maggio, meditazioni

15 Maggio 2019

 – Mercoledì, IV settimana di Pasqua – (At 12,24 – 13,5; Sal 66[67]; Gv 12,44-50) – I Lettura: Scoppia una carestia e Antiòchia, attraverso Bàrnaba e Sàulo manda aiuti a Gerusalemme. Giacomo viene messo a morte; Pietro arrestato e poi liberato; il persecutore Erode Agrippa muore. Le vicende umane fanno così da sfondo alla Parola di Dio che, inarrestabile, si diffonde. Vangelo: Gesù rivolge a ogni discepolo un chiaro e definitivo appello perché orienti tutta la propria vita sull’essenziale, con un’adesione convinta e alimentata dalla sua parola. Egli ricorda che l’oggetto della fede va riposto nel Padre, il quale ha inviato il Figlio nel mondo. Tra il Padre e il Figlio c’è vita di comunione e di unità, di conseguenza chi crede nel Figlio, crede anche nel Padre.

Io sono venuto nel mondo come luce – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e, che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

Riflessione: «Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre». Queste parole sono le ultime pronunciate da Gesù in quella che è stata la sua vita pubblica. A questo discorso seguirà la narrazione dell’Ultima Cena con cui hanno inizio i racconti della Passione, morte e risurrezione del Cristo. Potremmo quindi leggerle come una sorta di testamento, di riassunto di quanto detto e fatto lungo i tre anni di predicazione lungo le strade della Terra Santa. Il Cristo era stato presentato da san Giovanni, all’inizio del suo Vangelo, come la Luce che viene nel mondo, Luce che splende nelle tenebre, Luce che illumina ogni uomo (cfr. Gv 1,4-9). Ora è Gesù stesso che dona di sé tale testimonianza: Egli è venuto perché non restassimo nelle tenebre. Vivere in Cristo significa aprirsi alla luce della Pasqua. Sono queste le parole che vogliono riassumere il senso della vita di Gesù dalla sua Incarnazione alla sua Ascensione al cielo: egli è la Parola che illumina il nostro cammino, la lampada ai nostri passi (cfr. Sal 119,105). In Lui tutto è chiaro, la via è sicura, il traguardo è certo: non saremo delusi!

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Gesù è la luce venuta nel mondo – Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo (Omelia, 10 Maggio 2006): Il Signore è la luce venuta nel mondo. Ma la luce non serve solo per smascherare ciò che non va, come un fascio livido e impietoso che mette a nudo peccati e mancanze. Piuttosto è luce che riscalda, che indica un cammino, che fa vedere e incontrare gli altri “perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” dice il Signore. Allo stesso modo, il Signore è parola, ma non per giudicare e schiacciare gli uomini e le donne sulla loro miseria umana, anzi, è espressione della bontà di Dio che vuole recuperare e salvare tutti, non disprezza il lucignolo che fuma né la canna incrinata che rischia da un momento all’altro di spezzarsi. La vera condanna infatti non viene dalla Parola di Dio, ma dal non credere che essa possa divenire vita, possa generare azioni, sentimenti, modi di essere e di fare nuovi. È una constatazione,non una minaccia: se non accogliamo e rendiamo vita la Parola di Dio, come potrà egli guidarci, sanarci, renderci felici? Saremmo irrevocabilmente condannati ad ascoltare solo noi stessi, condannati alla schiavitù dell’egocentrismo.

Gesù è la luce – Paolo VI (Udienza Generale, 22 Giugno 1966): Cristo è la sorgente della luce; è la luce. Ma come giunge a noi questa luce? Il Signore ha voluto stabilire un sistema, disporre un ordine, per cui la sua luce giungesse a noi mediante un servizio umano, mediante un riflesso qualificato e autorizzato, e cioè mediante il magistero e il ministero apostolico. Egli infatti disse agli Apostoli: «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14); e mediante una trasparenza interiore di Cristo stesso, emanante dall’intero corpo mistico e visibile della Chiesa, quasi ch’essa fosse l’ostensorio di Cristo; così che è essa stessa chiamata «sacramento», segno sacro cioè e tramite dell’unione di Dio con l’umanità (cfr. Lumen Gentium 1). «Chi ascolta voi, disse Gesù riferendosi ai discepoli elevati a funzioni gerarchiche, ascolta me; e chi disprezza voi, disprezza me» (Lc 10,16). Praticamente perciò noi non potremo arrivare a Cristo, se non cercandolo e trovandolo nella sua Chiesa. Ricordiamo ancora la famosa esortazione di S. Giovanni Crisostomo: «Non ti allontanare dalla Chiesa! Nulla è più forte di essa! La tua speranza è la Chiesa, il tuo rifugio è la Chiesa. Essa è più alta del cielo e più vasta della terra. Essa non invecchia mai, ma sempre vigoreggia». Un altro grande dottore orientale, Origene, fin dalla prima metà del terzo secolo, commentando la Genesi, diceva: «Se vogliamo essere noi pure come il cielo, avremo in noi i luminari. Meditazione sulla Parola del giorno che ci possono illuminare: Cristo e la sua Chiesa. Egli infatti è la luce del mondo, che illumina pure la Chiesa con la sua luce; … e la Chiesa, preso il lume di Cristo, illumina tutti quelli che si trovano nella notte dell’i-
gnoranza» (In Gen. Hom. 1,5; P.G. 12,150).

E io so che il suo comandamento è vita – Giovanni Paolo II (Omelia, 9 Giugno 1992): Dio ha indicato a tutti il cammino verso la salvezza, verso la vita eterna, dando agli uomini i suoi comandamenti. La via che conduce alla vita eterna è la via dei comandamenti di Dio: “Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti” (Mt 19,17) risponde subito dopo Gesù al giovane. Allo stesso tempo, il cammino della salvezza consiste nella risposta fondamentale alla questione della vocazione nella vita dell’uomo. Ciascuno di voi, uomini e donne, troverà in questi comandamenti la via che conduce a Dio, e lungo la quale dovrà camminare. I Comandamenti sono una condizione fondamentale e indispensabile perché l’uomo possa realizzare la vocazione della sua vita: raggiungere il fine per il quale vive sulla terra. Questa è la prima ed essenziale risposta di Cristo, di Colui che “è luce e salvezza” dell’uomo: “Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti”.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “Il Padre è luce, il Figlio è luce, lo Spirito Santo è luce; ma tutti e tre insieme non costituiscono tre luci, ma una sola Luce. Di conseguenza il Padre è sapienza, il Figlio è sapienza e lo Spirito Santo è sapienza, e insieme non fanno tre sapienze, ma una sola Sapienza. E poiché qui essere è la stessa cosa che essere sapiente, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono una sola essenza. Né qui essere è altra cosa che essere Dio: perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio. Per parlaredell’ineffabile, affinché potessimo esprimere in qualche modo ciò che in nessun modo si può spiegare, i nostri greci hanno usato questa espressione: una essenza, tre sostanze (ipostasi); i latini invece: una essenza o sostanza, tre Persone, perché, come abbiamo già detto, nella nostra lingua, cioè in latino, «essenza» e «sostanza» sono correlativamente considerate sinonimi. E purché si intenda almeno in enigma ciò che si dice, ci si è accontentati di queste espressioni per rispondere qualcosa quando si chiede che cosa sono i Tre” (Agostino).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Il tema della luce è molto caro alla sacra Scrittura. L’essere di Dio è luce, in contrasto con l’essere umano che è tenebra. La Parola, l’insegnamento sono luce (cfr. Sal 119,5; Pro 6,23). Possiamo ricordare ancora l’invito rivolto a Israele: «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signo re» (Is 2,5). In Is 42,6 e 49,6 Israele è chiamato «luce delle nazioni». Nel giudaismo l’immagine della luce «veniva riferita volentieri alla Legge o al Tempio, come anche ad eminenti personalità religiose. Qui si vuole insinuare che questa prerogativa passa al nuovo popolo di Dio» (Angelo Lancillotti). Per i cristiani convertirsi dalle tenebre alla luce (At 26,18) per credere alla luce (Gv 12,36) è un imperativo improrogabile, così è un impegno fruttuoso quello di far risplendere la propria luce davanti agli uomini, perché vedano le loro opere buone e rendano gloria al Padre che è nei cieli. Essere luce della terra, ovvero camminare come figli della luce (Ef 5,9), è un servizio di alto valore costruttivo, rivolto a tutto il consorzio umano unicamente per la gloria Dio e non per amore di trionfalismo o per accaparrarsi i primi posti nella Chiesa e in mezzo agli uomini. Se vogliamo fare un inventario del come essere luce del mondo, possiamo dire che si è luce quando si spezza il pane con l’affamato; quando si apre la casa e il cuore ai senza tetto, ai bisognosi, ai miseri; quando tra le pareti della propria casa domestica si è facitori di pace, di comunione; quando il cuore si apre alla grazia; quando si smette di tranciare giudizi, di condannare, di pettegolare, di ordire trame, di impastare la vita con la menzogna, la disonestà; quando si smette di parlare sporco, di usare parole equivoche, quando si smette di essere abili nel dire e nel non dire, nel dire sì e pensare no; quando si è onesti nell’andare al cuore del messaggio evangelico: “Gesù Cristo, e questi crocifisso”; quando si fonda la fede non “sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio”. Sono praticamente le buone opere che devono essere viste dagli uomini e che illuminano il mondo.

Santo del giorno: 15 Maggio – Beato Egidio da Vauzela, Domenicano: Nato a Vaozela in Portogallo da unanobile famiglia, fu presto avviato alla carriera ecclesiastica, cumulando diversi benefici e spendendone le rendite in una vita tutt’altro che religiosa. Studiò a Parigi medicina, nel cui esercizio acquistò una notevole fama. Nel 1220 o nel 1225 distribuì tutti i suoi averi ai familiari e ai poveri ed entrò nell’Ordine dei Frati Predicatori. Compì i suoi studi filosofici e teologici e conobbe da vicino il b. Giordano di Sassonia e Umberto de Romans. Nel 1229 fece ritorno in patria dove si dedicò all’insegnamento e alla predicazione. Nel 1233 fu eletto provinciale di Spagna, ufficio che ricoprì due volte. Ancora vivente acquistò fama di santità oltre che di dottrina. Morì a Santarem nel giorno dell’Ascensione, il 15 maggio.

Preghiamo: O Dio, vita dei tuoi fedeli, gloria degli umili, beatitudine dei giusti, ascolta la preghiera del tuo popolo, e sazia con l’abbondanza dei tuoi doni la sete di coloro che sperano nelle tue promesse. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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