giugno, meditazioni

15 Giugno 2019

15 Giugno 2019 – Sabato, X del Tempo Ordinario – (2Cor 5,14-21; Sal 102[103]; Mt 5,33-37) – I Lettura: Come prima cosa, Paolo confessa di essere mosso nel suo ministero dall’amore che Cristo ha dimostrato per noi morendo in croce. Questa verità di fede, ci mette dinanzi alla consapevolezza che in quanto battezzati siamo morti al peccato e rinati a vita nuova. Tutto è nuovo; dalla morte-risurrezione di Cristo tutto è rinato, pertanto a ragione dobbiamo guardarci gli uni gli altri come uomini avvolti da questo Amore. Salmo: “Il Cristo è venuto nel tempo, ma non ha mai distolto lo sguardo dall’Eterno: dopo aver compiuta la sua missione, ritorna là correndo” (Agostino). Vangelo: Il brano evangelico odierno ha come unico tema il giuramento. Gesù, in sostanza, non solo proibisce il giuramento falso, ma anche quello vero; quello cioè che intende favorire una verità oggettiva. Egli non vuole che l’uomo pronunci giuramenti nel nome di Dio, anche se sono giuramenti veritieri, perché “il cielo è il trono di Dio” (Mt 5,34), ossia: l’uomo non deve giurare per ciò che è più grande di lui.

Io vi dico: non giurate affatto Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».

Riflessione: «Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno». Oggi il Vangelo ci invita a rimanere in contemplazione di questa Parola. Una Parola sapiente, prudente, efficace, fedele… Gesù è la Parola che compie le opere del Padre, è la Parola che dice le meraviglie del Padre. Una Parola che ci illumina e diventa per noi Via, Verità e Vita. Una Parola che ci rivela il volto misericordioso del Padre. Quando la nostra mente e il nostro cuore si nutrono di tale Parola, allora anche la nostra bocca si apre al sorriso e la nostra lingua si scioglie in canti di lode (cfr. Sal 126,2). Quando la Parola viene accolta e custodita in noi, la nostra parola diventa luce per il prossimo, consolazione, guida, istruzione, dono e occasione di lode. Ma quando la nostra parola non si ferma in Dio e dà spazio ad altre parole, allora nelle nostre labbra affiorano il nostro egoismo, i giudizi temerari, il pensiero del mondo, il turpiloquio, l’inganno e tutto ciò che ha origine e forza nel Maligno. La nostra parola diventa così strumento di morte e di divisione: con essa critichiamo, mortifichiamo, alimentiamo odio e rancore. Meglio tacere che parlare male, meglio limitarsi ad un sì o un no che distruggere un amicizia, creare scandalo o commettere peccato. Lasciamo spazio alla Parola e cacciamo via il Maligno.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Avete inteso che fu detto… – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 14 ottobre 1987): … ci preme soprattutto rilevare che nei brani importanti del “Discorso della montagna”, si ripete la contrapposizione: “Avete inteso che fu detto… Ma io vi dico”; e questo non per “abolire” la Legge divina dell’antica alleanza, ma per indicarne il “perfetto compimento”, secondo il senso inteso da Dio-Legislatore, che Gesù illumina di luce nuova e spiega in tutto il suo valore realizzativo di nuova vita e generatore di nuova storia: e lo fa attribuendosi un’autorità che è quella stessa del Dio-Legislatore. Si può dire che in quella sua espressione ripetuta sei volte: Io vi dico, risuona l’eco di quell’autodefinizione di Dio, che Gesù si è pure attribuita: “Io Sono” (cfr. Gv 8,58).

Non giurerai il falso – CCC 2150-2151: Il secondo comandamento proibisce il falso giuramento. Fare promessa solenne o giurare è prendere Dio come testimone di ciò che si afferma. È invocare la veracità divina a garanzia della propria veracità. Il giuramento impegna il nome del Signore. «Temerai il Signore Dio tuo, lo servirai e giurerai per il suo nome» (Dt 6,13). Astenersi dal falso giuramento è un dovere verso Dio. Come Creatore e Signore, Dio è la norma di ogni verità. La parola umana è in accordo con Dio oppure in opposizione a lui che è la stessa verità. Quando il giuramento è veridico e legittimo, mette in luce il rapporto della parola umana con la verità di Dio. Il giuramento falso chiama Dio ad essere testimone di una menzogna.

Non giurate… – CCC 2155: La santità del nome divino esige che non si faccia ricorso ad esso per cose futili e che non si presti giuramento in quelle circostanze in cui esso potrebbe essere interpretato come un’appro-vazione del potere da cui ingiustamente venisse richiesto. Quando il giuramento è esigito da autorità civili illegittime, può essere rifiutato. Deve esserlo allorché è richiesto per fini contrari alla dignità delle persone o alla comunione ecclesiale.

Sia il vostro parlare sì , sì; no, no… – CCC 2153: Gesù ha esposto il secondo comandamento nel discorso della montagna: «Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti!”. Ma io vi dico: non giurate affatto […]. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno» (Mt 5,33-34.37).Gesù insegna che ogni giuramento implica un riferimento a Dio e che la presenza di Dio e della sua verità deve essere onorata in ogni parola. La discrezione del ricorso a Dio nel parlare procede di pari passo con l’attenzione rispettosa per la sua presenza, testimoniata o schernita, in ogni nostra affermazione.

La veracità – Catechismo degli Adulti 1149: La veracità cristiana è contemporaneamente fedeltà alla dignità dell’uomo e alla verità. Il significato originario dell’ottavo comandamento si limita a proibire la falsa testimonianza contro il prossimo in tribunale; ma altri testi biblici estendono il divieto a qualsiasi frode che possa recar danno; anzi arrivano a riprovare la menzogna in genere, in quanto corrode l’affidabilità delle relazioni umane: «Sia il vostro parlare sì, sì; no, no» (Mt 5,37); «Il vostro “sì” sia sì, e il vostro “no” no» (Gc 5,12). La veracità è anche fedeltà a se stessi, alla propria identità. Ognuno è chiamato a cercare, accogliere e praticare la verità. La libertà è per la verità, resistendo alla eventuale pressione contraria degli istinti e dell’ambiente sociale. Quando si tratta di testimoniare valori decisivi, come la fede in Dio, la coerenza deve essere mantenuta fino al martirio.

Vivere nella verità – CCC 2468: La verità in quanto rettitudine dell’agire e del parlare umano è detta veracità, sincerità o franchezza. La verità o veracità è la virtù che consiste nel mostrarsi veri nei propri atti e nell’affermare il vero nelle proprie parole, rifuggendo dalla doppiezza, dalla simulazione e dall’ipocrisia.

… il di più viene dal Maligno – CCC 2152: È spergiuro colui che, sotto giuramento, fa una promessa con l’intenzione di non mantenerla, o che, dopo aver promesso sotto giuramento, non vi si attiene. Lo spergiuro costituisce una grave mancanza di rispetto verso il Signore di ogni parola. Impegnarsi con giuramento a compiere un’opera cattiva è contrario alla santità del nome divino.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “… il di più viene dal Maligno: questo di più è il superfluo quando va oltre il necessario e si aggiunge per ridondanza: tale, appunto, è il giuramento… Il Salvatore dichiara che il giuramento ha origini diaboliche, non per affermare che l’antica Legge ha come autore il Diavolo, ma per spingere gli uomini con maggiore vigore a distaccarsi dall’antica osservanza… È male giurare da quando regna la perfezione evangelica, ma prima non lo era” (Giovanni Crisostomo).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: L’insincerità – Pio XII (Radiomessaggio, 24 dicembre 1947): Lo stigma, che porta sulla fronte il nostro tempo e che è causa di disgregazione e di decadimento, è la tendenza sempre più manifesta alla «insincerità». Mancanza di veracità, che non è soltanto un espediente occasionale, un ripiego per trarsi d’impaccio in momenti d’improvvise difficoltà o d’impreveduti ostacoli. No. Essa apparisce al presente quasi eretta a sistema, elevata al grado di una strategia in cui la menzogna, il travisamento delle parole e dei fatti, l’inganno, sono divenuti classiche armi offensive, che alcuni maneggiano con maestria, orgogliosi della loro abilità; tanto l’oblio di ogni senso morale è, ai loro occhi, parte integrante della tecnica moderna nell’arte di formare la pubblica opinione, di dirigerla, di piegarla al servizio della loro politica, risoluti come sono a trionfare ad ogni costo, nelle lotte d’interessi e di opinioni, di dottrine e di egemonie. Non è Nostro proposito di descrivere qui specificatamente le rovine prodotte da questo torneo d’«insincerità» nella vita pubblica; abbiamo però il dovere di aprire gli occhi ai cattolici di tutto il mondo – ed anche a quanti hanno con Noi comune la fede in Cristo e in un Dio trascendente – sui pericoli che questo predominio della falsità fa correre alla Chiesa, alla civiltà cristiana, a tutto il patrimonio religioso ed anche semplicemente umano, che da due millenni ha dato ai popoli la sostanza della loro vita spirituale e della loro reale grandezza.

Santo del giorno: 15 Giugno – Santa Germana Cousin, Vergine: “Nata nel 1570 in un piccolo villaggio a pochi chilometri da Tolosa da modestissimi operai, restò per tutta la vita una povera pastorella. Con una malformazione congenita all’arto superiore destro e una costituzione gracile, si ammalò ben presto di scrofolosi che portò con sé quale cronica sofferenza per tutti i suoi anni. Perse la madre poco tempo dopo la nascita, il padre si risposò e in casa fu isolata. Fu mandata a pascolare le greggi e quasi sempre doveva dormire nella stalla. Tutto questo veniva però accettato con estrema umiltà e non le impediva di esercitare tanta carità nei confronti dei compagni, per lo più giovani pastori e pastorelle. Grande era la sua fede costruita intorno a quel poco che su Dio e sulla Madonna aveva appreso in parrocchia. Ogni giorno andava a Messa, ogni giorno recitava il Rosario e l’Angelus. Gli abitanti di Pibrac, il villaggio natale, la chiamavano perciò «la bigotta» e la dileggiavano. Ma Germana sopportava tutto con umiltà. Una mattina il gregge non uscì dall’ovile; Germana non andò in Chiesa. Era morta silenziosamente quasi addormentandosi nella pace eterna il 15 giugno 1601. Dopo la morte, per sua intercessione si verificarono numerosissimi miracoli. Tutta Pibrac e in seguito tutta la Francia le portarono grande devozione” (Avvenire).

Preghiamo: O Dio, sorgente di ogni bene, ispiraci propositi giusti e santi e donaci il tuo aiuto, perché possiamo attuarli nella nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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