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DOMENICA DELLE PALME (C) – 14 Aprile 2019

Domenica delle Palme (C) – 14 Aprile 2019

Commemorazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme

Antifona d’ingresso

Osanna al Figlio di Davide. Benedetto colui che viene nel nome del Signore: è il Re d’Israele. Osanna nell’alto dei cieli. (Mt 21,9)

Il sacerdote saluta il popolo con queste parole:

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi.

Ass.: E con il tuo spirito.

Quindi rivolge al popolo una breve esortazione, per illustrare il significato del rito e per invitarlo a una partecipazione attiva e consapevole:

Fratelli carissimi, questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua del Signore, alla quale ci stiamo preparando con la penitenza e con le opere di carità fin dall’inizio della Quaresima. Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione. Accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore nel suo ingresso nella città santa, e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce, per essere partecipi della sua risurrezione.

Dopo questa esortazione, il sacerdote dice a mani giunte una delle orazioni seguenti:

Preghiamo. Dio onnipotente ed eterno, benedici + questi rami [di ulivo], e concedi a noi tuoi fedeli, che accompagniamo esultanti il Cristo, nostro Re e Signore, di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Oppure:

Preghiamo. Accresci, o Dio, la fede di chi spera in te, e concedi a noi tuoi fedeli, che rechiamo questi rami in onore di Cristo trionfante, di rimanere uniti a lui, per portare frutti di opere buone. Per Cristo nostro Signore.

E senza nulla dire, asperge i rami con l’acqua benedetta.

Segue la proclamazione del Vangelo dell’ingresso del Signore.

Vangelo     Lc 19,28-40

Benedetto colui che viene nel nome del Signore. 

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre». Parola del Signore.

Dopo il Vangelo si può fare, secondo le circostanze, una breve omelia. Per dare l’avvio alla processione, il celebrante, o altro ministro, può fare un’esortazione con queste parole: 

Imitiamo, fratelli carissimi, le folle di Gerusalemme, che acclamavano Gesù, Re e Signore, e avviamoci in pace.

Ha quindi inizio la processione verso la chiesa, nella quale si celebra la Messa. Durante la processione, il coro e il popolo eseguono i canti adatti alla celebrazione.

Colletta  

Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio e vive e regna con te…

Prima Lettura         Is 50,4-7

Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso.

La fedeltà a Dio e alla missione in favore degli uomini, rende il Servo di YHWH saldo nella sofferenza e nell’apparente fallimento. Il Servo di YHWH con la sua sorte prefigura quella di Cristo, il mite che non ha opposto resistenza alla volontà del Padre e non si è sottratto alla malvagità degli uomini, fiducioso che il disegno di Dio è dono di salvezza offerto a tutti.

 

Dal libro del profeta Isaìa

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.     Parola di Dio.

Salmo Responsoriale         Dal Salmo 21 (22)

«Dio mio, Dio mio… La ripetizione esprime la tenerezza del Figlio unigenito. Non c’è alcuna domanda nel perché, come se la morte prossima turbasse il Cristo al punto che egli si sentisse completamente smarrito. Tutte queste parole esprimono semplicemente la sua condizione umana. Non dobbiamo credere che la divinità sia stata assente nella passione: l’Impassibile ha sofferto a motivo del corpo passibile che aveva assunto. Ha gustato la morte, abbandonando ad essa il suo corpo, lui che è la Vita stessa e la risurrezione dei morti. Egli stesso soffriva e non soffriva, moriva e non moriva… È per questo ch’egli usa la forma interrogativa quando dice di essere abbandonato» (Cassiodoro).

Rit. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,

storcono le labbra, scuotono il capo:

«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,

lo porti in salvo, se davvero lo ama!». Rit.

Un branco di cani mi circonda,

mi accerchia una banda di malfattori;

hanno scavato le mie mani e i miei piedi.

Posso contare tutte le mie ossa. Rit.

Si dividono le mie vesti,

sulla mia tunica gettano la sorte.

Ma tu, Signore, non stare lontano,

mia forza, vieni presto in mio aiuto. Rit.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,

ti loderò in mezzo all’assemblea.

Lodate il Signore, voi suoi fedeli,

gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,

lo tema tutta la discendenza d’Israele. Rit.

Seconda Lettura       Fil 2,6-11

Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.

La seconda lettura propostaci dalla liturgia odierna, riporta il cosiddetto inno cristologico di San Paolo. Con l’espressione: «pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio», San Paolo offre come esempio alla comunità di Filippi il nuovo Adamo, cioè Cristo. Gesù accetta di riscattare, attraverso l’umiltà e l’obbedienza fino alla morte più obbrobriosa, la superba disobbedienza del primo Adamo, a causa della quale tutto il genere umano divenne peccatore e conobbe la morte.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési 

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.     Parola di Dio.

Canto al Vangelo  Fil 2,8-9

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Vangelo           Lc 22,14-23,56

La passione del Signore.

Nel racconto della passione secondo il vangelo di Luca, Gesù mostra in se stesso la realizzazione di quanto ha insegnato. Gesù dopo aver predetto il rinnegamento di Pietro, innalza la sua preghiera al Padre, perché lo stesso Apostolo non soccomba nella prova e una volta ravveduto possa sostenere gli altri fratelli nella fede. La Passione viene vissuta come il combattimento escatologico contro Satana che ritorna al tempo fissato.

Indicazioni per la lettura dialogata:

X = Gesù; C = Cronista; 

D = Discepoli e amici; F = Folla; A = Altri

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca

C Quando venne l’ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: X «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». C E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: X «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». C Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: X «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». C E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: X «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi». «Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». C Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo. E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: X «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele. Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». C E Pietro gli disse: D «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». C Gli rispose: X «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi». C Poi disse loro: X «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». C Risposero: D «Nulla». C Ed egli soggiunse: X «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra gli empi”. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». C Ed essi dissero: D «Signore, ecco qui due spade». C Ma egli disse: X «Basta!». C Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: X «Pregate, per non entrare in tentazione». C Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: X «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». C Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: X «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione». C Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: X «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». C Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: D «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». C E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: X «Lasciate! Basta così!». C E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: X «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre». C Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: A «Anche questi era con lui». C Ma egli negò dicendo: D «O donna, non lo conosco!». C Poco dopo un altro lo vide e disse: A «Anche tu sei uno di loro!». C Ma Pietro rispose: D «O uomo, non lo sono!». C Passata circa un’ora, un altro insisteva: A «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». C Ma Pietro disse: D «O uomo, non so quello che dici». C E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente. E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: A «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». C E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo. Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli dissero: A «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». C Rispose loro: X «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». C Allora tutti dissero: A «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». C Ed egli rispose loro: X «Voi stessi dite che io lo sono». C E quelli dissero: A «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca». C [Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: A «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». C Pilato allora lo interrogò: A «Sei tu il re dei Giudei?». C Ed egli rispose: X «Tu lo dici». C Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: A «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». C Ma essi insistevano dicendo: A «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». C Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia. Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: A «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». C Ma essi si misero a gridare tutti insieme: F «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». C Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. F Ma essi urlavano: «Croci-figgilo! Crocifiggilo!». C Ed egli, per la terza volta, disse loro: A «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». C Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere. Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: X «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». C Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: X «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». C Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: A «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». C Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: A «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: A «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». C L’altro invece lo rimproverava dicendo: A «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». C E disse: A «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». C Gli rispose: X «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». C Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: X «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

C Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: A «Veramente quest’uomo era giusto». C Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.] Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Domenica delle Palme – Paolo VI (Omelia, 3 Aprile 1977): Quale significato aveva questa accoglienza fatta a Gesù dal popolo di Gerusalemme e dalla gente del Paese affluita nella città? Aveva un significato specialissimo, quello di riconoscere in Gesù il Messia […]. L’episodio delle palme segna perciò nel Vangelo un momento risolutivo, d’una importanza straordinaria: Gesù è riconosciuto, è proclamato Messia; è acclamato come il Cristo, tanto atteso, tanto amato. Ormai la vita, la storia, la sorte d’Israele non avrà più senso che in Lui. Gesù di Nazareth (cfr. G. Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, p. 606, n. 505). Ecco allora il senso, il valore di questa nostra solennità liturgica. Noi riconosciamo in Gesù di Nazareth il Messia, cioè il Cristo. Questa celebrazione significa per noi un grande atto di fede. Noi accettiamo, anzi noi esaltiamo il Messia, il Messia! Il Cristo salvatore, nell’umile Gesù, che nacque a Betlemme, che fino ai trenta anni visse a Nazareth come modesto artigiano, e che poi fu presentato e battezzato da Giovanni al Giordano, e cominciò a predicare il Regno di Dio, a fare miracoli strepitosi (come la moltiplicazione dei pani), a diffondere messaggi straordinari (pensate al discorso delle beatitudini), a risuscitare perfino i morti (pensate alla risurrezione di Lazzaro). Gesù è il Messia, è il Cristo, è il Re inviato da Dio, è il Figlio dell’uomo ed è il Figlio di Dio. La sua definizione è raggiunta! Quale sarà il seguito di questa certezza vedremo successivamente; il dramma messianico, nel suo aspetto pubblico universale e drammatico comincia qui: Gesù è il Cristo.

Il dolore, la morte… perché? Dio ci ha abbandonati? – Benedetto XVI (Deus caritas est 38): Spesso non ci è dato di conoscere il motivo per cui Dio trattiene il suo braccio invece di intervenire. Del resto, Egli neppure ci impedisce di gridare, come Gesù in croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,46). Noi dovremmo rimanere con questa domanda di fronte al suo volto, in dialogo orante: «Fino a quando esiterai ancora, Signore, tu che sei santo e verace?» (Ap 6,10). È sant’Agostino che dà a questa nostra sofferenza la risposta della fede: «Si comprehendis, non est Deus» – Se tu lo comprendi, allora non è Dio. La nostra protesta non vuole sfidare Dio, né insinuare la presenza in Lui di errore, debolezza o indifferenza. Per il credente non è possibile pensare che Egli sia impotente, oppure che «stia dormendo» (cfr. 1Re 18,27). Piuttosto è vero che perfino il nostro gridare è, come sulla bocca di Gesù in croce, il modo estremo e più profondo per affermare la nostra fede nella sua sovrana potestà. I cristiani infatti continuano a credere, malgrado tutte le incomprensioni e confusioni del mondo circostante, nella «bontà di Dio» e nel «suo amore per gli uomini» (Tt 3,4). Essi, pur immersi come gli altri uomini nella drammatica complessità delle vicende della storia, rimangono saldi nella certezza che Dio è Padre e ci ama, anche se il suo silenzio rimane incomprensibile per noi.

Preghiera dei Fedeli                                         (proposta)

Il compito di essere veramente cristiani non è facile: richiede la capacità di amare fino in fondo. Preghiamo insieme e diciamo: Signore, rendici capaci di amare nella sofferenza.

– Tu, che al ladrone pentito hai promesso il paradiso, insegna a tutti i popoli a riconoscerti come unico salvatore. Preghiamo. Rit.

– Perché nel dubbio ci rimanga comunque il coraggio di scegliere e di non “lavarcene le mani”. Preghiamo. Rit.

– Perché la nostra fede non chieda segni, ma sia segno. Preghiamo. Rit.

– Perché anche dopo il nostro tradimento che continuamente si rinnova siamo sempre coscienti della tua misericordia. Preghiamo. Rit.

– Perché la nostra adesione a te non vacilli nel momento della prova. Preghiamo. Rit.

Celebrante: O Padre, Tu ci chiedi di seguirti fino alla morte e alla morte di croce. Aiutaci Tu ad abbracciare liberamente questa alta missione. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte

Dio onnipotente, la passione del tuo unico Figlio affretti il giorno del tuo perdono; non lo meritiamo per le nostre opere, ma l’ottenga dalla tua misericordia questo unico mirabile sacrificio. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio di quaresima

La passione redentrice del Signore.

È veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,

rendere grazie sempre e in ogni luogo

a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,

per Cristo nostro Signore.

Egli, che era senza peccato, accettò la passione per noi peccatori

e, consegnandosi a un’ingiusta condanna,

portò il peso dei nostri peccati.

Con la sua morte lavò le nostre colpe

e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza.

E noi, con tutti gli angeli del cielo,

innalziamo a te il nostro canto,

e proclamiamo insieme la tua lode: Santo…

Antifona alla comunione

“Padre, se questo calice non può passare senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”. (Mt 26,42; cfr. Mc 14,36; Lc 22,42)

Preghiera dopo la comunione

O Padre, che ci hai nutriti con i tuoi santi doni, e con la morte del tuo Figlio ci fai sperare nei beni in cui crediamo, fa’ che per la sua risurrezione possiamo giungere alla meta della nostra speranza. Per Cristo nostro Signore.

Un po’ di pane per camminare

Oggi la Chiesa celebra la Domenica delle Palme, momento liturgico che ci fa penetrare nell’ultima settimana di vita di Gesù per prepararci a vivere con Lui la Redenzione.

La Domenica delle Palme è caratterizzata dalla lettura del Passio che, essendo l’Anno C, è tratto da Lc.

Non potendo in uno spazio così angusto soffermarci su tutto il brano cercheremo di individuare ciò che caratterizza Lc nel suo racconto della passione di Gesù.

La sua arte di scrittore emerge nel modo in cui egli presenta gli attori del dramma, con la loro evoluzione psicologica e spirituale. Lc accorda maggior spazio all’espressione dei sentimenti di Gesù: “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione” confida, introducendo l’ultima Cena (Lc 22,15). La descrizione della sua angoscia al monte degli Ulivi è commovente (Lc 22,40-46). Egli parla di un sudore che “diven-tò come gocce di sangue”. Le relazioni tra Gesù e Pietro sono evocate con delicatezza: nell’avvertimento del rinnegamento, Lc ricorda la preghiera di Gesù per Pietro: “Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno”.

Nel momento del rinnegamento, Lc riferisce che Gesù “si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto”.

Lc è costruito intorno al cammino di Gesù verso Gerusalemme: e non è un caso se è ancora lui ad offrire la più lunga descrizione della via della Croce (23,26-32). In quest’occasione, il Cristo si rivolge con parole dure alle figlie di Gerusalemme che lo seguono.

Nella passione ritorna anche il tema della misericordia, caro a Lc: sulla croce la implora per i suoi crocifissori: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”, e la dispensa ad uno dei suoi compagni di patibolo.

Infine, un altro tema che ricorre è quello della preghiera di Gesù, caro a Lc: Gesù muore pregando: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”.

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