Roberta Sciamplicotti).
Preghiamo: Dona al tuo popolo, o Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell’amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore. Per il nostro…