Antifona d’ingresso
Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione. (cfr. Is 66,10-11)
Colletta
O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Oppure:
O Dio, Padre buono e grande nel perdono, accogli nell’abbraccio del tuo amore, tutti i figli che tornano a te con animo pentito; ricoprili delle splendide vesti di salvezza, perché possano gustare la tua gioia nella cena pasquale dell’Agnello. Egli è Dio…
Prima Lettura Gs 5,9a.10-12
Il popolo di Dio, entrato nella terra promessa, celebra la Pasqua.
L’«infamia» consisteva nell’essere non circoncisi. La circoncisione fu imposta ad Abramo dal Signore come segno dell’alleanza (cfr. Gen 17,9-27). Ripresa dopo l’entrata nella Terra promessa, acquistò tutta la sua importanza solo a partire dall’esilio (cfr. 1Mac 1,60ss; 2Mac 6,10). Dopo la circoncisione il popolo può celebrare la Pasqua, memoriale della liberazione dalla schiavitù egiziana.
Dal libro di Giosuè
In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto». Gli Israeliti rimasero accampati a Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico. Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno. E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 33 (34)
Lode alla giustizia divina: «Parlando di Dio, noi non diciamo quanto bisognerebbe – questo lo sa soltanto lui – ma quanto la natura umana comprende e la nostra debolezza è capace di sostenere. Noi non spieghiamo ciò che Dio è, ma confessiamo con semplicità che non ne abbiamo una conoscenza adeguata. Di quanto concerne Dio, è grande scienza confessare la propria ignoranza» (Cirillo di Gerusalemme).
Rit. Gustate e vedete com’è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. Rit.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. Rit.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. Rit.
Seconda Lettura 2Cor 5,17-21
Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo.
Essere creatura nuova è un dono del tutto gratuito «che viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo». Con il dono della sua vita, Gesù libera l’uomo dalla morte e dal peccato, rendendolo «creatura nuova». In virtù del sacrificio di Cristo e del dono dello Spirito Santo, gli uomini non sono più schiavi, ma figli ed eredi di Dio.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio. Parola di Dio.
Canto al Vangelo Lc 15,18
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te. Lode e onore a te, Signore Gesù!
Vangelo Lc 15,1-3.11-32
Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.
Luca, con le parabole della pecora e della dramma perdute e ritrovate e del figlio prodigo, vuole annunciare ai suoi lettori la misericordia di Dio per i peccatori: tre parabole «nelle quali Gesù descrive con vivezza l’infinita e paterna misericordia di Dio, nonché la sua gioia per la conversione del peccatore. Il Vangelo insegna che nessun uomo viene escluso dal perdono, e che i peccatori possono diventare figli diletti di Dio per mezzo del pentimento e della conversione (Bibbia di Navarra).
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Parola del Signore.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Conversione e misericordia – Dives in Misericordia 6: La parabola del figliol prodigo esprime in modo semplice, ma profondo, la realtà della conversione. Questa è la più concreta espressione dell’opera dell’amore e della presenza della misericordia nel mondo umano. Il significato vero e proprio della misericordia non consiste soltanto nello sguardo rivolto verso il male morale, fisico o materiale: la misericordia si manifesta nel suo aspetto vero e proprio quan-do rivaluta, promuove e trae il bene da tutte le forme di male esistenti nel mondo e nell’uomo. Così intesa, essa costituisce il contenuto fondamentale del messaggio messianico di Cristo e la forza costitutiva della sua missione.
La conversione – CCC 1439: Il dinamismo della conversione e della penitenza è stato meravigliosamente descritto da Gesù nella parabola detta «del figlio prodigo» il cui centro è «il padre misericordioso»: il fascino di una libertà illusoria, l’abbandono della casa paterna; la miseria estrema nella quale il figlio viene a trovarsi dopo aver dilapidato la sua fortuna; l’umiliazione profonda di vedersi costretto a pascolare i porci, e, peggio ancora, quella di desiderare di nutrirsi delle carrube che mangiavano i maiali; la riflessione sui beni perduti; il pentimento e la decisione di dichiararsi colpevole davanti a suo padre; il cammino del ritorno; l’accogli-enza generosa da parte del padre; la gioia del padre: ecco alcuni tratti propri del processo di conversione. L’abito bello, l’anello e il banchetto di festa sono simboli della vita nuova, pura, dignitosa, piena di gioia che è la vita dell’uomo che ritorna a Dio e in seno alla sua famiglia, la Chiesa. Soltanto il cuore di Cristo, che conosce le profondità dell’amore di suo Padre, ha potuto rivelarci l’abisso della sua misericordia in una maniera così piena di semplicità e di bellezza.
Indispensabile purificazione – Paolo VI (Udienza Generale, 11 Febbraio 1970): La Chiesa non rinuncia a imputare all’uomo che cerca soltanto se stesso, la sua fallacia, la sua bassezza, la sua necessità di purificazione e di elevazione. Questo è il primo capitolo della penitenza: il risveglio della coscienza; come si legge nella parabola del figliuol prodigo: ritornato in sé (Lc 15,17). Poi viene quello delle scelte: l’uomo è un essere assai complicato; non può esplicarsi senza scegliere un piano libero e logico insieme, quello della ragione, della verità. E ciò comporta abnegazione e sforzo; l’abstine et sustine, della saggezza stoica: occorre un dominio di sé, una gerarchia di operazioni, una moderazione di alcuni atti, e una promozione di altri, cioè occorre seguire un disegno, una legge, un modello di uomo vero e completo, che noi sappiamo essere Cristo, il vero Figlio dell’uomo, il Quale nella sua immensa stima per l’uomo, e nel suo immenso amore, ci dirà due cose: che nell’uomo vi è un disordine mortale, il peccato, e che solo Lui, Cristo, vale a ripararlo. E allora la rispondenza dell’uomo, edotto da questa indiscutibile diagnosi, si porrà in un atteggiamento, qualificato da un corrispondente duplice sentimento, di intrinseco dolore e di implorante amore. Tutto questo è la penitenza. Comprendiamo come essa entri necessariamente nella psicologia, nella coscienza, nella verità dell’uomo; e quanto più egli è in grado di comprendere il dramma che lo riguarda, tanto più apprezzerà questa redentrice sapienza. Vediamo, figli carissimi, di farla nostra, specialmente in questo periodo propizio, ch’è la Quaresima; e sperimenteremo ch’essa non dà né tristezza, né minorazione di vita; ma ci guida alla speranza e alla gioia della Pasqua di risurrezione.
Preghiera dei Fedeli (proposta)
Il Signore è vicino a chiunque lo cerca con cuore sincero. Presentiamo a lui ogni nostro desiderio e bisogno.
Preghiamo insieme e diciamo: Padre, ascolta la nostra preghiera.
– Padre buon, che affidi alla Chiesa il dono della tua misericordia, fa’ che ogni sua attività apostolica sia illuminata dalla tua Parola di verità. Preghiamo. Rit.
– Padre buono, che affidi ai tuoi ministri il dono della riconciliazione, fa’ che in essi si manifesti sempre il tuo cuore materno: lento all’ira e grande nell’amore. Preghiamo. Rit.
– Padre buono, che hai fatto della famiglia la tua chiesa domestica, fa’ che sia sempre luogo di perdono, di comprensione e di crescita nell’amore. Preghiamo. Rit.
– Padre buono, che nel Figlio ci hai resi figli tuoi, suscita nel nostro cuore l’ardente desiderio di ritornare a te con cuore pentito, ma fiducioso nel tuo abbraccio di amore. Preghiamo. Rit
Celebrante: Accogli, o Padre buono, le nostre preghiere. Tu conosci ciò che è nel più profondo del nostro cuore: porta a compimento l’opera che hai iniziato in ciascuno di noi. Per Cristo nostro Signore.
Preghiera sulle offerte
Ti offriamo con gioia, Signore, questi doni per il sacrificio: aiutaci a celebrarlo con fede sincera e a offrirlo degnamente per la salvezza del mondo. Per Cristo nostro Signore.
Prefazio di quaresima II (proposta)
Il significato spirituale della Quaresima.
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia,
purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua,
perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa,
attingano ai misteri della redenzione
la pienezza della vita nuova in Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore.
E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con voce incessante l’inno della tua gloria: Santo…
Antifona alla comunione
“Rallegrati, figlio mio, perché tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. (Lc 15,32)
Oppure:
Gerusalemme è costruita come città salda e compatta. Là salgono insieme le tribù del Signore, secondo la legge di Israele, per lodare il nome del Signore. (Sal 121,3-4)
Preghiera dopo la comunione
O Dio, che illumini ogni uomo che viene in questo mondo, fa’ risplendere su di noi la luce del tuo volto, perché i nostri pensieri siano sempre conformi alla tua sapienza e possiamo amarti con cuore sincero. Per Cristo nostro Signore.
Un po’ di pane per camminare
La parabola del “figlio prodigo” è icona e manifestazione piena dell’a-more misericordioso del Padre. In realtà potrebbe essere meglio definita come la “parabola del Padre misericordioso”, perché il protagonista non è tanto il figlio che se ne va di casa e poi torna abbracciato dal Padre o l’altro figlio, quello maggiore, che non sa accettare il comportamento del Padre. Il vero protagonista è lui, il Padre, nel suo amore, nella sua ansia, nella sua attesa, nella sua gioia. E soltanto “il cuore di Cristo, che conosce le profondità dell’amore di suo Padre, ha potuto rivelarci l’abisso della sua misericordia in una maniera così piena di semplicità e di bellezza” (CCC 1439).
L’intento di Cristo, nel raccontare questa parabola, è quello di rivelarci il cuore e il vero volto del Padre, e a tradire questa intenzione è quel sottolineare la commozione di Dio: un sentimento che svela il suo Mistero di misericordia e di bontà.
“Riferito a Dio, il verbo «commuoversi» è molto forte. Questo verbo, infatti, indica il sentimento e l’amore intenso della madre: nel suo significato originario [in greco: splanchìzomai] esso indica anche il seno o il grembo materno, là dove il figlio prende corpo dal corpo della madre. L’uso di questo verbo spiega perché nella parabola di Luca, manchi la figura della madre. Dio è tutto e nella descrizione che di lui fa la Bibbia attraverso la figura del Padre esaurisce tutto il mondo dell’uomo e tutti gli atteggiamenti che lo qualificano come padre-madre, uomo-donna” (Don Primo Gironi).
Dio è amore infinito, sempre presente, sempre pronto a farsi in quattro ovunque ci sia un figlio da amare e da perdonare, da custodire e da cercare. Un amore che sa farsi paziente attesa di chi si ostina a non capire l’a-more e le sue esigenze (cfr. 2Pt 3,9).
Anche lui, il “figlio maggiore”, ritornerà e si convincerà ad entrare in casa, e anche per lui si ammazzerà il vitello grasso e si farà festa. Una speranza che si fa certezza attraverso la Parola di Dio: “l’indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. Allora tutto Israele sarà salvato…, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!” (Rm 11,25-29).
Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei
Capitolo 9
Organizzazione interna
- L’autorità su tutta la Famiglia ecclesiale
- Il Capitolo Generale della Famiglia ecclesiale
Art. 180 – Tutti i Sodali possono liberamente far pervenire al Capitolo Generale le proprie osservazioni e proposte (cfr. Can. 631 §. 3).
Art. 181 – Spetta al Responsabile Generale della Famiglia ecclesiale il compito di presiedere e coordinare lo svolgimento dei lavori e le sessioni del Capitolo.