2 Maggio 2019 – Giovedì, II settimana di Pasqua – Sant’Atanasio (Memoria) – (At 5,27-33; Sal 33[34]; Gv 3,31-36) – I Lettura: “L’obbedienza tante volte ci porta per una strada che non è quella che io penso che deve essere: ce n’è un’altra, l’obbedienza di Gesù che dice al Padre nell’orto degli ulivi ‘si faccia la tua volontà’. Così facendo Gesù ubbidisce e ci salva tutti. Dunque si deve essere pronti a obbedire, avere il coraggio di cambiare strada quando il Signore ci chiede questo. E per questo chi obbedisce ha la vita eterna; e chi non obbedisce, l’ira di Dio rimane su di lui” (Papa Francesco). Vangelo: Gesù continua a parlare con Nicodèmo del mistero del Figlio dell’Uomo e della testimonianza che questi dà del Padre. Solo colui che viene dal cielo possiede l’autorità per dimostrare la volontà del Padre di identificare il suo Figlio nella vera via che conduce alla vita.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa – Dal Vangelo secondo Giovanni: Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
Riflessione: «Chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra». Siamo nel cuore del Tempo di Pasqua, tempo da vivere in compagnia del Risorto, preparando la memoria liturgica della sua Ascensione in cielo e della discesa dello Spirito Santo. Tempo che ci ricorda che da Dio veniamo e a lui tendiamo: il Paradiso, la comunione eterna con la Santissima Trinità, è il nostro finale destino di gloria. Siamo nel mondo, ma non siamo del mondo (cfr. Gv 17,14-18), e se anche viviamo nel mondo, non apparteniamo a questo mondo: la nostra patria è nei cieli (cfr. Fil 3,20). Questo Tempo ci ricorda che anche noi siamo risorti con Cristo e che ogni nostro pensiero è fondato e fissato in Cielo, come ci esorta l’Apostolo: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3,1-2). Questo Tempo ci invita, quindi, a verificare la nostra fede nel Risorto, la nostra appartenenza a lui, la nostra cittadinanza celeste: parliamo ancora secondo la terra, come se mai Cristo fosse venuto, morto e risorto, o pensiamo, parliamo, agiamo come persone che appartengono al cielo? Siamo nel mondo inaugurando già adesso il nostro eterno convito celeste, o siamo del mondo allineando i nostri sentimenti e la nostra mentalità a quella di questo mondo? Sentiamo il Cielo come nostra naturale dimora, come luogo dove attueremo finalmente la nostra piena comunione con Dio e i fratelli o siamo radicati su questa terra, da cui mai vorremmo andar via
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo – Ad Gentes 3-4: Tutto quanto il Signore ha una volta predicato o in lui si è compiuto per la salvezza del genere umano, deve essere annunziato e diffuso fino all’estremità della terra, a cominciare da Gerusalemme. In tal modo quanto una volta è stato operato per la salvezza di tutti, si realizza compiutamente in tutti nel corso dei secoli. Per il raggiungimento di questo scopo, Cristo inviò da parte del Padre lo Spirito Santo, perché compisse dal di dentro la sua opera di salvezza e stimolasse la Chiesa a estendersi. Indubbiamente lo Spirito Santo operava nel mondo prima ancora che Cristo fosse glorificato. Ma fu nel giorno della Pentecoste che esso si effuse sui discepoli, per rimanere con loro in eterno; la Chiesa apparve ufficialmente di fronte alla moltitudine ed ebbe inizio attraverso la predicazione la diffusione del Vangelo in mezzo ai pagani; infine fu prefigurata l’unione dei popoli nell’universalità della fede attraverso la Chiesa della Nuova Alleanza, che in tutte le lingue si esprime e tutte le lingue nell’amore intende e abbraccia, vincendo così la dispersione babelica. Fu dalla Pentecoste infatti che cominciarono gli «atti degli apostoli», allo stesso modo che per l’opera dello Spirito Santo nella vergine Maria Cristo era stato concepito, e per la discesa ancora dello Spirito Santo sul Cristo che pregava questi era stato spinto a cominciare il suo ministero. E lo stesso Signore Gesù, prima di immolare in assoluta libertà la sua vita per il mondo, organizzò il ministero apostolico e promise l’invio dello Spirito Santo, in modo che entrambi collaborassero, sempre e dovunque, nella realizzazione dell’opera della salvezza. Ed è ancora lo Spirito Santo che in tutti i tempi «unifica la Chiesa tutta intera nella comunione e nel ministero e la fornisce dei diversi doni gerarchici e carismatici» vivificando – come loro anima – le istituzioni ecclesiastiche ed infondendo nel cuore dei fedeli quello spirito missionario da cui era stato spinto Gesù stesso. Talvolta anzi previene visibilmente l’azione apostolica, come incessantemente, sebbene in varia maniera, l’accompagna e la dirige.
Chi crede in me ha la vita eterna – Benedetto XVI (Udienza Generale, 2 Novembre 2011): L’uomo ha bisogno di eternità ed ogni altra speranza per lui è troppo breve, è troppo limitata. L’uomo è spiegabile solamente se c’è un Amore che superi ogni isolamento, anche quello della morte, in una totalità che trascenda anche lo spazio e il tempo. L’uomo è spiegabile, trova il suo senso più profondo, solamente se c’è Dio. E noi sappiamo che Dio è uscito dalla sua lontananza e si è fatto vicino, è entrato nella nostra vita e ci dice: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno» (Gv 11,25-26). Pensiamo un momento alla scena del Calvario e riascoltiamo le parole che Gesù, dall’alto della Croce, rivolge al malfattore crocifisso alla sua destra: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,43). Pensiamo ai due discepoli sulla strada di Emmaus, quando, dopo aver percorso un tratto di strada con Gesù Risorto, lo riconoscono e partono senza indugio verso Gerusalemme per annunciare la Risurrezione del Signore (cfr. Lc 24,13-35). Alla mente ritornano con rinnovata chiarezza le parole del Maestro: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no non vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”?» (Gv 14,1-2). Dio si è veramente mostrato, è diventato accessibile, ha tanto amato il mondo «da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16), e nel supremo atto di amore della Croce, immergendosi nell’abisso della morte, l’ha vinta, è risorto ed ha aperto anche a noi le porte dell’eternità. Cristo ci sostiene attraverso la notte della morte che Egli stesso ha attraver-sato; è il Buon Pastore, alla cui guida ci si può affidare senza alcuna paura, poiché Egli conosce bene la strada, anche attraverso l’oscurità.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Lodiamo sempre il Signore – «Benedirò il Signore in ogni tempo, sempre nella mia bocca la sua lode. Lo dice Cristo, lo dica anche il cristiano; perché il cristiano è nel corpo di Cristo, e per questo Cristo si è fatto uomo, affinché il cristiano possa essere un angelo che dice: Benedirò il Signore. Quando benedirò il Signore? Quando ti ha reso un beneficio? quando abbondano i beni del secolo? quando c’è abbondanza di frumento, di olio, di vino, di oro, di argento, di schiavi, di greggi, e questa mortale salute si mantiene intatta e incorrotta, e crescono tutte le cose che nascono, niente è prematuramente sottratto dalla morte, la felicità sovrabbonda nella casa, ogni bene ti scorre intorno, allora benedirai il Signore? No; ma in ogni tempo. Dunque anche allora, quando questi beni, secondo le circostanze e i castighi del Signore Dio nostro, sono sconvolti, ci sono tolti, nascono in minor numero, vengono meno appena nati. Tutto questo infatti accade, e ne segue la penuria, il bisogno, la fatica, il dolore e la tentazione. Ma tu che hai cantato: Benedirò il Signore in ogni tempo, sempre nella mia bocca la sua lode, benedicilo quando ti dà questi beni; e benedicilo quando te li toglie. Perché Egli dà ed Egli toglie; ma non toglie se stesso a chi lo benedice» (Sant’Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Sant’Atanasio di Alessandria [Nato ad Alessandria d’Egitto nel 295, fu assistente del vescovo Alessandro al concilio di Nicea e fu poi con il suo successore nell’episcopato. Lottò tenacemente contro gli Ariani e per questo subì molte persecuzioni e fu più volte colpito dall’esilio. Scrisse eccellenti opere a illustrazione e a difesa della vera fede. Morì nell’anno 373] – Benedetto XVI (Udienza Generale, 20 Giugno 2007): Atanasio è stato senza dubbio uno dei Padri della Chiesa antica più importanti e venerati. Ma soprattutto questo grande Santo è l’appassionato teologo dell’incarnazione del Logos, il Verbo di Dio, che – come dice il prologo del quarto Vangelo – «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Proprio per questo motivo Atanasio fu anche il più importante e tenace avversario dell’eresia ariana, che allora minacciava la fede in Cristo, riducendolo ad una creatura «media» tra Dio e l’uomo, secondo una tendenza ricorrente nella storia, e che vediamo in atto in diversi modi anche oggi […] L’opera dottrinale più famosa del santo Vescovo alessandrino è il trattato su L’incarnazione del Verbo, il Logos divino che si è fatto carne divenendo come noi per la nostra salvezza. Dice in quest’opera Atanasio, con un’affermazione divenuta giustamente celebre, che il Verbo di Dio «si è fatto uomo perché noi diventassimo Dio; egli si è reso visibile nel corpo perché noi avessimo un’idea del Padre invisibile, ed egli stesso ha sopportato la violenza degli uomini perché noi ereditassimo l’incorruttibilità» (54,3). Con la sua risurrezione, infatti, il Signore ha fatto sparire la morte come se fosse «pa-glia nel fuoco» (8,4). L’idea fondamentale di tutta la lotta teologica di sant’Atanasio era proprio quella che Dio è accessibile. Non è un Dio secondario, è il Dio vero, e tramite la nostra comunione con Cristo noi possiamo unirci realmente a Dio. Egli è divenuto realmente «Dio con noi».
Santo del giorno: 2 Maggio – San Giuseppe Maria Rubio Peralta, Gesuita, fondatore: Nacque in Dalias (Almeria) nel 1864, ed entrò nella Compagnia di Gesù nel 1906. I suoi pilastri furono il sacramento della riconciliazione; la predicazione in forma semplice del Vangelo; l’attenzione spirituale e materiale ai quartieri più poveri di Madrid. Morì nel 1929, venne beatificato nel 1985. È stato canonizzato il 4 maggio 2003.
Preghiamo: Dio di infinita sapienza, che hai suscitato nella tua Chiesa il vescovo sant’Atanasio, intrepido assertore della divinità del tuo Figlio, fa’ che per la sua intercessione e il suo insegnamento cresciamo sempre nella tua conoscenza e nel tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo…