maggio, meditazioni

3 Maggio 2019

3 Maggio 2019 – Venerdì – Santi Filippo e Giacomo (Festa) – (1Cor 15,1-8a; Sal 18[19]; Gv 14,6-14)

– I Lettura: Nella prima lettera ai Corìnzi Paolo riassume brevemente i canoni principali del credo cristiano. Nell’essenzialità del suo esposto l’Apostolo delle genti richiama tutti gli eventi essenziali della vita del Cristo annunciati dalle Scritture e aggiunge la testimonianza infallibile di centinaia di fratelli che con i loro occhi hanno veduto il Cristo risorto. Vangelo: Le tre parole ‘via, verità e vita’ sono applicate al Cristo per indicare le sue tre funzioni specifiche di mediatore, rivelatore e salvatore. Gesù è l’unica persona che mette in rapporto con il Padre, che manifesta in modo perfetto la vita e l’amore di Dio per l’umanità e comunica al mondo la salvezza cheè la vita di Dio.Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo dime. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mihai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

Riflessione: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?». Questa domanda, piena di amarezza, esce dal cuore di Gesù rivolta ad uno dei suoi discepoli, tra i primi a seguirlo: Filippo di Betsàida, cui oggi la Chiesa fa memoria, festeggiandolo insieme a Giacomo, figlio di Alfeo, cugino di Gesù e autore della Lettera che troviamo tra i libri ispirati della Bibbia. Filippo aveva chiesto a Gesù di mostrargli il Padre, come ultima e somma rivelazione di Dio. Gesù non biasima la richiesta dell’apostolo, ma si rattrista nel constatare che anche i suoi più stretti discepoli, nonostante i tanti insegnamenti ascoltati, i tanti miracoli cui hanno assistito e le testimonianze raccolte, ancora non riescono a comprendere la natura divina di Gesù. Certo, per Filippo e gli altri Apostoli non doveva essere facile un così radicale cambiamento di mentalità, scardinare una visione giudaica di un Dio uno ed unico. Ma noi? Noi che siamo nati da famiglie cristiane, con alle spalle secoli di tradizioni cristiane, cresciuti in ambienti cristiani… noi che abbiamo ricevuto i Sacramenti, che abbiamo frequentato il catechismo, che abbiamo incontrato Gesù nella Parola, nell’Eucarestia, nella Chiesa… noi, possiamo davvero dire di conoscere Gesù?

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa:

Io sono la Via- CCC 1696: La via di Cristo “conduce alla vita”, una via opposta “conduce alla perdizione” (Mt 7,13). La parabola evangelica delle due vie è sempre presente nella catechesi della Chiesa. Essa sta ad indicare l’importanza delle decisioni morali per la nostra salvezza. “Ci sono due vie, l’una della vita, l’altra della morte; ma tra le due corre una grande differenza”.

Io sono la Verità – CCC 2465-2466: L’Antico Testamento lo attesta: Dio è sorgente di ogni verità. La sua Parola è verità. La sua legge è verità. La sua “fedeltà dura per ogni generazione” (Sal 119,90). Poiché Dio è il “Verace” (Rm 3,4), i membri del suo popolo sono chiamati a vivere nella verità. In Gesù Cristo la verità di Dio si è manifestata interamente. “Pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14), egli è la “luce del mondo” (Gv 8,12), egli è la Verità. “Chiunque crede” in lui non rimane “nelle tenebre” (Gv 12,46). Il discepolo di Gesù rimane fedele alla sua parola, per conoscere la verità che fa liberi e che santifica. Seguire Gesù, è vivere dello “Spirito di verità” (Gv 14,17) che il Padre manda nel suo nome e che “guida alla verità tutta intera” (Gv 16,13). Ai suoi discepoli Gesù insegna l’amore incondizionato della verità: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no” (Mt 5,37).
Io sono la Vita – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 9 Settembre 1987): Io sono… la vita (Gv 14,6). L’uomo, che è una creatura, può “avere” la vita, la può anche “dare”, così come Cristo “dà” la sua vita per la salvezza del mondo (Mc 10,45 e par.). Quando Gesù parla di questo “dare la vita”, si esprime come vero uomo. Ma egli “è la vita” perché è vero Dio. Lo afferma lui stesso prima di risuscitare Lazzaro, quando dice alla sorella del defunto, Marta: “Io sono la risurrezione e la vita”. Nella risurrezione confermerà  definitivamente che la vita che egli ha come Figlio dell’uomo non è soggetta alla morte. Perché egli è la vita, e quindi è Dio. Essendo la Vita, egli può parteciparla anche agli altri: “Chi crede in me, anche se muore vivrà” (Gv 11,25). Cristo può anche divenire – nell’Eucaristia – “il pane della vita” (Gv 6,35.48), “il pane vivo disceso dal cielo” (Gv 6,51). Anche in questo senso Cristo si paragona alla vite, che vivifica i tralci innestati in lui (Gv 15,1), ossia tutti coloro che fanno parte del corpo mistico.

Meditazione sulla Parola del giorno

Gesù è veritiero e insegna la “via di Dio” – Benedetto XVI (Omelia, 16 Ottobre 2011): “Sappiamo che sei veri-
tiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno” (v. 16). È proprio questa affermazione, seppure mossa da ipocrisia, che deve attirare la nostra attenzione. I discepoli dei farisei e gli erodiani non credono in ciò che dicono. Lo affermano solo come una captatio benevolentiae per farsi ascoltare, ma il loro cuore è ben lontano da quella verità; anzi, essi vogliono attirare Gesù in una trappola per poterlo accusare. Per noi, invece, quell’espressione è preziosa e vera: Gesù, in effetti, è veritiero e insegna la via di Dio secondo verità, e non ha soggezione di alcuno. Egli stesso è questa “via di Dio”, che noi siamo chiamati a percorrere. Possiamo richiamare qui le parole di Gesù stesso, nel Vangelo di Giovanni: “Io sono la via, la verità e la vita” (14,6). […] I nuovi evangelizzatori sono chiamati a camminare per primi in questa Via che è Cristo, per far conoscere agli altri la bellezza del Vangelo che dona la vita. E su questa Via non si cammina mai soli, ma in compagnia: un’esperienza di comunione e di fraternità che viene offerta a quanti incontriamo, per partecipare loro la nostra esperienza di Cristo e della sua Chiesa. Così, la testimonianza unita all’annuncio può aprire il cuore di quanti sono in ricerca della verità, affinché possano approdare al senso della propria vita.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Io sono la Via, la Verità e la Vita – “Se il Signore Dio tuo ti avesse detto soltanto: Io sono la verità e la vita, tu, desiderando la verità, anelando alla vita, cercheresti la via per pervenire ad esse, e diresti a te stesso: È un grande dono la verità, è un grande dono la vita; se la mia anima sapesse come arrivarvi! Cerchi la via per giungervi? Ascolta il Signore; è lui che per primo te lo dice: «Io sono la via». Prima che tu chieda qual è la via, egli te lo dice: «Io sono la via». La via per dove? «E la verità e la vita». Prima dice per dove devi andare, poi dice dove. «Io sono la via, io sono la verità, io sono la vita». In quanto resta presso il Padre, è la verità e la vita; in quanto si è rivestito di carne mortale è la via. Non ti è stato detto: Sforzati di cercare la via per giungere alla verità e alla vita. Non ti è stato detto questo. Pigro, alzati! La via stessa è venuta da te, per svegliare dal sonno te che dormivi; e se egli ti ha svegliato, alzati e cammina. Può darsi che tu tenti di camminare, ma non ci riesci perché ti dolgono i piedi. E perché ti dolgono? Non hanno forse corso su strade piene di sassi per obbedire ai richiami dell’avarizia? Ma il Verbo di Dio ha guarito anche gli zoppi! Ecco – tu dici ora – io ho i piedi sani, ma non vedo la via… egli ha illuminato anche i ciechi!” (Agostino).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Io sono la Via, la Verità e la Vita – Mario Galizzi (Vangelo secondo Giovanni): Questa prima parte del «Discorso di Addio» è caratterizzata dal dialogo. Quattro discepoli intervengono: per contrastare quanto Gesù dice, come fa Pietro (13,37s), o per dirgli che le sue parole sono incomprensibili, come fa Tommaso (14,5) o non chiare, come fa Filippo (14,8), o semplicemente per chiedergli una delucidazione, come fa Giuda, non l’Iscariota (14,22). Sono interventi didatticamente assai efficaci, perché ci permettono di soffermarci di più su quello che Gesù insegna e di approfondirlo insieme. Tema dominante è la sua dipartita, o meglio il senso che essa ha per i discepoli, e sintesi esplicativa di essa è la definizione che Gesù dà di sé: «Io sono lo via, lo verità e lo vita». «La via», perché ci traccia il cammino da percorrere per raggiungere la stessa meta, cioè la casa del Padre, dove egli va a prepararci un posto. «La verità», perché la sua dipartita, cioè il suo passaggio da questo mondo al Padre, sarà il culmine della sua opera rivelatrice; solo quando egli avrà portato a termine la sua missione, la rivelazione sarà piena. «La vita», perché quando, dopo la sua dipartita, ritornerà da loro, essi potranno già fare esperienza della vera vita e gustare germinalmente che cosa significhi vivere nella casa del Padre. Per vivere questa esperienza, basterà loro vivere l’amore come egli ci ha insegnato, la fede come accoglienza piena della sua persona, e l’ubbidienza ai suoi comandamenti, anzi al suo comandamento: «Amatevi». Sono pagine di vangelo bellissime, non sempre facili a prima vista, ma aperte a un futuro di speranza. Leggiamole e meditiamole insieme nella fede.

Santo del giorno: 3 Maggio – Santi Filippo e Giacomo il Minore Apostoli: L’apostolo Filippo e Giacomo il minore vengono ricordati lo stesso giorno poiché le loro reliquie furono deposte insieme nella chiesa dei Dodici Apostoli a Roma. Filippo (primo secolo) era originario della città di Betsaida, la stessa degli apostoli Pietro e Andrea. Discepolo di Giovanni Battista, fu tra i primi a seguire Gesù e, secondo la tradizione, evangelizzò gli Sciti e i Parti. Giacomo (primo secolo) era figlio di Alfeo e cugino di Gesù. Ebbe un ruolo importante nel concilio di Gerusalemme (50 circa) divenendo capo della Chiesa della città alla morte di Giacomo il Maggiore. Scrisse la prima delle Lettere Cattoliche del Nuovo Testamento. Secondo Giuseppe Flavio (37 circa – 103) fu lapidato tra il 62 e il 66. Tuttavia l’attendibilità del racconto è dubbia.

Preghiamo: O Dio, nostro Padre, che rallegri la Chiesa con la festa degli apostoli Filippo e Giacomo, per le loro preghiere concedi al tuo popolo di comunicare al mistero della morte e risurrezione del tuo unico Figlio, per contemplare in eterno la gloria del tuo volto. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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