17 Aprile 2019 – Mercoledì Santo – (Is 50,4-9a; Sal 68[69]; Mt 26,14-25) – I Lettura: In questo terzo canto del Servo del Signore risalta l’ostilità e la persecuzione che egli sta vivendo fino alla violenza. Il Servo è consapevole sin dall’inizio delle esigenze della chiamata, non opponendo resistenza. Questa docile disposizione lo rende forte e mansueto di fronte ai persecutori. La sofferenza non lo piega e non lo disorienta perché egli confida nell’aiuto di Dio, il quale lo giustificherà davanti agli avversari. Vangelo: In Matteo il racconto del tradimento di Giuda insiste in modo particolare sul tradimento in sé e sulla fine del traditore. Giuda sembra che abbandoni Gesù più perché gli era venuta meno la fede nel Messia che per il guadagno dei soldi in sé. Nel tradimento di Giuda vediamo intrecciarsi i disegni di Dio e il libero agire dell’uomo. Al di là del gesto di Giuda, che rimane pur sempre un gesto cattivo, splende l’amore del Padre che si dona nel Figlio. Un piano divino che a noi rimane misterioso.
Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Riflessione: «Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui…». Siamo così arrivati all’ultimo giorno di questo Tempo di Quaresima: domani, con la Messa “In Coena Domini” inizieremo il Triduo Pasquale che culminerà con la solenne Veglia Pasquale. In questo Tempo, abbiamo accompagnato Gesù nel suo ultimo tratto di vita terrena; lo abbiamo contemplato alle prese con le infinite diatribe che continuamente gli tendevano i Giudei; lo abbiamo visto sempre più isolato, costretto a fuggire, forzato a rifugiarsi oltre il Giordano, incompreso anche dai suoi discepoli più vicini. Il Figlio dell’uomo se ne va! Colui che passava beneficando e sanando tutti (cfr. At 10,38), Colui che agiva con la potenza del “dito di Dio” (cfr. Lc 11,20), Colui dal quale usciva una forza che sanava tutti, anche solo al contatto delle sue vesti (cfr. Lc 6,19; Mc 6,56) … ebbene, se ne va! La sua Passione non è un incidente di percorso, uno sbaglio di calcoli, o un fallimento comunicativo: avviene così, perché così è scritto! Egli stesso lo aveva più volte predetto, e già i profeti, secoli prima, avevano riportato i dettagli più crudi delle sofferenze del Cristo. Ma ciò non toglie nulla alla libertà e alla responsabilità dei singoli! Giuda, Pietro, gli altri… noi… siamo assolutamente responsabili di ogni singola sofferenza di Gesù: egli patì per i nostri peccati! La sua misericordia non ci allontana dalle colpe personali: «Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Nessuno può attribuire ad altri la colpa per aver scelto di peccare.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Abbiamo bisogno del suo perdono – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 31 Marzo 1999): La Settimana Santa ci conduce a meditare sul senso della Croce, in cui “la rivelazione dell’amore misericordioso di Dio raggiunge il suo culmine” (cfr. Dives in Misericordia 8). […] Ci ha salvati la sua [del Padre] infinita misericordia. Egli, per redimere l’umanità, ha liberamente donato il suo Figlio Unigenito. Come non ringraziarlo? La storia è illuminata e guidata dall’evento incomparabile della redenzione: Dio, ricco di misericordia, ha effuso su ogni essere umano la sua infinita bontà, per mezzo del sacrificio di Cristo. Come manifestare in modo adeguato la nostra riconoscenza? La liturgia di questi giorni, se da un lato ci fa elevare al Signore, vincitore della morte, un inno di ringraziamento, ci chiede, al tempo stesso, di eliminare dalla nostra vita tutto ciò che ci impedisce di conformarci a lui. Contempliamo Cristo nella fede e ripercorriamo le tappe decisive della salvezza da lui operata. Ci riconosciamo peccatori e confessiamo la nostra ingratitudine, la nostra infedeltà e la nostra indifferenza di fronte al suo amore. Abbiamo bisogno del suo perdono che ci purifichi e ci sostenga nell’impegno di interiore conversione e di perseverante rinnovamento dello spirito.
Perché Giuda tradì Gesù? – Benedetto XVI (Udienza Generale, 18 Ottobre 2006): La questione è oggetto di varie ipotesi. Alcuni ricorrono al fattore della sua cupidigia di danaro; altri sostengono una spiegazione di ordine messianico: Giuda sarebbe stato deluso nel vedere che Gesù non inseriva nel suo programma la liberazione politico-militare del proprio Paese. In realtà, i testi evangelici insistono su un altro aspetto: Giovanni dice espressamente che “il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo” [Gv 13,2]; analogamente scrive Luca: “Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici” [Lc 22,3]. In questo modo, si va oltre le motivazioni storiche e si spiega la vicenda in base alla responsabilità personale di Giuda, il quale cedette miseramente ad una tentazione del Maligno. Il tradimento di Giuda rimane, in ogni caso, un mistero. Gesù lo ha trattato da amico [cfr. Mt 26,50], però, nei suoi inviti a seguirlo sulla via delle beatitudini, non forzava le volontà né le premuniva dalle tentazioni di Satana, rispettando la libertà umana. In effetti, le possibilità di perversione del cuore umano sono davvero molte. L’unico modo di ovviare ad esse consiste nel non coltivare una visione delle cose soltanto individualistica, autonoma, ma al contrario nel mettersi sempre di nuovo dalla parte di Gesù, assumendo il suo punto di vista. Dobbiamo cercare, giorno per giorno, di fare piena comunione con Lui. Ricordiamoci che anche Pietro voleva opporsi a lui e a ciò che lo aspettava a Gerusalemme, ma ne ricevette un rimprovero fortissimo: “Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” [Mc 8,32-33]! Pietro, dopo la sua caduta, si è pentito ed ha trovato perdono e grazia. Anche Giuda si è pentito, ma il suo pentimento è degenerato in disperazione e così è divenuto autodistruzione. È per noi un invito a tener sempre presente quanto dice san Benedetto alla fine del fondamentale capitolo V della sua “Regola”: “Non disperare mai della misericordia divina”. In realtà Dio “è più grande del nostro cuore”, come dice san Giovanni [1Gv 3,20]. Teniamo quindi presenti due cose. La prima: Gesù rispetta la nostra libertà. La seconda: Gesù aspetta la nostra disponibilità al pentimento ed alla conversione; è ricco di misericordia e di perdono. Del resto, quando, pensiamo al ruolo negativo svolto da Giuda dobbiamo inserirlo nella superiore conduzione degli eventi da parte di Dio. Il suo tradimento ha condotto alla morte di Gesù, il quale trasformò questo tremendo supplizio in spazio di amore salvifico e in consegna di sé al Padre [cfr. Gal 2,20; Ef 5,2.25]. Il Verbo “tradire” è la versione di una parola greca che significa “consegnare”. Talvolta il suo soggetto è addirittura Dio in persona: è stato lui che per amore “consegnò” Gesù per tutti noi [cfr. Rm 8,32]. Nel suo misterioso progetto salvifico, Dio assume il gesto inescusabile di Giuda come occasione del dono totale del Figlio per la redenzione del mondo.
Quando volete darmi perché io ve lo consegni – Papa Francesco (Udienza Generale, 16 Aprile 2014): Oggi, a metà della Settimana Santa, la liturgia ci presenta un episodio triste: il racconto del tradimento di Giuda, che si reca dai capi del Sinedrio per mercanteggiare e consegnare ad essi il suo Maestro. «Quanto mi date se io ve lo consegno?». Gesù in quel momento ha un prezzo. Questo atto drammatico segna l’inizio della Passione di Cristo, un percorso doloroso che Egli sceglie con assoluta libertà. Lo dice chiaramente Lui stesso: «Io do la mia vita… Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo» (Gv 10,17-18). E così, con questo tradimento, incomincia quella via dell’umiliazione, della spogliazione di Gesù. Come se fosse nel mercato: questo costa trenta denari… Una volta intrapresa la via dell’umiliazione e della spogliazione, Gesù la percorre fino in fondo.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Da quel momento cercava l’occasione opportuna per consegnarlo: tu mi chiederai com’è possibile che un uomo chiamato da Gesù Cristo stesso abbia potuto diventare un traditore. Ti rispondo che la chiamata di Dio non costringe, non fa violenza sulla volontà di coloro che non vogliono scegliere la virtù, ma Dio esorta e fa di tutto per persuadere ad essere buoni» (Giovanni Crisostomo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: “Giuda non è un personaggio tramontato una volta per sempre nel suo tragico gesto suicida, ultimo e definitivo tradimento del suo Maestro. Resta ad ammonire ogni cristiano. Il tradimento è sempre possibile: il peccato è tradimento, l’indifferenza è tradimento, come lo è l’egoismo e l’orgoglio. E noi come «valutiamo» il nostro prossimo? Gesù ha detto «non giudicate». Abbiamo diritto a valutare, soppesare il nostro prossimo? Valutare gli altri, non è già un considerare il nostro prossimo come cosa, merce, soprattutto quando lo disprezziamo? Chi ama, non giudica, non pesa, non misura, non vende e non compra. Chi ama non traduce il suo prossimo in interesse o prezzo. Ogni prezzo è irrisorio. L’uomo vale sempre la morte di Cristo” (P. Umberto Frassineti, o.p.).
Santo del giorno: 17 Aprile – Santa Caterina Tekakwitha, Vergine: Kateri Caterina Takakwitha è la prima santa pellerossa d’America. La sua breve vita (1656-1680) fu segnata dalla diversità. Era, infatti, figlia di una coppia mista: padre irochese pagano e madre algonchina cristiana. Poi venne sfigurata dal vaiolo. Battezzata ad Albany da missionari francesi, scappò in Canada per sfuggire alle ire dei parenti pagani. Qui visse nella preghiera e morì all’età di soli 24 anni; venne canonizzata da Benedetto XVI il 21 ottobre 2012.
Preghiamo: Padre misericordioso, tu hai voluto che il Cristo tuo Figlio subisse per noi il supplizio della croce per liberarci dal potere del nemico; donaci di giungere alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore…