29 Maggio 2019 – Mercoledì, VI settimana di Pasqua – (At 17,15.22-18,1; Sal 148; Gv 16,12-15) – I Lettura: Il discorso di Paolo all’Areòpago di Atene è di grande elevatura teologica, ma non ha grande successo sulle persone che anzi lo deridono. L’ostacolo che impedisce al messaggio di essere accolto e di portare frutto di conversione è la poca predisposizione degli Ateniesi ad accogliere qualsiasi messaggio che non sia in sintonia con il loro modo di pensare. Una ragione orgogliosa non è in grado di aprirsi nemmeno ad una notizia liberante e rassicurante come quella del Vangelo. Vangelo: Il discorso di Gesù ai suoi discepoli potrebbe lasciare intendere che Egli non abbia detto loro tutto e che sarebbe toccato allo Spirito dire il resto. In realtà non è così, infatti lo Spirito avrà il compito di ricordare loro tutto ciò che Gesù ha detto ma in un modo più chiaro, svelando, man mano che la Chiesa attraverserà i suoi periodi di prova, il significato profondo dei suoi insegnamenti.
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Riflessione: «Lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità». Lo Spirito promesso permetterà ai discepoli di comprendere le cose di Dio per come sono state rivelate da Gesù. Questa luce interiore scaverà un solco sempre più profondo tra i credenti e il mondo. Lo Spirito guida alla verità, non nel senso che dirà altro da Gesù, perché noi crediamo che la rivelazione ultima e definitiva l’ha portata Cristo Gesù, ma nel senso che egli permetterà ai credenti di comprendere in maniera sempre più chiara la Verità che è Gesù Cristo. E tale verità, come accennato, distanzierà in maniera netta e definitiva i credenti dalla mentalità di questo mondo, tra coloro che si aprono all’ascolto della Parola e coloro che rimangono invischiati dalle seduzioni del principe di questo mondo (cfr. Gv 16,11). Lo Spirito purifica le coscienze, eleva le menti, illumina gli occhi dell’anima donando agli uomini quella purificazione che evita ogni possibile deviazione, attaccamento, avidità: il credente ha così una piena consapevolezza del giusto valore di ogni cosa, vede la realtà che lo circonda con gli stessi occhi di Dio e la giudica con lo stesso metro di Dio. Tutto si compone nell’ordine divino e ad ogni cosa viene assegnato il giusto posto. La verità quindi come opposto alla menzogna del demonio incatena gli uomini tra gli inganni delle passioni. Ecco perché solo chi è nella luce dello Spirito è nella verità e solo chi è nella verità sarà libero.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Molte cose ho ancora da dirvi… – Giovanni Paolo II (Omelia, 14 Giugno 1992): “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso” (Gv 16,12). Ripeto a voi con il nostro Maestro e Signore queste parole del Cenacolo. Davvero, la parola di verità sul sacerdozio è così grande, che è difficile esprimerla. Occorre quindi affidarla allo stesso Spirito di Verità. Bisogna affidarla a Lui specialmente oggi, nella prospettiva dell’intera vita di ciascuno di voi, di ciascuno di noi, affinché il Paraclito vi comunichi (cfr. Gv 16,13), giorno dopo giorno, e fino in fondo, la verità sul vostro sacerdozio ministeriale. Vi comunichi tale verità attingendo sempre al grande mistero che è il sacerdozio di Cristo; la comunichi a ciascuno di noi, servi indegni, che il Signore ha voluto fare amici suoi. Sì, la verità sul sacerdozio è “un parlare dello Spirito Santo”, grazie al quale l’uomo può vantarsi “nella speranza della gloria di Dio” (cfr. Rm 5,2).
Quando verrà lui, lo Spirito della verità – Benedetto XVI (Omelia, 27 Maggio 2012): Ma guardiamo al Vangelo di oggi, nel quale Gesù afferma: «Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità» (Gv 16,13). Qui Gesù, parlando dello Spirito Santo, ci spiega che cos’è la Chiesa e come essa debba vivere per essere se stessa, per essere il luogo dell’unità e della comunione nella Verità; ci dice che agire da cristiani significa non essere chiusi nel proprio «io», ma orientarsi verso il tutto; significa accogliere in se stessi la Chiesa tutta intera o, ancora meglio, lasciare interiormente che essa ci accolga. Allora, quando io parlo, penso, agisco come cristiano, non lo faccio chiudendomi nel mio io, ma lo faccio sempre nel tutto e a partire dal tutto: così lo Spirito Santo, Spirito di unità e di verità, può continuare a risuonare nei nostri cuori e nelle menti degli uomini e spingerli ad incontrarsi e ad accogliersi a vicenda. Lo Spirito, proprio per il fatto che agisce così, ci introduce in tutta la verità, che è Gesù, ci guida nell’approfondirla, nel comprenderla: noi non cresciamo nella conoscenza chiudendoci nel nostro io, ma solo diventando capaci di ascoltare e di condividere, solo nel «noi» della Chiesa, con un atteggiamento di profonda umiltà interiore. E così diventa più chiaro perché Babele è Babele e la Pentecoste è la Pentecoste. Dove gli uomini vogliono farsi Dio, possono solo mettersi l’uno contro l’altro. Dove invece si pongono nella verità del Signore, si aprono all’azione del suo Spirito che li sostiene e li unisce.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: I gemiti dello Spirito in noi – «Lo Spirito Santo geme in noi, perché fa gemere noi. Non è cosa da poco che lo Spirito ci insegna a gemere: ci fa capire così che siamo pellegrini, ci insegna a sospirare verso la patria, e per questo desiderio ci fa gemere. Chi invece si trova bene in questo mondo, o meglio crede di starvi bene, chi esulta nelle cose della carne e nell’abbondanza dei beni terreni, e della felicità menzognera, costui ha la voce di un corvo; e il corvo gracchia, non geme. Ma colui che conosce il peso opprimente della natura mortale e sa di peregrinare lontano dal Signore e di non possedere ancora quella beatitudine eterna che ci è stata promessa [la possiede con la speranza, ma l’avrà realmente quando il Signore, dopo la sua venuta nel nascondimento dell’umiltà, verrà nella luce della sua gloria], colui che sa tutto questo, geme. E finché geme per questo, santamente geme: è lo Spirito che gli insegna a gemere, dalla colomba ha imparato a gemere. Perché molti, infatti, gemono a causa dell’infelicità terrena, perché squassati dalla sfortuna, o gravati oltre ogni modo dalle malattie, perché chiusi in carcere, o avvinti in catene, o sbattuti dai flutti del mare; circondati dalle invidie dei loro nemici, gemono. Ma non gemono, costoro, con il gemito della colomba, non gemono per amore di Dio, non gemono nello Spirito. Perciò, appena liberati da tutte queste tribolazioni, niente sarà più rumoroso della loro gioia, lasciando vedere che sono corvi, non colombe» (Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Nel Vangelo di oggi è adombrata la santissima Trinità. Molti dati del Nuovo Testamento conducono alla formulazione della dottrina trinitaria. Da una parte, essi insistono sull’unicità assoluta di Dio, ed escludono l’esistenza di più dei; dall’altra, molti testi collocano il Cristo e lo Spirito Santo sul medesimo piano di Dio e l’opera di Cristo è eguagliata più di una volta all’opera del Padre e a quella dello Spirito Santo, che, a sua volta, non è più solo un modo per esprimere l’attività divina, ma un vero soggetto di azione come il Padre e il Figlio, e perciò Persona. Per una più facile comprensione, comunque, è necessario dividere le operazioni delle Tre Persone divine, non dimenticando, comunque, che esse sono sempre congiunte. Il Padre dona il suo Figlio. Dona ciò che è più caro e più prezioso per un Padre: il Figlio. Il Padre dona il Figlio per l’infinito amore che ha verso l’umanità, per la salvezza degli uomini (cfr. Gv 3,16). Il Figlio per la gloria del Padre e la salvezza degli uomini dà tutto se stesso. Dà la sua vita fino al supremo sacrificio. La morte in Croce è il massimo atto di amore. Infine, «l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). È stato riversato nei nostri cuori l’amore di Dio: «l’amore con cui Dio ci ama e di cui lo Spirito Santo è un pegno e, con la sua presenza attiva in noi, un testimone [cfr. Rm 8,15 e Gal 4,6]. In lui noi ci rivolgiamo a Dio come un figlio al Padre: l’amore è reciproco. In lui, ugualmente, noi amiamo i nostri fratelli con lo stesso amore con cui il Padre ama il Figlio e noi [cfr. Gv 17,26]» (Bibbia di Gerusalemme). Infatti, Cristo mandò a tutti gli uomini lo Spirito Santo per muoverli interiormente «ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutte le forze, e ad amarsi reciprocamente come Cristo ha amato loro» (LG 40a). “Noi dunque crediamo al Padre che genera eternamente il Figlio; al Figlio, Verbo di Dio, che è eternamente generato; allo Spirito Santo, Persona increata che procede dal Padre e dal Figlio come loro eterno Amore” (Paolo VI).
Santo del giorno: 29 Maggio – San Paolo VI (Giovanni Battista Montini), Papa: (Papa dal 30/06/1963 al 06/08/1978). Giovanni Battista Montini, nato a Concesio (Brescia), compì gli studi fino alla licenza ginnasiale presso il collegio “Arici” dei padri Gesuiti a Brescia, per lunghi periodi come alunno esterno, causa la salute delicata. Ottenne la licenza liceale come privatista presso il Liceo classico statale “Arnaldo da Brescia”. Avvertita la vocazione sacerdotale, entrò nel Seminario di Brescia, e seguì i corsi come esterno: fu ordinato sacerdote nella cattedrale bresciana il 29 maggio 1920. Indirizzato alla carriera diplomatica, ebbe numerosi incarichi di rilievo nella Curia Romana e fu assistente ecclesiastico degli universitari cattolici italiani. Diventato arcivescovo di Milano, compì il suo ingresso solenne il 6 gennaio 1955, impegnandosi ad ascoltare la società che cambiava e indicandole Dio come unico riferimento. Fu creato cardinale dal Papa san Giovanni XXIII il 15 dicembre 1958. Eletto Papa col nome di Paolo VI il 21 giugno 1963, dichiarò immediatamente di voler portare avanti il Concilio Ecumenico Vaticano II. Alla sua conclusione, cominciò quindi a metterne in opera le deliberazioni con grande coraggio, in mezzo a ostacoli di ogni segno. In particolare pubblicò il rinnovato Messale Romano. Fu importante e profonda la sua azione ecumenica, con proficui scambi e incontri con la Chiesa anglicana e la Chiesa ortodossa. Scrisse sette encicliche e compì nove viaggi apostolici fuori dall’Italia. L’ultimo periodo della sua vita fu segnato dalla contestazione ecclesiale, cui reagì con fortezza e carità, e dall’uccisione del suo amico, l’onorevole Aldo Moro. Morì nella residenza pontificia di Castel Gandolfo il 6 agosto 1978. È stato beatificato da papa Francesco il 19 ottobre 2014. Lo stesso Pontefice lo ha canonizzato il 14 ottobre 2018.
Preghiamo: O Dio, che ci chiami a celebrare nella fede la risurrezione del tuo Figlio, fa’ che possiamo rallegrarci con lui insieme ai tuoi santi nel giorno della sua venuta. Egli è Dio, e vive e regna con te…