19 Aprile 2019 – Venerdì Santo – (Is 52,13-53,12; Sal 30[31]; Eb 4,14-16; 5,7-9; ) – I Lettura: «Il IV canto del Servo ha un’importanza eccezionale per il NT, il quale vi vede prefigurata la passione e morte di Gesù. La rilettura neotestamentaria sottolinea, in particolare, l’accoglienza della sofferenza del Servo per la fedeltà alla sua missione, e la libera e totale offerta di sé, vero e unico sacrificio gradito a Dio e fonte di salvezza per ogni peccatore» (Bibbia Via, Verità e Vita). II Lettura: Il testo di questa seconda lettura ci fa considerare il valore infinito del sacrificio di Cristo: è in esso che emerge la figura Gesù in tutta la sua maestà. Questa verità non lo rende lontano e inaccessibile, anzi, proprio perché ha condiviso in tutto le nostre prove, egli sa compatire pienamente anche la nostra debolezza. Vangelo: Giovanni nel raccontare la passione di Gesù, vuole sottolineare la certezza che la croce del Cristo non è la vittoria delle tenebre, ma la morte della stessa morte. Il racconto della passione inizia e si conclude in un giardino, richiamo all’Eden, quasi ad indicare che Cristo ha assunto e riscattato il peccato del primo Adamo.
Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono – Dalla lettera agli Ebrei: Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno. [Cristo, infatti,] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Riflessione: «Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti». Cosa aggiungere a tanto strazio, quali parole possono dettare la contemplazione di un Volto che non ha più bellezza. Potremmo trovare parole di compassione dinanzi ad un malato terminale, dinanzi ad un sofferente per incidente o per fatalità… ma dinanzi a chi è stato così straziato dai nostri peccati cosa possiamo dire? Cosa aggiungere dopo che con la nostra malizia gli abbiamo tolto tutto? Il nostro peccato gli ha tolto dignità, potenza e gloria. E il Cristo, ci ha tanto amato da consegnarsi e dare tutto se stesso per noi. Anima mia, che male ti ha fatto? Perché non desisti dal procurargli ancora sofferenze e morte? Mi rifugio, tremante, tra le braccia di colei che mi hai donato per Madre, come ultimo e più prezioso dono d’amore: Maria dammi l’orrore del peccato!
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa Venerdì santo: un amore senza confini – Mons. Antonio Riboldi (Omelia, 21 Marzo 2008): “Gesù, vedendo la madre e il discepolo che Egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 8,1-4). Quest’oggi, o Signore Gesù, vorrei stare con Tua Madre, che sotto la croce hai voluto affidare a me, come fossi suo figlio. Io come Giovanni accolgo questo dono, felice di portarla a ‘casa mia’, nella mia vita quotidiana, facendola partecipe dei miei desideri, delle mie gioie, ma anche dei miei turbamenti, paure, timori, debolezze e affanni, angosce e sofferenze. Oggi, giorno della Tua Passione e morte sulla croce, vorrei starle vicino, sotto la Tua croce, in silenzio, come Lei, per capire il mistero del dolore, per imparare ad accettarlo e viverlo come offerta di amore, come è stata la Tua vita data per noi sulla croce. Guardando la ‘tua croce’, come sono davvero piccole le nostre! E Tu, Gesù, ancora oggi sei in croce. Sei sulla croce con i milioni di affamati, che alzano le loro braccia verso di noi e sembrano immobili crocifissi, immolati dal nostro insaziabile egoismo, che mette in croce solidarietà e carità. Sei sulla croce di tanti, troppi, drogati, con i loro parenti, dei carcerati e delle loro famiglie: tutti ignorati e disprezzati da noi, eppure crocifissi dalle nostre contraddizioni di vita, ma ora maledetti, come fosti Tu. Sei sulla croce di tanti ammalati, che implorano salute o almeno conforto; in tanti anziani che sono soli, crocifissi dal loro essere alle soglie della morte, colpevoli solo di avere dato tutto, come Te. Tua Madre, o Gesù, ha saputo raccogliere il Tuo amore e il Tuo dolore. Si è fatta crocifiggere con Te, senza ribellarsi, come Te. Un silenzio, il Suo, che è amare l’altro – noi – fino a vivere la nostra crocifissione quanto la propria. Fammi vivere, o Maria, ora anche Mamma mia, tutte le croci del mondo, come fossero mie! Fammi capire che donare la vita, giorno per giorno, è l’unica via sicura per averla in abbondanza. Ti prego, o Madre santa, siano impresse nel mio cuore le piaghe del tuo figlio… (dallo Stabat Mater).
O Croce di Cristo – Papa Francesco (Via Crucis, 25 Marzo 2015): O Croce di Cristo, simbolo dell’amore divino e dell’ingiustizia umana, icona del sacrificio supremo per amore e dell’egoismo estremo per stoltezza, strumento di morte e via di risurrezione, segno dell’obbedienza ed emblema del tradimento, patibolo della persecuzione e vessillo della vittoria. O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco. O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti Pilati con le mani lavate. O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei dottori della lettera e non dello spirito, della morte e non della vita, che invece di insegnare la misericordia e la vita, minacciano la punizione e la morte e condannano il giusto. O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei ministri infedeli che invece di spogliarsi delle proprie vane ambizioni spogliano perfino gli innocenti della propria dignità. O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei cuori impietriti di coloro che giudicano comodamente gli altri, cuori pronti a condannarli perfino alla lapidazione, senza mai accorgersi dei propri peccati e colpe. O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze. O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi in coloro che vogliono toglierti dai luoghi pubblici ed escluderti dalla vita pubblica, nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’u-guaglianza che tu stesso ci hai insegnato.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Non vergogniamoci della croce del Cristo, ma, anche se un altro lo fa di nascosto, tu segnati in fronte davanti a tutti, di maniera che i demòni, vedendo quel regal simbolo, fuggano via tremando. Fa’ il segno della croce quando mangi e bevi, quando stai seduto o coricato, quando ti alzi, quando parli, quando cammini: in qualsiasi circostanza, insomma. Colui il quale, infatti, è stato quaggiù crocifisso, si trova adesso nell’alto dei cieli. Se, certo, dopo esser stato crocifisso e sepolto, egli fosse rimasto nel sepolcro, allora sì che avremmo ragione di arrossire! Chi è stato crocifisso su questo Golgota, invece, dal Monte degli Ulivi, situato ad oriente [cfr. Zc 14,4], ascese al cielo [cfr. Lc 24,50]. Egli, infatti, dopo esser disceso dalla terra negli inferi e, di laggiù, tornato nuovamente presso di noi, risalì ancora una volta dal nostro mondo al cielo, mentre il Padre, acclamandolo, si rivolgeva a lui dicendo: Siedi alla mia destra, finché avrò posto i tuoi nemici a scanno dei tuoi piedi [Sal 109,1]» (Cirillo di Gerusalemme).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: “La Chiesa rimane oggi con il Signore che affronta la Passione per la sal-vezza del mondo. Sta insieme con Gesù nel Giardino degli Olivi, vive insieme con Lui l’arresto e il giudizio, cammina col Salvatore lungo la Via della Croce, resta con lui sul Calvario e sperimenta il silenzio del sepolcro. La liturgia della parola ci introduce nel mistero della Passione del Signore. Il sofferente Servo di Dio, disprez-zato e respinto dagli uomini, viene condotto come agnello al macello. Dio pose su di lui le colpe di noi tutti. Cristo muore nel momento in cui nel tempio vengono sacrificati gli agnelli necessari alla celebrazione della cena pasquale. È Lui il vero Agnello, che toglie i peccati del mondo. Egli viene offerto come nostra Pasqua. Cristo morì per tutti gli uomini e perciò in questo giorno la Chiesa, secondo la sua più antica tradizione, rivolge a Dio una grande preghiera. Prega per tutta la Chiesa nel mondo, chiede l’unificazione di tutti i credenti in Cristo, intercede per il Popolo Eletto. Ricorda tutti i credenti delle altre religioni come anche chi non crede, prega per i governanti e per gli afflitti. Come non ringraziare Dio in questo giorno? Lodiamo Gesù e rendiamogli grazie, adorando la Croce su cui si compì la salvezza del mondo. Non solo glorifichiamo il Signore, ma ricevendo la santa Comunione dai doni consacrati ieri ci uniamo a Cristo: ogni volta che mangiamo di questo Pane annunziamo la morte del Signore, nell’attesa della sua venuta” (La Bibbia e i Padri della Chiesa).
Santo del giorno: 19 Aprile – Sant’Espedito di Melitene, Martire: “Tra tutti i componenti del gruppo dei martiri di Melitene del III secolo celebrati il 19 aprile insieme con Ermogene, Espedito solo ha goduto di un culto popolare assai diffuso, anche se soltanto a partire da un’epoca abbastanza recente. Siccome il Martirologio Geronimiano, dal quale dipendono tutti i martirologi che fino al Romano hanno trasmesso il nome di Espedito, indica solo il nome del martire, è assolutamente impossibile avere notizie precise sull’epoca della sua vita e sul suo martirio. Del culto di Espedito si trova traccia in Sicilia dalla metà del XVIII secolo, specialmente a Messina e Acireale, dove nel 1781 il santo fu proclamato patrono secondario della città e veniva venerato come protettore dei mercanti e dei navigatori. L’iconografia tradizionale lo rappresenta vestito da soldato romano mentre tenta di scacciare un corvo, che grida, mentre il santo mostra un orologio che indica hodie. In raffigurazioni più tarde l’orologio viene sostituito dalla croce, che il santo tiene in mano” (Avvenire).
Preghiamo: O Dio, che nella passione del Cristo nostro Signore ci hai liberati dalla morte, eredità dell’antico peccato trasmessa a tutto il genere umano, rinnovaci a somiglianza del tuo Figlio; e come abbiamo portato in noi, per la nostra nascita, l’immagine dell’uomo terreno, così per l’azione del tuo Spirito, fa’ che portiamo l’immagine dell’uomo celeste. Per Cristo nostro Signore…