6 Giugno 2019 – Giovedì, VII settimana di Pasqua – (At 22,30; 23,6-11; Sal 15[16]; Gv 17,20-26) – I Lettura: Paolo, sciolto dalle catene perché cittadino romano, è davanti al Sinedrio dei giudei per un discorso di autodifesa. Era accusato, tra l’altro, di insegnare “contro la legge”, ma egli paradossalmente compie gesti “secondo la legge”. Da una parte rimprovera il sommo sacerdote per avere comandato di percuoterlo “contro la legge”, dall’altro chiede scusa. Ma qual è il vero motivo del contendere? È la speranza della risurrezione dei morti. In altre parole, è l’affermazione che Dio ha mantenuto la sua promessa risuscitando Gesù dai morti, e che risusciterà anche noi. Vangelo: Unità non significa uniformità, bensì rimanere nell’amore, malgrado le tensioni ed i conflitti. Amore che unifica fino al punto di creare tra tutti una profonda unità, come l’unità che esiste tra Gesù ed il Padre. L’unità nell’amore rivelata nella Trinità è il modello per le comunità. Mediante l’amore tra le persone, le comunità rivelano al mondo il messaggio più profondo di Gesù.
Siano perfetti nell’unità – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria, che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
Riflessione: Gesù, nell’ora della sua Passione, ha pregato «perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21) – Giovanni Paolo II (Ut unum sint 9): Questa unità, che il Signore ha donato alla sua Chiesa e nella quale egli vuole abbracciare tutti, non è un accessorio, ma sta al centro stesso della sua opera. Né essa equivale ad un attributo secondario della comunità dei suoi discepoli. Appartiene invece all’essere stesso di questa comunità. Dio vuole la Chiesa, perché egli vuole l’unità e nell’unità si esprime tutta la profondità della sua agape. Infatti, questa unità data dallo Spirito Santo non consiste semplicemente nel confluire insieme di persone che si sommano l’una all’altra… I fedeli sono uno perché, nello Spirito, essi sono nella comunione del Figlio e, in lui, nella sua comunione col Padre: «La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo» (1Gv 1,3). Dunque, per la Chiesa cattolica, la comunione dei cristiani non è altro che la manifestazione in loro della grazia per mezzo della quale Dio li rende partecipi della sua propria comunione, che è la sua vita eterna. Le parole di Cristo «che tutti siano una cosa sola» sono dunque la preghiera rivolta al Padre perché il suo disegno si compia pienamente, così che risplenda «agli occhi di tutti qual è l’adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, Creatore dell’universo» (Ef 3,9). Credere in Cristo significa volere l’unità; volere l’unità significa volere la Chiesa; volere la Chiesa significa volere la comunione di grazia che corrisponde al disegno del Padre da tutta l’eternità.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Unità e unicità della Chiesa – Unitatis Redintegratio, 2: In questo si è mostrato l’amore di Dio per noi, che l’unigenito Figlio di Dio è stato mandato dal Padre nel mondo affinché, fatto uomo, con la redenzione rigenerasse il genere umano e lo radunasse in unità. Ed egli, prima di offrirsi vittima immacolata sull’altare della croce, pregò il Padre per i credenti, dicendo: «che tutti siano una sola cosa, come tu, o Padre, sei in me ed io in te; anch’essi siano uno in noi, cosicché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21), e istituì nella sua Chiesa il mirabile sacramento dell’eucaristia, dal quale l’unità della Chiesa è significata ed attuata. Diede ai suoi discepoli il nuovo comandamento del mutuo amore e promise lo Spirito consolatore, il quale restasse con loro per sempre, Signore e vivificatore. Innalzato poi sulla croce e glorificato, il Signore Gesù effuse lo Spirito promesso, per mezzo del quale chiamò e riunì nell’unità della fede, della speranza e della carità il popolo della Nuova Alleanza, che è la Chiesa, come insegna l’Apostolo: «Un solo corpo e un solo Spirito, come anche con la vostra vocazione siete stati chiamati a una sola speranza. Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo» (Ef 4,4-5). Poiché «quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo… Tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,27-28). Lo Spirito Santo che abita nei credenti e riempie e regge tutta la Chiesa, produce questa meravigliosa comunione dei fedeli e li unisce tutti così intimamente in Cristo, da essere il principio dell’unità della Chiesa. Egli realizza la diversità di grazie e di ministeri, e arricchisce di funzioni diverse la Chiesa di Gesù Cristo «per rendere atti i santi a compiere il loro ministero, affinché sia edificato il corpo di Cristo» (Ef 4,12).
… perché tutti siano una sola cosa – Benedetto XVI (Udienza Generale, 25 gennaio 2012): La richiesta centrale della preghiera sacerdotale di Gesù dedicata ai suoi discepoli di tutti i tempi è quella della futura unità di quanti crederanno in Lui. Tale unità non è un prodotto mondano. Essa proviene esclusivamente dall’unità divina e arriva a noi dal Padre mediante il Figlio e nello Spirito Santo. Gesù invoca un dono che proviene dal Cielo, e che ha il suo effetto – reale e percepibile – sulla terra. Egli prega «perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21). L’unità dei cristiani da una parte è una realtà segreta che sta nel cuore delle persone credenti. Ma, al tempo stesso, essa deve apparire con tutta la chiarezza nella storia, deve apparire perché il mondo creda, ha uno scopo molto pratico e concreto deve apparire perché tutti siano realmente una sola cosa. L’unità dei futuri discepoli, essendo unità con Gesù – che il Padre ha mandato nel mondo -, è anche la fonte originaria dell’efficacia della missione cristiana nel mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto – Giovanni Paolo II (Omelia, 30 Marzo 1979): La grande tragedia della storia è che Gesù non è conosciuto, e perciò non è amato, non è seguito. Voi conoscete il Cristo! Voi sapete chi è! Il vostro è un grande privilegio! Sappiate esserne sempre degni e consapevoli! Di qui nasce la vostra gioia “pasquale” e la vostra responsabilità cristiana. L’incontro “pasquale” con Gesù eucaristico vi dia la forza di approfondire questa conoscenza di Gesù, di fare della vostra fede un punto fermo di riferimento, nonostante l’indifferenza o l’ostilità di gran parte del mondo in cui dobbiamo vivere.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “Perché arrivassimo all’unità con Dio e tra noi – fino ad essere uno solo, pur restando distinti gli uni dagli altri nel corpo e nell’anima – il Figlio di Dio ha escogitato un mezzo concepito dalla sapienza e dal consiglio del Padre che gli appartengono. Benedice quelli che credono in lui facendoli misticamente partecipi di un solo corpo, il suo. Li incorpora così a sé e gli uni agli altri. Chi separerà quelli che sono stati uniti da questo santo corpo nell’unità di Cristo, o li allontanerà da quella unione di natura che hanno tra loro? Infatti se abbiamo parte a un solo pane, noi diveniamo tutti un solo corpo [1Cor 10,17]. Cristo non può essere diviso. Per questo, sia la Chiesa che noi, sue membra diverse, siamo chiamati corpo di Cristo secondo l’espressione di san Paolo [cfr. Ef 5,30]. Siamo tutti riuniti all’unico Cristo per mezzo del suo santo corpo; e poiché lo riceviamo da lui, uno e indivisibile nei nostri corpi, è a lui più che a noi stessi che le nostre membra si uniscono” (Cirillo d’Alessandria).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: I Giudei instancabili nel perseguitare la giovane fede cristiana sono riusciti a mettere in catene l’apostolo Paolo. Il comandante della coorte volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui Palo veniva accusato dai Giudei, fa comparire l’Apostolo dinanzi al Sinedrio. Paolo gioca d’astuzia, sa che l’assemblea è composta dalla setta dei farisei, i quali credevano nella risurrezione, e dalla setta dei sadducei che la negavano. Prendendo spunto da questa divisone, Paolo, ad alta voce, proclama che si trova in catene a motivo della speranza nella risurrezione dei morti. L’assemblea si divide, i farisei sono dalla parte di Paolo, i sadducei urlano e strepitano e il comandante della coorte fa tradurre in carcere Paolo temendo per la sua vita. Ma tutto si svolge secondo le esigenze di un piano divino, e così di notte Gesù, in una visione, fa intendere a Paolo che ormai sono maturi i tempi per cui egli vada a testimoniare la fede a Roma. L’obiettivo perseguito dalla Provvidenza divina era proprio quello di raggiungere la città eterna, dalla capitale dell’immenso impero romano la fede cristiana doveva propagarsi fino agli estremi confini della terra. Paolo ormai sa investigare i progetti di Dio, sa che i suoi passi sono guidati dallo Spirito Santo, è sa che tutto è “già stato preordinato” dalla infinita sapienza di Dio, Paolo ascolta, comprende, accetta e si abbandona alla volontà di Dio. La fecondità del ministero apostolico di Paolo sta proprio in questi verbi; ascoltare, comprendere, accettare, abbandonarsi. Il missionario che non sa ritrovarsi in questi verbi corre il rischio di andare incontro a un sonoro fallimento.
Santo del giorno: 6 Giugno – San Norberto, Vescovo: “San Norberto è il fondatore, nel 1121, di un antico ordine monastico, che però si dedicò anche all’evangelizzazione ‘ad extra’, anticipando così l’avvento degli ordini mendicanti: i Premostratensi. Il nome viene dalla valle francese di Prémontré, nei pressi di Laon, dove il santo si era fermato insieme ad alcuni compagni. Norberto era nato a Xanten, in Germania, tra il 1080 e il 1085. Fece vita mondana, ma poi un evento lo sconvolse e lo indusse a cambiare. Un fulmine gli cadde vicino, per fortuna solo tramortendolo. Divenne prete, fondò l’ordine – che presto si diffuse in Europa e anche in Palestina – dal 1126 fu vescovo di Magdeburgo. Morì nel 1134 ed è santo dal 1582” (Avvenire).
Preghiamo: Venga, o Padre, il tuo Spirito e ci trasformi interiormente con i suoi doni; crei in noi un cuore nuovo, perché possiamo piacere a te e cooperare al tuo disegno di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…