10 Aprile 2019 – Mercoledì, V di Quaresima – (Dn 3,14-20.46.50.91-92.95; Dn 3,52-56; Gv 8,31-42) – I Lettura: “I tre giovani, perseguitati dal sovrano babilonese, si trovano immersi nella fornace ardente a motivo della loro fede. Eppure essi non esitano a cantare, a gioire, a lodare. Il dolore aspro e violento della prova scompare, sembra quasi dissolversi in presenza della preghiera e della contemplazione. È proprio questo atteggiamento di fiducioso abbandono a suscitare l’intervento divino” (Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 10 Luglio 2002). Vangelo: Le parole di Gesù provocano la reazione dei suoi interlocutori, i giudei si proclamano persone libere e figli di Abramo. Essi protestano di non essere mai stati schiavi di nessuno. Per Gesù la libertà e la schiavitù sono di ordine morale, mentre i suoi interlocutori intendono questi termini in chiave politica.
Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».
Riflessione: «Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato… la verità vi farà liberi». La Prima Lettura narra di alcuni giovani ebrei che non vogliono rimanere schiavi dell’idolatria, a costo di perdere la propria vita. Anche dinanzi alla condanna a morte rimangono liberi di scegliere di non essere schiavi di un re umano, liberi di servire solo il Signore Dio! E la loro libertà d’animo diviene libertà anche per il corpo: vengono risparmiati dalle fiamme e la morte non li raggiunge. Questo episodio esprime in maniera chiarissima ciò che avviene in noi quando siamo raggiunti dalla tentazione del peccato. Sta a noi scegliere chi servire: mettersi a servizio dei nostri sensi, delle nostre passioni, dei nostri giudizi, dei nostri diritti, del nostro carattere… dei tanti “re” che vorrebbero il consenso del nostro servizio; oppure scegliere di rimanere fedeli a Dio, fuggendo il peccato e rinnegando ogni umana tentazione, a costo di rischiare di perdere l’onore, il rispetto umano, la dignità sociale, le amicizie pericolose e magari mettendo a repentaglio la stessa vita… ma rimanendo liberi di servire il nostro Dio e Signore! Spesso viviamo da servi: servi di quelle amicizie che ci legano con le pesanti corde delle parole inutili, dei discorsi frivoli e pericolosi; ci facciamo schiavi del nostro onore che ci costringe a pensar male del prossimo, ci spinge alla vendetta, al parlar male, a rispondere a tono. Quante catene ci fanno servi dei nostri vizi
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: A caro prezzo siamo stati redenti! – Card. Tarcisio Bertone (Omelia,16 Maggio 2010): L’uomo contemporaneo, che talvolta continua ad essere asservito a schemi ideologici, è sempre più ostaggio del secolarismo e del relativismo; rischia di pensare di poter edificare la società senza Dio; ripone la propria speranza in sé stesso, anziché in Colui che solo può soddisfarla (cfr. Ef 2,12). Proprio da qui nasce la difficoltà forse più profonda per una vera opera evangelizzatrice: alla radice della sfiducia nella vita c’è infatti una crisi di fiducia in Dio e l’incapacità di riconoscere il suo amore. “L’uomo della strada” ha bisogno di qualcuno che gli faccia intravedere la possibilità di un’esistenza liberata, illuminata dalla Verità di Gesù, da cui non è ragionevole allontanarsi, una volta percepitone il fascino perenne. Evangelizzare ed educare alla fede costituisce oggi una vera opera di liberazione, che domanda una comune sollecitudine: arduo risulta il compito di prendersi cura e accompagnare gli schiavi dei nostri giorni alla riscoperta di Dio, cioè alla comprensione del senso della propria esistenza!
La verità vi farà liberi – Giovanni Paolo II (Lettera ai Giovani di Roma, 8 settembre 1997): Lo Spirito suscita nel cuore d’ogni uomo il desiderio della verità. La verità che ci rende liberi è Cristo, il solo che può dire: “Io sono la verità” (Gv 14,6) e aggiungere: “Se rimanete fedeli alla mia parola, diventerete miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32). Molti di voi studiano, altri già lavorano o sono in attesa di una occupazione. È importante che tutti diventiate ricercatori appassionati della verità e suoi intrepidi testimoni. Mai dovete rassegnarvi alla menzogna, alla falsità ed al compromesso! Reagite con vigore a chi tenta di catturare la vostra intelligenza e di irretire il vostro cuore con messaggi e proposte che rendono succubi del consumismo, del sesso disordinato, della violenza sino a spingere nel vuoto della solitudine e nei meandri della cultura della morte. Slegata dalla verità, ogni libertà si tramuta in nuova e più pesante schiavitù.
Libertà nella carità – Catechismo degli Adulti 850-851: La vera libertà non è quella dell’affermazione egoistica di sé, ma quella di amare: «Voi, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri» (Gal 5,13). La vera libertà coincide con la nuova legge della carità. L’una e l’altra sono dono dello Spirito Santo: «Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà» (2Cor 3,17) e c’è la nuova legge, «scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori» (2Cor 3,3). Lo Spirito ci rende liberi e padroni di noi stessi, perché possiamo fare di noi un dono nell’obbedienza al Padre e nel servizio dei fratelli. Così diventiamo partecipi della vita e della gioia stessa di Dio. «La nuova legge è la stessa grazia dello Spirito Santo». Lo Spirito ci libera dall’egoismo e dall’angoscia; ci rende capaci di osservare i comandamenti di Dio per amore filiale; ci dispone ad accogliere gli inviti personali che Dio ci rivolge; ci conduce a fare di noi stessi un dono totale nella carità.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Riguardo agli uomini carnali esistenti nella Chiesa, dai quali derivano eresie e scismi, è vero che essi per nascere presero occasione dal Vangelo, ma l’errore d’indole carnale per cui furono concepiti e che seguitano a portarsi dietro ovviamente non è in relazione con la verità, che è antica. Per questo si dice che sono nati da una madre giovincella anche se da padre vecchio, comunque fuori della promessa; sebbene nell’Apocalisse lo stesso Signore appare col capo canuto, e non per altro motivo se non perché la verità è antica. Questi eresiarchi sono quindi nati sulla radice della verità, che è antica, ma in forza della menzogna, che è recente e temporale. Quanto a noi invece, l’Apostolo dichiara che siamo figli della promessa al modo di Isacco. E se Isacco fu perseguitato da Ismaele, ugualmente coloro che hanno iniziato a vivere secondo lo spirito hanno da subire persecuzioni da parte dei giudei carnali. Inutilmente però, poiché, a quanto dice la Scrittura, la schiava e il figlio di lei vengono scacciati e quest’ultimo non può diventare erede come il figlio della donna libera. E aggiunge: Ma noi, fratelli, non siamo figli della schiava ma della donna libera. Tale libertà occorreva in quel momento contrapporre col massimo vigore al giogo della schiavitù dal quale erano oppressi coloro che tentavano d’attirare i fedeli a farsi circoncidere» (Sant’Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Come oseremo guardarti noi, che ti abbiamo buttato addosso il fango del nostro peccato?: «Giunti a un luogo detto Golgota… gli diedero da bere vino mescolato con fiele… (Mt 27,33-34). I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: “Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca”. Così si adempiva la Scrittura: “Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte” (Gv 19,23-24). Meditazione: Sei entrato nel mondo spogliandoti della tua gloria di Figlio di Dio, per nascere figlio dell’uomo. In quest’ora decisiva di tutta la storia anche la tua umanità viene spogliata da mani profane… Il tuo corpo, quel vergine corpo che si era formato nel grembo immacolato della Vergine, è denudato e fatto oggetto di irriverenza e di volgarità. Eppure Tu sei Re; Tu sei l’unico Signore del mondo! Vedere Te è vedere la luce, toccare Te è toccare il fuoco. Come oseremo guardarti noi, che ti abbiamo buttato addosso il fango del nostro peccato? Portando su di Te la nostra vergogna, Tu ci rivesti della tua santità. La tua tunica inconsutile è la veste nuziale che doni alla tua dilettissima Chiesa. Per tutte le nostre divisioni, Signore Gesù, abbi di noi pietà!» (Via Crucis al Colosseo – Venerdì Santo 1993, X Stazione).
Santo del giorno: 10 Aprile – Santa Maddalena di Canossa, Vergine e Fondatrice: Nata a Verona nel 1774, appartiene a una delle famiglie più illustri nell’Italia del tempo. Orfana di padre e abbandonata dalla madre, a 7 anni viene affidata a un’istitutrice. A 17 si trova nel Carmelo di Trento e poi in quello di Conegliano (Tv). Tornata a casa, nel 1801 ospita nel palazzo di famiglia due povere ragazze, raccolte da lei stessa. Nel 1808 inizia con altre ragazze in difficoltà un’esperienza di vita in comune presso l’ex convento delle Agostiniane veronesi: nascono le Figlie della Carità, suore educatrici dei poveri. È la stessa Maddalena a scriverne le regole nel 1812, a Venezia, chiamata da Antonangelo e Marcantonio Cavanis (due fratelli patrizi, entrambi sacerdoti) per fondare un’altra casa d’istruzione per ragazze, mentre loro hanno creato le scuole gratuite maschili. Maddalena ottiene l’assenso pontificio da Pio VII; in seguito si reca a Venezia, a Milano e poi a Bergamo e a Trento, per fondare nuove sedi e scuole. La sua stessa residenza patrizia veronese accoglie ragazze povere, strappate alla miseria per renderle protagoniste della loro vita. Mentre prepara l’apertura di altre sedi a Brescia e a Cremona nel 1835 la morte la coglie a Verona.
Preghiamo: Risplenda la tua luce, Dio misericordioso, sui tuoi figli purificati dalla penitenza; tu che ci hai ispirato la volontà di servirti, porta a compimento l’opera da te iniziata. Per il nostro Signore Gesù Cristo…