Antifona d’ingresso
Come bambini appena nati, bramate il puro latte spirituale, che vi faccia crescere verso la salvezza. Alleluia. (1Pt 2,2)
Oppure:
Entrate nella gioia e nella gloria, e rendete grazie a Dio, che vi ha chiamato al regno dei cieli. Alleluia. (4 Esd 2,36-37 [Volg.])
Colletta
Dio di eterna misericordia, che nella ricorrenza pasquale ravvivi la fede del tuo popolo, accresci in noi la grazia che ci hai dato, perché tutti comprendiamo l’inestimabile ricchezza del Battesimo che ci ha purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati, del Sangue che ci ha redenti. Per il nostro…
Oppure:
O Padre, che nel giorno del Signore raduni il tuo popolo per celebrare colui che è il Primo e l’Ultimo, il Vivente che ha sconfitto la morte, donaci la forza del tuo Spirito, perché, spezzati i vincoli del male, ti rendiamo il libero servizio della nostra obbedienza e del nostro amore, per regnare con Cristo nella gloria. Egli è Dio…
Prima Lettura At 5,12-16
Venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne.
I segni di guarigione, che avvenivano per opera degli apostoli, confermavano che la loro testimonianza veniva da Dio. Ma era il loro stare insieme, la loro comunione, a suscitare ammirazione e il desiderio di unirsi a loro.
Dagli Atti degli Apostoli
Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti. Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 117 (118)
«In ogni salmo nostro Signor Gesù Cristo profetizza e canta. Perché lui solo ha la chiave di Davide: egli apre e nessuno chiude, egli chiude e nessuno apre (Ap 3,7). Ma in modo eminente nel Sal 117 è proclamato il mistero della risurrezione. Il salmo comincia con la confessione: il Signore è buono! Eterna la sua misericordia! Chi di noi potrebbe pensare a ciò che la Chiesa esultante celebra in questo salmo – la passione del Signore, la sua risurrezione e la sua ascensione – senza scoppiare in acclamazioni, divenuti come quei fanciulli che agitavano i loro rami di palma davanti al Signore» (San Girolamo).
Rit. Rendete grazie al Signore perché è buono:
il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». Rit.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! Rit.
Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina. Rit.
Seconda Lettura Ap 1,9-11.12-13.17.19
Ero morto, ma ora vivo per sempre.
Giovanni ha una visione di Dio che gli comanda di scrivere alle Chiese. Oltre al messaggio espresso, la visione ne dà un altro che evidenzia come gli apostoli messi a capo della comunità sono portavoce di Cristo.
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese». Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito». Parola di Dio.
Canto al Vangelo Gv 20,29
Alleluia, alleluia.
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
Alleluia.
Vangelo Gv 20,19-31
Otto giorni dopo, venne Gesù.
Gesù Risorto appare ai discepoli e dà loro il mandato di amministrare i frutti della sua Risurrezione: il perdono dei peccati. L’incredulità di Tommaso e la risposta di Gesù, mettono in evidenza il nuovo stile di sequela: i nuovi discepoli sperimenteranno la vicinanza del Maestro non più per esperienza diretta, ma per fede.
Dal Vangelo secondo Giovanni
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Parola del Signore.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Abbiamo visto il Signore – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 25 Gennaio 1989): È inoltre ben noto l’episodio di Tommaso, il quale non si trovava con gli altri apostoli quando Gesù venne da loro per la prima volta, entrando nel Cenacolo nonostante che la porta fosse chiusa (cfr. Gv 20,19). Quando, al suo rientro, gli altri discepoli gli dissero: “Abbiamo visto il Signore”, Tommaso manifestò meraviglia e incredulità, e ribattè: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito al posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato – non crederò”. Dopo otto giorni Gesù venne nuovamente nel Cenacolo, per soddisfare la richiesta di Tommaso “incredulo” e gli disse: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. E quando Tommaso professò la sua fede con le parole “Mio Signore e mio Dio!” Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!” (Gv 20,24-29). L’esortazione a credere, senza pretendere di vedere ciò che è nascosto nel mistero di Dio e di Cristo, resta sempre valida; ma la difficoltà dell’apostolo Tommaso ad ammettere la Risurrezione senza avere sperimentato personalmente la presenza di Gesù vivente, e poi il suo cedere dinanzi alle prove fornitegli da Gesù stesso, confermano ciò che risulta dai Vangeli circa la resistenza degli apostoli e dei discepoli ad ammettere la Risurrezione. Non ha perciò consistenza l’i-potesi che la Risurrezione sia stata un “prodotto” della fede (o della credulità) degli apostoli. La loro fede nella Risurrezione era nata invece – sotto l’azione della grazia divina – dalla diretta esperienza della realtà del Cristo risorto.
Mio Signore e mio Dio! – Giovanni Paolo II (Omelia, 26 Aprile 1987): Tommaso professa la sua fede, la fede degli apostoli, la fede della Chiesa con le parole tanto concise e insieme tanto ricche: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20,28). Questa professione di fede ha valore di testimonianza apostolica. Su questa testimonianza si basa la Chiesa di generazione in generazione. Su di essa si basano tutti coloro, che “mediante la parola degli apostoli” crederanno in Cristo. Il Risorto dice quindi a Tommaso: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”. In queste parole i muri del Cenacolo, per così dire, si aprono. La realtà della risurrezione di Cristo si diffonde per il tramite della testimonianza degli apostoli in Gerusalemme ed oltre; va al di là della frontiera della Terra Santa, e si spande in tutto il mondo. “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” alla testimonianza dei testimoni oculari, quale Tommaso. Su questa testimonianza e sulla fede del Risorto si costruisce la Chiesa, in tutto il mondo. Cristo risorto rimane per sempre “la pietra angolare” di questa costruzione.
A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati: “Secondo la volontà di Cristo, la Chiesa possiede il potere di perdonare i peccati dei battezzati e lo esercita per mezzo dei Vescovi e dei sacerdoti normalmente nel sacramento della Penitenza” (CCC 986) – CCC 982: Non c’è nessuna colpa, per grave che sia, che non possa essere perdonata dalla santa Chiesa. «Non si può ammettere che ci sia un uomo, per quanto infame e scellerato, che non possa avere con il pentimento la certezza del perdono». Cristo, che è morto per tutti gli uomini, vuole che, nella sua Chiesa, le porte del perdono siano sempre aperte a chiunque si allontani dal peccato.
O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono – Penitenzieria Apostolica (Decreto – 29 Giugno 2002): […] la Misericordia Divina sa perdonare anche i peccati più gravi, ma nel farlo muove i fedeli a concepire un dolore soprannaturale, non meramente psicologico, dei propri peccati, così che, sempre con l’aiuto della grazia divina, formulino un fermo proposito di non peccare più. Tali disposizioni dell’animo conseguono effettivamente il perdono dei peccati mortali quando il fedele riceve fruttuosamente il sacramento della Penitenza o si pente dei medesimi mediante un atto di perfetta carità e di perfetto dolore, col proposito di accostarsi quanto prima allo stesso sacramento della Penitenza: infatti Nostro Signore Gesù Cristo nella parabola del figliuol prodigo ci insegna che il peccatore deve confessare la sua miseria a Dio dicendo: “Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio” [Lc 15,18-19], avvertendo che questo è opera di Dio: “era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” [Lc 15,32]. Perciò con provvida sensibilità pastorale il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, per imprimere profondamente nell’animo dei fedeli questi precetti ed insegnamenti della fede cristiana, mosso dalla dolce considerazione del Padre delle Misericordie, ha voluto che la seconda Domenica di Pasqua fosse dedicata a ricordare con speciale devozione questi doni della grazia, attribuendo a tale Domenica la denominazione di “Domenica della Divina Misericordia” [Congr. per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Decr. Misericors et Miserator, 5 Maggio 2000]”.
Preghiera dei Fedeli (proposta)
Fratelli e sorelle, la gioia del Signore risorto apra le porte del nostro cuore e sostenga la nostra preghiera fiduciosa a Dio, Padre ricco di misericordia.
Rit. Per la santa risurrezione del tuo Figlio, ascoltaci, o Padre.
– Dio, Padre di misericordia, fa’ che la tua Chiesa sia nel mondo testimone credibile della Pasqua di Cristo tuo Figlio, preghiamo. Rit.
– Dio, Padre di misericordia, fa’ che in tutti i battezzati cresca lo spirito di figli adottivi, preghiamo. Rit.
– Dio, Padre di misericordia, fa’ che i governanti promuovano nel mondo il progresso sociale e una pace duratura, preghiamo. Rit.
– Dio, Padre di misericordia, fa’ che gli increduli si aprano alla grazia del tuo amore, preghiamo. Rit.
– Dio, Padre di misericordia, fa’ che le famiglie celebrino nella sincerità e nella verità l’evento pasquale, preghiamo. Rit.
– Dio, Padre di misericordia, fa’ che i nostri fratelli defunti partecipino al glorioso trionfo di Cristo sulla morte, preghiamo. Rit.
Celebrante: O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, guarisci le nostre incredulità e accresci in noi la nostra fede pasquale. Per Cristo nostro Signore.
Preghiera sulle offerte
Accogli con bontà, Signore, l’offerta del tuo popolo [e dei nuovi battezzati]: tu che ci hai chiamati alla fede e rigenerati nel Battesimo, guidaci alla felicità eterna. Per Cristo nostro Signore.
Prefazio di paquale I (proposta)
Cristo agnello pasquale.
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti
in questo giorno nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.
È lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo,
è lui che morendo ha distrutto la morte
e risorgendo ha ridato a noi la vita.
Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,
l’umanità esulta su tutta la terra, e con l’assemblea degli angeli e dei santi
canta l’inno della tua gloria: Santo…
Antifona alla comunione
“Accosta la tua mano, tocca le cicatrici dei chiodi e non essere incredulo, ma credente”. Alleluia. (cfr. Gv 20,27)
Preghiera dopo la comunione
Dio onnipotente, la forza del sacramento pasquale che abbiamo ricevuto continui a operare nella nostra vita. Per Cristo nostro Signore.
Un po’ di pane per camminare
Con la conclusione dell’Ottava di Pasqua il testo evangelico odierno vuole renderci partecipi del grande Mistero della Pasqua: “La sera di quel giorno, il primo della settimana”.
In realtà questo versetto andrebbe tradotto in questo modo: “Essendo, quindi, la sera di quel giorno, il primo della settimana”. Il versetto inizia con un participio presente genitivo di “eimí-essere”. Essendo usato come predicato, in questo caso il verbo “eimí” “esprime esistenza… Se venuta la sera, Gv la considera ancora appartenente al primo giorno della settimana significa che egli segue il computo romano o greco: infatti per gli ebrei al tramonto già cominciava il secondo giorno della settimana” (G. Nolli). Quindi per Gv la Pasqua continua.
Ora, poiché questo Vangelo ci ricolloca nel giorno di Pasqua, pur trovandoci cronologicamente una settimana dopo gli eventi pasquali, in maniera toccante la Liturgia ci fa comprendere che l’evento pasquale continua a tutti gli effetti con l’Ottava di Pasqua, e, a seguire, con tutto il tempo di Pasqua.
“Il tempo pasquale perciò è come racchiuso da una singolare, straordinaria inclusione letteraria, che indica due estremi identici tali che come è il principio così deve essere la fine, e così pure tutto il contenuto racchiuso” (T. Federici).
Quest’unità temporale sarà ora messa in rilievo in Gv 20,26: “kaì meth’ēméras oktô – otto giorni dopo”. È un unico medesimo incontro col Risorto: quello che va dalla Maddalena, ai discepoli, a Tommaso, a chi è stato battezzato la Notte di Pasqua, a noi tutti: ognuno con le sue modalità e i suoi tempi, ma lo stesso per tutti. Ciò è marcato per l’incontro fra Gesù e i discepoli, e poi con Tommaso, dal ripetersi delle stesse identiche parole, come una inclusione (cfr. Gv 20,19.26).
“Venne Gesù”. Gesù entra a porte chiuse. Non è un “attraversa muri”… (G. Martelet). Svincolato dalle contingenze spaziali e temporali, viene ad invadere e a visitare il tempo e lo spazio, dando loro una carica di eternità. “Stette in mezzo”, indica “in piedi”, non in qualche collocazione indefinita.