22 Giugno 2019 – Sabato, XI del Tempo Ordinario – (2Cor 12,1-10; Sal 33[34]; Mt 6,24-34) – I Lettura: La Chiesa è edificata dal mistero pasquale e ogni apostolo deve entrare nella logica della croce ed unirsi alle sofferenze di Cristo per edificarla con Lui. Paolo si percepisce apostolo quando si configura a Cristo crocifisso e non quando è rapito in estasi, ma si vede costretto a rivelare anche questi doni perché appaia in tutta la sua grandezza la magnanimità di Dio che assiste i suoi servi rendendoli partecipi non solo delle sue sofferenze, ma anche delle consolazioni donando visioni e rivelazioni della sua gloria. Vangelo: Il discepolo che ha scelto di vivere sotto la signoria di Cristo deve imparare a guardare il mondo con sentimenti scevri da ansia: dove Dio governa, non esiste il caso, ma un provvido progetto che avvolge coloro che gli si abbandonano. Il discorso di Gesù è una delicata catechesi sulla Provvidenza: “Perché vi affannate…?”, la paura di non poter disporre o di perdere i beni materiali, distoglie il discepolo dal vero scopo della sua vita, la salvezza dell’anima. L’abbandono alla Provvidenza, però, non esonera l’uomo dai suoi doveri quotidiani, ma lo libera dall’affanno che gli impedirebbe di trovare la pace interiore necessaria per entrare in comunione con Dio e con gli altri.
Non preoccupatevi del domani – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
Riflessione: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro». Gesù è molto chiaro nel denunciare che il cristiano non può vivere di equilibrismi e mezze misure. I compromessi, i giochi al ribasso, non possono diventare la misura di chi ha accolto Cristo nella propria vita, di chi si professa cristiano e afferma di voler vivere come il Signore ha vissuto. Vi sono esigenze evangeliche che nulla hanno a che fare con il mondo e la sua mentalità; vi sono categorie di valori che non possono essere stravolte dal semplice quieto vivere del mondo. Gesù per fare la volontà del Padre, per la nostra salvezza, non ha cercato un accordo con il sinedrio, non ha fatto giochi di diplomazia, non ha organizzato ambascerie in cerca di un possibile accomodamento. Non si tratta di fondamentalismo religioso o di rigidità morale, non vuole essere nemmeno un atteggiamento di disprezzo o di superiorità rispetto al mondo. Come qualcuno ha già affermato, è questione di essere non solo credenti ma anche credibili: e chi lo affermava, il giudice Rosario Livatino, è morto martire proprio per non scendere a compromessi col male e ogni sua forma di deviazione sociale e morale. In una società sempre più lontana da Dio, siamo pronti ad affermare con serenità i nostri valori? Siamo pronti a testimoniare col sorriso ma con fermezza i valori morali e sociali in cui crediamo e speriamo?
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Non potete servire Dio e la ricchezza: Papa Francesco (Angelus, 2 Marzo 2014): Un cuore occupato dalla brama di possedere è un cuore pieno di questa brama di possedere, ma vuoto di Dio. Per questo Gesù ha più volte ammonito i ricchi, perché è forte per loro il rischio di riporre la propria sicurezza nei beni di questo mondo, e la sicurezza, la definitiva sicurezza, è in Dio. In un cuore posseduto dalle ricchezze, non c’è più molto posto per la fede: tutto è occupato dalle ricchezze, non c’è posto per la fede. Se invece si lascia a Dio il posto che gli spetta, cioè il primo, allora il suo amore conduce a condividere anche le ricchezze, a metterle al servizio di progetti di solidarietà e di sviluppo, come dimostrano tanti esempi, anche recenti, nella storia della Chiesa. E così la Provvidenza di Dio passa attraverso il nostro servizio agli altri, il nostro condividere con gli altri. Se ognuno di noi non accumula ricchezze soltanto per sé ma le mette al servizio degli altri, in questo caso la Provvidenza di Dio si rende visibile in questo gesto di solidarietà. Se invece qualcuno accumula soltanto per sé, cosa gli succederà quando sarà chiamato da Dio? Non potrà portare le ricchezze con sé, perché – sapete – il sudario non ha tasche! È meglio condividere, perché noi portiamo in Cielo soltanto quello che abbiamo condiviso con gli altri. La strada che Gesù indica può sembrare poco realistica rispetto alla mentalità comune e ai problemi della crisi economica; ma, se ci si pensa bene, ci riporta alla giusta scala di valori. Egli dice: «La vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?» (Mt 6,25). Per fare in modo che a nessuno manchi il pane, l’acqua, il vestito, la casa, il lavoro, la salute, bisogna che tutti ci riconosciamo figli del Padre che è nei cieli e quindi fratelli tra di noi, e ci comportiamo di conseguenza.
