Liturgia, maggio

V Domenica di Pasqua (C) 19 Maggio 2019

Antifona d’ingresso

Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi; a tutti i popoli ha rivelato la salvezza. Alleluia. (Sal 98)

Colletta 

O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l’eredità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

O Dio, che nel Cristo tuo Figlio rinnovi gli uomini e le cose, fa’ che accogliamo come statuto della nostra vita il comandamento della carità, per amare te e i fratelli come tu ci ami, e così manifestare al mondo la forza rinnovatrice del tuo Spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Prima lettura     At 14,21b-27

Riferirono alla comunità tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro.

Siamo al termine del primo viaggio missionario di Paolo e Bàrnaba, i quali rivisitano le città evangelizzate per incoraggiare e confermare i discepoli nella fede e per sostenerli durante le tribolazioni e le persecuzioni, ritenute pericolose per la loro giovane conversione. Esortano quindi i discepoli a vivere le tribolazioni come partecipazione alla passione di Cristo. Paolo e Bàrnaba, con l’elezione dei presbiteri nelle comunità, danno così origine alle prime organizzazioni ecclesiali, organizzazioni che risultano necessarie, anzi indispensabili, per poter continuare da sole il loro cammino.

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfilia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto. Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.     Parola di Dio.

Salmo Responsoriale      Dal Salmo 144 (145)

Paziente e misericordioso è il Signore: «Ricco di misericordia – infatti non può essere misurata né compresa fino in fondo – anche verso i peccatori e quanti vivono una vita malvagia; non crediate che sia stato buono con Abele e non con Caino: no, è stato buono anche con Caino. Parimenti non fu buono solo con Noè, lo fu anche verso quelli che il diluvio sommerse. Tutti comprende anche gli angeli e anche gli animali» (San Giovanni Crisostomo).

Rit. Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.

Misericordioso e pietoso è il Signore,

lento all’ira e grande nell’amore.

Buono è il Signore verso tutti,

la sua tenerezza si espande su tutte le creature. Rit.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere

e ti benedicano i tuoi fedeli.

Dicano la gloria del tuo regno

e parlino della tua potenza. Rit.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese

e la splendida gloria del tuo regno.

Il tuo regno è un regno eterno,

il tuo dominio si estende per tutte le generazioni. Rit.

Seconda Lettura        Ap 21,1-5a

Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.

Giovanni vede scendere dal nuovo cielo sulla nuova terra la cittá-sposa, simbolo della dimora di Dio con gli uomini. Questo tema tocca l’intera storia sacra. Dopo la morte-risurrezione di Cristo, si sta compiendo un nuovo e ultimo passo nella rivelazione: distrutto per sempre il male, l’uomo sarà eternamente con Dio, in una comunione di consolazione, vita, festa, qualcosa che l’uomo non è ancora in grado di comprendere. 

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate». E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».  Parola di Dio.

Canto al Vangelo                      Gv 13,34

Alleluia, alleluia.

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Alleluia.

Vangelo   Gv 13,31-33a.34-35

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.

Inizia con questo brano il discorso di addio da parte di Gesù ai suoi discepoli. Giuda esce dal cenacolo ed è notte, la notte del diavolo, del peccato. Gesù sa che manca poco e si troverà da solo a combattere nel giardino del Getsemani contro le tenebre sudando sangue. Gesù sa che non può ora spiegare ai suoi il significato della sua morte, la affronta e la offre da solo, ma parla ai suoi discepoli della glorificazione del Figlio, che deve però necessariamente passare attraverso la grande tribolazione.

Dal Vangelo secondo Giovanni

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uo-mo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».       Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Amatevi come io vi ho amati – Giovanni Paolo II (Veritatis Splendor 20): Gesù chiede di seguirlo e di imitarlo sulla strada dell’amore, di un amore che si dona totalmente ai fratelli per amore di Dio: “Questo è il mio comandamento: che Vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15,12). Questo “come” esige l’imitazione di Gesù, del suo amore di cui la lavanda dei piedi è segno: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,14-15). L’agire di Gesù e la sua parola, le sue azioni e i suoi precetti costituiscono la regola morale della vita cristiana. Infatti, queste sue azioni e, in modo particolare, la passione e la morte in croce, sono la viva rivelazione del suo amore per il Padre e per gli uomini. Proprio questo amore Gesù chiede che sia imitato da quanti lo seguono. Esso è il comandamento “nuovo”: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34-35). Questo “come” indica anche la misura con la quale Gesù ha amato, e con la quale devono amarsi tra loro i suoi discepoli. Dopo aver detto: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15,12), Gesù prosegue con le parole che indicano il dono sacrificale della sua vita sulla croce, quale testimonianza di un amore “sino alla fine” (Gv 13,1): “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Chiamando il giovane a seguirlo sulla strada della perfezione, Gesù gli chiede di essere perfetto nel comandamento dell’amore, nel “suo” comandamento: di inserirsi nel movimento della sua donazione totale, di imitare e di rivivere l’amore stesso del Maestro “buono”, di colui che ha amato “sino alla fine”. E quanto Gesù chiede ad ogni uomo che vuole mettersi alla sua sequela: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24).

La storia obbedisce a un disegno di amore… – Catechismo degli Adulti 353: La storia obbedisce a un disegno di amore, «nascosto da secoli nella mente di Dio… attuato in Cristo Gesù» (Ef 3,9-11), «rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito» (Ef 3,5). Dio ha voluto condividere con altri la sua vita. Ha creato gli uomini, per introdurli nella comunione trinitaria: «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà» (Ef 1,4-6). Ha deciso di associare dei fratelli al Figlio unigenito, mediante la sua incarnazione e il dono dello Spirito Santo. Li ha «predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29). Cristo è il primo eletto. Noi siamo progettati in modo da poter realizzare la nostra identità in dipendenza da lui. È questa la nostra vocazione costitutiva, che può essere rifiutata, non annullata. Da parte sua Dio vuole che tutti si salvino. La predestinazione è alla salvezza e non alla perdizione.

Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri: Amare concretamente – Catechismo degli Adulti 163-164: Che cosa voglia dire amare, Gesù lo esemplifica nelle parole del giudizio finale: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,35-36); e lo riassume formulando in termini positivi la cosiddetta “regola d’oro”: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti» (Mt 7,12). Amare, dunque, significa fare concretamente il bene, con premura e creatività. La misura è Gesù stesso: «Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). I discepoli di Gesù vivono in comunione tra loro come fratelli e sono attivamente solidali con tutti, come il samaritano della parabola evangelica.

Amatevi come… – Paolo VI (Omelia, 11 aprile 1968): Quel come dà le vertigini. Ci avverte che non avremo mai amato abbastanza. Ci avverte che la nostra professione di amore cristiano è ancora al principio. Ci avverte che il precetto della carità contiene in sé sviluppi potenziali, che nessuna filantropia, che nessuna sociologia potrà mai eguagliare. La carità è ancora contratta e racchiusa entro confini di costumi, d’interessi, di egoismi, che dovranno, Noi crediamo, essere dilatati. Dilatentur spatia caritatis, esclama Sant’Agostino (Sermo 10). E a nostro stimolo, e forse a nostro rimprovero, dalle labbra soavi e tremende di Cristo piovono quest’altre indimenticabili parole, sempre sull’amore: «Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete scambievolmente» (Gv 13, 35). L’amore dunque è il distintivo dell’autenticità cristiana.

Amare è osservare i comandamenti – Catechismo degli Adulti 897: La carità porta innanzitutto ad osservare il decalogo. Quasi tutti i comandamenti sono formulati in maniera negativa: non avrai altro dio, non nominare il nome di Dio invano, non uccidere, non commettere atti impuri, non rubare, non dire falsa testimonianza… Indicano così il livello minimo sotto il quale non bisogna scendere assolutamente, il livello sotto il quale non può sussistere il rispetto per la santità di Dio e per la dignità della persona umana e quindi neppure la carità. L’osservanza dei comandamenti è «la condizione di base per l’amore…; l’inizio della libertà, non la libertà perfetta». Un cuore che ama «proprio perché ama è disposto a vivere le esperienze più alte».

Preghiera dei Fedeli                                              (proposta)

La sorte di tanti nostri fratelli non ci può lasciare indifferenti. La redenzione operata da Cristo crocifisso e risorto è offerta a tutti gli uomini. In questa profonda convinzione rivolgiamo al Padre la nostra preghiera.

Preghiamo insieme e diciamo: Salva il tuo popolo, Signore.

– Perché coloro che hanno ricevuto fin dalla nascita il Battesimo riconoscano il dono di Dio e si impegnino a portare la luce della fede anche ai pagani del nostro tempo, preghiamo. Rit.

– Perché nessuno di noi si disinteressi del bene spirituale dei propri fratelli, ma avvicinino con amore quanti si sono distanziati dal banchetto pasquale e affrettiamo il loro ritorno, preghiamo. Rit.

– Perché i cristiani che danno scandalo per l’incoerenza tra la fede e la vita, avvertano il rischio e l’ambiguità della propria situazione e si aprano alla novità dell’esistenza in Cristo, preghiamo. Rit.

– Perché non vi sia divisione e rancore tra quanti vivono nella stessa casa e nello stesso quartiere, ma nel dialogo e nella comprensione reciproca si stabilisca un vero clima di speranza e di pace, preghiamo. Rit.

– Perché il sacrificio di quanti lottano e soffrono nell’adempimento di un difficile dovere al servizio della nostra libertà diventi germoglio di una società più giusta e fraterna, preghiamo. Rit.

Celebrante: O Dio, misericordioso e fedele, concedi a noi il dono pasquale del tuo Spirito, perché vediamo ciò che giova alla nostra vera pace, e facciamo quanto sta in noi per costruire un mondo rinnovato nell’amore. Per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte

O Dio, che in questo scambio di doni ci fai partecipare alla comunione con te, unico e sommo bene, concedi che la luce della tua verità sia testimoniata dalla nostra vita. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio di paquale V              (proposta)

Cristo sacerdote e vittima.

È veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,

proclamare sempre la tua gloria, o Signore,

e soprattutto esaltarti in questo tempo

nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Offrendo il suo corpo sulla croce,

diede compimento ai sacrifici antichi,

e donandosi per la nostra redenzione

divenne altare, vittima e sacerdote.

Per questo mistero,

nella pienezza della gioia pasquale,

l’umanità esulta su tutta la terra,

e con l’assemblea degli angeli e dei santi

canta l’inno della tua gloria: Santo…

 

Antifona alla comunione

“Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”, dice il Signore. Alleluia. (Gv 13,34)

Preghiera dopo la comunione

Assisti, Signore, il tuo popolo, che hai colmato della grazia di questi santi misteri, e fa’ che passiamo dalla decadenza del peccato alla pienezza della vita nuova. Per Cristo nostro Signore.

 

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *