marzo, meditazioni

25 Marzo 2019

25 Marzo 2019 – Lunedì – Annunciazione del Signore (Is 7,10-14; 8,10c; Sal 39[40]; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38) – I Lettura: Neanche la durezza di cuore dell’uomo e la sua cocciutaggine distolgono Dio dal beneficarlo. Acaz, re di Giuda, si trova in difficoltà: Gerusalemme è assediata dal re di Samarìa e dagli Aramèi. Il profeta Isaìa lo invita ad affidarsi a Dio chiedendo un segno che avrebbe reso palese la vicinanza di Jahvè al popolo di Giuda e la sua potenza. Acaz non ha fede e si rifiuta con una scusa ipocrita, chiederà aiuto agli Assiri ai quali resterà assoggettato. Da questa soggezione si libererà il figlio Ezechìa grazie alla fede in Dio. II Lettura: Il peccato non è altro che un modo di essere e di pensare che porta lontano da Dio, che scava un abisso tra chi lo commette e il Signore. Per questo per espiare il peccato non basta il sacrificio di qualcosa esterno all’uomo (il sangue di vitelli e di capri), ma è necessario ritornare sui passi di Dio agendo e pensando come Lui. Ma qual è la strada del ritorno? “Cristo dice: Eccomi”, mostra così la strada che ricongiunge l’uomo al suo Creatore: con il suo generoso abbandono alla Volontà del Padre. Vangelo: La concezione verginale di Maria, pone questa umile ragazza al centro del più grande evento della storia dell’umanità. Maria fu degna dimora di Dio perché pura e Vergine, ma San Bernardo dice pure che la sua verginità fu gradita a Dio per la sua umiltà. Perché umile, infatti, ella accolse la parola dell’Angelo e gli credette, desiderando solo di compiere la Volontà di Dio.

Ecco, concepirai un figlio e lo darai alla luce –  Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Riflessione: Dio chiede il consenso – Benedetto XVI (Omelia, 14 Maggio 2009): Lo Spirito che “discese su Maria” (cfr. Lc 1,35) è lo stesso Spirito che si librò sulle acque all’alba della Creazione (cfr. Gen 1,2). Questo ci ricorda che l’Incarnazione è stata un nuovo atto creativo. Quando nostro Signore Gesù Cristo fu concepito per opera dello Spirito Santo nel seno verginale di Maria, Dio si unì con la nostra umanità creata, entrando in una permanente nuova relazione con noi e inaugurando una nuova Creazione. Il racconto dell’Annunciazione illustra la straordinaria gentilezza di Dio (cfr. Madre Julian di Norwich, Rivelazioni 77-79). Egli non impone se stesso, non predetermina semplicemente la parte che Maria avrà nel suo piano per la nostra salvezza, egli cerca innanzitutto il suo assenso. Nella Creazione iniziale ovviamente non era questione che Dio chiedesse il consenso delle sue creature, ma in questa nuova Creazione egli lo chiede. Maria sta al posto di tutta l’umanità. Lei parla per tutti noi quando risponde all’invito dell’angelo. San Bernardo descrive come l’intera corte celeste stesse aspettando con ansiosa impazienza la sua parola di consenso grazie alla quale si compì l’unione nuziale tra Dio e l’umanità. L’attenzione di tutti i cori degli angeli s’era concentrata su questo momento, nel quale ebbe luogo un dialogo che avrebbe dato avvio ad un nuovo e definitivo capitolo della storia del mondo. Maria disse: “Avvenga di me secondo la tua parola”. E la Parola di Dio divenne carne. Il riflettere su questo gioioso mistero ci dà speranza, la sicura speranza che Dio continuerà a condurre la nostra storia, ad agire con potere creativo per realizzare gli obiettivi che al calcolo umano sembrano impossibili.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: La piena di grazia – Papa Francesco (Angelus, 8 Dicembre 2016): […] quando Dio viene ad abitare tra noi, si fa uomo come noi. E questo è stato possibile per mezzo di un grande sì, – quello del peccato era il no! – quello di Maria al momento dell’Annunciazione. Per questo sì, Gesù ha cominciato il suo cammino sulle strade dell’umanità; lo ha cominciato in Maria, trascorrendo i primi mesi di vita nel grembo della mamma: non è apparso già adulto e forte, ma ha seguito tutto il percorso di un essere umano. Si è fatto in tutto uguale a noi, eccetto una cosa: quel no, no al peccato. Per questo ha scelto Maria, l’unica creatura senza peccato, immacolata. Nel Vangelo, con una parola sola, lei è detta «piena di grazia» (Lc 1,28), cioè ricolmata di grazia. Vuol dire che in lei, da subito piena di grazia, non c’è spazio per il peccato. E anche noi, quando ci rivolgiamo a lei, riconosciamo questa bellezza: la invochiamo “piena di grazia”, senza ombra di male. Maria risponde alla proposta di Dio dicendo: «Ecco la serva del Signore» (v. 38). Non dice: “Questa volta farò la volontà di Dio, mi rendo disponibile, poi vedrò…”. No. Il suo è un sì pieno, senza condizioni. E come il no delle origini aveva chiuso il passaggio dell’uomo a Dio, così il sì di Maria ha aperto la strada a Dio fra noi. […] A volte, però, siamo esperti nei mezzi sì: siamo bravi a far finta di non capire bene ciò che Dio vorrebbe e la coscienza ci suggerisce. Siamo anche furbi e per non dire un no vero e proprio a Dio diciamo: “non posso”, “non oggi, ma domani”; “domani sarò migliore, domani pregherò, farò del bene, domani”. Così però chiudiamo la porta al bene, e il male approfitta di questi sì mancati. Invece ogni sì pieno a Dio dà origine a una storia nuova: dire sì a Dio è veramente “originale”, non il peccato, che ci fa vecchi dentro.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Ave, piena di grazia – “Poiché l’angelo salutò Maria con una formula nuova che non son riuscito a trovare in nessun altro passo delle Scritture sento di dover dire qualcosa a riguardo. Non ricordo dove si possa leggere altrove nelle Scritture la frase pronunciata dall’angelo: Ave, piena di grazia, che in greco si traduce Kecharitoméne. Mai tali parole, «Ave, piena di grazia», furono rivolte ad essere umano; tale saluto doveva essere riservato soltanto a Maria. Se infatti Maria avesse saputo che una formula di tal genere fosse stata indirizzata a qualcuno – ella possedeva infatti la conoscenza della legge, era santa, e conosceva bene, per le sue quotidiane meditazioni, gli oracoli dei profeti – non si sarebbe certo spaventata per quel saluto che le apparve così insolito. Sicché l’angelo le dice: «Non temere, Maria, perché tu hai trovato grazia dinanzi al Signore. Ecco, concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e gli darai il nome di Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo»” (Origene).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Il mistero di Gesù è inseparabile dal mistero della Vergine – «Il Messia probabilmente sarebbe potuto venire al mondo come tutti i figli degli uomini. Un presentimento di questo era già presente nel simbolismo dei profeti, i quali esortavano la comunità ad avere un solo Amato e Sposo. Tale fu anche Miriam. A chi altri avrebbe potuto appartenere, se aveva consacrato tutta se stessa allo Sposo celeste? In questo sta il senso della divino-umanità, che è impensabile senza uno slancio terreno di risposta che va incontro al Creatore. L’Annunciazione si inserisce appieno nel terreno spirituale dell’Antico Testamento. La Vergine della Galilea era cresciuta in seno al popolo di Dio; tuttavia il suo volto è il volto di tutta l’umanità, di tutti coloro che prestano ascolto al richiamo dell’Eterno. Di più, ella incarna in sé tutto l’universo, il creato che tende al cielo: “In te gioisce, o Piena di Grazia, ogni creatura, il coro degli angeli e il genere umano” [Preghiera alla Vergine cantata nella liturgia di san Basilio dopo la consacrazione]. Esiste un’icona che raffigura il contenuto della preghiera; la Madre di Dio, col Bambino in grembo, è rappresentata al centro di tutto il creato: il genere umano, gli angeli, le piante, gli animali. Chi conosce l’influenza che lo Spirito ha sulla carne? Come potremmo definire quella forza straordinaria che sconvolse tutto l’essere della Prescelta? O come descrivere quel cataclisma che ha demolito la barriera tra i mortali e l’Eterno? L’estasi dei profeti, i cui cuori erano stati marchiati a fuoco dalla Parola di Dio, non è che una debole prefigurazione del mistero dell’Incarnazione. Malgrado ciò, l’evangelista non trova altro mezzo di espressione di questo mistero, se non ciò che gli suggeriscono Isaia e Ezechiele : “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” [Lc 1,35]. Qui ogni parola ricorda la cosmogonia biblica, il Ruah Elohim, lo Spirito di Dio, potenza creatrice dell’Onnipotente. Lo Spirito spingeva i profeti a parlare e scendeva sui capi del popolo ; Egli dona all’uomo la saggezza e a tutti gli esseri la vita; Egli anima l’universo. Nell’Antico Testamento, la sua manifestazione è descritta come tempesta e fuoco, ma anche come il soffio di un venticello leggero. L’impulso divino agisce in ogni nascita, ma nel mistero del Messia esso si manifestò con una forza incomparabile, poiché stava nascendo il “nuovo Adamo”» (Padre Alexander Men).

Santo del giorno: 25 Marzo – San Dismas, il Buon Ladrone: La tradizione evangelica narra che Cristo venne crocifisso tra due malfattori, condannati al medesimo supplizio per essersi macchiati del gravissimo peccato dell’assassinio a scopo di rapina. San Luca (23,39-43) narra che uno dei due ladroni si unì al coro di ingiurie e scherni rivolti dalla folla a Gesù, mentre l’altro, quello a destra, dopo aver ammesso le proprie colpe e pentendosi dei peccati commessi, implorò il Figlio di Dio affinché si ricordasse di lui una volta giunto nel suo regno. Cristo accolse la sua preghiera e lo confortò promettendogli il Paradiso. I testi apocrifi aggiungono allo scarno racconto evangelico molti particolari giungendo perfino a dare un nome ai due ladroni: Gestas, il primo, e Dismas o Dimas il secondo, divenuto ben presto molto popolare. Nel Medioevo fu venerato in molti luoghi, a volte con il nome di Buon Ladrone, talora con il nome di Dismas.

Preghiamo: O Padre, tu hai voluto che il tuo Verbo si facesse uomo nel grembo della Vergine Maria: concedi a noi, che adoriamo il mistero del nostro Redentore, vero Dio e vero uomo, di essere partecipi della sua vita immortale. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *