15 Aprile 2019 – Lunedì Santo – (Is 42,1-7; Sal 26[27]; Gv 12,1-11) – I Lettura: In questi giorni santi, la figura del Servo di YHWH la troveremo spesso, perché ci introdurrà nel mistero pasquale: tutta la sua missione e sofferenza sono profezia della sorte di Cristo. Dio stesso lo ha eletto per una missione difficile e di grande importanza ed è per questo motivo che lo sostiene. Con la forza della mitezza e la fermezza della verità egli persevererà nel suo compito. Vangelo: La cena di Betania accenna a quello che sarà l’ultima cena. Per la mentalità di quel tempo, il pasto, e in modo particolare quello consumato insieme, riveste un carattere sacro perché indica comunione di vita e rendimento di grazie per la stessa. A dare forza a questo ringraziamento per la vita, durante questa cena, è la presenza di Làzzaro il quale venne risuscitato. Tuttavia è la figura della sorella Maria a risultare in primo piano, con il suo silenzioso gesto di amore adorante, senza calcolo e senza misura. Maria è l’immagine della Chiesa-Sposa amorevolmente unita al sacrificio di Cristo-Sposo.
Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura – Dal Vangelo secondo Giovanni: Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Riflessione: «Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro…». Siamo entrati nella settimana più triste e gloriosa dell’intero anno liturgico. Di giorno in giorno dinanzi ai nostri occhi si mostreranno scene che si allontaneranno sempre più dalle acclamazioni che hanno segnato l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Da un lato contempleremo con tristezza fin dove può giungere la miseria umana; dall’altro vivremo la gloriosa vittoria di Cristo sul peccato e la morte, non prima di aver subìto ogni sorta di angherie, tradimenti e torture, fino alla morte di Croce. Quello che maggiormente ci sconcerta è vedere come i suoi più intimi amici, gli Apostoli, nonostante siano stati per anni partecipi di miracoli prodigiosi, nonostante siano stati essi stessi investiti di «ogni potere» (Mt 10,1) su demòni e malattie ed aver in prima persona sperimentato il potere del nome di Gesù (cfr. Lc 10,17), si chiudano alla comprensione del mistero di Cristo, rimanendo ancorati alle loro passioni umane: così Giuda, che non riesce a staccarsi dall’avidità del denaro, fino a tradire il Maestro per un pugno di monete; così Pietro, Giacomo e Giovanni, che piuttosto che rimanere in compagnia di Gesù nel Getsemani, lasciano spazio al sonno addormentandosi incuranti di quanto sta accadendo; così Filippo che vuole vedere il Padre (cfr. Gv 14,8); così Tommaso che vuole toccare per credere… e così, forse, oggi anche noi!
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: … perché era un ladro… – Benedetto XVI (Udienza Generale, 18 Ottobre 2006): … perché [Giuda] tradì Gesù? La questione è oggetto di varie ipotesi. Alcuni ricorrono al fattore della sua cupidigia di danaro; altri sostengono una spiegazione di ordine messianico: Giuda sarebbe stato deluso nel vedere che Gesù non inseriva nel suo programma la liberazione politico-militare del proprio Paese. In realtà, i testi evangelici insistono su un altro aspetto: Giovanni dice espressamente che “il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo” (Gv 13,2); analogamente scrive Luca: “Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici” (Lc 22,3). In questo modo, si va oltre le motivazioni storiche e si spiega la vicenda in base alla responsabilità personale di Giuda, il quale cedette miseramente ad una tentazione del Maligno. Il tradimento di Giuda rimane, in ogni caso, un mistero. Gesù lo ha trattato da amico (cfr. Mt 26,50), però, nei suoi inviti a seguirlo sulla via delle beatitudini, non forzava le volontà né le premuniva dalle tentazioni di Satana, rispettando la libertà umana.
I poveri infatti li avete sempre con voi – CCC 2449: Fin dall’Antico Testamento tutte le varie disposizioni giuridiche (anno di remissione, divieto di prestare denaro a interesse e di trattenere un pegno, obbligo di dare la decima, di pagare ogni giorno il salario ai lavoratori giornalieri, diritto di racimolare e spigolare) sono in consonanza con l’esortazione del Deuteronomio: «I bisognosi non mancheranno mai nel paese; perciò io ti do questo comando e ti dico: Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nel tuo paese» (Dt 15,11). Gesù fa sua questa parola: «I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me» (Gv 12,8). Non vanifica con ciò la parola veemente degli antichi profeti: comprano «con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali…» (Am 8,6), ma ci invita a riconoscere la sua presenza nei poveri che sono suoi fratelli.
Decisero di uccidere anche Làzzaro – CCC 597: Tenendo conto della complessità storica del processo di Gesù espressa nei racconti evangelici, e quale possa essere il peccato personale dei protagonisti del processo (Giuda, il Sinedrio, Pilato), che Dio solo conosce, non si può attribuirne la responsabilità all’insieme degli Ebrei di Gerusalemme, malgrado le grida di una folla manipolata e i rimproveri collettivi contenuti negli appelli alla conversione dopo la Pentecoste. Gesù stesso perdonando sulla croce e Pietro sul suo esempio, hanno riconosciuto l’“ignoranza” (At 3,17) degli Ebrei di Gerusalemme ed anche dei loro capi. Ancor meno si può, a partire dal grido del popolo: “Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli” (Mt 27,25) che è una formula di ratificazione, estendere la responsabilità agli altri Ebrei nel tempo e nello spazio.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Cristo nei poveri – “Se chi beffeggia il povero eccita all’ira il suo Fattore [Pr 17,5], onora il Creatore colui che ha ogni cura di una sua creatura. Quando poi senti: Povero e ricco si sono incontrati: il Signore ha fatto l’uno e l’altro [Pr 22,2], non intendere che abbia fatto l’uno povero e l’altro ricco e tu venga così a vieppiù insorgere contro il povero: non è chiaro che quella distinzione venga da Dio: è detto che l’uno e l’altro sono creature di lui, anche se vi è qualche differenziazione esteriore. Ciò ti muova alla compassione e alla fraternità e se il primo pensiero ti ha spinto all’orgoglio, quest’altro ti renda umile e più ponderato. Che dice poi la Scrittura? Chi ha misericordia del povero, fa un prestito a Dio [Pr 19,17]. Chi vorrebbe rifiutare un tale debitore, che a suo tempo renderà il prestito con gli interessi? E ancora: Con le elemosine e la fede si purificano i peccati [Pr 15,27] … Credi che l’amore del prossimo non sia per te obbligatorio, ma libero? Che non sia una legge, ma un consiglio? Anch’io lo desideravo davvero e ne ero convinto: ma mi atterrisce la mano sinistra [del Giudice divino], i capretti, i rimproveri di lui assiso in trono. E vengono giudicati e posti alla sinistra non perché abbiano rapinato, commesso furti sacrileghi o adulteri, o abbiano perpetrato qualche altra azione interdetta, ma perché non hanno avuto cura di Cristo nei bisognosi. Perciò, se mi volete ascoltare, o servi di Cristo, o fratelli e coeredi miei, fino a quando abbiamo tempo, visitiamo Cristo, curiamo Cristo, nutriamo Cristo, vestiamo Cristo, ospitiamo Cristo, onoriamo Cristo: non solo a tavola, come alcuni; non con l’unguento prezioso come Maria, non solo col sepolcro, come Giuseppe di Arimatea, né con le cerimonie funebri, come Nicodemo, amico di Cristo a metà; e neppure con l’argento, l’incenso e la mirra, come i magi, a quanto è detto” (Gregorio Nazianzeno).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Il racconto dell’unzione di Betania è interpretato dall’evangelista Giovanni come un’anticipazione della morte, sepoltura e unzione del corpo di Gesù, un po’ come la risurrezione di Lazzaro era stata il segno della glorificazione del Risorto. Il prezioso profumo di nardo, importato in Israele dall’India, ha il valore di trecento denari, quasi il salario annuale di un bracciante: per Maria l’unzione è un gesto dettato dall’amore, in Giuda invece è disappunto: Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri? Ma sappiamo che è pura ipocrisia perché, come annota Giovanni, Giuda disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. In questa scena ci sono due sguardi contrapposti su Gesù: quello riconoscente, amorevole di Maria e quello avido di Giuda. Maria pone Gesù al di sopra di tutto e indica un amore illimitato. Giuda pone il valore commerciale del profumo al di sopra della persona di Cristo. Maria, quindi, simboleggia qui il vero discepolo che riconosce che Gesù vale di più di tutto l’oro del mondo.
Santo del giorno: 15 Aprile – San Damiano de Veuster, Sacerdote: I coniugi fiamminghi De Veuster hanno otto figli. Due diverranno suore e due preti dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, detti anche «Società del Picpus», dalla via di Parigi dove è nata la congregazione. Giuseppe, penultimo degli otto, nato il 3 gennaio 1840, è destinato ad aiutare il padre, ma a 19 anni entra anche lui al Picpus prendendo il nome di fratel Damiano. Nell’istituto c’è anche suo fratello Pamphile: ordinato prete nel 1863, non va in missione perché malato e allora Damiano parte al suo posto anche se non è ancora sacerdote. Destinazione le Isole Sandwich, che più tardi si chiameranno Hawaii. Qui completa gli studi e diventa sacerdote nel 1864 e lavora nell’isola principale, Hawaii. Nel 1873 va nell’isola lazzaretto di Molokai, dove il governo confina i malati di lebbra e vi resterà per sempre. Nel 1885 viene contagiato. Muore dopo un mese e solo nel 1936 il suo corpo verrà riportato in Belgio. Giovanni Paolo II lo beatificò a Bruxelles nel 1995, mentre Benedetto XVI lo ha canonizzato in Piazza San Pietro l’11 ottobre 2009.
Preghiamo: Guarda, Dio onnipotente, l’umanità sfinita per la sua debolezza mortale, e fa’ che riprenda vita per la passione del tuo unico Figlio. Egli è Dio e vive e regna con te…