11 Giugno 2019 – Martedì, X del Tempo Ordinario – San Barnaba (Memoria) – (At 11,21b-26; 13,1-3; Sal 97[98]; Mt 10,7-13) – I Lettura: La liturgia odierna è dedicata a S. Bàrnaba, figura molto nota della prima generazione dei cristiani e membro della comunità di Antiòchia. Il carattere di quest’uomo, ci offre alcuni spunti da cui è possibile trarre degli insegnamenti validi per la vita cristiana: “vide la grazia del Signore, si rallegrò”. Chi è capace di rallegrarsi per i doni di grazia che Dio elargisce agli altri, è certamente una persona molto avanti nel cammino di santità. Vangelo: Il brano odierno sottolinea innanzitutto la potenza guaritrice della Parola; la guarigione è strettamente legata all’evangelizzazione. Inoltre la pericope invita ad un distacco dalle cose e dalle persone. Infatti essere liberi è virtù indispensabile per coloro che annunciano il Vangelo. La scelta di Gesù, quella di mandare a due a due, dimostra al mondo che l’amore che si annuncia è possibile se si é profondamente riconciliati con l’altro con cui ciascuno vive, desiderosi di rendere felice l’altro e di trovare nell’altrui gioia la propria.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».
Riflessione: Papa Francesco (Udienza Generale, 11 Giugno 2014): Nella liturgia di oggi ricordiamo San Barnaba, apostolo. Insieme a San Paolo fu diffusore del Vangelo in mezzo ai pagani. Pieno di Spirito Santo, di zelo e di fede donò senza riserve la sua vita a Cristo. Subì la morte nel martirio. Impariamo da lui il timore di Dio e la perseveranza nella fede. Con coraggio annunciamo al mondo il messaggio evangelico.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Barnaba, apostolo – Benedetto XVI (Udienza Generale, 31 Gennaio 2007): Barnaba significa «figlio dell’esortazione» (At 4,36) o «figlio della consolazione» ed è il soprannome di un giudeo-levita nativo di Cipro. Stabilitosi a Gerusalemme, egli fu uno dei primi che abbracciarono il cristianesimo, dopo la risurrezione del Signore. Con grande generosità vendette un campo di sua proprietà consegnando il ricavato agli Apostoli per le necessità della Chiesa (cfr. At 4,37). Fu lui a farsi garante della conversione di Saulo presso la comunità cristiana di Gerusalemme, la quale ancora diffidava dell’antico persecutore (cfr. At 9,27). Inviato ad Antiochia di Siria, andò a riprendere Paolo a Tarso, dove questi si era ritirato, e con lui trascorse un anno intero, dedicandosi all’evangelizzazione di quella importante città, nella cui Chiesa Barnaba era conosciuto come profeta e dottore (cfr. At 13,1). Così Barnaba, al momento delle prime conversioni dei pagani, ha capito che quella era l’ora di Saulo, il quale si era ritirato a Tarso, sua città. Là è andato a cercarlo. Così, in quel momento importante, ha quasi restituito Paolo alla Chiesa; le ha donato, in questo senso, ancora una volta l’Apostolo delle Genti [..]. I due, Paolo e Barnaba, entrarono poi in contrasto, all’inizio del secondo viaggio missionario, perché Barnaba era dell’idea di prendere come compagno Giovanni Marco, mentre Paolo non voleva, essendosi il giovane separato da loro durante il viaggio precedente (cfr. At 13,13; 15,36-40). Quindi anche tra santi ci sono contrasti, discordie, controversie. E questo a me appare molto consolante, perché vediamo che i santi non sono “caduti dal cielo”. Sono uomini come noi, con problemi anche complicati. La santità non consiste nel non aver mai sbagliato, peccato. La santità cresce nella capacità di conversione, di pentimento, di disponibilità a ricominciare, e soprattutto nella capacità di riconciliazione e di perdono. E così Paolo, che era stato piuttosto aspro e amaro nei confronti di Marco, alla fine si ritrova con lui. Nelle ultime Lettere di san Paolo, a Filèmone e nella seconda a Timoteo, proprio Marco appare come “il mio collaboratore”. Non è quindi il non aver mai sbagliato, ma la capacità di riconciliazione e di perdono che ci fa santi. E tutti possiamo imparare questo cammino di santità. In ogni caso Barnaba, con Giovanni Marco, ripartì verso Cipro (cfr. At 15,39) intorno all’anno 49. Da quel momento si perdono le sue tracce. Tertulliano gli attribuisce la Lettera agli Ebrei, il che non manca di verosimiglianza perché, essendo della tribù di Levi, Barnaba poteva avere un interesse per il tema del sacerdozio. E la Lettera agli Ebrei ci interpreta in modo straordinario il sacerdozio di Gesù.
… mandarono Bàrnaba ad Antiòchia… – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 13 Dicembre 1989): Era una sorta di ispezione decisa dalla comunità che, essendo quella originaria, si attribuiva il compito della vigilanza sulle altre Chiese (cfr. At 8,14; 11,1; Gal 2,2). Barnaba andò ad Antiochia: e quando vi giunse “vide la grazia del Signore, si rallegrò e, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore…”. È un altro momento decisivo per la nuova fede fondata nell’alleanza in Cristo, crocifisso e risorto. Anche la nuova denominazione di “Cristiani” manifesta la solidità del vincolo che unisce fra loro i membri della comunità. La “Pentecoste dei pagani” illuminata dalla predicazione e dal comportamento di Pietro porta progressivamente a compimento l’annuncio di Cristo sullo Spirito Santo: “Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Gv 16,14). L’affermarsi del cristianesimo sotto l’azione dello Spirito Santo attua con evidenza crescente la glorificazione del “Signore Gesù”.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “Considerate la dignità degli apostoli e la grandezza del loro ministero… Gesù li manda come messaggeri per promettere agli altri infiniti beni, ma promette e preannunzia loro soltanto tribolazioni e sofferenze. Per far sì che essi abbiano pieno credito ovunque, dice loro: Sanate infermi, risuscitate morti, mondate lebbrosi, scacciate demoni; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Notate: Gesù ha cura di formarli non meno che di far compiere loro quei miracoli; perciò mostra loro che i prodigi non sono niente se non sono accompagnati da una vita onesta: «Gratuitamente avete ricevuto – egli dice – gratuitamente date». Con queste parole reprime la loro vanità e provvede a tenerli lontani dall’avidità dei beni. Perché non pensino che così grandi miracoli siano opera loro, e quindi non se ne glorino, egli sottolinea: «Gratuitamente avete ricevuto»: cioè voi non darete niente di vostro a coloro che riceveranno la vostra opera, e i miracoli che compirete non saranno frutto e ricompensa delle vostre fatiche. È per mia grazia che li farete; e questa grazia ricevuta da me gratuitamente, gratuitamente dovrete distribuirla agli altri. D’altra parte non è possibile trovare e ottenere un prezzo degno dei doni che voi darete” (San Giovanni Crisostomo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: “Andare in missione è ancora oggi il grande ideale della Chiesa, un ideale che coinvolge tutti, chi va e chi resta. La predicazione apostolica riprende e continua gli annunci di Gesù e del Battista, cominciando dal regno dei cieli. L’annuncio è fatto con la parola, con le opere di bene e con la testimonianza della vita. La predicazione è il momento prioritario. La lieta notizia dev’essere anzitutto ascoltata e conosciuta per trovare risonanza nel cuore dell’uomo. Ma il vangelo è soprattutto una proposta di bene: per questo dev’essere tradotto in opere di salvezza (esorcismi e guarigioni). Matteo elenca alcune norme che costituiscono lo stile missionario. La prima di esse è la povertà. Il discepolo di Cristo dona se stesso gratuitamente: è la povertà più vera e più profonda. Questa povertà si esprime nell’accontentarsi dello stretto necessario e nel coraggio (che è fede) di affidare anche il problema di quel poco alla provvidenza di Dio. La ragione di questo comando riguardo alla povertà non è detta, ma scaturisce dal contesto evangelico. Nel discorso della montagna viene annunciato il regno ai poveri (Mt 5,3) e i discepoli sono invitati a reprimere le eccessive preoccupazioni terrene facendo affidamento sulla bontà del Padre celeste (Mt 6,25-34). Ma più ancora conta l’esempio di Gesù che vive in mezzo alla sua gente senza sapere dove posare il capo (Mt 8,20). Il missionario non può avere un comportamento diverso da quello del suo maestro (Mt 10,24) e difforme dal contenuto del messaggio che annuncia. La povertà e il distacco dalle preoccupazioni materiali sottolineano l’urgenza dell’evangelizzazione. Chi è totalmente assorbito dall’annuncio del messaggio cristiano non può trascinarsi dietro bagagli né preoccuparsi di faccende materiali e pecuniarie. Il missionario evangelico deve presentarsi agli uomini spoglio, umile e penitente come è richiesto dal discorso della montagna. In qualunque città o villaggio arriverà, l’apostolo dovrà farsi indicare qualche persona degna presso la quale prendere alloggio, cioè un luogo che non susciti pettegolezzi che renderebbero vana la predicazione. Augurare la pace significa comunicare la totalità dei beni promessi da Dio, cioè il regno dei cieli che si realizza in Gesù”(Padre Lino Pedron).
Santo del giorno: 11 Giugno – Beata Maria del Sacro Cuore di Gesù (Maria Schininà Arezzo): “La beata di oggi era una nobile, come si evince dal nome che per intero suona così: Maria Schininà (cognome del padre) Arezzo (della madre) dei marchesi di Sant’Elia, baroni del Monte e dei duchi di San Filippo delle Colonne. Nata a Ragusa nel 1844, condusse vita signorile fino a quando – morto il padre e sposatisi tutti i fratelli – rimase sola con la madre. Iniziò così il cammino verso i poveri, abbattendo le barriere non solo di censo, ma soprattutto culturali, ai tempi fortissime. Riprovata da fratelli e conoscenti per essersi spogliata degli averi di famiglia, fu chiamata dal carmelitano Salvatore La Perla a dirigere le Figlie di Maria, dedite al soccorso dei poveri. Nel 1889 fondò le Suore del Sacro Cuore, che furono molto attive nel terremoto di Messina. Prese il nome di Maria del Sacro Cuore. Morì nel 1910. È beata dal 1990. Il palazzo dove nacque è oggi sede del vescovado di Ragusa” (Avvenire).
Preghiamo: O Padre, che hai scelto san Barnaba, pieno di fede e di Spirito Santo, per convertire i popoli pagani, fa’ che sia sempre annunziato fedelmente, con la parola e con le opere, il Vangelo di Cristo, che egli testimoniò con coraggio apostolico. Per il nostro Signore Gesù Cristo…