La Provvidenza – CCC 303: La testimonianza della Scrittura è unanime: la sollecitudine della divina Provvidenza è concreta e immediata: essa si prende cura di tutto, dalle più piccole cose fino ai grandi eventi del mondo e della storia. Con forza, i Libri Sacri affermano la sovranità assoluta di Dio sul corso degli avvenimenti: “Il nostro Dio è nei cieli, egli opera tutto ciò che vuole” (Sal 115,3), e di Cristo si dice: “Quando egli apre, nessuno chiude, e quando chiude, nessuno apre” (Ap 3,7): “molte sono le idee della mente dell’uomo, ma solo il disegno del Signore resta saldo” (Pro 19,2).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «La provvidenza consiste nella cura esercitata da Dio nei confronti di ciò che esiste. Essa rappresenta, inoltre, quella volontà divina grazie alla quale ogni cosa è retta da un giusto ordinamento. Se dunque la volontà di Dio è provvidenza, tutto quanto avviene per suo dettato si realizza necessariamente in maniera bellissima e sempre diversa, nel migliore dei modi possibile. È logico ritenere, infatti, che Dio stesso sia tanto il creatore delle cose quanto colui che le cura e le preserva: non è conveniente né ragionevole immaginare che uno sia il creatore e un altro protegga l’opera del primo. Se così fosse, infatti, essi sarebbero entrambi assolutamente impotenti: l’uno di fare, l’altro di provvedere. Dio, perciò, è colui che ha creato e colui che provvede; la sua capacità di creare e di conservare e di provvedere altro non è se non la sua stessa benigna volontà: infatti tutto ciò che il Signore volle lo fece nel cielo e sulla terra [Sal 134,6] e nessuno può resistere alla sua volontà [Rm 9,19]. Tutto quanto egli volle che esistesse, è stato creato. Egli vuole che il mondo esista ed esiste: tutto ciò che vuole, lo crea. Giustamente, dunque, si può affermare, senza alcun’ombra di dubbio, che Dio provvede, e provvede opportunamente. Solo Dio è buono e sapiente per natura: in quanto è buono, è provvidente (colui che non provvedesse, infatti, non sarebbe neppure buono: anche gli uomini e gli stessi animali provvedono con l’istinto naturale ai loro figli, ed è riprovevole chi non lo fa) e, in quanto è sapiente, cura nel modo migliore tutto ciò che esiste» (Giovanni Damasceno).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Se vogliamo vivere sereni, nella pace, senza turbamenti, è necessario mettere la nostra povera vita nelle mani di Dio (Sal 16,5), perché è lui a plasmarla con ogni arte e perfezione: «Questa parola fu rivolta dal Signore a Geremia: “Àlzati e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la mia parola”. Scesi nella bottega del vasaio, ed ecco, egli stava lavorando al tornio. Ora, se si guastava il vaso che stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli riprovava di nuovo e ne faceva un altro, come ai suoi occhi pareva giusto. Allora mi fu rivolta la parola del Signore in questi termini: ‘Forse non potrei agire con voi, casa d’Israele, come questo vasaio? Oracolo del Signore. Ecco, come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa d’Israele’» (Ger 18,6-9). Tutto è nelle mani di Dio, ha contato i giorni dell’uomo (Gb 14,5; Sal 139,16), ne conosce ogni movimento (Sir 16,17), gli ha preparato un destino di gloria: «… quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati» (Rm 8,29-30). Ecco, allora, la risposta più bella che un credente può dare all’amore squisitamente materno del Padre che è nei cieli: farsi plasmare da Dio, che è madre provvidente per tutti i suoi figli.
Santo del giorno: 22 Giugno – San Tommaso Moro, Martire: “Tommaso Moro è il nome italiano con cui è ricordato Thomas More (7 febbraio 1478 – 6 luglio 1535), avvocato, scrittore e uomo politico inglese. More ha coniato il termine «utopia», indicando un’immaginaria isola dotata di una società ideale, di cui descrisse il sistema politico nella sua opera più famosa, «L’Utopia», del 1516. È ricordato soprattutto per il suo rifiuto alla rivendicazione di Enrico VIII di farsi capo supremo della Chiesa d’Inghilterra, una decisione che mise fine alla sua carriera politica conducendolo alla pena capitale con l’accusa di tradimento. Nel 1935, è proclamato santo da Papa Pio XI; dal 1980 è commemorato anche nel calendario dei santi della chiesa anglicana (il 6 luglio), assieme all’amico John Fisher, vescovo di Rochester, decapitato quindici giorni prima di Moro. Nel 2000 San Tommaso Moro venne dichiarato patrono degli statisti e dei politici da Papa Giovanni Paolo II” (Avvenire).
Preghiamo: O Dio, fortezza di chi spera in te, ascolta benigno le nostre invocazioni, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici con la tua grazia, perché fedeli ai tuoi comandamenti possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo…